Il Times attacca: “Ritorna l’apartheid”

Londra – Le case dei richiedenti d’asilo in Gran Bretagna, concentrate soprattutto nel Nord-Est dell’Inghilterra, sarebbero target di abusi e atti vandalici perché riconoscibili dalle loro porte dipinte di rosso. La denuncia è stata pubblicata ieri sul quotidiano The Times e poco dopo il Ministero degli Interni ha deciso di aprire un’indagine. «Si tratta di una vera e propria politica segreta di apartheid», scrive il quotidiano di Londra, ripreso anche da altri organi di stampa tra cui il Daily Mail che ha paragonato il caso «alle stelle gialle sulle maniche degli ebrei».

Gli ingressi di queste proprietà, che si trovano in località molto povere, sarebbero facilmente individuabili dalle porte rosse e gli immigrati in attesa di asilo che le abitano sarebbero già stati vittime di ripetuti attacchi e abusi da parte di esponenti del National Front, un gruppo di estrema destra. Un immigrato, dopo essere stato attaccato con uova e escrementi di cani, ha deciso di dipingere la porta di bianco, scriveva ancora il Times, ma dopo la visita di un impiegato dell’azienda che gestisce le abitazioni, la porta è stata ridipinta di rosso. Gli alloggi sono in gran parte di proprietà di Stuart Monk, la cui azienda Jomast è subappaltatrice per il gruppo di sicurezza G4S, che ha stipulato un accordo proprio con il ministero dell’Interno sui richiedenti asilo nel Nord-Est dell’Inghilterra. John Whitwam, direttore di G4S, ha negato ieri di aver implementato «misure di riconoscimento» delle case dei richiedenti asilo, ma delle 168 proprietà identificate dal quotidiano che appartengono a Jomast, 155 avrebbero la porta rossa e tutte sarebbero abitate da immigrati in attesa di asilo. «Sono molto preoccupato dalla questione – ha detto ieri il sottosegretario all’Immigrazione, James Brokenshire – e ho chiesto a funzionari del Ministero di condurre un’inchiesta interna urgente. Se troviamo prova di discriminazioni affronteremo subito il problema, nessun comportamento del genere sarà tollerato». Ma secondo vari esponenti della comunità, gli abusi vanno avanti da molto tempo. «Sono almeno quattro anni – ha spiegato Suzanne Fletcher dell’associazione “Seekers of Sanctuary” – che portiamo il problema di fronte alla Camera dei Comuni ma finora è sempre stato ignorato». (Elisabetta Del Soldato – Avvenire)