Roma – Padre Adolfo Nicolás, Superiore Generale della Compagnia di Gesù, incontrerà rifugiati, volontari e amici del Centro Astalli in un evento pubblico da titolo “Rifugiati: un incontro che apre alla solidarietà” che si svolgerà oggi. Sarà l’occasione per il Centro Astalli, sede italiana del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati, di celebrare la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato promossa dalla Chiesa Cattolica (17 gennaio).
Il Padre Generale proporrà ai presenti una riflessione sulle migrazioni nel mondo, sull’attuale concetto di frontiera, sul pericolo di chiusura da parte dei paesi industrializzati alle richieste di accoglienza dei migranti. L’incontro, introdotto dai saluti di P. Camillo Ripamonti, Presidente Centro Astalli, prevede la testimonianza di due famiglie rifugiate dalla Siria e dal Kenya.
Samer con la moglie e i due figli, scappato due mesi fa dalle bombe di Damasco, racconterà della guerra che sta martoriando il Paese e la sua gente. Prima di partire i bambini sono scampati ad un attacco allo scuolabus che ogni giorno prendevano per andare a scuola. La giovane Mary con la madre Salome e il fratello Antony, fuggiti da Nairobi, oggi accolti in un istituto religioso a Roma, proverà a spiegare cosa voglia dire essere vittima di terrorismo in un Paese africano e come sia possibile ricominciare a fidarsi del prossimo qui in Italia. 10 rifugiati di 10 diverse nazionalità formuleranno un messaggio di pace nella loro lingua di origine. P. Nicolás reciterà la preghiera per i rifugiati, scritta per questa occasione. “In un momento storico in cui l’Europa è attraversata da paure e incertezze che innescano reazioni scomposte ed emotive è quanto mai necessario creare occasioni per ribadire le nostre priorità: il rispetto del diritto di asilo, la tutela dei più vulnerabili, la difesa della dignità umana in qualunque circostanza. Ed è importante che a farlo con il Centro Astalli sia il Superiore generale dei gesuiti, a testimoniare l’impegno di tutta la Compagnia di Gesù sul tema delle migrazioni. La chiusura delle frontiere rappresenta un fallimento grave per tutti noi non solo per i rifugiati che ogni giorno ne pagano un prezzo altissimo in termini di vite umane”, afferma p. Ripamonti.