Milano – In Italia le condizioni di esclusione sociale delle comunità rom “persistono, così come l’orientamento ad attribuire loro uno stigma”. La Strategia Nazionale per l’Inclusione dei Rom, presentata dal governo italiano alla Commissione Europea oltre due anni fa, “sembra aver disatteso il clima di aspettative che aveva generato”.
È il quadro che emerge dal rapporto “La tela di Penelope. Monitoraggio della società civile sullo stato di attuazione della Strategia Nazionale per l’Inclusione dei Rom, dei Sinti e dei Caminanti in Italia”, presentato questa mattina a Milano dall’Associazione 21 luglio durante un convegno presso la Fondazione Stelline. La ricerca, redatta da una coalizione guidata dall’Associazione 21 luglio e composta dalla Fondazione Giovanni Michelucci e dall’Associazione Amalipè Romanò, è stata coordinata dal Segretariato della Fondazione della Decade per l’Inclusione dei rom che ha sostenuto i rapporti delle coalizioni della società civile in altri sette Paesi europei.
“La tela di Penelope”, così come gli altri rapporti redatti dalla società civile degli altri Paesi, intende offrire informazioni integrative o alternative ai Rapporti sull’implementazione della Strategia Nazionale per l’Inclusione dei rom inviati dagli Stati membri alla Commissione Europea con l’obiettivo di analizzare l’effettivo impatto sociale delle misure governative sulle comunità rom. Requisiti strutturali, antidiscriminazione, istruzione, occupazione, salute e alloggio gli ambiti indagati dal rapporto.
All’indomani dalla sua approvazione, il 24 febbraio 2012, la Strategia era stata accolta positivamente da diversi attori della società civile perché segnava un’importante discontinuità rispetto al passato. In primo luogo, essa si esprimeva chiaramente per il superamento della prospettiva emergenziale, dell’approccio assistenzialista e della soluzione dei “campi nomadi”. Inoltre, per la prima volta, nel nostro Paese, emergeva la volontà di attuare un quadro strategico nazionale univoco per l’inclusione delle comunità rom.
Aspettative, purtroppo, “finora disattese nella realtà delle politiche che si attuano nel nostro Paese nei confronti di rom e sinti”.
“Le condizioni di esclusione sociale di molte comunità rom persistono, così come l’orientamento ad attribuire loro uno stigma – è la conclusione alla quale giunge il rapporto -. La questione abitativa rimane in Italia, definita il ‘Paese dei campi’, un punto fortemente critico. La situazione segregante degli insediamenti formali e informali riguarda circa 40mila rom e sinti ed essa, nonostante l’attuazione della Strategia, continua a caratterizzare la geografia di molte aree urbane”.
Numerose le raccomandazioni contenute nel rapporto, tra le quali la richiesta di dare seguito all’impegno definito dalla Strategia circa il riconoscimento dei rom come minoranza nazionale, includendoli nella Legge 402 del 1999 sul riconoscimento delle minoranze e di promuovere politiche abitative “non discriminatorie e che vadano nella direzione del definitivo superamento dei megacampi monoetnici”.