San Ferdinando: sgombrata la Baraccopoli. Ora programmi per l’accoglienza

Rosarno – La decisione del Prefetto di Reggio Calabria, “confortata” dalle altre Istituzioni e dal mondo del volontariato, di abbattere la baraccopoli che si era creata attorno alla tendopoli di San Ferdinando e di “ospitare i migranti della baraccopoli nella tendopoli, non può non essere salutata favorevolmente”. Così mons. Pino Demasi, referente di Libera per la piana di Gioia Tauro, commenta lo sgombero della baraccopoli presso la zona industriale di San Ferdinando. La decisione della rimozione delle baracche è stata presa in seguito ad un’ispezione dell’Asp di Reggio Calabria che aveva rilevato – si legge sul sito della diocesi di Oppido M. – Palmi – “l’alta pericolosità igienico-sanitaria in tutta l’area della tendopoli”: “come ormai da anni, la sofferenza si leggeva negli occhi di tutte le parti in causa, ma si è ritenuto necessario agire in tal maniera per ribadire l’esigenza affinché gli Enti competenti attuino politiche attive di accoglienza ed integrazione per favorire la fuoriuscita dall’attuale condizione di emergenza e precarietà”. “L’operazione di sgombero e rimozione della baracche e la bonifica dell’intera area – spiega mons. Demasi – ci ha visti protagonisti; abbiamo ritenuto e riteniamo che non si sia trattato di una battaglia condotta in nome di un appariscente ‘decoro’ a danno dei migranti ma di un forte tentativo di tutelare la loro dignità e di garantire loro i diritti fondamentali. Ma è chiaro che tutto non può finire alla giornata di ieri”. Nelle prossime settimane è previsto, in occasione dell’inizio dell’annata agrumicola l’arrivo di centinaia di migranti che si aggiungeranno ai 400 presenti attualmente nella tendopoli e a quelli già sparsi in vari luoghi della Piana: “è’ necessario, perciò, che a questo punto entri in gioco seriamente la ‘grande assente’ dei tavoli tecnici” e cioè la politica. “I milioni di euro spesi a San Ferdinando e in tutto il Paese per ‘ghettizzare’, emarginare, aumentare la spirale del degrado e della disperazione sociale non hanno portato alcun beneficio alle persone, non hanno migliorato la loro condizione di vita, ma l’hanno peggiorata e hanno calpestato sempre più la loro dignità. L’Italia, purtroppo, sta diventando sempre più il Paese dei ghetti, dei campi profughi e dei campi rom”, aggiunge mons. Demasi. E’ “necessario”, invece, “superare la logica dell’emergenza per avviare percorsi di reale inclusione sociale e abitativa”, sostiene il sacerdote secondo il quale “la partita si gioca su due fronti: assicurare ai migranti un alloggio decente ed un lavoro ‘vero’ e non un lavoro ‘nero’”. Da qui la richiesta a “cambiare radicalmente la politica attuale a livello nazionale, regionale e locale”. (Raffaele Iaria)