Roma – I Centri di identificazione e di espulsione sono tornati sotto la lente di ingrandimento della Commissione Diritti umani del Senato, che ha pubblicato un dossier sul suo sito. Attraverso audizioni e sopralluoghi nei centri di identificazione ed espulsione di Bari, Roma, Gradisca d’Isonzo, Trapani e Torino, “sono emerse numerose e profonde incongruenze riguardo alle funzioni che essi dovrebbero svolgere, e ciò in ragione di rilevanti insufficienze strutturali” e trattenimenti “inadeguati” rispetto “alla tutela della dignità e dei diritti degli interessati”. La Commissione propone al governo misure per assicurare alle persone sottoposte al trattenimento il rispetto delle garanzie nazionali e internazionali. Ma anche una serie di interventi sulle procedure che regolano il sistema con l’obiettivo di rendere il ricorso al trattenimento una misura estrema, del tutto residuale e finalizzata esclusivamente al rimpatrio, e a ridurre al minimo i tempi di permanenza in quelle strutture. La Commissione, si legge nel rapporto, ha incontrato persone che, “in presenza di un titolo di trattenimento amministrativo volto all’identificazione, all’espulsione o al rimpatrio, sono state private della libertà per prolungati periodi di tempo, impossibilitate a svolgere alcun tipo di attività ricreativa o formativa, in condizioni di vita precarie da un punto di vista materiale e umano”. E ancora: “Il trascorrere di un “tempo vuoto” nei centri è una delle più forti criticità. La fatiscenza degli alloggi, la carenza di spazi e attività ricreative, l’insufficienza dei servizi di mediazione culturale e legale, la scarsa chiarezza nel comunicare ai trattenuti il regolamento del centro sono elementi riscontrati in tutte le strutture visitate, con poche eccezioni”. Tutti i centri, viene evidenziato, ospitavano un numero di immigrati ben inferiore alla loro effettiva capienza, perché funzionavano in maniera ridotta per ragioni di sicurezza o perché molti settori erano inagibili oppure danneggiati. “Numerose proteste si sono succedute negli ultimi mesi su tutto il territorio”, sottolineano i senatori. La popolazione trattenuta “appare eterogenea da un punto di vista sociale, psicologico, sanitario e giuridico, e difficilmente gestibile in centri chiusi verso l’esterno, strutturalmente afflittivi, spesso inadeguati nei servizi e con scarsi mezzi di gestione”. I Cie risultano “sempre più sottoutilizzati in quanto a presenze e sempre meno incisivi in termini di espulsioni e rimpatri”. I migranti rimpatriati attraverso i Cie nel 2013 sono lo 0,9% del totale degli immigrati in condizioni di irregolarità che si stima essere presenti in Italia (294.000). Nel 2012, solo l’1,2% del totale degli stranieri senza permesso di soggiorno presenti in Italia è stato rimpatriato dai Cie, cioè 4.015 persone su 326mila irregolari stimati.