Roma – Mai più respingimenti indiscriminati. Il governo celebra la Giornata mondiale del rifugiato prendendo definitivamente le distanze dalla pratica inaugurata a maggio 2009 dall’allora ministro dell’Interno Maroni. I Ministri degli Esteri Terzi, dell’Interno Cancellieri e della Cooperazione e integrazione Riccardi condannano la politica di rispedire al mittente i barconi di migranti irregolari. Senza prima accertare la presenza tra loro di persone che – in base agli accordi internazionali – hanno il diritto di chiedere rifugio all’Italia, come scritto nella sua Costituzione. Posizione che non piace a Pdl e Lega. Ma a far discutere è pure l’accordo tra l’Italia e la nuova Libia, che non fornirebbe più garanzie umanitarie di quello firmato con Gheddafi. Il Pd lo critica, Amnesty International chiede di riscriverlo, per l’ACNUR “è un’occasione mancata”.
Contro i respingimenti di massa s’era pronunciata il 25 febbraio scorso anche l’Alta corte europea per i diritti umani, condannando l’Italia. Una pratica nei fatti abbandonata da tempo. Ora arriva la condanna politica. “Respingimenti in mare non ne faremo, non sono nell’agenda di questo governo”, scandisce il ministro Giulio Terzi alle commissioni Esteri riunite. E assicura: “Intendiamo aderire scrupolosamente alle convenzioni internazionali”. Terzi sostiene che “è fondamentale che l’ACNUR si radichi in Libia al più presto, magari in collegamento con la missione Onu”. E non esclude nuovi sbarchi, come comunicatogli dalla Libia, di migliaia di perseguitati dal regime siriano dirottati dall’Egitto verso le nostre coste.
“Il governo italiano non ha dilemmi”, conferma anche il Ministro Andrea Riccardi: “Abbiamo deciso che non ci saranno mai più respingimenti indiscriminati. È il nostro impegno in onore dei tanti che hanno perso la vita”. Sugli accordi italo-libici poi dice che “si è alzato un polverone: il nostro governo intende aiutare i libici nel controllo del territorio. Non abbiamo alcuna intenzione di evitare le procedure per il riconoscimento dello status di rifugiato”. Riccardi dice anche che “va rimesso in piedi il centro di accoglienza di Lampedusa: una garanzia in caso di sbarchi, per isolani e migranti”. Oggi o domani al massimo, per 300 ospiti, assicura il ministro dell’Interno Annamaria Cacellieri. L’Alto commissariato Onu per i rifugiati tiene a ricordare che mancano all’appello almeno 1.500 persone partite nel 2011 per le coste italiane. Riccardi assicura anche che entro dicembre verrà sciolto il nodo dei 20 mila lavoratori libici in Italia, prima che scada la fase di accoglienza temporanea.
Il no ai respingimenti di Riccardi solleva critiche da destra. Per Maurizio Gasparri del Pdl sono “dichiarazioni inopportune”: “Un Paese ha il pieno diritto a bloccare gli sbarchi clandestini e garantire la difesa delle proprie coste”. “Per dire no ai respingimenti ci vuole il pronunciamento delle Camere”, fa eco la leghista Angela Maraventano.
Riccardi replica precisando: “Non può essere confuso l’immigrato irregolare per motivi economici, che sbarca in Italia per cercare un lavoro, col rifugiato, che fugge da un grave pericolo per la sua incolumità: guerra, persecuzione, calamità. Garantire i diritti dei rifugiati non è lo stesso che aprire le frontiere all’immigrazione indiscriminata”. Il resto sono “polemiche pretestuose”. Polemiche continua a provocarle anche l’intesa firmata ad aprile tra Roma e Tripoli per il contrasto all’immigrazione clandestina. Il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri assicura che l’Italia “rispetterà la sentenza della Corte europea e non seguiremo la via dei respingimenti” . Ma aggiunge: “Non sopporto i pregiudizi ideologici e le prese di posizione a prescindere, trovo un che di disonesto nel non riconoscere che in almeno due passaggi” dell’intesa “si fa esplicitamente riferimento al rispetto dei diritti umani”. Assicurazione che non bastano al Pd. Andrea Sarubbi definisce l’accordo “un copia-incolla di quello con Gheddafi”: “Delegare la difesa dei diritti a un paio di vaghi accenni – aggiunge – può essere definito un approccio onesto?”. E Jean-Leonard Touadi chiede sul tema una “discussione in Parlamento”. (L.Liverani – Avvenire)