L’impegno dell’Arcidiocesi di Sydney per i migranti

Sydney – “A parte i nostri fratelli indigeni, non dobbiamo dimenticare che siamo tutti migranti o figli di migranti”. Lo ha detto l’arcivescovo di Sydney, card. George Pell, durante la presentazione della Multicultural Policy 2011 (“politica multiculturale”) promossa nei giorni scorsi dall’Arcidiocesi.

 
Migliaia di persone hanno preso parte al lancio dell’iniziativa. “I cattolici e i rifugiati — ha sottolineato il card. Pell — ci ricordano l’universalità della Chiesa a prescindere dal Paese di provenienza, dalla lingua parlata, dai riti e dalle tradizioni seguite. Tutti noi abbiamo una fede condivisa e una missione comune. Come cattolici facciamo parte di un’unica fede e questo ci unisce tutti”.
Rivolgendosi a un folto gruppo di persone appartenenti agli enti cattolici della città, alle comunità, ai sacerdoti, ai religiosi, ai cappellani dei migranti, insieme con i rappresentanti delle comunità di migranti e rifugiati, il porporato ha spiegato che “accogliere lo straniero e dargli ospitalità è parte integrante della natura della vita cristiana. Non dobbiamo dimenticare che questa accoglienza e questa ospitalità — ha proseguito l’arcivescovo di Sydney — sono un riflesso della natura della Chiesa”.
Il Multicultural Policy 2011 è un testo preparato dall’arcidiocesi con revisioni e aggiornamenti sulla base della versione originale del 1997. Elaborato in una città in rapida evoluzione, dove i dati demografici mostrano che dei 372.051 cattolici a Sydney, più della metà (circa 221.745) sono nati all’estero, il Multicultural Policy riconosce il ricco contributo dei migranti e dei rifugiati alla vita cattolica della Chiesa, a Sydney. Il documento affronta anche le sfide dei giovani migranti che, molto più dei loro genitori, spesso si ritrovano divisi tra due culture e lottano per trovare la propria identità. Parrocchie, laici, agenzie e cappellani migranti dell’arcidiocesi sono pertanto invitati a raggiungere questi giovani per dare loro un senso di appartenenza.
Inoltre, il testo presta particolare attenzione alle comunità cattoliche nuove ed emergenti, che includono varie nazionalità: indiani, srilankesi, indonesiani, sudanesi del sud, malesi e sudcoreani. Senza un’esperienza di pastorale etnica specifica per i nuovi arrivati, molti migranti cattolici di queste nuove comunità potrebbero allontanarsi dalla Chiesa. In tal senso, il documento promosso dall’arcidiocesi di Sydney mette in guardia ed esorta il clero e i laici a offrire a queste persone comprensione, solidarietà sostegno e assistenza. In aggiunta alle popolazioni migranti emergenti, si è affrontato anche il processo di reinsediamento per i rifugiati e dei richiedenti asilo ed è stato dato merito alle organizzazioni cattoliche che operano da molti anni in questo campo, tra le quali il Bakhita Centre per i sudanesi del sud, la San Vincenzo de’ Paoli, la House of Welcome, il Jesuit Refugee Service e altre agenzie di volontariato.
“Pur riconoscendo la necessità di un controllo efficace delle frontiere — ha spiegato il cardinale Pell — abbiamo l’obbligo di trattare bene i migranti, i richiedenti asilo e i rifugiati. Dobbiamo rispettare la loro dignità umana”.
La politica multiculturale dell’arcidiocesi cita anche il turpe traffico di esseri umani come una delle sfide da affrontare e arginare nel prossimo decennio.
“È una questione molto complessa che riguarda potenzialmente migliaia di donne straniere, di uomini e di bambini vulnerabili — si legge nel documento — è un tema che preoccupa l’arcidiocesi, gli enti statali e le organizzazioni non governative impegnate tutte insieme a prevenire la tratta e a sostenere e proteggere le vittime di questo turpe commercio illegale”.
Il Multicultural Policy 2011 è soprattutto un documento che afferma la vivacità e la vitalità delle diverse comunità etniche di Sydney, la forza della loro fede e il ricco contributo alla vita cattolica.
“I cattolici dell’arcidiocesi — ha concluso il card. George Pell — adorano Dio nelle diverse lingue ed estendendo l’ospitalità alla ricca varietà delle nostre comunità etniche, la Chiesa cattolica in Australia rispecchia le caratteristiche della Chiesa universale”.
Intanto, soddisfazione è stata espressa dalla Conferenza episcopale australiana per la decisione del Governo di prendere in esame le richieste dei richiedenti asilo, in particolare quelli più vulnerabili.
Il primo Ministro Federale, Julia Gillard, infatti, ha deciso di ritardare l’applicazione del Migration Bill, dopo che l’Alta Corte aveva espresso giudizio negativo sullo scambio dei richiedenti asilo con la Malaysia, Paese che — secondo le autorità ecclesiali australiane — non garantisce una protezione adeguata.
La Chiesa cattolica in Australia ha invitato ancora una volta tutti i partiti politici di “adoperarsi al fine di attuare un rapido ed efficace sistema di elaborazione delle pratiche dei richiedenti asilo e di lavorare alacremente per ridare dignità a migliaia di persone e di bambini disperati”. (Osservatore Romano)