Roma: da oggi la “Missione” dei seminaristi con i Rom della Capitale

Roma – I seminaristi del Pontificio Seminario Romano Maggiore, con la collaborazione e il sostegno dell’Ufficio Migrantes della diocesi di Roma, vivranno, da oggi, un’esperienza di missione con il popolo rom. Il programma prevede una visita ai campi da parte dei seminaristi, accanto a momenti di riflessione sull’identità di questa popolazione, attraverso l’incontro con alcuni esperti del settore, previsti nel pomeriggio di oggi.

 
Domani mons. Giancarlo Perego, Direttore generale della Fondazione Migrantes, presiederà una celebrazione eucaristica con tutti i missionari coinvolti per l’occasione, presso la cappella del Beato Zefirino al Santuario del Divino Amore. Momenti celebrativi e di preghiera continueranno nei giorni successivi nella “tenda della missione” allestita presso il campo di Salone.
Tra le iniziative momenti di gioco con i bambini del campo, la celebrazione di alcuni battesimi, prevista per sabato 8 ottobre alla presenza del card. Agostino Vallini, Vicario del Papa per la Città di Roma, visita ad anziani e malati; il “Vangelo tra i containers”, la benedizione delle famiglie; l’animazione con i bambini dal titolo “ORATORIO in… Campo”; e inoltre un torneo di calcetto tra bambini e ragazzi; un laboratorio musicale e teatrale.
Tema della missione è “Vi ho chiamati amici”
“Già dagli anni ’80 – spiega il direttore spirituale del Seminario, don Paolo Lojudice – il Seminario vive, prima dell’inizio delle lezioni universitarie, le cosiddette ‘missioni popolari’, normalmente rivolte alle parrocchie di Roma o di altre città e, in alcuni casi, anche all’estero. Per la prima volta ci spingiamo in una situazione complessa e delicata ma allo stesso tempo ricca di umanità e di grandi potenzialità”.
“Incontrando queste famiglie e in particolare questi bambini – aggiunge il sacerdote – le sorprese ci saranno e saranno certamente positive”.
“Questa occasione – spiega don Lo Iudice – vuole essere solo l’inizio di un progetto pastorale che dovrà coinvolgere l’intera comunità ecclesiale della diocesi. Inevitabilmente i rom ci chiederanno l’aiuto alla soluzione di tanti loro problemi, attuali e reali. Di tutto ciò non abbiamo la possibilità di occuparci ma non possiamo neanche disinteressarci di ciò che fa parte della vita, e un annuncio serio del Vangelo non può prescindere dalla vita concreta dei singoli individui”.