Milano – “Shakespeare è africano?”. Se lo sono chiesti in maniera provocatoria gli organizzatori di Trame D’Africa, festival culturale dedicato alle tradizioni drammaturgiche e musicali del Continente nero. Dal 17 al 25 settembre numerosi gli eventi gratuiti in tutta la città, tra cui concerti e tavole rotonde, ma soprattutto due palcoscenici celebri, come quello del Piccolo Teatro Grassi del Piccolo Teatro Studio, ospiteranno autori e artisti provenienti da Camerun, Costa d’Avorio, Mali, Congo, Benin, Senegal e Sudafrica.
Le prime due giornate di festival saranno dedicate a “L’intellighenzia africana che vive in Lombardia”, per presentare letteratura, danza e musica degli africani immigrati in Italia, «dando conto di un’altra faccia degli immigrati che sono qui», ha spiegato Angela Lucrezia Calicchio, direttore artistico di Tramedautore. Non è, dunque, solo un pezzo d’Africa che arriva in città, «animandola col teatro, con la cultura» ricorda Stefano Boeri, assessore comunale alla Cultura, ma è anche un’occasione per rilanciare quell’Africa che già vive qui. «Milano è già una città multietnica – ha aggiunto Boeri –. Negli ultimi otto anni, delle 60mila nuove imprese nate, i due terzi sono gestite da stranieri, nel campo delle energie rinnovabili, della cultura, dei servizi». E partendo dal cosmopolitismo, Boeri lancia altre due sfide: la prima per il prossimo 25 settembre, giorno prima dell’incontro coi rappresentanti dei 150 Paesi che parteciperanno a Expo 2015, quando l’assessore vorrebbe «radunare con tutte le comunità straniere milanesi che hanno rapporti con i paesi del Bie». «Bisogna far capire che l’Expo non è solo una questione di decisioni immobiliari, ma anche di culture del mondo e chiederò questa riunione per rafforzare lo scambio fra le culture che arriveranno in città con Expo e quelle che Milano la vivono già». La seconda sfida: la candidatura di Milano quale città della Cultura per il 2019, «puntando su un’idea di città che fa cultura, impresa, politica e teatro integrando le sue risorse multietniche in modo nuovo» ha concluso Boeri. (I. Solaini)