Ad Ancona la fraternità fa “centro” e sceglie gli ultimi

Accoglierà senza dimora italiani e stranieri e famiglie in difficoltà

Ancona – Un tetto per C. e M., una coppia sposata cui la crisi ha portato via tutto e che oggi in casa riesce solo a dormire, perché da anni non paga più le bollette e quindi le hanno tagliato gas, luce ed acqua. Una speranza per A., senegalese sbarcato a Lampedusa ancora minorenne, che comunità dopo comunità è approdato qui e ora lavora come saldatore, dopo una borsa di studio di tre mesi pagata dalla Regione. E, ancora, una struttura dove con una tessera a punti la famiglia numerosa di G., disoccupato maghrebino, potrà prendere i viveri. Ieri, alla presenza del cardinale legato pontificio Giovanni Battista Re, l’arcivescovo di Ancona-Osimo Edoardo Menichelli ha inaugurato nella centralissima via Astagno il centro caritativo dedicato al beato Gabriele Ferretti, co-patrono della città dorica. Situato in un ex convento dei francescani – l’ordine di Ferretti – sarà gestito dall’associazione diocesana Santissima Annunziata.

 
Accoglierà senza dimora italiani e stranieri e famiglie in difficoltà, tutti transitati prima dal centro di ascolto, che non hanno dove andare durante il giorno. Lavorerà in continuità con il vecchio centro diurno dedicato Giovanni Paolo II, a pochi metri di distanza, che dal prossimo anno accoglierà donne con bambini.
Sarà un proseguimento tangibile del Congresso Eucaristico e l’arcidiocesi di Ancona-Osimo ha voluto che fosse un’opera-segno per gli ultimi della fila. Tra le spiagge, piazza Pertini e la stazione si calcola vivano almeno 150 persone, all’80% stranieri. Le famiglie che hanno bisogno del pacco Caritas per sbarcare il lunario sono circa 250, soprattutto non comunitari. Stanno affacciandosi anche i primi padri separati.
Al pianterreno della struttura di settecento metri quadri, il centro diurno che ospita 25 persone che vivono sulla strada e che hanno deciso di iniziare percorsi di reinserimento, le quali potranno trascorrere la giornata in laboratori, leggendo computer e giornali e pranzando seguiti da sei operatori, dai collaboratori e dai numerosi volontari che si alterneranno. La cucina erogherà anche sessanta pasti serali, quando la mensa dei poveri dei francescani di via Mazzini è chiusa.
Simone Breccia, responsabile, ci guida nella struttura, costata quasi un milione di euro tra ristrutturazione e arredi, coperti dall’arcidiocesi con il contributo di tanti fedeli. «Abbiamo deciso di puntare sull’autonomia. Ad esempio abbiamo installato una lavanderia – spiega – e bagni muniti di docce perché chi vive in strada possa lavare e asciugare gli abiti, curare l’igiene personale e recuperare dignità». Autonomia è l’obiettivo anche del «mercatino della solidarietà» per le famiglie in difficoltà. Si tratta di un piccolo market dove verrà collocato cibo in scadenza recuperato tramite l’Agenzia delle eccedenze alimentari, il Banco alimentare e il «Last minute market». «Con una tessera – prosegue Breccia – caricata di un credito fissato in relazione ai componenti della famiglia, il papà o la mamma potranno decidere autonomamente cosa prendere scalando i punti e tornando ad assumersi responsabilità».
Infine al piano superiore, la casa di Zaccheo, dodici posti letto di seconda accoglienza, una casa per chi esce dalla strada e tenta di riaggrapparsi alla vita.(P. Lambrusche)