Roma – Un’altra tragedia della povertà ha colpito il popolo rom. Un bambino che viveva con la sua famiglia nel campo di Tor de’ Cenci, nella periferia di Roma, è morto folgorato davanti alla sua roulotte. Il piccolo, un anno di età, sarebbe stato vittima di una fatalità: per recuperare un pallone che gli era sfuggito, ha toccato il filo elettrico scoperto di un frigorifero. Inutili i soccorsi e il ricovero all’ospedale Sant’Eugenio. La Chiesa di Roma reagisce così: “Un innocente che muore, è una sconfitta per tutti”. Queste le parole del card. Agostino Vallini, vicario per la diocesi di Roma, nell’esprimere il suo “profondo dolore” per la morte del piccolo George del campo nomadi di Tor de Cenci. Il card. Vallini assicura la sua “preghiera e la vicinanza della comunità ecclesiale di Roma alla sua famiglia”.
“Si è ripetuta una nuova tragedia – osserva – frutto del degrado e dell’emarginazione, che ferisce profondamente non soltanto la famiglia della piccola vittima, ma tutti noi e non può lasciarci indifferenti. Un innocente che muore, è una sconfitta per tutti. Le pubbliche istituzioni, la comunità ecclesiale, le forze generose del volontariato, i singoli cittadini intensifichino gli sforzi perché nella nostra città si moltiplichino le iniziative di solidarietà che, nella legalità, permettano di superare così gravi emergenze”.
Il campo di Tor de’ Cenci, nella zona tra Eur e Mostacciano, pur essendo un campo regolare è uno degli insediamenti rom contestati nella capitale. Nell’aprile 2010, i 360 residenti del campo entrarono in conflitto con il Comune dopo aver rifiutato il trasferimento in un’altra struttura nell’ambito del “Piano nomadi”, nel quale è previsto lo smantellamento dell’area così come avvenuto ad altri campi rom a La Barbuta e alla Martora. Per un mese i rappresentanti dei rom, quasi tutti macedoni e bosniaci, si confrontarono con il Campidoglio, accettando, nel maggio 2010, di traslocare in un’area che non è stata ancora definita.