Da ieri è iniziato il mese del Ramadan per i musulmani

Roma – Da ieri i musulmani hanno iniziato il mese del Ramadan, un mese sacro dedicato al digiuno, all’astinenza e alla preghiera per i fedeli di religione musulmana. Proprio durante il Ramadan è avvenuta la rivelazione del Corano a Maometto secondo la tradizione islamica: per questo dall’alba al tramonto i fedeli pregano e compiono riti per purificare corpo e spirito.
L’arcivescovo di Siracusa, mons. Salvatore Pappalardo, ha inviato a tutti i musulmani presenti nel territorio della diocesi i “più cordiali auguri”. Nel messaggio l’arcivescovo fa riferimento al fatto che l’inizio del Ramadan avviene quest’anno a pochi giorni dall’attentato in Norvegia. “Vittime di quell’infame azione sono stati giovani e giovanissimi fra cui tantissimi cristiani e musulmani che in quel paese convivono pacificamente oramai da decenni”.
“Questa azione assurda e l’ideologia infame che l’ha generata – scrive l’arcivescovo – ci devono spingere ancora di più sulla strada del dialogo, dell’amicizia, del rispetto e della stima reciproci, del superamento di qualsiasi incomprensione e pregiudizio reciproco. Di fronte a tale barbarie siamo ancora più convinti che non c’è alternativa alla via del dialogo se vogliamo dare un futuro alla nostra umanità”.
Sul significato del Ramadan il Sir ha rivolto alcune domande a Paolo Branca, docente di islamistica all’Università Cattolica di Milano.
Che cosa è il Ramadan?
“Il Ramadan come molti sanno è un mese dell’anno lunare del calendario islamico durante il quale i musulmani si astengono dal mangiare, dal bene, dal fumare e da altre cose per tutte le ore di luce del giorno. E questo è per loro molto importante perché per la tradizione islamica questo mese è il mese in cui è stato rilevato il Corano. C’è dunque un parallelo interessante con il nostro Avvento. Così come noi aspettiamo il Natale, come la nascita di Gesù e la venuta di Dio fatto carne, per i musulmani il Ramadan è memoria della Parola di Dio che diventa libro, tradizione, messaggio attraverso il profeta Maometto”.
Quale significato spirituale riveste il Ramadan per un musulmano?
“Bisogna ricordare che per i musulmani il Ramadan ha un significato spirituale profondo: è un periodo di purificazione durante il quale non bisogna dire parolacce, non avere brutti pensieri, non fare pettegolezzi, in cui anche astenersi dall’adirarsi, dal litigare con gli altri. E’ un atteggiamento di dominio di sé che dovrebbe predisporre a compiere questo periodo di purificazione nel modo migliore”.
Perché si fanno gli auguri ai musulmani e si dice “Ramadan Karim”?
“Perché è un momento in cui la comunità vive più intensamente la propria fede. È anche un momento in cui si fanno i regali ai bambini, in cui ci si raduna in famiglia con gli amici la sera per rompere il digiuno insieme. C’è dunque una dimensione comunitaria di pacificazione e di armonia. In particolare “Ramadan Karim” vuol dire ‘Ramadan è generoso’: ‘Sono tante le rinunce che devi fare ma ti auguro che riceverai di più di quello che hai rinunciato, e cioè beni spirituali e benedizioni. La risposta a questo augurio è ‘Allah u akram’ che significa appunto, ‘Allah è più generoso’”.
Cosa succede in questo periodo nelle comunità islamiche italiane?
“Sicuramente, la preghiera del venerdì a mezzogiorno è più partecipata, e viene frequentata anche da persone che non sono sempre così assidue. Anche chi durante l’anno è meno praticante, cerca comunque di partecipare il più possibile al digiuno e anche ai momenti di culto collettivo che sono previsti durante il mese”.
Quale l’atteggiamento migliore che i cristiani italiani sono chiamati in questi giorni ad avere nei confronti dei fratelli musulmani?
“Credo che quando qualcuno che appartiene ad una altra tradizione religiosa, la manifesta e la esprime in un determinato culto che gli è proprio, dovremmo essere attirati e ammirati da questa fedeltà. Ricordiamoci poi che i musulmani che vivono in occidente fanno queste rinunce per libera scelta e non per costrizione o per condizionamento sociale. E teniamo anche conto che questa scelta è poi vissuta all’interno di un cotesto sociale profondamente diverso e in un periodo estivo dedicato al divertimento, alle ferie e al riposo”.