9 Aprile 2024 - Milano - Il rallentamento economico dell'Italia nel 2023 ha condizionato anche le rimesse dei lavoratori immigrati nel nostro Paese inviate all'estero: secondo i dati diffusi dalla Banca d'Italia si è di fronte a una stagnazione (-0,4%) dopo la crescita dell'anno precedente. Si calcola che il flusso delle rimesse dall'Italia sia sceso a 8,1 miliardi di euro contro gli 8,2 miliardi del 2022.
La mobilità internazionale del lavoro, cresciuta considerevolmente negli ultimi decenni, si è riflessa in un aumento del valore assoluto dei flussi di rimesse, vale a dire quella parte di reddito risparmiata da un cittadino straniero e inviata alla propria famiglia nel Paese di origine. E ancora, negli ultimi tre mesi del 2023, di pari passo con la frenata del Pil italiano, le rimesse sono scese del 2,4% rispetto allo stesso periodo del 2022.
Le rimesse in uscita dall'Italia sono dieci volte maggiori di quelle in entrata: il saldo delle rimesse è negativo per circa 5 miliardi di euro all'anno in media dal 2010.
Va ricordato che il saldo delle rimesse del nostro Paese era diventato negativo già dalla metà degli anni '90, quando l'ammontare delle rimesse in uscita, inviate da un numero via via crescente di lavoratori immigrati, aveva superato quello declinante delle rimesse in entrata, lascito di un passato di emigrazione dell'Italia. In altre parole, i Paesi avanzati sono in genere caratterizzati da saldi di rimesse negativi mentre prevale l'opposto per i Paesi in via di sviluppo.
Dai dati della Banca d'Italia si vede che i primi Paesi beneficiari delle rimesse nel 2023 si sono riconfermati, a partire da Bangladesh, Pakistan, Filippine e Marocco, che hanno ricevuto rispettivamente il 14,3%, l'8,3%, il 7,3% e il 6,9% del flusso.
Sempre nel 2023 sono cresciute le rimesse dirette in Georgia (dal 4,8% al 5,6%) e in Sri-Lanka di un punto percentuale arrivando a 3,9%. Mentre sono calate quelle verso la Romania e il Senegal (5,5% e 4,1%). Allargando lo sguardo alla mappa mondiale e in particolare ai continenti, si può osservare come siano diminuiti soprattutto i flussi verso i Paesi dell'Africa sub-sahariana (-7,8 per cento) e dell'Unione europea (-4,7 per cento), in larga parte compensati dall'aumento dei flussi verso l'America centrale e l'America latina (+4,9 per cento) e, in minor misura, verso i Paesi dell'Asia e del Nord Africa - Vicino Oriente (+0,9 e +0,8 per cento, rispettivamente).
Tutte le maggiori regioni italiane, fatta eccezione per la Toscana, hanno registrato una crescita sostanzialmente nulla o negativa delle rimesse verso l'estero rispetto al 2022. Quasi la metà delle rimesse è provenuta dalle tre regioni più importanti in termini di flussi: Lombardia (22,6%), Lazio (14,8%) ed Emilia-Romagna (10,4%).
Le maggiori variazioni positive si sono registrate nelle province di Milano e Napoli verso Sri-Lanka e Georgia, mentre quelle più negative nelle province di Napoli e Roma verso il Bangladesh. (Ilaria Solaini)
Tag: Rimesse immigrati
Ismu: diminuiscono le rimesse degli immigrati verso l’estero
14 Luglio 2021 - Milano - In base alle ultime elaborazioni svolte a partire dai dati Istat e dell’Osservatorio Regionale per l’integrazione e la multietnicità (Orim), l’Ismu stima che, nel 2020, le rimesse della popolazione immigrata dall’Italia verso tutti i Paesi del mondo abbiano raggiunto un totale di 2 miliardi e 197 milioni di euro a fronte dei 2 miliardi e 269 milioni stimati nel 2019, con una contrazione del 3,2%.
Nel 2020 al primo posto per invio di rimesse dall’Italia verso l’estero si colloca il collettivo rumeno con 507 milioni di euro (-7,0%, rispetto al 2019), seguito da quello ucraino (158 milioni), marocchino (107 milioni) e indiano (102 milioni). Tutti gli altri principali Paesi si collocano al di sotto della soglia dei cento milioni di rimesse annue nel 2020: Pakistan 90 milioni, Filippine 84, Sri Lanka 82, Senegal e Polonia 75 a testa, e Cina 74 (-67,1% rispetto ai 255 milioni del 2019).
Nonostante la crisi causata dall’emergenza sanitaria, le rimesse che gli immigrati- spiegano i ricercatori dell’Ismu - hanno effettuato dalla Lombardia verso i Paesi di origine sono invece in leggero aumento: il denaro inviato all’estero nel 2020 è stimato in 601,7 milioni di euro, pari al +3,9%, rispetto ai 579,3 milioni stimati nel 2019. Un aumento che è in controtendenza rispetto all’andamento degli ultimi 14 anni: dal 2006, anno in cui ammontavano a 777,5 milioni di euro, le rimesse dalla Lombardia verso l’estero hanno subito una contrazione del 22,6%. Fino al 2019, dunque, la popolazione immigrata si è mostrata sempre più intenzionata a spendere e a investire i propri soldi in Italia, piuttosto che in patria.
Nel 2020 “lo scenario sembra cambiato: il lieve incremento del volume di rimesse sta probabilmente a indicare che è in crescita il numero di chi, tra i migranti, avrebbe intenzione di ‘preparare il campo’ a un eventuale ritorno in patria”. Come si è rivelato già in altre ricerche dell’Ismu ciò che “più fortemente incide sul volume delle rimesse è proprio la prospettiva di tornare in patria, rispetto alla quale elevate quote di rimesse diventano una risorsa per facilitare il rientro”.