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Istat: declino demografico rallentato dalla crescita dei cittadini stranieri

4 Luglio 2019 - Roma - Dal 2015 la popolazione residente è in diminuzione, configurando per la prima volta negli ultimi 90 anni una fase di declino demografico. Al 31 dicembre 2018 la popolazione ammonta a 60.359.546 i residenti, oltre 124 mila in meno rispetto all’anno precedente (-0,2%) e oltre 400 mila in meno rispetto a quattro anni prima. E’ quanto si legge nella nota del Bilancio demografico dell’Istat diffuso ieri. Per l’Istituto di Statistica Italiano il calo è interamente attribuibile alla popolazione italiana, che scende al 31 dicembre 2018 a 55 milioni 104 mila unità, 235 mila in meno rispetto all’anno precedente (-0,4%). Rispetto alla stessa data del 2014 la perdita di cittadini italiani (residenti in Italia) è pari alla scomparsa di una città grande come Palermo (-677 mila). Si consideri, inoltre, che negli ultimi quattro anni i nuovi cittadini per acquisizione della cittadinanza sono stati oltre 638 mila. Senza questo apporto, il calo degli italiani sarebbe stato intorno a 1 milione e 300 mila unità. Nel quadriennio, il contemporaneo aumento di oltre 241 mila unità di cittadini stranieri ha permesso di contenere la perdita complessiva di residenti. Al 31 dicembre 2018 sono 5.255.503 i cittadini stranieri iscritti in anagrafe; rispetto al 2017 sono aumentati di 111 mila (+2,2%) arrivando a costituire l’8,7% del totale della popolazione residente. Nel Nord-ovest un terzo dei residenti stranieri Nel 2018 la distribuzione della popolazione residente per ripartizione geografica resta stabile rispetto agli anni precedenti. Le aree più popolose del Paese sono, come è noto, il Nord-ovest (vi risiede il 26,7% della popolazione complessiva) e il Sud (23,1%), seguite dal Nord-est (19,3%), dal Centro (19,9%) e infine dalle Isole (11,0%). Solo nel Nord-est si registra un lieve aumento di popolazione (+0,10% rispetto al 2017), mentre in tutte le altre ripartizioni risulta in calo; i maggiori decrementi, al di sopra della variazione media nazionale (-0,21%), si rilevano nelle Isole (-0,53%) e al Sud (-0,46%). La popolazione straniera risiede prevalentemente nel Nord e nel Centro, dove si registra un’incidenza sul totale dei residenti superiore al 10%. Nel Mezzogiorno la presenza straniera resta più contenuta sebbene sia in crescita: 4,6 residenti stranieri per cento abitanti nel Sud e 3,9 nelle Isole. Il primato di presenze, in termini assoluti, va alle regioni del Nord-ovest con 1.764.305 residenti di cittadinanza straniera, pari a oltre un terzo (33,6%) del totale degli stranieri. Circa un cittadino straniero su quattro risiede nelle regioni del Nord-est (23,9%), così come nelle regioni del Centro (25,4%). Più contenuta è la presenza di cittadini stranieri nel Sud (12,2%) e nelle Isole (4,9%).

Rapporto Istat: saldo migratorio, in dieci anni persi 208mila giovani 20-34enni

20 Giugno 2019 - Roma - Il saldo migratorio con l’estero degli italiani è sempre negativo dal 2008 e ha prodotto una perdita netta di circa 420mila residenti in dieci anni. Circa la metà di questa perdita (208mila) è costituita da giovani dai 20 ai 34 anni e di questi, due su tre sono in possesso di un livello di istruzione medio-alto. Lo certifica oggi l’Istat nel “Rapporto annuale 2019”. Nel 2018, si legge nel documento, il collettivo dei giovani laureati occupati e non più in istruzione presenta un mismatch pari al 42,1%, valore che, sebbene più contenuto rispetto a quello dei giovani diplomati (52,6%), risulta ben più elevato di quello relativo alla popolazione laureata adulta (31,7%). “Il fenomeno del mismatch per i giovani laureati – spiega l’Istat – sembra avere un elevato grado di persistenza nel corso della carriera lavorativa degli occupati, mantenendosi infatti al di sopra del 40 per cento anche per coloro che hanno iniziato il primo lavoro da più di sei anni”. Sul fronte delle migrazioni interne, si è avuto un sistematico e ancor più significativo deflusso di giovani dai 20 ai 34 anni con livello di istruzione medio-alto dalle regioni del Mezzogiorno verso il Centro-nord (circa 250mila in dieci anni). Campania, Puglia, Sicilia e Calabria hanno perso complessivamente oltre 226mila giovani con un livello di istruzione medio-alto nell’ultimo decennio. Le regioni che nello stesso periodo hanno guadagnano in termini di capitale umano sono quelle del Centro-nord, in particolare, la Lombardia e l’Emilia-Romagna che hanno in attivo circa 154mila giovani. Secondo l’Istat, le seconde generazioni, costituite dai figli di cittadini stranieri nati nel nostro Paese e dagli stranieri che sono immigrati prima dei 18 anni, rappresentano un importante patrimonio su cui investire. Al 1° gennaio 2018 i minori di seconda generazione sono 1 milione e 316mila, pari al 13% della popolazione minorenne; di questi, il 75% è nato in Italia (991mila).