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Cei: un Sussidio liturgico-pastorale per la Quaresima e la Pasqua

21 Febbraio 2023 -
Roma - Con il Mercoledì delle Ceneri, domani 22 febbraio, inizia il periodo della Quaresima, "tempo forte" che prepara alla Pasqua. Nella Quaresima di quest'anno entrano le ferite del mondo: dalle calamità naturali, come il devastante terremoto che ha colpito Turchia e Siria provocando oltre 47mila morti, alle guerra sparse in tutto il globo, a cominciare da quella in Ucraina alle porte dell’Europa. "Fratelli e sorelle, non dimentichiamo chi soffre e facciamo in modo che la nostra carità sia attenta, sia una carità concreta", ha detto papa Francesco domenica 19 febbraio all’Angelus. E anche quest’anno la Chiesa italiana, aderendo alla proposta del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccce), propone per venerdì 10 marzo 2023 di celebrare una Messa «per le vittime della guerra in Ucraina e per la pace in questo Paese".
La Conferenza Episcopale Italiana ha predisposto un Sussidio Liturgico-Pastorale elaborato dall’Ufficio Liturgico Nazionale . Disponibile online, il testo fa propria l’immagine del “cantiere” scelta per accompagnare il secondo anno di Cammino sinodale declinandola nelle indicazioni liturgiche del “Cantiere della Celebrazione”, nei commenti alle letture bibliche del “Cantiere della Parola” e nelle meditazioni delle orazioni collette del “Cantiere della Preghiera”. Il Sussidio contiene anche le presentazioni teologiche e liturgiche del tempo e le proposte per il canto, insieme alle schede, curate dal Servizio per la Pastorale delle persone con disabilità e da Caritas Italiana, finalizzate a incoraggiare nelle comunità un atteggiamento inclusivo e a tradurre in concreti gesti di carità quanto celebrato. “Se la Quaresima è il tempo della conversione, i cinquanta giorni di Pasqua sono un 'laetissimum spatium' per uscire dall’oscurità della notte e vivere l’incontro con il Risorto, gustare la gioia e alimentare la speranza, crescere nella comunione e raccontare le meraviglie da Dio compiute”, sottolinea nell’introduzione mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e Segretario Generale della CEI, per il quale il Sussidio “potrà risultare utile per i presbiteri, chiamati a crescere nell’arte del celebrare, e per le nostre assemblee, desiderose di vivere con verità la purificazione quaresimale e la gioia della Pasqua”.

Don Maffeis: riconoscere i segni del risorto presenti in questo tempo difficile

12 Aprile 2020 - Roma - “La luce e la pace della Pasqua possano raggiungere ogni casa e rianimare la speranza di ciascuno”. ​ “C’è una distanza non da poco tra la gioia dell’Alleluja pasquale e le inquietudini di queste lunghe settimane, segnate da preoccupazioni e ansietà, da paure e tensioni. Quest’anno ci scambiamo auguri difficili, ma che proprio in questo contesto risultano ancora più preziosi”. Lo evidenzia, in un video pubblicato sui media della Cei, don Ivan Maffeis, sottosegretario e portavoce della Cei, per il quale abbiamo tanto bisogno “di Pasqua, di sentire l’annuncio che il Signore è vivo e presente e non ci abbandona mai, che tiene le sorti del mondo e di ciascuno”. “Il crocifisso è risorto: la Chiesa vive per esserne messaggera e testimone, ricordando a ciascuno che la vita vince la  morte, il perdono disarma rancori e vendette, sulla violenza l’ultima parola appartiene all’amore”, aggiunge don Maffeis sottolineando che “questa fiducia è il nostro bene più grande, è quello che cambia il cuore, il mondo di essere e di stare al mondo, come dicono le vite di tanti santi della porta acanto che vediamo all’opera anche nell’affrontare questa pandemia” L’auspicio è che ognuno possa “riconoscere i segni del risorto presenti in questo tempo difficile e offrire segni di risurrezione facendo nostri le parole, le azioni e gli atteggiamenti del Signore e del suo Vangelo”. “La luce e la pace della Pasqua – è l’augurio del sottosegretario della Cei – possano raggiungere ogni casa e rianimare la speranza di ciascuno”. ​    

La promessa che rincuora: l’augurio del card. Bassetti

12 Aprile 2020 -

Ci sono alcune immagini di questa Quaresima che abbiamo appena vissuto che difficilmente riusciremo a dimenticare: la lunga fila di camion militari che lasciano Bergamo con il loro carico di morte; l’infermiera dell’ospedale di Cremona che sfinita dalle fatiche del lavoro si addormenta con la mascherina e il camice ancora indosso; e infine i primi timidi sguardi di coloro che sono guariti. Sguardi persi, ancora un po’ spaventati, ma pieni di stupore.

In queste immagini sembra rappresentarsi metaforicamente il mistero vissuto nel triduo pasquale: la morte, il silenzio, la Resurrezione. E ancora: il dolore, la paura, la gioia. C’è tutto questo nella Pasqua: il passaggio dalla morte alla vita. Il passaggio dall’angoscia alla speranza: dallo scandalo della croce alla promessa della vita eterna.

So bene che molti italiani in questi giorni stanno piangendo i propri defunti e sono in trepidazione per amici e parenti ammalati. È un dolore che ci unisce profondamente in una comunione spirituale quotidiana e ininterrotta. Una comunione con il Padre che non può essere interrotta dalle difficoltà della vita presente che colpiscono ognuno di noi. Chi ci separerà dall’amore di Dio? Non certo l’angoscia e la persecuzione. Nella celebrazione pasquale noi siamo 'vincitori' proprio 'grazie a colui che ci ha amati'. Gesù è la porta sempre aperta verso il Cielo. Dobbiamo gridarlo con gioia e senza paura.

Mai come oggi, scriveva molti anni fa don Divo Barsotti, «dobbiamo rendere testimonianza della resurrezione di Cristo» e «l’unica cosa importante è credere ». Mai come in questo momento, quando tutte le sicurezze sociali prodotte da un mondo ricco, individualista e cinico si sono liquefatte come neve al sole, dobbiamo annunciare al mondo intero la bellezza e la potenza della buona novella.

Questo è il «tempo di credere» affermava don Primo Mazzolari in una meditazione svolta nel 1940 sui discepoli di Emmaus. Il parroco di Bozzolo scriveva durante il secondo conflitto mondiale e definì la Chiesa come un «focolare che non conosce assenze» dedicando il libro «alla legione degli smarriti sempre più vicina al mio povero cuore, sempre più cara al cuore di tutti». Quella meditazione fu sequestrata dalle forze dell’ordine, ma si diffuse in forma clandestina e ancora oggi conserva, profeticamente, alcune intuizioni di don Primo.

In questo tempo, infatti, la Chiesa è stata autenticamente un focolare domestico. Moltissime sono le testimonianze di famiglie riunite intorno alla preghiera comunitaria: dalle lodi mattutine ai vespri fino alle celebrazioni della liturgia della parola nel triduo pasquale. Genitori e figli hanno assaporato la precarietà, la gioia e lo stupore della Chiesa domestica. E moltissime sono le testimonianze di quegli «smarriti» di cuore che si erano persi e che hanno invece seguito, in mille modi diversi, dalla televisione ai social, le celebrazioni dei sacerdoti e quelle del Papa. Enorme la commozione nel vedere Francesco camminare da solo in Piazza san Pietro. Solo sotto la croce.

Oggi quella croce è diventata gloriosa. È la gloria della resurrezione così magnificamente rappresentata nell’affresco di Piero della Francesca conservato a Sansepolcro, in quella terra di Arezzo dove per una decina di anni sono stato Vescovo. Un affresco molto caro agli abitanti del 'borgo' perché, probabilmente, la presenza di quest’affresco – considerato da alcuni intellettuali come il dipinto più bello del mondo – risparmiò la cittadina toscana dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. In quell’affresco, è bene sottolinearlo con forza, la sofferenza è passata, Cristo ha sconfitto la morte, la luce ha illuminato le tenebre. Questa è la Pasqua. È la gioia infinita della resurrezione. Il fondamento della nostra fede. Una speranza che non delude mai.

Card. Gualtiero Bassetti

Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e

presidente della Conferenza episcopale italiana

Pasqua: festa della Risurrezione e della nascita di una umanità nuova

12 Aprile 2020 - Poco fa, il pigolio insistente di un fringuello, dietro i vetri della finestra, ha catturato la mia attenzione, e mi ha trattenuto in prossimità del davanzale. Ho aperto la finestra, ho cercato di inseguirlo con lo sguardo per qualche istante, ma poi l’ho perso, è volato via. Un po’ deluso, mi sono affacciato e ho guardato fuori, e, anche se la vista era quella di sempre, mi sono accorto che nel piccolo prato, oltre la strada, c’erano tantissimi fiori di campo che, nei giorni precedenti, non avevo assolutamente notato e che, sicuramente, non potevano essere spuntati, all’improvviso, questa mattina. Allora, mi è piaciuto pensare che il pigolio del fringuello fosse stato una sorta di invito a guardare, fuori, il mondo. Quel mondo che fino a ieri, un po’ tutti avevamo snobbato, e tenuto fuori dai nostri pensieri, impegnati come eravamo a sentircene padroni incontrastati. Credo che la terribile esperienza del coronavirus, non conclusa e ancora in forte agguato, avendoci costretti, per paura del contagio, a trasformare in eremi le nostre case, ci stia spingendo a riflettere e a riconsiderare la nostra vita sotto una luce assai diversa dal passato. Occorre tornare a sentirci persone che cercano altre persone, e non più individui in chiusura totale con gli altri perché concorrenti o, addirittura, nemici. L’uomo, quello umano, quello col cuore di carne, non ragiona così, e noi finora, invece, ci siamo mossi in linea solo con i nostri esclusivi egoismi. Il mondo, la natura costituiscono il creato, e non “cose” da sfruttare a nostro piacimento. L’era della supponenza e dell’arroganza è ormai finita, e tutti abbiamo bisogno degli altri per andare a vanti, e per cambiare, in meglio, questo mondo che ci ha supportati e sopportati già abbastanza. Oggi è Festa, è Pasqua, è il giorno della Risurrezione, un tempo importante per la nostra comunità, perché è il giorno in cui si celebra il trionfo della Vita sulla morte. Un’occasione imperdibile per convertire il nostro cuore e la nostra vita alla speranza, orientandola verso il bene. In tutti questi anni, abbiamo combattuto una guerra vana e disastrosa contro la natura, e l’abbiamo persa. Un numero impressionante di vittime sacrificate sull’altare dell’arroganza e della presunzione. Un prezzo troppo alto pagato con la vita, e non ne è valso assolutamente la pena. Peccato che ce ne siamo accorti con troppo ritardo ma, tuttavia, siamo ancora in tempo per salvare l’uomo e il pianeta! Buona Festa di Risurrezione!

Salvatore Martino