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Oim: “due terzi dei migranti morti in mare senza nome

27 Marzo 2024 -

Milano - Scomparsi e senza nome. Sono le persone migranti vittime dei viaggi nel Mediterraneo. Più di due terzi delle persone che muoiono in mare non sono identificate. Persone che lasciano il Nord Africa, da Libia e Tunisia, e che cercano di raggiungere l’Europa lungo la rotta del mediterraneo centrale. Ed è proprio l’annegamento la causa principale dei decessi delle migrazioni. Lo afferma un rapporto dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim) pubblicato a Ginevra. In dieci anni (2014-2023), il progetto “Missing Migrants” dell’Oim ha registrato più di 63.000 morti di migranti. Più di una persona su tre identificata proviene da paesi in conflitto, tra cui Afghanistan, Myanmar, Repubblica araba siriana ed Etiopia, afferma il rapporto, ma per più dei due terzi di coloro la cui morte è stata documentata dal progetto l’identità non ha potuto essere stabilita.

Il rapporto evidenzia inoltre che l’annegamento è la causa di morte più diffusa, con oltre 36.000 decessi registrati lungo le rotte migratorie nell’ultimo decennio. La stragrande maggioranza dei decessi per annegamento si è verificata nel Mediterraneo, con più 28.000 morti. L’Oim precisa che gli oltre 63.000 decessi durante la migrazione registrati dal Missing Migrants Project degli ultimi dieci anni «rappresentano probabilmente solo una frazione del numero effettivo di vite perse in tutto il mondo» e che «nonostante gli impegni politici e la grande attenzione dei media sulla questione in molte regioni del mondo, le morti sono in aumento. Il 2023 ha infatti registrato il più alto bilancio annuale di vittime con quasi 8.600 vite perse ». Per l’Agenzia Onu per le migrazioni, i dati del rapporto pubblicato in occasione del decimo anniversario del progetto Missing Migrants «dimostrano l’urgente necessità di rafforzare le capacità di ricerca e salvataggio, di facilitare percorsi migratori sicuri e regolari e di azioni per prevenire ulteriori perdite di vite umane. L’azione dovrebbe includere anche una cooperazione internazionale intensificata contro le reti di contrabbando e di tratta». Intanto proseguono i trasferimenti dall’isola di Lampedusa. Sono 339 i migranti nell’hotspot dell’isola, dopo il trasferimento di 380 persone a Porto Empedocle, imbarcati sul traghetto di linea e arrivate all’alba di ieri mattina. La prefettura di Agrigento ha disposto il trasferimento di altri 180 migranti con un volo Oim diretto a Bergamo.

Dopo i tre naufragi e gli altrettanti morti negli ultimi tre giorni e i tanti arrivi sull’isola, ieri, la Guardia costiera tunisina ha bloccato due tentativi di migrazione irregolare, soccorrendo 41 persone di vari Paesi dell’Africa subsahariana a bordo di imbarcazioni al largo della regione di Sfax. Lo ha reso noto la Direzione generale della Guardia nazionale, precisando che durante le operazioni di salvataggio è stato recuperato un cadavere. La stessa fonte dà conto dell’arresto, da parte della Guardia nazionale e delle squadre speciali di rapido intervento, di nove persone, accusate a vario titolo di traffico di esseri umani, in qualità di organizzatori e mediatori, e del sequestro di un motore marino. (Daniela Fassini - Avvenire)

Onu: 50 milioni nel mondo sono vittime di schiavitù “moderna”

12 Settembre 2022 - Ginevra - Nel mondo sono  28 milioni le persone sottoposte a lavori forzati e 22 milioni costrette in matrimoni forzati, per un totale di 50 milioni di vittime di forme di schiavitù moderna, pari a 10 milioni in più rispetto alle stime globali del 2016. Lo riferisce un rapporto dell'Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), di Walk Free e dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni, (Oim) reso noto oggi a Ginevra.  La schiavitù moderna è presente in quasi tutti i paesi del mondo, ma donne e bambini rimangono sproporzionatamente vulnerabili, sottolinea il rapporto. Più della metà (52%) del lavoro forzato e un quarto di tutti i matrimoni forzati si concentrano nei paesi a reddito medio-alto o alto, inoltre la maggior parte dei casi di lavoro forzato (86 %) si registra nel settore privato. Quasi uno su otto di tutti i lavoratori forzati sono bambini (3,3 milioni) e più della metà sono vittime di sfruttamento sessuale a fini commerciali. Inoltre, osserva il rapporto, i lavoratori migranti hanno una probabilità più che tripla di essere sottoposti a lavoro forzato rispetto ai lavoratori adulti non migranti.

Oim-Unhcr-Unicef: “urgente ripristinare un’operazione di ricerca e soccorso nel Mediterraneo”

2 Ottobre 2021 -
Roma - Solo nel 2021 si stima siano oltre 1.100, per un totale di quasi 18.500 dal 2014 a oggi. Lo segnalano i dati del progetto Missing Migrants di Oim, alla vigilia della Giornata nazionale della memoria e dell’accoglienza, che ricorre domani, in cui si ricordano in Italia le 368 vittime – tra cui 83 donne e 9 bambini – morte nel tragico naufragio al largo di Lampedusa il 3 ottobre 2013, e quanti come loro hanno perso la vita nel tentativo disperato di trovare sicurezza e protezione in Europa. L’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), l’Agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr), e il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (Unicef) sono presenti oggi a Lampedusa assieme alle organizzazioni della società civile, ai rappresentanti delle istituzioni governative locali e nazionali, per “esprimere vicinanza ai sopravvissuti e parenti delle vittime del naufragio del 3 ottobre e ribadire ancora una volta come salvare le vite in mare resti un imperativo umanitario”. L’Oim, l’Unhcr e l’Unicef riconoscono “l’impegno profuso dal Governo italiano nel campo dell’accoglienza e l’attivazione di una risposta tempestiva alla recente emergenza Covid-19”. Le Organizzazioni delle Nazioni Unite ribadiscono “l’urgenza di ripristinare un’operazione efficace di ricerca e soccorso nel Mediterraneo, a oggi prevalentemente in mano all’importante lavoro delle Ong, di promuovere procedure di sbarco strutturate e condivise, di individuare alternative più sicure agli attraversamenti in mare promuovendo canali regolari di migrazione e di garantire un meccanismo di redistribuzione di quanti arrivano negli Stati membri della Ue”. “Resta inoltre necessaria l’identificazione tempestiva delle categorie più vulnerabili, tra cui minori stranieri non accompagnati e vittime di tratta, per garantire adeguata protezione e accoglienza a chi fugge da violenza, persecuzioni e povertà”.

Oim: aumentato nel 2021 il numero delle persone che hanno perso la vita in mare

14 Luglio 2021 - Berlino - Secondo un nuovo rapporto pubblicato oggi dall'OIM, sono almeno 1.146 le persone che nei primi 6 mesi del 2021 hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere l'Europa via mare. A oggi, quest'anno le morti lungo queste rotte sono più che raddoppiate rispetto allo stesso periodo del 2020, quando il numero noto dei migranti annegati era 513. Il rapporto analizza la situazione in corso lungo alcune delle rotte migratorie marittime più pericolose del mondo. Mentre il numero di persone che tentano di raggiungere l'Europa attraverso il Mediterraneo è aumentato del 58% tra gennaio e giugno di quest'anno rispetto allo stesso periodo del 2020, più del doppio delle persone hanno perso la vita. "L'OIM ribadisce l'invito agli Stati a prendere misure urgenti e proattive per ridurre le morti lungo le rotte migratorie marittime verso l'Europa e rispettare quelli che sono gli obblighi definiti dal diritto internazionale", afferma il Direttore Generale dell'OIM António Vitorino. "Per raggiungere questo obiettivo occorre aumentare gli sforzi di ricerca e soccorso in mare (SAR), stabilire meccanismi di sbarco prevedibili e garantire l'accesso a canali migratori legali e sicuri." L'analisi, realizzata dal "Missing Migrants Project" presso il Global Migration Data Analysis Centre (GMDAC) dell'OIM, mostra come l'aumento dei decessi sia avvenuto in un periodo nel quale da una parte è stato registrato un insufficiente numero di operazioni di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo e lungo la rotta atlantica, e dall'altro è stato osservato un aumento deu migranti intercettati in mare al largo della costa nordafricana. La maggior parte degli uomini, donne e bambini che sono morti nel 2021 allo scopo di raggiungere l'Europa stavano tentando di attraversare il Mediterraneo. L’OIM ha registrato un numero totale di 896 morti per queste rotte. Di queste, almeno 741 persone sono morte sulla rotta del Mediterraneo centrale, mentre 149 persone hanno perso la vita attraversando il Mediterraneo occidentale e 6 sono morte lingo la rotta del Mediterraneo orientale, nel tratto di mare che separala Turchia dalla Grecia. Nello stesso periodo, circa 250 persone sono annegate tentando di raggiungere le isole Canarie in Spagna Lungo la rotta Atlantica. Tuttavia, queste potrebbero essere tutte stime per difetto. Centinaia di casi di naufragi invisibili sono stati segnalati da ONG che si sono messe in contatto diretto con le persone che lanciavano SOS a bordo dei barconi o con le loro famiglie. Questi casi, che sono estremamente difficili da verificare, indicano che il numero di  morti possa essere molto più alte di quanto si pensi. Un esempio di ciò – si legge in una nita dell’Oim - risale al 24 marzo, quando Sohail Al Sagheer, un rapper algerino di 22 anni, è stato dichiarato disperso dopo essere partito con nove amici da Orano, in Algeria, per raggiungere la Spagna. I suoi famlliari hanno condotto un'affannosa ricerca di informazioni per scoprire cosa fosse successo, sconvolti dalla possibilità che potesse essere stato vittima di un naufragio avvenuto al largo di Almería, in Spagna. Il corpo senza vita del ragazzo è stato poi ritrovato il 5 aprile, al largo della costa di Aïn Témouchent, in Algeria. Il rapporto dell'OIM mostra anche un aumento, per il secondo anno consecutivo, delle operazioni marittime degli stati nordafricani lungo la rotta del Mediterraneo centrale. Più di 31.500 persone sono state intercettate o soccorse dalle autorità nordafricane nella prima metà del 2021, rispetto alle 23.117 dei primi sei mesi del 2020. Le operazioni al largo della Tunisia sono aumentate del 90 per cento nei primi sei mesi del 2021 rispetto al 2020. Inoltre, oltre 15.300 persone sono state intercettate in mare e riportate in Libia nei primi sei mesi dell'anno, quasi tre volte di più rispetto allo stesso periodo del 2020 (5.476 persone). Questo è un dato preoccupante visto che i migranti che vengono riportati in Libia sono soggetti a detenzione arbitraria, estorsione, tortura. Il rapporto evidenzia come ci siano ancora delle lacune nei dati relativi ai flussi migratori marittimi verso l'Europa.  Dati migliori possono aiutare gli stati ad affrontare con urgenzagli impegni definiti dall'obiettivo 8 del Global Compact for Migration per "salvare vite e intraprendere sforzi internazionali coordinati sui migranti scomparsi".

OIM: un’altra tragedia nel Mediterraneo, “almeno 50 i morti”

18 Maggio 2021 -

Roma - “Sfortunatamente, un altro naufragio è accaduto al largo di Sfax, in Tunisia. Probabilmente almeno 50 migranti risultano dispersi, 33 i superstiti, tutti provenienti dal Bangladesh”: a dare l’annuncio su Twitter è il portavoce dell’Organizzazione internazionale delle migrazioni Flavio Di Giacomo. L’imbarcazione era partita, scrive il Sir, domenica scorsa da Zwara, in Libia.

Unhcr e Oim: “ripristinare sistema di salvataggio”

11 Marzo 2021 - Ginevra - L’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) e l’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, sono «affranti» per l’ennesima perdita di vite umane nel Mediterraneo centrale a seguito del naufragio di due imbarcazioni al largo delle coste tunisine martedì 9 marzo. Almeno 39 persone sono annegate in un naufragio al largo dell’isola di Kerkennah. Centotrentaquattro sopravvissuti, la maggior parte dei quali provenienti dalla Costa d’Avorio, sono stati portati a riva dalla guardia costiera tunisina. Le operazioni di soccorso sono in corso da ieri, ostacolate dalle dure condizioni meteorologiche. Un secondo naufragio è avvenuto al largo della città di Jebeniana, nel governatorato di Sfax. L’imbarcazione aveva 70 persone a bordo, tra cui quattro bambini, che sono stati tutti portati in salvo. Questi sono gli ultimi di una serie di naufragi al largo delle coste tunisine. L’OIM e l’UNHCR – si legge in una nota - «lavorano con i partner in Tunisia per fornire assistenza di emergenza e cure mediche ai sopravvissuti. Nel 2021, le autorità tunisine hanno effettuato 21 operazioni di salvataggio in mare, a volte anche nei confronti di imbarcazioni partite dalla Libia». «L’approccio adottato dalla Tunisia dimostra che non è solo necessario ma anche possibile garantire la sicurezza delle persone salvate in mare, e al contempo garantire salute e sicurezza per le comunità ospitanti», ha detto il rappresentante dell’UNHCR in Tunisia, Hanan Hamdan. «Lodiamo le operazioni di ricerca e salvataggio delle autorità tunisine e continueremo a sostenerle nel fornire assistenza umanitaria urgente alle persone salvate in mare», ha aggiunto il Capo missione dell’OIM in Tunisia, Azzouz Samri. Almeno 190 persone hanno perso la vita mentre attraversavano il Mediterraneo centrale nel 2021, con una media di quasi tre morti al giorno. Altre 5.700 persone sono arrivate in Italia dal Nord Africa nello stesso periodo. «Il Mediterraneo centrale continua a mietere vittime mentre migliaia di persone si imbarcano in questi viaggi mortali, in fuga dalla povertà estrema, dai conflitti o in cerca di una vita migliore», ha aggiunto Samri:  «continuiamo a chiedere un sistema di ricerca e soccorso proattivo in quella che rappresenta la traversata più pericolosa del mondo, e l’istituzione di un meccanismo di sbarco predeterminato e sicuro per le persone salvate in mare».

Oim e Centro Astalli: profughi nei boschi della Bosnia

29 Dicembre 2020 - Roma - Ci sono tremila persone nei boschi della Bosnia-Erzegovina, vagano all’aperto e esposti al freddo sotto zero. Sono migranti provenienti dalla cosiddetta 'rotta orientale' (su cui il quotidiano  Avvenire ha svolto numerosi reportage) e in attesa di trovare un varco per passare la frontiera con la Croazia e proseguire verso l’Europa occidentale. Si tratta di una «catastrofe umanitaria» secondo Peter van der Auverart, capo missione dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) in Bosnia. Un migliaio di profughi sono sfollati dal campo di Lipa, presso Bihac, devastato da un incendio appiccato nei giorni scorsi dagli stessi migranti dopo la notizia della chiusura della tendopoli per ristrutturazione. Anche il Centro Astalli dei gesuiti si unisce all’allarme «per le condizioni di estremo pericolo, indigenza e sofferenza» in cui versano «migliaia di persone in fuga da contesti di guerra e crisi umanitarie come Iraq, Siria e Turchia. È una situazione di violazione dei diritti umani. L’Europa deve farsi carico di attivare ora piani di ricollocamento in tutti gli Stati membri per portare in salvo migranti forzati che hanno diritto ad essere accolti e protetti. Non è possibile abbandonare degli esseri umani nella neve».