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Migrantes Milano: mons. Delpini incontra i migranti

19 Dicembre 2022 -  Milano – Mercoledì 21 dicembre, alle 20, nella Basilica di Santo Stefano, dopo una sospensione di due anni torna l’atteso e tradizionale incontro tra l’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, e i fedeli delle cappellanie estere cattoliche. Se negli anni scorsi questa occasione si riduceva a un breve momento di dialogo con i soli rappresentanti delle cappellanie prima della celebrazione dei Vespri di Sant’Ambrogio, il 6 dicembre, questa volta, su invito di mons. Delpini, l’incontro sarà più strutturato e aperto a tutti i migranti interessati a partecipare. Dopo una preghiera natalizia nella Basilica di Santo Stefano, l’evento si concluderà con un momento di festa, scambio di auguri e brindisi finale.

Nella diocesi sono circa quaranta le comunità di stranieri cattolici: la più rappresentata è quella filippina che, solo a Santo Stefano, parrocchia “personale” dei migranti nella diocesi, conta otto comunità. Secondi per numero i latino-americani, in particolare i salvadoregni. In espansione, per ragioni comprensibili, anche gli ucraini che dopo il trauma iniziale della guerra si stanno stabilizzando nel territorio, mentre la comunità di migranti più antica in diocesi è quella etiope-eritrea, già presente dalla fine degli anni ’70. Le organizzazioni cattoliche di stranieri fanno capo a 24 cappellani che seguono diverse comunità strutturate con differenti tipologie: le parrocchie “personali”, le cappellanie, le missioni “in cura d’anime”. Nella vita delle comunità straniere di fedeli le difficoltà più significative, spiega don Alberto Vitali, responsabile dell’Ufficio Migrantes e parroco di Santo Stefano, «sono quelle relative al rapporto generazionale. Tra i giovani c’è chi è nato nel proprio Paese di origine e chi in Italia, non esiste un modello di riferimento univoco. È più rappresentativo, invece, il rapporto tra padri e figli, dove la fatica vera è la differenza culturale anche quando la fede, in maniera sentita, è praticata da parte di entrambi».

 

Mons. Delpini: “le vittime trovino in noi un’accoglienza lungimirante e generosa

3 Marzo 2022 - Milano – “Questo momento drammatico, questo tempo confuso, questa umanità smarrita, angosciata, indignata, spaventata, domanda una parola che non sia solo convenzionale, che non sia solo una retorica proclamazione di principi. Quale parola possiamo dire noi, discepoli di Gesù?”. Così l’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, ha iniziato la sua meditazione nel corso dell’Adorazione eucaristica che si è celebrata ieri pomeriggio in Duomo, accogliendo l’invito del Papa a dedicare la giornata del 2 marzo al digiuno e alla preghiera per la pace. “Non disperate dell’umanità. Non pensate solo a voi stessi. Ammonite i violenti. Prendetevi cura delle vittime”: questi i quattro appelli dell’arcivescovo nel suo intervento. Di fronte allo sconforto per questa ennesima guerra, per “la perversione di rapporti tra popoli fratelli che genera il fratricidio, la desolazione di gente che lascia il paese, la casa, la terra”, l’arcivescovo ha invitato anzitutto a “non disperare dell’umanità”: “Continuate a credere che tutti siamo fatti per edificare la fraternità universale. Trovate parole e gesti, pensieri e occasioni per dichiarare la stima, l’invito a conversione, la vocazione all’amore fraterno di tutti gli uomini e le donne che abitano questa terra”. “Nella tragedia abita la tentazione di ripiegarsi su di sé e di intendere il dramma presente solo come un danno economico”, ha proseguito mons. Delpini: “è necessario invece un animo grande e sensibile, che sosta in preghiera per ascoltare lo Spirito che suggerisce le vie da percorrere e non solo i danni prevedibili e i vantaggi probabili. Abbiamo una parola da dire a tutti coloro che vogliono la guerra - ha poi ammonito -: ricordatevi che dovete morire, tutti dobbiamo morire. Dovrete rendere conto a Dio di quello che avete fatto”. “Viene il momento del prendersi cura”, ha concluso l’arcivescovo: “Verranno a bussare persone che hanno perso la casa. Trovino casa tra noi in una accoglienza intelligente, lungimirante, generosa e sollecita. (…) Sia generosa la mano che dona e che organizza il sollievo”.

Mons. Delpini: don Riboldi “ha seminato il vangelo nei cuori dei popoli nomadi”

11 Giugno 2021 - Milano - Si sono svolti questa mattina a Biassono (MB), nella chiesa di San Martino, le esequie di don Mario Riboldi, morto a Varese martedì scorso all'età di 92 anni. Durante il funerale è stato letto un messaggio inviato dall’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini nel quale evidenzia che il sacerdote  "ha vissuto il suo ministero accampato nella precarietà e radicato nel Vangelo di Gesù. Singolare interprete della pastorale dei nomadi don Mario - ha scritto mons. Delpini - ha seminato il Vangelo nei cuori di persone e famiglie nomadi perché ha imparato le loro lingue, condiviso la loro vita, ha pronunciato parole di incoraggiamento e inviti a conversione. Ha seminato. Non ha preteso di raccogliere, non ha calcolato i risultati. Eppure ha raccolto rivelazioni di santità proprio là dove il pregiudizio rivolge uno sguardo di discredito generalizzato: ha infatti recensito e fatto conoscere i santi dei popoli nomadi e i consacrati che dai popoli nomadi si sono fatti avanti per servire la Chiesa: preti, diaconi, suore. Ha vissuto accampato tra gli accampamenti, ora ha lasciato la sua roulotte perché il Signore lo accoglie nella sua dimora eterna. Di là continuerà a sorridere e a pregare per la sua gente e per tutti noi che lo ricordiamo con affetto e preghiamo per lui". Don Riboldi, subito dopo la sua ordinazione sacerdotale nel 1953, cominciò ad incontrare i nomadi della periferia milanese. Iniziò così il suo viaggio con i popoli rom e sinti, vivendoci assieme. Apprezzato e incoraggiato dall'allora cardinale Montini e futuro papa Paolo VI, fu tra i promotori del primo e storico incontro della Chiesa Cattolica con Rom e Sinti a Pomezia, il 26 settembre 1965. Dal 1971 al 2018, per 47 anni, è stato incaricato diocesano per la Pastorale dei Nomadi. Ha svolto diversi ruoli in ordine alla evangelizzazione di rom, sinti e camminanti sia come responsabile diocesano che nazionale, contribuendo a portare per la prima volta un gitano agli onori degli altari: Ceferino Jimenez Mall, il 4 maggio 1997. Preziose le sue traduzioni nelle varie lingue rom della Bibbia, di testi liturgici e canti.  

Milano:l’arcivescovo incontro le comunità etniche prima della festa di Sant’Ambrogio

6 Dicembre 2019 - Milano - Questa sera, prima del discorso alla città in occasione della festa di Sant'Ambrigio, l'arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, alle 17, incontrerà privatamente i rappresentanti delle comunità cattoliche di lingua estera, accompagnati dai rispettivi cappellani. Durante l’incontro, all’arcivescovo e ai cappellani con le Cappellanie, verranno consegnati due docufilm, dedicati rispettivamente alle figure di Ambrogio e del cardinale Alfredo Ildefonso Schuster. I cortometraggi – i primi realizzati dall’Associazione “Cinema cristiano” in un più ampio progetto accompagnato dalla Diocesi -, hanno l’obiettivo di far conoscere, con un linguaggio semplice e un mezzo facilmente utilizzabile anche dai giovani, la storia della Chiesa di Milano, secondo la logica del Sinodo minore “Chiesa dalle genti”, voluta dallo stesso presule lo scorso anno.