Tag: Migrantes Vicenza

Migrantes Vicenza: iniziative per la Giornata Mondiale del Rifugiato

18 Giugno 2020 - Vicenza - In occasione della Giornata mondiale del rifugiato 2020, a Vicenza due eventi specifici sul tema per ricordare coloro che hanno perso la vita cercando di raggiungere l’Europa e per continuare a “confrontarci e ad approfondire le situazioni legate ai flussi migratori” promossi da diverse associazioni e movimenti. Tra queste l’Ufficio Migrantes della diocesi. Nel pomeriggio di sabato 20 giugno video-presentazione del libro “Strade rotte. Settemila chilometri in ciabatte dall’Africa occidentale all’Italia”, edito da Infinito. A dialogare sul libro saranno l’autrice vicentina Cristiana Venturi e Igor Brunello. Il volume percorre, rielaborandole narrativamente, le tappe reali di viaggio di due ragazzi sedicenni partiti dal Gambia e giunti in Italia quasi due anni dopo. Gli incontri, i drammi, il valore della parola “abarakà - grazie”, le violenze subite e l’intensità di un sogno, la forza dell’ospitalità”. Mercoledì 24 giugno  la veglia ecumenica di preghiera "Morire di speranza”, in una formula nuova nel rispetto delle disposizioni sanitarie legate alla pandemia. Si intitola “Ricorda, accendi, prega”, e seguendo questi verbi ciascuno avrà la possibilità di vivere un momento di preghiera libero e personale, guidato dalla Parola di Dio e da un gesto simbolico. Ciascuno si recherà liberamente nella chiesa di Santa Bertilla (via Ozanam 1, Vicenza) all’orario che preferisce tra le 18.00 e le 20.00, sostando in preghiera per il tempo che desidera. Le iniziative siono promossedall’Ufficio Migranes di Vicenza, Centro Astalli Vicenza, Associazione Presenza Donna, Caritas diocesana vicentina, Chiesa evangelica metodista di Vicenza, ACLI Vicenza, Unità pastorale Porta Ovest in Vicenza, Cooperativa Pari Passo, Non Dalla Guerra, e con la partecipazione di Comunità di Sant'Egidio, La Voce dei Berici, Centro Culturale San Paolo.

Migrantes Vicenza: la festa dei popoli animata dalle danze srilankesi

8 Gennaio 2020 - Vicenza «Cattolica significa universale. La Messa di oggi è quella che più esprime il significato di "cattolica", grazie ai vostri colori, alle vostre tradizioni, ai vostri canti. Ed è per questo che è la Messa più bella dell'anno». Con queste parole il vescovo di Vicenza Beniamino Pizziol ha concluso la celebrazione del 6 gennaio, in Cattedrale. La solennità dell'Epifania, da anni per la diocesi veneta è la "Festa dei popoli", perché vi partecipano i membri delle varie comunità etniche cattoliche. Fedeli, che vivono e lavorano nel territorio, ma provenienti dall'Africa, dall'America Latina, dalle Filippine, dallo Sri Lanka, dalle più vicine Ucraina e Romania, si danno appuntamento per leggere, pregare e cantare insieme. Ciascuno arricchendo la celebrazione con i propri canti, la propria lingua e quest' anno per la prima volta anche la propria danza, espressione della comunità sri- lankese. «Ogni cultura è giusto che esprima la propria fede come vuole, e il compito della comunità italiana è accogliere le diversità con rispetto - ha spiegato lo scalabriniano padre Domenico Colossi, direttore dell'Ufficio Migrantes diocesano -. Quando si sradica una pianta, e la si vuole trapiantare, deve rimanere sempre del terreno intorno. Lo stesso vale per le persone; se manca l'identità, è impossibile inserirsi in una comunità». Il vescovo Pizzol nell'omelia, con riferimento ai Magi, ha sottolineato come spesso avvenga che chi è più lontano, è più disponibile, e si mette in viaggio. «Chi invece è più vicino, come la comunità di Gerusalemme, a volte è disturbato dalla novità, in questo caso la presenza di questo nuovo "re". Sono vicini geograficamente - Gerusalemme dista da Betlemme pochi chilometri -, ma sono lontanissimi nel cuore. Quando vado in visita pastorale, vedo invece tante donne venute da lontano per accudire i nostri anziani. Spero - ha detto che voi qui troviate persone che vi accolgono, non che vi respingono». Infine, rifacendosi alla prima lettura, tratta dal libro del profeta Isaia, là dove dice "La nebbia ricopre la terra, nebbia fitta avvolge i popoli", Pizziol ha auspicato che «questa nebbia che avvolge il nostro mondo venga dissolta, con l'aiuto della nostra preghiera della nostra fede». Dopo la benedizione speciale per i bambini, veri protagonisti del Natale, il vescovo ha concluso: «Auguro a chi ha in mano le sorti del mondo che come i Magi decidano di cambiare strada, e si mettano alla luce della stella della pace». (Romina Gobbo - Avvenire)

Migrantes Vicenza: Festa dei popoli con il vescovo mons. Beniamino Pizziol 

3 Gennaio 2020 - Vicenza - Sarà il vescovo di Vicenza, mons. Beniamino Pizziol a presiedere la celebrazione eucaristica in occasione della Festa dei Popoli che si svolgerà, su iniziativa dell’Ufficio Migrantes, a Vicenza . La celebrazione della Santa Messa  dell’ Epifania nella Cattedrale, oltre a ricordarci  di come ogni comunità cristiana è la realizzazione particolare dell’ unica Chiesa santa, cattolica ed apostolica, è “un momento privilegiato” per ascoltare quale cammino di fede le “nostre parrocchie, ormai di diverse lingue e nazioni, siano chiamate ad intraprendere”, si legge in una nota. «Ogni cultura è giusto che esprima la propria fede come vuole e il compito della comunità italiana è di accogliere le diversità con rispetto”, dice al settimanale diocesano “La Voce dei Berici” p. Domenico Colossi, nuovo direttore dell’ufficio Migrantes diocesano: “come all’interno di una famiglia ci si accoglie pur essendoci generazioni e quindi culture diverse, allo stesso modo bisogna camminare insieme all’interno della famiglia della fede cattolica””. P. Colossi, nel suo ministero sacerdotale, ha lavorato anche in Canada, a Vancouver e Toronto dove ha potuto “sperimentare che solo quando le diversità vengono davvero accolte si crea un senso di identità. Pensiamo ad esempio a un italiano migrato in Canada e all’uso dell’espressione ‘italo-canadese’: un nome composto per indicare identità culturale e provenienza nazionale. Qui in Italia abbiamo mai sentito parlare di afro-italiani? Ucraino-italiani?”. “Quando si sradica una pianta – aggiunge - e la si vuole trapiantare, deve rimanere sempre del terreno attorno. Lo stesso vale per le persone, se manca l’identità è impossibile inserirsi in una comunità”. (R.I.)