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Migrantes e Caritas Ugento-Santa Maria di Leuca: oggi l’accoglienza di un ragazzo afghano

26 Febbraio 2023 - Roma - La Caritas e l’Ufficio Migrantes della diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca informano che questo pomeriggio, presso la Parrocchia Madonna delle Grazie di Tutino di Tricase (LE), durante la celebrazione della Santa Messa delle ore 17.30, il vescovo, mons. Vito Angiuli, il sindaco, Antonio De Donno e la comunità parrocchiale daranno il benvenuto a Zawal Fayaz, un ragazzo afghano di 27 anni, giunto in Italia il 23 febbraio, in aereo a Roma, insieme ad altri 96 cittadini afghani, grazie ai Corridoi Umanitari della Cei. Fayaz sarà accolto dalla Chiesa di Ugento – S. Maria di Leuca presso l’Oratorio parrocchiale di Tutino per un anno. Durante quest’anno la comunità sarà coinvolta in un cammino di accoglienza, protezione, promozione e integrazione. La storia di Zawal Fayaz è comune a molti altri suoi concittadini. Ha lavorato per la Nato e per il Governo afgano, nato dopo la sconfitta dei talebani, ma con il ritorno dei talebani, nell’agosto del 2021, la vita per lui è diventata difficilissima come per moltissimi suoi connazionali. L’unica soluzione è stata quella di fuggire via, di lasciare il proprio Paese dove per un breve periodo, durante l’assenza dei talebani, ha avuto la speranza di poter restare e costruirsi un futuro.

GMMR, Migrantes Ugento-Santa Maria di Leuca: pensare al nostro futuro insieme ai migranti

23 Settembre 2022 -  Ugento - La giornata dei migranti, che si celebrerà il prossimo 25 settembre, ha come tema il seguente: Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati. L’attuale situazione geopolitica e socioeconomica, ci vede particolarmente preoccupati proprio circa il futuro, quello della nostra nazione italiana, ma anche quello del mondo intero, quello di tante famiglie e lavoratori e quello dei singoli. Un futuro che, ad un primo sguardo, ci sembra pallido, incerto, quasi fosco per cui ci sentiamo smarriti e impauriti col rischio di perdere anche quello che, come comunità cristiana, ci contraddistingue, ossia uno sguardo di fiducia e speranza; fiducia riposta in Dio e nella sua paterna provvidenza, ma anche nell’uomo e nella sua ontologica propensione al bene, per cui anche se può sembrare che tutto concorra al male, in realtà l’uomo resta sempre capace di scorgere in se le energie e le forze spirituali per essere ciò che effettivamente è: operatore di bene, di giustizia e di pace, capace di custodire il creato e il fratello. In questo scenario, un’altra cosa che rischiamo di perdere di vista è l’attenzione ai nostri fratelli migranti e rifugiati, i quali, come si vede continuano a toccare le nostre terre, anche quelle della nostra diocesi, in cerca di un futuro migliore. La nostra sensibilità, e quella delle nostre comunità cristiane, ancora deve crescere. Resta vero che tanto si è fatto e si fa, ma, mentre ci interroghiamo sul nostro futuro rischiamo di farlo, o a prescindere dai migranti o, peggio ancora, escludendoli, come se essi rappresentassero un pericolo o un’insidia al raggiungimento di un futuro di pace e stabilità per noi. La giornata dei migranti di quest’ anno, ci pone proprio dinanzi a questa sfida: pensare al nostro futuro insieme ai migranti, tenendo presenti due fondamentali realtà. La prima è l’accoglienza, per cui una società che non accoglie non può avere futuro, dal momento che l’accoglienza e l’attenzione verso chi soffre è il segno principale di una comunità aperta al futuro, un futuro contrassegnato non da logiche e calcoli umani ma aperto alla sorpresa di Dio, a ciò che Lui sta preparando e prepara per coloro che lo amano, come dice l’apostolo. Cosa Dio prepara nel nostro futuro? La pace, la giustizia del suo regno che è in mezzo a noi e che viene, e tale futuro di pace è garantito solo a coloro che lo amano. Ma amare Dio vuol dire amare i fratelli, tutti, soprattutto i poveri gli emarginati i migranti. Accogliere il migrante significa accogliere Dio che si fa prossimo a noi nella persona dei nostri fratelli e ci mette alla prova circa la disponibilità ad accogliere, insieme al fratello, anche il suo progetto d’amore per un futuro di pace. L’altro aspetto per cui il nostro futuro, se pur contrassegnato da numerose incertezze, deve essere un futuro inclusivo dei migranti, è l’integrazione. Risulta necessario abbandonare ogni residuo di autoreferenzialità, per cui l’altro, lo straniero, ci toglie qualcosa, ci toglie futuro. Il fratello che viene, anche se chiede, non toglie nulla. Chi domanda non può togliere, tuttalpiù è pronto a donare, a donarsi, nella misura in cui si rispecchia in chi gli dona. In pratica, mentre noi doniamo, in realtà siamo noi a ricevere e mentre il fratello riceve, è lui che si dona, in una dinamica di reciprocità evangelica che ci fa vedere le nostre risorse, non più nostre, ma di tutti, e le risorse altrui, disponibilità aperte a tutti. L’integrazione di cui parliamo è a volte intesa soltanto a senso unico: sono i migranti a doversi integrare nella nostra cultura. Questo è vero, ed è necessario individuare le forme migliori perché questo si realizzi in un equilibrio che consenta di intessere relazioni serene, senza sbilanciamenti e squilibri sociali e culturali. Ma siamo anche noi che dobbiamo integrare il nostro modo di vedere le cose, integrare nel senso di una integrazione della mentalità, mettere ciò che manca, aprire la mente e il cuore alla novità che viene dall’altro, senza paure. In questo senso, ancora una volta, il nostro impegno sarà caratterizzato da un rapporto osmotico tra dare e ricevere, accogliere ed essere accolti, perché forse, a volte, dimentichiamo che anche noi, sia in passato che nel presente, abbiamo avuto il desiderio di essere accolti da qualcuno, anche perché questo è in definitiva, l’anelito e il desiderio di ogni persona umana: essere accolto nel cuore del fratello, per esser accolti nel cuore di Dio. La costruzione del Regno di Dio, a cui siamo chiamati a lavorare continuamente, comprende, come anche papa Francesco dice nel suo messaggio, i nostri fratelli migranti, dal momento che, Dio non esclude nessuno dalla costruzione del Regno, il quale ha le caratteristiche dell’inclusività. Di questo, il Santo Padre, propone una immagine, a mio avviso molto pregnante, attinta dal profeta Isaia, in cui, alla ricostruzione del tempio di Gerusalemme, gli israeliti accolsero di buon grado l’aiuto degli stranieri, che non vennero visti come invasori, ma co - costruttori del tempio, del Regno. Invito i pastori e le comunità a farne tesoro. Sarebbe utile promuovere nelle parrocchie almeno uno o due incontri con i fedeli, in cui si possa leggere il messaggio del Papa e porre in atto una riflessione comunitaria. Oltre a questo, propongo di vivere un momento comunitario di preghiera, con ascolto della Parola di Dio, per preparare le comunità a vivere con consapevolezza, non soltanto la giornata dei migranti, ma tutto l’impegno che deve scaturirne, per la nostra vita cristiana. Infine, propongo di aggiungere alla preghiera universale delle celebrazioni di domenica 25 settembre una speciale intenzione per i migranti che potete attingere dai formulari liturgici in uso, oppure da comporre in comunità coinvolgendo i laici, o ancora, utilizzando la preghiera composta da papa Francesco in coda al suo messaggio. (don Fabrizio Gallo - Ufficio Migrantes Ugento-Santa Maria di Leuca)

Migrantes Ugento-Santa Maria di Leuca: una giornata diocesana per i migranti a Felloniche

30 Luglio 2020 -    Ugento – Papa Francesco, a sette anni dalla sua visita a Lampedusa, ha celebrato la Santa Messa in memoria dei migranti defunti in mare. Purtroppo non solo Lampedusa ma anche la nostra costa salentina e quindi anche la nostra bella Leuca è continuo teatro di numerosi sbarchi di fratelli e sorelle in cerca di rifugio e accoglienza e, costa molto dirlo, anche nel nostro mare si sono verificati eventi luttuosi. Per questo principale motivo, questo nostro ufficio diocesano, già da qualche anno, ha pensato di proporre una giornata di riflessione durante l’estate per ritornare sul luogo in cui qualche anno fa veniva rinvenuto il corpo senza vita di una donna: il lungomare di Felloniche, che diventa pertanto, un luogo simbolo capace di spronarci ad una sempre più attenta riflessione per un impegno comunitario a servizio dei nostri fratelli in difficoltà e perché non avvenga più ciò che tristemente ricordiamo. Il nostro vescovo ha sempre dimostrato particolare sensibilità ed interesse per questa problematica che ci vede impegnati come Chiesa accanto alle autorità e istituzioni civili, nel promuovere una cultura dell’accoglienza e del sostegno concreto a favore dei richiedenti asilo. Questo impegno ci viene dal Vangelo stesso della carità e dalla nostra vocazione di “Chiesa di frontiera”, chiamata ad essere ponte e varco di speranza, faro di accoglienza e segno di corresponsabilità. Anche quest’anno, dunque, nonostante la difficile situazione che viviamo a causa della pandemia, abbiamo voluto vivere questa giornata diocesana per i migranti e abbiamo a Felloniche, con la Celebrazione Eucaristica presieduta dal vescovo e con alcuni significativi spunti di riflessione. Questa iniziativa ha visto la collaborazione di due uffici diocesani: migrantes e caritas, perciò, approfitto per ringraziare il caro don Lucio Ciardo per il continuo e proficuo impegno in ognuna delle numerose iniziative caritative che propone alla sensibilità della Chiesa diocesana.

don Fabrizio Gallo

Direttore Migrantes diocesano