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Acli: “già 215 morti da inizio anno, invochiamo la pace anche per il Mediterraneo”

14 Marzo 2024 -
Roma - “Sono già 215 i migranti morti nel Mediterraneo nel 2024, il doppio rispetto ai decessi registrati nello stesso periodo del 2023, annus horribilis per i naufragi. Un vero bollettino di guerra destinato ad incrementare i suoi numeri nel silenzio delle istituzioni nazionali e dell’intera Comunità europea. La retorica non serve. La strumentalizzazione politica ancora meno. Sono morti, e non hanno colpe. Ma non è una notizia inaspettata, meno ancora sorprendente”. E' quanto scrivono le Acli nazionali commentando la notizia dell’ultimo naufragio, con almeno 60 vittime.  Tra loro anche diverse donne e almeno un bambino. A raccontarlo sono stati i naufraghi stremati dalle ustioni e dai morsi della fame e della sete – circa 25 uomini in condizioni di salute precarie – tratti in salvo dalla nave Ocean Viking della ong SoS Mediterranee. L’ennesimo viaggio della speranza con a bordo 12 minori, partito dalla Libia una settimana prima della sciagura, con destinazione Lampedusa. “Numeri - scrivono - della vergogna che occupano per qualche ora le cronache, suscitano reazioni emotive a sprazzi ma non producono interventi e provvedimenti immediati ancorché necessari a salvare le vite di quanti fuggono da guerre, persecuzioni e violenze, nella speranza di poter trovare protezione e riparo”.  “Un naufragio che fa male, ancora una strage che poteva essere evitata: oggi, come Acli, al ‘Cessate il fuoco’ uniamo anche il ‘Fermiamo le morti nel Mediterraneo'”. “A poco più di un anno dalla strage di Cutro nulla è cambiato”, sottolinea la nota ricordando come già allora “i provvedimenti assunti dal Governo fossero anacronistici e persino ingiusti: un approccio irrazionale e securitario al fenomeno migratorio, che di fatto costringe tanti esseri umani in fuga da situazioni disperate ad entrare dentro l’anonimato dell’irregolarità, senza alcuna prospettiva di integrazione e di riscatto”. Per arginare future possibili tragedie come questa, affermano le Acli, “continuiamo incessantemente a chiedere di attivare percorsi sicuri e legali; modi alternativi di arrivare, regolamentati, selezionati e gestiti in maniera controllata, con mezzi sicuri, in tempi normali e con costi umani ed economici accettabili e dignitosi anziché insostenibili, a cui unire politiche di integrazione sociale e culturale davvero praticate. Si faccia presto, la posta in gioco non è solo la vita degli esseri umani che arrivano ma la de-umanizzazione di chi li vede arrivare, senza fare nulla per evitare tali tragedie”.

Scalabriniane: la vergogna umanitaria nel Mediterraneo impone una risposta dagli Stati

28 Aprile 2021 - Roma - “La vergogna umanitaria dei nuovi migranti morti nel Mediterraneo pone gli Stati nazionali davanti alla loro stessa responsabilità di dover rispondere al loro grido d’aiuto. Non possiamo voltarci pensando che l’unica emergenza di oggi sia la pandemia Covid. La crisi sociale, economica, le violenze, continuano a esserci quotidianamente in ogni angolo del pianeta. Assistere, quasi indifferenti, ad un ulteriore naufragio nel Mediterraneo, in un mondo che dovrebbe essere più solidale perché impegnato nella stessa battaglia della pandemia, vuol dire aver perso sul fronte della globalizzazione dei valori dell’identità dell’Europa, continente dove molti hanno sempre trovato spazio per realizzarsi come persone”. A dirlo è suor Neusa de Fatima Mariano, superiora generale delle Suore Missionarie di San Carlo Borromeo/Scalabriniane, alla luce dell’intervento di Papa Francesco durante il Regina Coeli dello scorso 25 aprile. “La strategia per una politica che possa prevenire altra ecatombe, Papa Francesco la ha lanciata da anni ed è fin troppo chiara: accogliere, proteggere, promuovere, integrare - aggiunge suor Neusa – Ci uniamo alla voce accorata del Papa: potenziare i corridoi umanitari, valorizzare le reti di cooperazione internazionale, spingere a rafforzare le intese con chi per vocazione e carisma, sostiene in modo aperto e gratuito le politiche migratorie. E un pensiero va a Nadia De Munari, la missionaria laica uccisa brutalmente a colpi di machete in Perù. Offriamo la nostra preghiera perché si fermi questo clima d’odio che si somma alle tragedie del Mediterraneo. Non lasciamo affondare con gli ultimi 130 morti ogni appello”.

 

Vescovi Sicilia: “un grido non ascoltato che ci interroga”

26 Aprile 2021 - Palermo - “L’ennesima tragedia nel Mar Mediterraneo, cimitero assurdo di altri 130 migranti, morti dopo due giorni di invocazione di aiuto non ascoltata” è “un nuovo episodio di ‘barbarie dal volto umano’ aggiunta a tante altre, documentate con attenzione dalla nostra stampa cattolica”. Così mons. Antonio Staglianò, vescovo di Noto e delegato Migrantes della Conferenza Episcopale Siciliana, ha commentato l’ennesimo naufragio di migranti nel Mediterraneo. “Fratelli tutti”, prosegue il vescovo, “non è un semplice sogno del Papa o di alcuni visionari. È l’unico futuro degno dell’umanità”. “Così, con tanti altri, mentre chiediamo all’Europa dei governanti di ripensare a una rinascita dalla pandemia nel segno dell’apertura alla famiglia umana e dell’attenzione ai più deboli, ci sentiamo tutti coinvolti per la nostra parte nell’esodo necessario dall’indifferenza alla fraternità”, aggiunge mons. Staglianò, ricordando che “la Chiesa, per questo, pone segni, accogliendo i poveri del territorio e i migranti con reti di prossimità e presidi di legalità, e vuole essere segno di un’umanità fraterna”. “Le sue prese di posizione – spiega – non sono dettate da ‘visioni politiche’, ma dall’urgenza del senso della giustizia del Vangelo. Tantomeno propongono ‘soluzioni tecniche’ alla politica, mentre non possono non fare appello alla coscienza di tutti, perché si resti umani e si consegni alle nuove generazioni un mondo bello e ospitale”. “Aiutare vite in difficoltà, accresciute nei nostri territori dalla pandemia, e soccorrere vite in pericolo è un dovere a cui non si può venire meno, perché ogni persona, soprattutto se nel bisogno e in pericolo, è immagine di Dio e sua visita”, ammonisce mons. Staglianò, convinto che “aiutando e salvando i più deboli salviamo anche noi da un’indifferenza che anestetizza e insterilisce”. È “tempo di coraggio, di generosità, di visione lungimirante”. “È tempo di una nuova immaginazione della società aperta e solidale, che si radica nel cuore di chi vuole restare umano e consegnare un’eredità di vita buona ai figli”, continua il vescovo che ritiene “indispensabile evitare di fermarci alle parole: è urgente impegnarci a esserci con quella carità che, come lucidamente affermava il beato Antonio Rosmini, è vera se unisce corpo, intelligenza e cuore!”. Ricordando l’intenzione di preghiera recitata ieri in tutte le parrocchie della Sicilia per volere dei vescovi della Regione, mons. Staglianò conclude affermando che “l’esodo che urge è il passaggio dall’indifferenza alla fraternità, per dare senso alla preghiera cristiana, diversamente alienante”.

Papa Francesco: “ancora morti nel Mediterraneo, è il momento della vergogna”

26 Aprile 2021 - Città del Vaticano – “Molto addolorato” per la tragedia che “ancora una volta si è consumata nei giorni scorsi nel Mediterraneo. Centotrenta migranti sono morti in mare. Sono persone, sono vite umane, che per due giorni interi hanno implorato invano aiuto, un aiuto che non è arrivato”. Lo ha detto papa Francesco ieri al termine della preghiera mariana del Regina Coeli commentando la tragedia in mare dei giorni scorsi e invitando ad “interrogarci tutti su questa ennesima tragedia. È il momento della vergogna”. “Preghiamo – ha detto il Papa - per questi fratelli e sorelle, e per tanti che continuano a morire in questi drammatici viaggi. Preghiamo anche per coloro che possono aiutare ma preferiscono guardare da un’altra parte”. (R. Iaria)  

Card. Bassetti:  la crisi del Mediterraneo è “la crisi dei migranti che si consuma nel silenzio assordante delle acque del mare”

13 Gennaio 2020 - Roma -  “La crisi del Mediterraneo è poi la crisi dei migranti che si consuma nel silenzio assordante delle acque del mare”. Così il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, ha definito una delle crisi in atto nel Mediterraneo, che faranno da sfondo all’incontro convocato dalla Cei a Bari dal 19 al 23 febbraio. “Anche se diminuiscono le morti in mare, il rischio delle traversate rimane altissimo”, ha fatto notare il cardinale nell’incontro preparatorio all’evento svoltosi a Campobasso nei giorni scorsi: “Nel 2019 i migranti, arrivati in Europa via mare, sono stati più di 110mila e per il sesto anno consecutivo la cifra supera quota centomila. I migranti morti ufficialmente, ma il conteggio rischia di essere ben più alto, è di 1.283. Questa crisi migratoria diventa poi una crisi dei diritti umani: in particolar modo, nei campi e nelle prigioni, in Libia, nei campi profughi di Turchia, nelle isole greche come Lesbo. Anche per questo la situazione migratoria non può essere letta solo alla luce della mancanza di sviluppo e della instabilità ma deve essere inserita, invece, in un processo epocale che va governato con carità e responsabilità. Un processo alla cui base si colloca la difesa dell’incalpestabile dignità della persona umana. Come cristiani non possiamo tacere quando una vita, foss’anche una sola vita, viene uccisa o rischia di essere cancellata”. “Senza dubbio, fra i Paesi del Mediterraneo le contraddizioni emergono con forza”, ha commentato il cardinale: “Perché in questa regione, oggi è ancora ben visibile la frontiera fra il mondo dell’opulenza e quello della miseria, tra quello dell’esclusione e quello dell’inclusione, tra i produttori e gli scarti”. I cristiani, in questo contesto, “possono essere un seme di profondo cambiamento delle prospettive storiche”: “Come cristiani che abitano con fiducia i cammini ecumenici siamo chiamati a contribuire a costruire l’unità nelle differenze e ad essere un vaccino contro ogni tentazione di scontro di civiltà o di utilizzo ideologico dell’identità religiosa per dividere o alzare muri”, la proposta del presidente della Cei.  

Card. Bassetti: “non ci potrà mai essere un’Europa stabilmente in pace, senza pace nel Mediterraneo”

13 Gennaio 2020 -

Roma - “Non c’è Europa senza Mediterraneo e non c’è Mediterraneo senza Europa. Non ci potrà mai essere un’Europa stabilmente in pace, senza pace nel Mediterraneo”. Parola del card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, che nell’incontro svoltosi a Campobasso in preparazione all’incontro di Bari (19-23 febbraio), che si concluderà con la messa del Papa, ha fatto notare che “il Mediterraneo unisce e divide i popoli rivieraschi, unisce e divide il mondo. La storia dell’Europa moderna ci dice che quando il Mediterraneo è usato per dividere, i poveri – a qualsiasi riva appartengano – finiscono per soffrirne. È un inganno demagogico e pericoloso far credere che la divisione offra garanzie: l’interdipendenza dei popoli, infatti, non è una scelta ideologica ‘buonista’, è un dato di realtà che va gestito”. “Mai come oggi c’è un enorme bisogno di pace”, la tesi del presidente della Cei: “Pace nei nostri cuori, indubbiamente, ma anche pace per tutti quegli uomini, donne e bambini che trovano la morte nei conflitti del Mediterraneo e pace per tutte quelle famiglie che in questi Paesi, in particolar modo, in Siria hanno perso tutto: gli affetti, la casa, la vita”. L’incontro di Bari, ha spiegato il cardinale, “vuole essere proprio questo: il cantiere di un sentiero di pace. Il luogo di costruzione concreta di un cammino di coesione sociale, di incontro tra le persone e di dialogo tra uomini e donne. Una pace concreta, vera, autentica che parta da quella visione dell’uomo che la tradizione abramitica ci ha lasciato in eredità. ‘Chi è l’uomo e perché te ne curi?’ si chiede il salmista. Ecco questo non è solo un interrogativo ma è un orizzonte di fede che si trasforma in un imperativo di vita che deve prendere forma quotidianamente nel nostro vissuto” e che “non può essere derubricata soltanto a parola affettuosa o a concetto emozionale”. (Sir)