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Incontro sul Mediterraneo: la ricerca del comune nelle diversità e il rifiuto della guerra

24 Febbraio 2022 - Firenze - Sono entrati nel  vivo i lavori di “Mediterraneo frontiera di pace”, il Convegno dei Vescovi in corso a Firenze. Si parte dal ragionare sull’ambiente naturale di un Vescovo, quello in cui di giorno in giorno egli esercita la sua missione: la città, con la vita di cittadinanza e i diritti di cittadini e comunità religiose al suo interno. E i Vescovi, seduti attorno ad un tavolo, ad ascoltare e a raccontarsi il vissuto delle proprie diocesi e la realtà delle proprie città, hanno subito ricevuto una prima conferma: se le sfide sono condivise – le disuguaglianze, le crisi ecologiche, la povertà, la migrazione, in un circolo continuo in cui una circostanza causa l’altra e viceversa – il Mediterraneo è anche un mare di differenze. Siamo tutti diversi, ha detto Mons. Antonino Raspanti, Vescovo di Acireale e Vicepresidente CEI. Dalle coste del sud francese a quelle libanesi, dalla Grecia alla Tunisia, da Sarajevo a Rabat, si osserva una pluralità ricchissima, un moltiplicarsi di prospettive che fa assumere agli stessi concetti base della discussione, la libertà, la dignità, il rispetto, la democrazia, i diritti, una profonda diversità di significati. La prima questione è, allora, se sia possibile trovare un terreno comune. Una risposta si è già intravista in mattinata, e sta nell’apertura e nella gratuità con cui le comunità cattoliche mediterranee, in tanti scenari diversi, compresi i teatri di conflitto e gli snodi delle rotte migratorie, hanno offerto i propri servizi e il proprio aiuto a chiunque, senza fare distinzioni di appartenenza etnica, politica, religiosa, sociale. La città stessa è per vocazione il luogo di ricomposizione delle diversità, come Gerusalemme, dove, nella concretezza della vita quotidiana, può riconciliarsi la separazione tra appartenenza statale e nazionale. A dirlo è il Patriarca di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa. La drammatica evoluzione della crisi ucraina non può che attirare di continuo il pensiero dei Vescovi. Qualcuno cerca la soluzione alle difficoltà nella guerra, ma noi no, scandisce l’Arcivescovo di Lussemburgo, il Cardinale Jean-Claude Hollerich. I Vescovi a Firenze credono nel potere dell’ascolto e del dialogo, sono qui per questo e, percorrendo questa via, vogliono offrire il proprio contributo alla costruzione della Chiesa e della società del futuro. Cosa possono fare? La preghiera è la prima reazione, come dice l’Arcivescovo di Firenze, il padrone di casa, il  card.  Giuseppe Betori. L’uomo è in grado di fare la guerra, la pace è, invece, un dono che va implorato. Possono dimostrare, e rinnovare ad ogni occasione, la propria amicizia e vicinanza verso il popolo ucraino, verso l’Arcivescovo di Kiev Svjatoslav Ševčuk, alla cui lettera i Vescovi di Firenze hanno risposto con un messaggio di solidarietà. Possono, e devono, evitare di alimentare i conflitti, rifiutando il fondamentalismo ed esercitando l’apertura verso l’altro e l’accoglienza. Ma intendono anche fare di più. Per questo invieranno un proprio appello al Consiglio europeo straordinario, convocato in serata a Bruxelles, per chiedere che le istituzioni nazionali e sovranazionali “facciano di tutto”, così il card. Hollerich, per fermare l’escalation e restaurare la pace. Sorprendentemente, tuttavia, l’agenda del Convegno non si trova ad essere del tutto stravolta dal degenerare dello scenario ucraino. I temi programmati del confronto sono in fondo alla radice anche di questo drammatico evento. L’incontro, il dialogo, l’ascolto, l’avvio di una ricerca comune, non servirebbe altro. È l’occasione per lanciare un segnale forte, da Firenze al mondo.  

Mario Draghi a Firenze e i sogni traditi della gioventù mediterranea

24 Febbraio 2022 - Firenze - Nel Sud del Mediterraneo si specchia il futuro dell’umanità. È proprio così, se si pensa che la percentuale di giovani con meno di quindici anni nei Paesi che vi si affacciano è doppia rispetto a quella europea e che le persone che convergono sulle sue coste provengono dai Paesi, quelli asiatici e africani, in cui si concentra oltre la metà della popolazione mondiale di adolescenti. Questi giovani hanno il diritto di crescere e di accedere a tutte le possibilità, hanno il diritto di realizzare la propria personalità: rappresentano il pianeta di domani e dal loro successo dipende quello dell’intero genere umano. Eppure, la realtà spesso tradisce le loro aspirazioni. È a questi giovani che rivolge il pensiero il Presidente del Consiglio Mario Draghi, intervenuto ieri davanti ai circa 60 Vescovi riuniti a Firenze fino al 27 febbraio per discutere delle attuali sfide intermediterranee. Perché, ha detto il Primo ministro, occuparsi del Mediterraneo vuol dire innanzitutto prendersi cura delle nuove generazioni, tutelare i loro diritti e, dunque, combattere gli ostacoli che si frappongono alla loro piena realizzazione: la disoccupazione e le discriminazioni del mondo del lavoro, gli insufficienti investimenti nella scuola e nella formazione, la crisi climatica e l’inquinamento, con i disastri ecologici e ambientali che ne derivano, l’instabilità politica che minaccia la sicurezza e impedisce ogni progetto. Tutto ciò intrappola i giovani mediterranei nel destino di spostarsi da sud verso nord. Parlare di giovani e di Mediterraneo conduce fatalmente a parlare di migrazioni. Anche la migrazione, come tutte le altre sfide mediterranee, riguarda in primo luogo i giovani. Ed è una migrazione spesso difficile, non liberamente scelta, ma imposta dalla durezza del contesto di provenienza, dalle scarse opportunità che offre. In molti casi, è una migrazione senza alternative, la più rischiosa perché la più disperata. Chi la intraprende è disposto ad accettare l’evenienza della morte ai confini d’Europa evocata dal card. Gualtiero Bassetti, per freddo nella neve dei Balcani o per annegamento nelle acque del Canale di Sicilia o dell’Egeo. Non sono solo i Paesi di provenienza a perdere i loro cittadini di domani: quella che migra è la gioventù del mondo ed è allora l’umanità intera a privarsi del proprio futuro. Mario Draghi ha invocato una gestione della migrazione nuova, che sia condivisa, equilibrata, umana. Per realizzarla, ha chiesto l’aiuto dei Vescovi di fronte a lui, sottolineando il loro ruolo imprescindibile di guide del dialogo e della mediazione. La sua speranza è che il Convegno incoraggi un contrasto concreto e quotidiano alle divisioni e alle ingiustizie, che parta dal cuore delle comunità mediterranee, che si svolga al livello delle persone. È un tema che ritorna, è il grande tema di questo Convegno: impegno nella solidarietà e nella vicinanza, come tra i Vescovi a Firenze così per i popoli che li aspettano in patria e per tutti i popoli del mondo. (Livia Cefaloni)

Draghi a incontro sul Mediterraneo: “serve gestione condivisa, equilibrata e umana delle migrazioni”

24 Febbraio 2022 -
Firenze - “Oltre alle scarse opportunità lavorative, anche l’instabilità politica contribuisce a indurre decine di migliaia di persone, tra cui molti giovani, a emigrare non solo per opportunità, ma per necessità”. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Mario Draghi, intervenendo, ieri pomeriggio, alla giornata di apertura dell’incontro dei vescovi e dei sindaci del Mediterraneo, in corso a Firenze. “Un fenomeno che attualmente porta con sé enormi rischi per chi arriva in Europa dal Nord Africa o dai Balcani”, ha sottolineato il premier: “E che al momento rappresenta un problema per i Paesi di origine, che perdono energie vitali, e per i Paesi di arrivo, che spesso faticano a integrare i nuovi arrivi, ad accoglierli con dignità”. “Il mar Mediterraneo ci ricorda che ciò che accade nell’Egeo riguarda anche il Tirreno, ciò che avviene al largo della Tunisia o della Libia si ripercuote sulle coste della Sicilia”, il monito di Draghi: “Più volte in passato ho ribadito l’importanza di una gestione condivisa, equilibrata e umana delle migrazioni. Condivisa perché, senza un’assunzione di responsabilità collettiva, l’azione europea non potrà mai essere giusta ed efficace. Equilibrata, perché non basta contrastare i flussi illegali, ma serve curare con attenzione l’accoglienza. E umana, perché non possiamo essere indifferenti rispetto alle sofferenze dei migranti”.

Card. Bassetti: impegni concreti dall’Incontro sul Mediterraneo

24 Febbraio 2022 - Firenze - «I rappresentanti delle comunità ecclesiali e civili si ritrovano uniti nella città di Giorgio La Pira per riaffermare i valori di riconciliazione, concordia e fraternità». Così il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, in un editoriale che compare sul numero di "Famiglia Cristiana" da oggi in edicola. «Tutti ci sentiremo e saremo coinvolti. In una parola, tutti ci sentiremo impegnati a far crescere segni concreti di speranza», prosegue il presidente dei vescovi italiani. Di seguito il testo del suo intervento.     «Ecco l’opera che il Signore vi affida per questa amata area del Mediterraneo: ricostruire i legami che sono stati interrotti, rialzare le città distrutte dalla violenza, far fiorire un giardino laddove oggi ci sono terreni riarsi, infondere speranza a chi l’ha perduta ed esortare chi è chiuso in se stesso a non temere il fratello. E guardare questo, che è già diventato cimitero, come un luogo di futura risurrezione di tutta l’area”. Questa consegna affidataci da papa Francesco al termine del primo incontro “Mediterraneo frontiera di pace”, tenuto a Bari nel febbraio del 2020, mi ha segnato nel profondo. In questi due anni l’eco di quelle parole ha continuato a risuonare nelle mie orecchie, ma soprattutto nel mio cuore, indicando un percorso da dover proseguire. Non nascondo che mi sono sentito accarezzato e sostenuto dal sindaco “santo” Giorgio La Pira. Dalla sua ispirazione e accogliendo anche le condivisioni dei vescovi del Mediterraneo, ho pensato di dover convocare un nuovo incontro, questa volta a Firenze, dal 23 al 27 febbraio, per riprendere il filo di una riflessione che continua a essere centrale per le nostre città. Ne è testimonianza il fatto che il sindaco Dario Nardella abbia rimotivato l’intuizione iniziale, sposandola e facendosi promotore di un evento con i suoi colleghi rivieraschi. Le due anime – ecclesiale e civile – si ritroveranno, si confronteranno e assumeranno anche impegni concreti, nello stile del Documento di Abu Dhabi. è urgente, infatti, far emergere un bene comune del Mediterraneo, costruendo il quale si pone un tassello determinante e imprescindibile per l’intera famiglia umana. Il sigillo ai nostri desideri verrà posto da papa Francesco che sarà con noi domenica 27 febbraio. Che vivremo un evento storico è anche testimoniato dalla presenza del Presidente del Consiglio Mario Draghi, alla giornata di apertura dell’incontro dei vescovi, e del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, domenica 27. Sono certo che, come avvenne a Bari, i vescovi porteranno a Firenze la vita di comunità cristiane che vivono la loro comunione ecclesiale come germe dell’unità dell’intera famiglia umana: una realtà sacramentale e quindi fatta di grazia e di materia, una storia di liturgia, teologia, vita cristiana vissuta e orientata alla riconciliazione e alla fraternità nel segno profetico, così chiaro a La Pira e sancito dal Concilio Vaticano II e dalla Fratelli tutti di Francesco. I sindaci mediterranei porteranno certamente la storia di comunità provate dalla pandemia, dalla lunga crisi economica e dalle crisi migratorie; presenteranno il volto autentico di città in cui sono tuttora le macerie delle guerre. Tutti ci sentiremo e saremo coinvolti. In una parola, tutti ci sentiremo impegnati a far crescere segni concreti di speranza. (Card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, presidente della Cei)

Che il respiro mediterraneo pervada il mondo intero: la prolusione del card. Bassetti all’apertura del Convegno di Firenze

(foto Livia Cefaloni) 23 Febbraio 2022 - Firenze - Ai piedi della facciata di Santa Maria Novella illuminata dal sole del primo pomeriggio, parlando tra loro tante lingue diverse, i Vescovi sfilano uno dopo l’altro e"spariscono" nel chiostro. È ora ufficialmente aperto il Convegno “Mediterraneo frontiera di pace”, un 'sinodo' mediterraneo, proseguimento del percorso avviato a Bari due anni fa, che dovrà accostare preghiera e iniziativa, il binomio lapiriano di contemplazione e azione, per rilanciare il ruolo delle città e delle Chiese davanti alle sfide che mettono in crisi il nostro presente. Per recuperare, come ha detto il card. Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana,  in apertura della sua prolusione, il “respiro mediterraneo”: lo spirito dei popoli mediterranei, il modo in cui essi, storicamente e naturalmente, affrontano e superano le difficoltà, attraverso il dialogo, la comunione, la solidarietà, verso la costruzione e la difesa della pace mondiale. Pace, appunto. È ironicamente tragico che un convegno sulla pace si apra proprio in questo momento, mentre un turbinio di annunci e smentite pare spingere il mondo sull’orlo di una guerra di dimensioni che non si osservavano da tempo. Perché è vero che subito dopo il crollo del muro di Berlino, dal 1991 con la prima guerra del Golfo, i focolai di crisi si sono accesi uno dopo l’altro, costringendo le nuove generazioni di tanti popoli a non conoscere altro che violenza. Ma la forza distruttrice della Seconda guerra mondiale e della Guerra fredda, con l’incombente minaccia nucleare, parevano un capitolo chiuso. Non è così, la pace non è mai data per sempre. E ci ritroviamo di nuovo sull’orlo della fine. I Vescovi sono a Firenze per mettersi in ascolto dei venti di guerra e delle invocazioni di pace. Lo dimostra il gesto del card. Bassetti, che apre il suo intervento leggendo la lettera inviatagli dall’arcivescovo di Kiev, Svjatoslav Ševčuk. Si scusa di non essere a Firenze, dov’era atteso, ma, dice, ha sentito il dovere di rimanere accanto al suo popolo, nella sua terra “martoriata” che rischia di trasformarsi in un “campo di morte”. Chiede che la speranza non si spenga. Non si può smettere di sperare quando la posta in gioco è la salvezza dell’umanità, perché, nell’era atomica, è questo il bene che una guerra mette in pericolo. Come evitarla, dunque? La risposta sta tutta nell’ideale realista di Giorgio La Pira, nel cui spirito si svolge il Convegno di questi giorni , in continuità con i Colloqui mediterranei che egli ideò. Occorre un cambio di passo, “dal paradigma del più forte a quello cooperativo e della solidarietà”, dallo sforzo di sopraffazione, prima causa di tutte le sofferenze, all’integrazione reciproca, che non è poi null’altro che un ritorno alla natura profonda dell’essere umano. L’ascolto e l’aiuto reciproco sono le guide che conducono fuori dalla crisi. Ce lo ha mostrato anche la pandemia, quando a fianco, e spesso all’ombra, di divisioni e disparità, si sono moltiplicate le espressioni di amicizia sociale. È il fiore della speranza che nasce nella scarpata. E appunto un germoglio di speranza vuole essere l’incontro di Firenze. L’auspicio, proclamato a Bari da Papa Francesco all’inizio del cammino che prosegue oggi, è di ricostruire i legami interrotti e rialzare le città distrutte. Quando gli Stati sembrano non riuscire a superare la logica del predominio, ripartire da qui, dalle comunità mediterranee, attraverso il lavoro comune dei loro riferimenti spirituali, per cercare rimedi alle tante crisi che oggi increspano le acque del nostro mare e offrire modelli ben al di là di questa piccola, fondamentale regione. (Livia Cefaloni)  

Card. Bassetti: “i nostri fratelli schiacciati dalle guerre, dalla fame, dal freddo o annegati sono i primi destinatari dell’annuncio evangelico”

23 Febbraio 2022 -
Firenze - “I nostri fratelli schiacciati dalle guerre, dalla fame, dal cambiamento climatico, alcuni dei quali muoiono di freddo ai confini di Europa o annegano nel Mediterraneo, sono i primi e privilegiati destinatari dell’annuncio evangelico”. Lo ha detto il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, che aprendo a Firenze l’incontro dei vescovi e dei sindaci del Mediterraneo ha esortato i presenti a raccogliere l’invito di Papa Francesco a dar corpo ad una “teologia del Mediterraneo”. Punto di partenza: l’umanesimo, “che questa culla fiorentina ha fatto crescere proprio grazie alla presenza dei padri e dei loro seguiti in città. Noi cristiani siamo ancora divisi, ma possiamo e dobbiamo offrire al mondo una visione condivisa dell’uomo nella sua integralità e nella sua integrazione in un creato che ha bisogno della sua cura e della sua custodia”.

Una diplomazia delle Chiese e delle città per ripensare la cooperazione in materia migratoria

23 Febbraio 2022 - Firenze - Libia e Italia sono incredibilmente vicine fra loro, e non solo perché a separarle ci sono poco più di 250 miglia marine (neppure 500 chilometri). Le unisce un passato condiviso, anche se spesso doloroso: la storia della dominazione coloniale italiana, conflittuale e violenta, chiusa nel 1951 con la proclamazione dell’indipendenza libica, ha pesato sulle relazioni tra i due Paesi che, tuttavia, non si sono spente mai. Anche nei momenti di tensione e isolamento internazionale vissuti durante la dittatura di Gheddafi, sono proseguiti gli scambi economici e culturali, testimonianza di interessi e radici comuni. Così, quando con il rovesciamento del regime e la frammentazione territoriale e politica, non ancora risolta, la lunga costa libica, ormai libera da controlli, si è trasformata nel luogo di partenza ideale per i migranti diretti in Europa, l’Italia è parsa il partner naturale di una cooperazione per la gestione dei flussi, tanto più che era in Italia che quei migranti, i sopravvissuti al viaggio, venivano a sbarcare. Diversi accordi si sono succeduti, tracciando un’evoluzione delle strategie culminata nel Memorandum del febbraio 2017, tuttora in vigore. Il suo cuore è il trasferimento degli oneri legati all’immigrazione (controlli dei documenti, ricezione ed esame delle domande di protezione, accoglienza, rimpatri) dal luogo di destinazione (l’Italia) al luogo di partenza (la Libia), mentre le autorità italiane si impegnano a supportare materialmente le attività necessarie, con mezzi e finanziamenti. Si chiama esternalizzazione delle frontiere, ad oggi è la politica europea ufficiale in materia migratoria (lo stesso schema è adottato, ad esempio, tra UE e Turchia) e il suo obiettivo dichiarato è evitare le morti in mare, prevenendo le partenze. È un obiettivo legittimo e doveroso, dalla prospettiva dei migranti prima che degli Stati, perché sono loro i primi ad aver diritto a una migrazione ordinata e sicura e ad un’accoglienza dignitosa. Solo che spesso ciò viene dimenticato: non si aprono canali d’ingresso alternativi, non si vigila sulla correttezza delle procedure d’asilo e l’unica cosa che sembra importare è l’alzata di una barriera sui confini europei, indifferente a quanto avviene al di là, nel mare, dove i migranti sono intercettati con le armi, e a terra, dove sono detenuti in condizioni disumane. Cooperare è necessario quando le questioni travalicano i confini, ma il faro deve rimanere il rispetto della persona, dei diritti, della vita. La collaborazione italo-libica deve essere ripensata, lo chiedono da tempo organizzazioni umanitarie e organismi internazionali per la tutela dei diritti umani. Papa Francesco ha definito l’attuale sistema “criminale”. L’incontro di Firenze sul Mediterraneo, che si apre noggi, può essere il punto di partenza: in città arriveranno Vescovi dell’area nordafricana e mediorientale e alcuni Sindaci libici, riferimenti fondamentali in un territorio in cui, nella perdurante assenza di un solido potere centrale, gli unici decisori restano le autorità locali (non è un caso che l’attuazione dello stesso Memorandum abbia richiesto l’accordo con una delegazione di sindaci libici). È l’occasione per accantonare le difficoltà, e il distacco, dei rapporti intergovernativi e mettere in pratica la “diplomazia delle città”, o delle Chiese, come l’ha definita mons. Antonino Raspanti, vicepresidente della CEI, alla ricerca di soluzioni nuove, davvero umane. (Livia Cefaloni)  

Incontro sul Mediterraneo: un volume del card. Bassetti su La Pira donato agli ospiti

23 Febbraio 2022 - Firenze - In occasione dell’Incontro “Mediterraneo frontiera di pace” che si apre oggi a Firenze viene presentato in anteprima il volume scritto dal cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, e dedicato a Giorgio La Pira che ha influenzato profondamente il porporato quando era prete a Firenze e che lo ha ispirato per ideare il forum ecclesiale nel 2020 a Bari e l’appuntamento di questa settimana lungo l’Arno. Il libro si intitola "Il pane e la grazia (Libreria Editrice Vaticana) riprendendo due parole care al sindaco “santo”. Al centro della riflessione di Bassetti «la profezia di La Pira per la Chiesa e il mondo di oggi», spiega il sottotitolo. La pubblicazione verrà donata dal cardinale a tutti i vescovi del Mediterraneo che partecipano alle giornate toscane. «Il diritto al pane si intrecciava visceralmente con la fame di Dio – nota il presidente della Cei –. Da questo punto di vista, l’incontro spirituale e umano con il cattolicesimo fiorentino e con la figura di Giorgio La Pira è stato decisivo. Quest’uomo minuto, di origini siciliane, che si era fatto povero tra i poveri, che scrutava il mondo con lo sguardo lungo del profeta, “aveva il senso dei fini”, come disse Paolo VI, e “sapeva dove andare”».

Perugia: preghiere per la pace tra Russia e Ucraina e per l’evento “Mediterraneo, frontiera di pace 2”.

22 Febbraio 2022 - Firenze - Anche la comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve prega per la pace tra Russia e Ucraina e per il buon esito dell’evento “Mediterraneo, frontiera di pace 2” (Firenze, 23-27 febbraio) promosso dalla Presidenza della Cei dopo il primo incontro a Bari di due anni fa. Lo annuncia, alla vigilia di quest’evento, il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, presidente della Cei e suo promotore ispirato dalla profezia di Giorgio La Pira, il sindaco “santo” di Firenze impegnato per la pace fra le nazioni, organizzatore, nella città medicea, dei “colloqui mediterranei”. Saranno a Firenze Papa Francesco e il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, domenica 27, il Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi, mercoledì 23 febbraio, e oltre centoventi tra vescovi e sindaci in rappresentanza delle Chiese e delle città di tre continenti che si affacciano sul Mediterraneo. Un evento più che mai necessario in un momento in cui soffiano forti venti di guerra. Sulla crisi russo-ucraina il cardinale Bassetti esprime la sua vicinanza alle popolazioni coinvolte, in particolare ai numerosi ucraini che vivono in Umbria (alcuni dei quali li conosce personalmente), chiedendo alla sua comunità diocesana di pregare incessantemente affinché prevalga la pace. "I nostri amici ucraini testimoniano giorno dopo giorno la loro grande trepidazione per quello che sta accadendo di irreparabile nel loro Paese – commenta il cardinale –. Il Signore, attraverso la sua Parola, ci esorta a preservare la pace, a costruire la pace dove essa è in pericolo. Lo chiede a tutti i cristiani e a tutti gli uomini di buona volontà nell’essere uniti nella promozione della pace”. In vista dell’evento di Firenze "sento il dovere di dire una parola a tutti voi, che siete la mia famiglia diocesana", scrive Bassetti nel suo messaggio rivolto alla comunità perugino-pievese. "È un fatto di rilievo storico che le Chiese si incontrino in quanto mediterranee – prosegue il presule –, perché i problemi del mare nostrum vanno affrontati e risolti insieme. Occorre una visione poliedrica e non miope per affrontare le gravi crisi dell’area mediterranea. Anche l’incontro dei sindaci riveste un analogo valore storico e profetico. Nel pensiero di La Pira, le città sono il nesso attraverso cui passa la storia, perché è in esse e grazie ad esse che le giovani generazioni accolgono valori, sogni, tecnologie per far fronte alle sfide presenti". "Purtroppo, di fronte ad enormi problemi le comunità locali non hanno parola, perciò è giusto che le posizioni delle varie popolazioni vengano proposte ed ascoltate: siamo nella logica del Sinodo universale, per tutte le Chiese, voluto da Papa Francesco. La Pira, sindaco di una Firenze ancora in gran parte da ricostruire, dopo la fine della guerra e di fronte alle problematiche questioni abitative, disoccupazionali, e perfino riguardanti le nuove povertà del dopoguerra, considerò suo dovere scommettere il proprio futuro politico sulle 'attese della povera gente". "Il Mediterraneo è uno dei teatri massimi delle tensioni sociali" e, evidenzia Bassetti, "considerando a fondo la prospettiva lapiriana, sono convinto che c’è un bene comune del Mediterraneo, costruendo il quale si pone un tassello determinante e imprescindibile per l’intera famiglia umana. Sono certo che, come avvenne a Bari, i vescovi porteranno a Firenze la vita di comunità cristiane che vivono la loro comunione ecclesiale come germe dell’unità dell’intera famiglia umana: una realtà sacramentale e quindi fatta di grazia e di materia, una storia di liturgia, teologia, vita cristiana vissuta e orientata alla riconciliazione e alla fraternità nel segno profetico, così chiaro a La Pira e sancito dal Concilio Vaticano II e dalla Fratelli tutti di Francesco". "I sindaci mediterranei che hanno risposto all’invito del loro collega di Firenze, Dario Nardella – conclude il cardinale –, porteranno in quella città la storia di comunità provate dalla pandemia, dalla lunga crisi economica e dalle crisi migratorie; presenteranno il volto autentico di città in cui sono tuttora le macerie delle guerre. Proprio perché avranno negli occhi i bisogni di persone in carne ed ossa, bambini, giovani, anziani, con i loro desideri di vita, di benessere economico e di serenità, questi sindaci, ne sono certo, matureranno insieme desideri e proposte di vita, di benessere economico e serenità spirituale. Tutti ci sentiremo e saremo coinvolti. In una parola, tutti ci sentiremo impegnati a far crescere segni concreti di speranza".

Numeri e dinamiche della migrazione mediterranea: di cosa parleranno i Vescovi al tavolo di Firenze

22 Febbraio 2022 - Firenze - Poco più di 10mila persone migranti sono approdate in Europa nelle prime settimane del 2022 (sino al 14 febbraio). A portarli qui, un viaggio via mare da Asia e Africa attraverso il Mediterraneo. Chi sono? Per lo più uomini adulti, ma ci sono anche donne (l’8%) e minori (il 20%). In effetti, ogni cinque persone che arrivano, una è un bambino e, per la maggior parte, un bambino solo. I più di loro sono nati in Tunisia, Egitto, Bangladesh, Siria, Eritrea o nell’area subsahariana. Il gruppo più numeroso tra i minori non accompagnati è quello afghano. I Tunisini si sono imbarcati nel loro Paese, gli altri hanno dovuto transitare per la Libia: qui hanno trascorso mesi o anni in attesa dell’occasione di partire, hanno incontrato discriminazione e sfruttamento, si sono ritrovati imprigionati o in mezzo ai combattimenti. La traversata in mare non è stata semplice: 229 persone sono annegate o rimaste disperse. Si aggiungono alle 23.490 vittime registrate dal 2014, che fanno del Mediterraneo la rotta migratoria più letale al mondo. Chi è sbarcato lo ha fatto in Spagna (6.393 persone) e in Italia (3.913 persone), molti meno sono approdati tra Grecia, Cipro e Malta. Il rischio di naufragare è alto. Quando un’imbarcazione si trova in difficoltà, interviene spesso la Guardia costiera libica: oltre 30.000 persone sono state ricondotte in Libia nel 2021, con la prospettiva della detenzione fino al rimpatrio. Altre volte, il soccorso è offerto dalle (poche) navi umanitarie rimaste a pattugliare il Mediterraneo, ma, una volta a bordo, le difficoltà non sono finite e possono volerci giorni, addirittura settimane, prima che un Paese europeo metta a disposizione un proprio porto per lo sbarco. Appena la scorsa settimana, la ONG Sos Mediterranee ha dovuto attendere 4 giorni al largo prima di poter sbarcare a Pozzallo le 247 persone, in condizioni di salute precarie, che aveva tratto in salvo. È questo il quadro della migrazione mediterranea, dipinto da IOM e UNHCR, alla vigilia dell’incontro a Firenze dei Vescovi e Sindaci del Mediterraneo che inizierà domani. Tra i punti del loro confronto, il fenomeno migratorio non manca. D’altra parte, numeri e dinamiche non sono una novità, al punto che è ormai diventata automatica l’associazione tra Mediterraneo e migrazione violenta. Inedita può essere, tuttavia, l’occasione di affrontare il tema ad un livello meno spersonalizzato rispetto a quello delle politiche nazionali. A Firenze siederanno i rappresentanti delle realtà direttamente coinvolte dalla migrazione e dall’accoglienza: parrocchie, diocesi e organizzazioni religiose, promotrici dell’esperienza dei corridoi umanitari, l’unica forma attualmente praticata di immigrazione sicura per chi è costretto a partire, e città, che organizzando l’accoglienza diffusa hanno saputo costruire integrazione positiva e trarne opportunità per gli accolti e per il territorio. Vescovi e Sindaci sono coloro che guardano i migranti negli occhi, che, come dice Papa Francesco, sfiorano le loro mani: dal loro confronto ci si può attendere l’indicazione di una via nuova per una gestione della migrazione finalmente umana, che abbia al suo cuore le persone e i loro diritti. (Livia Cefaloni)