8 Maggio 2020 - Roubaix - Sono Leonardo, 55 anni, figlio di emigrati italiani, cresciuto fin da piccolo nell’ambito della Missione Cattolica italiana di Roubaix dove nella mia giovinezza ho avuto il missionario don Ferruccio Sant come guida e ora sono medico specialista in ematologia, e curo i pazienti affetti da leucemia.
Da 22 anni lavoro al Centro Ospedaliero Universitario di Lilla. Nel mio lavoro mi occupo prevalentemente di trapianti di midollo osseo e nel mio reparto ne eseguiamo più di cento all'anno. I nostri pazienti colpiti da questa malattia richiedono cure mediche molto approfondite che riempiono le mie lunghe giornate in ospedale.
Lo scoppio della pandemia di Covid-19 mi ha provocato sofferenza perché ha colpito fortemente prima di tutto il paese di origine dei miei genitori ancora viventi qui in Francia e anche perché anche io sono italiano.
Quando questa pandemia ha colpito la Francia, mi sono subito offerto volontario per curare i pazienti infetti ricoverati nell'ospedale dove lavoro. E cosi mi sono trasferito all'unità COVID per adempiere quello che considero un dovere e per aiutate i medici.
Qualche settimana dopo mi sono ammalato anch'io di questa infezione virale e ho dovuto assentarmi dal lavoro per tre settimane e vivere in quarantena in famiglia: ho tre figli, due femmine e un maschio. Per fortuna non sono stato ricoverato perché non ho avuto complicazioni respiratorie.
Questo periodo mi ha permesso di rileggere la mia vita quotidiana, una vita che assomiglia a molte persone di oggi. Ho misurato quanto siamo prigionieri di questa società consumista e individualista e quanto abbiamo dimenticato di guardarci attorno e di “andare” verso gli altri. Ora sto bene e non esiterò a tornare di nuovo in questa unità di malattia per continuare la mia missione e cioè quella di curare. (Leonardo)