Tag: Mci Romania

Benedetto XVI: Mci Romania, “con la profondità e la chiarezza dei suoi documenti e delle sue catechesi è riuscito ad essere ‘lampada che risplende’ per tutti noi”

31 Dicembre 2022 - Bucarest - Un “Eterno riposo…” per papa Benedetto XVI: "con la profondità e la chiarezza dei suoi documenti e delle sue catechesi è riuscito ad essere 'lampada che risplende' per tutti noi". Lo dice a www.migrantesonline.it il coordinatore della Missioni cattoliche Italiane in Romania, don Valeriano Giacomelli. "Personalmente - aggiunge - faccio spesso riferimento a lui per i miei dialoghi con le coppie che preparo per il matrimonio e per il battesimo. Per me è stato e rimane un esempio per quanto riguarda il suo essere, da una parte, un uomo di grande fede e dall’altra, un uomo, pur nella sua timidezza, di grande umanità, disposto sempre a dialogare con tutti, presentando, in ogni circostanza - conclude - argomenti solidi e direi ragionevolmente incontestabili a favore delle sue affermazioni. Preghiamo affinché possa godere per l’eternità della 'Luce' che si è incarnata per illuminare il mondo".

MCI in Europa: oggi su Radio Mater le comunità italiane in Romania

26 Aprile 2022 -
Milano – Oggi, martedì 26 aprile 2022, andrà in onda l’ottava puntata de «Gli italiani nel mondo. E la Chiesa con loro». La trasmissione – in diretta su Radio Mater dalle ore 17.30 alle ore 18.30, l’ultimo martedì di ogni mese – presenta alcune Missioni cattoliche italiane, soprattutto europee. Esse, sono animate da circa 700 operatori (laici/laiche consacrati e non, sacerdoti diocesani e religiosi, suore). Lo spazio radiofonico di aprile, ospiterà – collegato da Oradea – don Valeriano Giacomelli, delegato Migrantes delle Missioni Cattoliche  Italiane in Romania. Nell’occasione, con Massimo Pavanello – sacerdote della diocesi di Milano, ideatore e conduttore della trasmissione, con la consulenza della Fondazione Migrantes – saranno descritte anche le attività umanitarie che i nostri connazionali, in Romania, stanno svolgendo nei confronti dei cittadini dalla confinante Ucraina. Radio Mater (www.radiomater.org) si può ascoltare – in Italia – attraverso la radio (sia in Fm sia in Dab) o la televisione (Digitale terrestre – Canale 403). In tutto il mondo, scaricando la app dedicata; oppure, all’indirizzo internet https://www.radiomater.org/it/streaming.htm

MCI in Europa: martedì su Radio Mater le comunità italiane in Romania

22 Aprile 2022 - Milano - Martedì 26 aprile 2022, andrà in onda l’ottava puntata de «Gli italiani nel mondo. E la Chiesa con loro». La trasmissione - in diretta su Radio Mater dalle ore 17.30 alle ore 18.30, l’ultimo martedì di ogni mese - presenta alcune Missioni cattoliche italiane, soprattutto europee. Esse, sono animate da circa 700 operatori (laici/laiche consacrati e non, sacerdoti diocesani e religiosi, suore). Lo spazio radiofonico di aprile, ospiterà - collegato da Oradea - don Valeriano Giacomelli, delegato Migrantes delle Missioni Cattoliche  Italiane in Romania. Nell’occasione, con Massimo Pavanello - sacerdote della diocesi di Milano, ideatore e conduttore della trasmissione, con la consulenza della Fondazione Migrantes - saranno descritte anche le attività umanitarie che i nostri connazionali, in Romania, stanno svolgendo nei confronti dei cittadini dalla confinante Ucraina. Radio Mater (www.radiomater.org) si può ascoltare - in Italia - attraverso la radio (sia in Fm sia in Dab) o la televisione (Digitale terrestre - Canale 403). In tutto il mondo, scaricando la app dedicata; oppure, all’indirizzo internet https://www.radiomater.org/it/streaming.htm

Mci Romania: il settimanale “Adeste” compie 10 anni

Ok21 Febbraio 2022 - Bucarest - 522 numeri in dieci anni di vita per il settimanale delle Missioni Cattoliche Italiane in Romania.

In questi anni più di una volta mi sono sentito fare questa domanda: “ma come è nata la nostra rivista?”. Ho sempre dato la stessa risposta, spontanea: “è nata per poter avere uno strumento di collegamento e di informazione per gli italiani che sono lontani dalle nostre Missioni, ma anche per gli italiani che le frequentano”. Eravamo alla fine del 2011, anno in cui si era appena aperta la quinta delle Missioni Cattoliche di lingua italiana in Romania, quella di Cluj. Ora, con Oradea, sono sei. Immediatamente dopo la rivoluzione si era potuto riprendere a celebrare la Messa in lingua italiana presso quella che, fin dal 1916, veniva comunemente chiamata “la Chiesa Italiana di Bucarest” dove le comunicazioni liturgiche si erano potute riprendere normalmente solo dall’inizio del 1990. Nel 2004, con l’arrivo del mio confratello orionino, don Belisario Lazzarin, la suddetta Chiesa, intitolata al Redentore, che nel frattempo, era divenuta parrocchia, venne eretta a “Rettoria Italiana”. La delicatezza del vescovo, mons. Ioan Robu, fece sì che, proprio dal 1990, come primo parroco venisse nominato un etnico italiano, don Luigi Vittorio Blasutti, nato a Buzau da genitori italiani immigrati dal Friuli, nel periodo interbellico. Il nostro fondatore, San Luigi Orione, fin dagli inizi della fondazione della Congregazione, chiamata “Piccola Opera della Divina Provvidenza”, aveva inviato i suoi sacerdoti, affinché si prendessero cura dei connazionali italiani, sia in Albania che in alcuni stati dell’America Latina. Questo per dire che la cura pastorale degli italiani emigrati all’estero fa parte del nostro carisma. Prima di me molti altri confratelli, sia in Europa che in altre nazioni del mondo, si sono occupati della cura pastorale e umana degli emigrati italiani come orionini, ma anche come sacerdoti della Fondazione Migrantes. Ecco che, anche in Romania, non poteva essere altrimenti. Infatti, per la cura pastorale degli italiani presenti, accanto a don Belisario, si affiancarono altri miei confratelli e con loro, grazie al benestare dei vescovi locali, si è potuto dare vita alle Missioni di cui accennavo prima: Bucarest; Iasi; Timisoara; Alba Iulia; Cluj e, da quasi un anno, si è aggiunta Oradea. Nel 2011 vi erano già cinque Missioni e ci si era resi conto molto chiaramente che molti italiani, pur desiderandolo, per via delle distanze geografiche, non riuscivano a frequentare le Missioni. All’ora nacque l’idea di fondare "Adeste". Fin dall’inizio apparve sia in forma cartacea che in forma telematica. Si è scelta anche quest’ultima modalità proprio per garantirne a tutti la fruizione (in Romania la rete internet è notoriamente buona e abbastanza diffusa sul territorio). Ma perché "Adeste?" Semplice, si era a Iasi nel periodo natalizio e al signor Pietro Marchettini, cofondatore e caporedattore, e a me, venne spontaneo dare al nostro settimanale il nome di uno dei più noti canti natalizi, inoltre, il nome stesso sottolinea l’invito alla partecipazione alla vita della comunità. L’abbiamo definito un settimanale di informazione e cura pastorale. Questo ha fatto sì che i contenuti principali trattati fossero di informazioni legate alla vita degli italiani, sia etnici che di recente immigrazione; notizie legate alla vita della Chiesa, in primis del Papa; alle notizie di pubblica utilità riprendendo anche quelle diffuse dalla nostra Ambasciata Italiana, ad esempio: ultimamente abbiamo dato ampia eco alla elezione del Comites; alle notizie provenienti dalle Missioni e, non da ultimo, alle letture della Messa domenicale sempre accompagnate da un breve commento. Da qualche anno siamo inoltre entrati a far parte della Federazione Italiana dei Settimanali Cattolici (FISC) nella sezione Estero. Certamente 10 anni ci fanno sentire ancora “piccoli” e ci rendiamo conto che abbiamo “molta strada da fare” riguardo al far sì che, anche grazie a questa nostra rivista, gli italiani presenti in Romania riescano ad essere più coesi e a “far Comunità”. Accennavo prima che uno dei contenuti sempre presenti nel nostro settimanale è la Parola di Dio domenicale con lo scopo di favorire la preparazione per quello che dovrebbe essere per tutti un appuntamento stabile e cioè la partecipazione fisica alla Messa. Soprattutto all’estero c’è bisogno di essere accompagnati in quella che è l’integrazione nel tessuto ecclesiale e sociale del territorio in cui si vive. A questo riguardo riteniamo importante sostenere i nostri connazionali tramite un passaggio graduale. Mi sento di dire che le nostre tradizioni, a livello di usi, costumi e sentimenti religiosi, sono molto profonde ed anche apprezzate. Siamo convinti che la partecipazione alla Messa in lingua italiana di ogni domenica, proprio perché a scadenza fissa e ravvicinata, sia per noi, che viviamo all’estero, la modalità più importante ed efficace di “fare comunità”, comunità attorno alla Parola di Dio, all’Eucaristia e tra di noi, ma anche con coloro che ci ospitano e che, per motivi di famiglia o di amicizia/lavoro, si sentono in comunione con noi. (p. Valeriano Giacomelli)  

Mci Romania: la visita del card.Percă a Greci

16 Aprile 2021 - Bucarest - Sabato scorso il card. Aurel Percă, arcivescovo di Bucarest ha visitato la Missione Cattolica Italiana di Greci. Durante la celebrazione eucaristica ha benedetto l'olio che brucia sull'icona di S. Lucia, in memoria degli italiani vissuti nel Comune greco. La comunità italiana del comune di Greci nacque quando re Carol I chiamò gli italiani (artigiani nella lavorazione della pietra) a lavorare il granito nelle montagne della Dobrogea. Durante l’incontro anche una breve storia dell’emigrazione italiana in questa città preparata dall'insegnante, Celia Onțeluș e un ric ordo dei “propri antenati italiani emigrati dall'Italia in queste terre di Dobrogea”. Durante l’omelia il porporato si è congratulato con la comunità italiana “per la loro testimonianza su questa terra di Dobrogea”.  

MCI Romania: dalla Domenica delle Palme una nuova comunità a Orodea

9 Aprile 2021 - Bucarest - Dallo scorso 28 marzo, Domenica delle Palme, la Missione Cattolica Italiana in Romania ha un'altra Missione ad Oradea, grazie alla "benevolenza del vescovo mons. László Böcskei", sottolinea il coordinatore nazionale delle Missioni Cattoliche Italiane in Romania, don Valeriano Giacomelli. Orodea è situata a nord-ovest della Romania, capoluogo della provincia Bihor. In questa zone - dice don Valeriano - si stima una presenza di italiani che si aggira intorno alle 600 unità. La Santa Messa verrà celebrata nella chiesa situata nel centro fortificato della città chiamato Cetate. La chiesa ospita per le funzioni liturgiche anche un'altra minoranza, quella slovacca, ed è un edificio progettato da un architetto italiano.  Questa chiesa - sottolinea il sacerdote italiano - è parte integrante del Palazzo Principesco all'interno della Fortezza di Oradea.  

P. Clemente Gatti: la testimonianza di un religioso al servizio degli italiani in Romania

24 Marzo 2021 - Roma - Padre Clemente Gatti, che morì dopo un duro trattamento in carcere, «si trovò a vivere a Humedoara, in Romania, dove costatò la presenza di molti italiani che si erano più o meno stabiliti nella regione trans-caucasica per motivo di lavoro, alcuni in forma definitiva, altri solo nelle stazioni di lavoro. Gli italiani, non parlando il rumeno, oppure l’ungherese, non frequentavano i sacramenti». E allora - ricorda a www.migrantesonline.it il vice postulatore della causa di beatificazione e canonizzazione p. Claudio Bratti - p. Clemente iniziò a cercarli, celebrare la Santa Messa per loro, invitarli a regolarizzare la loro esistenza dato che alcuni erano conviventi e i bambini privi del battesimo”. Per questo motivo la Legazione Italiana (così si chiamava allora l’Ambasciata), lo nominò Console per aiutare i nostri connazionali nelle pratiche di regolarizzazione e per altre pratiche burocratiche. Siamo intorno agli anni 40-50 del Novecento. Qui p. Gatti arriva nel 1938: oggi vogliamo raccontare la sua storia nella Giornata di preghiera e digiuno in memoria dei Missionari Martiri. Una data significativa che ricorda l’uccisione, avvenuta il 24 marzo 1980, di mons. Oscar Arnulfo Romero, arcivescovo di San Salvador, e canonizzato nel 2018. Il presule fu ucciso durante la celebrazione della Messa, “punito” per le sue denunce contro le violenze della dittatura militare nel Paese. Clemente – dice p. Claudio Bratti - si diede da fare per assistere anche economicamente alcune famiglie. Per il Natale, la Legazione Italiana gli inviava giocattoli per i bambini che lui poi distribuiva. Con l’espulsione di mons. Mantica, primo parroco italiano a Bucarest, nonostante il pericolo di cui p. Clemente ne era ben cosciente, si offrì per sostituirlo. Gli italiani avevano costruito una chiesetta e una canonica che oggi si trova nel centro di Bucarest, contava con 7/8 mila fedeli italiani, con l’arrivo del regime comunista si ridussero a meno di mille, rimasero soltanto vecchi, poveri e ammalati, incapaci di intraprendere una nuova avventura di emigrazione. P. Clemente «li assisté spiritualmente, visitandoli, interessandosi presso la Legazione Italiana per provvederli di legna durante l’inverno, le medicine e altre necessità. Li visitava vestito in borghese perché il Governo aveva proibito l’uso della talare». Nato a Caselle di Pressana (VR) il 16 febbraio 1880, Pietro Ernesto Domenico Gatti - questo il suo vero nome prima di quello religioso di Clemente - a 15 anni entra nell’ordine dei Frati Minori Francescani. Ordinato sacerdote a Roma il 2 aprile 1904 in S. Giovanni in Laterano, si specializza in Teologia dogmatica e inizia ad insegnare in Sardegna, Malta, Veneto, Ungheria e Romania. Dopo varie esperienze l’impegno in Romania: «Mi raccomandai al Cuore SS. di Gesù perchè mi aumenti - scrive il 6 luglio 1943 in una lettera al Superiore Generale dell’Ordine dei frati Minori Francescani - in me la sua Grazia e benedica l’apostolato che esercito, con il permesso dei superiori e dell’Ordinario, tra i molti connazionali sparsi in queste regioni, religiosamente trascuratissimi, e viventi in deplorevoli irregolarità matrimoniali. Con carità, pazienza e zelo, tante piaghe si risanano. Come vede faccio il missionario: l’ideale della mia vita». E in altra lettera dell’8 novembre 1944, entra nel dettaglio della sua attività con gli italiani in Romania: «la mia vita si svolge invariata: scuola ed apostolato tra gli operai connazionali sparsi un po’ ovunque in queste regioni. Li visito, li aiuto, predico, celebro». Con la seconda guerra mondiale la Romania viene invasa dall’Armata Rossa. Il convento di Hunedoara (nella Transilvania che allora faceva parte del regno della Romania) dove viveva p. Gatti viene occupato dalla Securitatea, la polizia segreta del regime comunista. Tutti i chierici sono rimandati alle loro case, i sacerdoti deportati al vescovado di Alba Julia. P. Gatti, in quanto cittadino italiano, ottiene il permesso di trasferirsi a Bucarest, dove, anziché rientrare in Italia, accetta l’incarico di rettore della chiesa italiana il cui fondatore (il vicentino mons. A. Mantica) veniva espulso dal regime in quei giorni. Anni difficili questi: vengono soppresse tutte le comunità religiose cattoliche e le diocesi ridotte a due. Le comunità religiose femminili devono concentrarsi in due comunità rurali e quelle maschili in un unico centro. Gatti continua a svolgere il suo ministero a Bucarest oggetto di “speciali sospetti e di arbitrarie violenze”. Molte le difficoltà che religioso deve affrontare: percorre l’intera città da una parte all’altra per andare a trovare i nostri connazionali, per confortarli e aiutarli. Ma questo suo attivismo viene segnalato alle autorità rumene che lo considerano quasi un sovversivo. In questo periodo - racconta p. Bratti - sono molte le testimonianze che raccontano degli aiuti di p. Gatti ai cittadini italiani: medicine, generi alimentari e anche contributi in denaro per pagare le spese di riscaldamento. Inoltre si fa carico di distribuire gli aiuti che arrivano dal Vaticano per sostenere le piccole comunità cattoliche. Una attività non passa inosservata alla Securitate che nel marzo del 1951 lo arresta poiché un sacerdote greco-cattolico, trovato in possesso di denaro, fu costretto con la tortura a rivelare chi glielo aveva fornito. E sottoposto quindi a vari maltrattamenti e, dopo il tipico processo farsa viene condannato a 15 anni di carcere duro e 10 anni di privazione dei diritti civili. Il 14 aprile del 1952, su pressioni del Governo italiano, viene liberato e consegnato alla frontiera con l’Austria, in condizioni estremamente precarie a causa del duro lavoro e del trattamento ricevuto in carcere. Due giorni dopo arriva a Vienna dove viene ricoverato in una clinica. “Era - ha raccontato p. Serafino Mattiello - ridotto ad una larva di uomo, semiparalizzato, con la perdita quasi totale della favella”. Si decide, dopo le prime cure, di farlo proseguire per Padova, dove giunge il 15 maggio per essere ricoverato nell’infermeria che da poco i Frati Minori avevano aperto a Saccolongo. Secondo un medico che lo visita in quei giorni gli sarebbe stata tirata la lingua in modo violento, oppure prodotto un taglio alla base della lingua stessa, forse per non fargli raccontare le violenze e le torture subite. Muore dopo tre settimane, il 6 giugno 1952. Dopo un trentennio il Governo Rumeno chiede scusa per il trattamento riservato a p. Clemente Gatti decretandone l’abilitazione civile mentre la diocesi di Padova avvia il processo di canonizzazione, concluso a livello diocesano ed ora in discussione preso la Congregazione per le Cause dei Santi. (Raffaele Iaria)  

MCI Romania: ieri l’Arcivescovo di Bucarest alla chiesa italiana

14 Dicembre 2020 - Bucarest - Domenica 13 dicembre 2020 presso la Chiesa italiana del Santissimo Redentore di Bucarest l’Arcivescovo metropolita della città, mons. Aurel Percă ha celebrato la Messa delle ore 11,15 per la Comunità Italiana (https://www.migrantesonline.it/2020/12/13/mci-romania). Nella III Domenica di Avvento, l’Arcivescovo ha invitato tutti a rallegrarsi sempre nel Signore, a cercare la gioia. Ha ricordato un proverbio uruguaiano che dice: “prenditi tempo per ridere perché il riso è la musica dell’anima”. Viviamo un tempo di grande preoccupazione, ha detto, ma non possiamo dimenticare che la volontà di Dio è quella di essere sempre pieni di gioia. Oggi il Vangelo ci presenta la figura imponente di “un uomo mandato da Dio”, San Giovanni Battista. Egli preparava la gente a scoprire il Messia che verrà e può essere anche quello che desta in noi un’attesa vera. L’Arcivescovo ci ha poi raccontato la storia di un vecchio monastero, che negli anni era andato in crisi: i monaci erano sempre meno ed invecchiavano, nessun novizio si faceva avanti e la gente aveva smesso di frequentare il monastero. Quanto erano rimasti ormai solo sette monaci, l’abate decise di fare visita ad un eremita che viveva nei boschi per chiedere un suo conforto. L’eremita gli disse: uno dei monaci che vive nel monastero è il Messia, ma vive in segreto. Quando l’abate riportò ai suoi compagni quello che aveva sentito dall’eremita, i vecchi monaci si guardarono l’un l’altro per capire chi fosse il Messia. Che fosse il monaco che prega di più, ma che fa meno lavori. O quello che aiuta tutti, ma a cui piace mangiare e bere. I monaci sapevano che uno degli altri poteva essere il Cristo. Così cominciarono ad amarsi di più ed una nuova vita ricominciò nel monastero. La gente sentì questo nuovo spirito, così cominciò di nuovo a frequentare il monastero e ben presto dei giovani novizi si fecero avanti. Il messaggio dell’Arcivescovo è quello che “Cristo vive in mezzo a noi, come uno di noi”. Giovanni Battista annuncia lo stesso messaggio. Attendiamo il Natale, ci dice, consapevoli che Cristo viene, ma Cristo è sempre in mezzo a noi. Al termine della Celebrazione Maria Laura Ciampoli, una catechista, ha presentato all’Arcivescovo la comunità italiana che si riunisce tutte le settimane alla Messa presso il Centro Don Orione di Volontari, alle porte di Bucarest. Al Centro si tiene il catechismo e la preparazione per i primi sacramenti per i ragazzi e le loro famiglie. Questo permette di essere vicini alla vita del centro dove anziani, disabili e giovani trovano un ambiente che li cura e li aiuta a vivere nell’amore cristiano. L’Arcivescovo ha ringraziato la comunità ed ha detto che sarà sempre vicino a tutte le parrocchie ed ai loro bisogni. (don Maurius)    

Mci Romania: oggi l’arcivescovo di Bucarest incontra la comunità italiana

13 Dicembre 2020 - Bucarest - Oggi la comunità italiana in Romania in festa. Questa mattina la S. Messa in lingua italiana nella Chiesa italiana del Santissimo Redentore a Bucarest (ore 11,15) sarà presieduta dall'arcivescovo metropolita di Bucarest, Aurel Perca. Il presule vuol conoscere la Comunità Italiana e porgere anche i suoi auguri per il prossimo Natale. “Una bella occasione – dice il coordinatore delle Missioni Cattoliche Italiane in Romania, don Valeriano Giacomelli - per mostrare al nostro arcivescovo il nostro affetto e la nostra riconoscenza per la possibilità di avere la Messa e gli altri sacramenti nella nostra lingua”. Ad accogliere il presule e presentare la comunità italiana sarà il rettore della Chiesa, don Marius Beresoaie e il cappellano della comunità italiana della Capitale Rumena, don Damian Ciobanu. In Romania vivono oggi circa 8000 cittadini italiani, secondo il Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes.

Raffaele Iaria

Don Giacomelli (MCI Romania): “mostrare” gli effetti della presenza di Dio

16 Ottobre 2020 - Bucarest - All’inizio di questa mia breve riflessione mi sento di poter dire che il missionario, meglio il sacerdote, suora o laico/a, che si prende a cuore la cura spirituale dei propri connazionali residenti come lui/lei in una nazione altra dalla propria, è colui che dovrebbe “mostrare” gli effetti della presenza di Dio nella sua vita, colui che è cosciente del fatto che il frequentare Dio, nutrirsi di Lui, Parola ed Eucarestia, accogliere Lui nel fratello e nella sorella che incontriamo ogni giorno, mettendosi al loro “servizio”, sia la cosa più normale, bella e saggia che una persona possa fare. Primariamente informare. Occorre cioè far giungere ai nostri connazionali, tramite il passaparola, tramite i normali mezzi di comunicazione e, perché no, valorizzando e chiedendo “ospitalità” ai vari gruppi social di associazioni italiane già presenti sul territorio, la notizia che, in questa o quella città, c’è una Messa in Italiano, ci sono in lingua italiana delle iniziative di tipo aggregativo, catechetico/pastorali. Se si trovano le possibilità, dar vita a delle riviste o gruppi social come abbiamo fatto anche noi qui in Romania con il settimanale Adeste o con il FacebooK “parrocchia Cattolica Italiana Virtuale Iasi”. L’esperienza più che ventennale al fianco degli italiani che, per vari motivi, si ritrovano a vivere di passaggio o più o meno stabilmente in Romania ha accresciuto in me la convinzione che, per poter rafforzare e/o sostenere la vita di fede, speranza e carità dei nostri connazionali, occorre innanzitutto mettersi umilmente al loro fianco tramite un atteggiamento di ascolto empatico e, con tanta delicatezza, ma anche risolutezza, cercare di aprire loro la mente e il cuore affinché colgano la presenza di Dio che è un buon Padre che ricopre ogni persona del suo affetto e che viene sempre incontro a tutti per accoglierli o riaccoglierli. “Accoglierli o riaccoglierli” è un’azione questa da parte di Dio che il “missionario” è chiamato a mediare. Ci sono molti connazionali con i quali occorre primariamente avere un approccio umano e questo perché si tratta di persone che hanno trascurato, già dall’Italia, il loro rapporto di fede. Per usare delle immagini bibliche occorre, con tanta pazienza “dissodare il terreno” ma anche “seminare a larghe mani”, quasi incuranti di dove possa cadere la Parola e questo in quanto ciascuno di noi dovrebbe essere convinto che sia la Parola stessa a dissodare. Una sfida importante è quella legata ai giovani connazionali che vengono in Romania per frequentare le università romene in modo stabile o tramite il programma Erasmus. Anche nei loro riguardi credo sia importante andare la dove si trovano e cioè nelle università da loro frequentate e fare loro delle proposte concrete che siano anche di tipo caritativo oltre che spirituale. Credo che il pastore missionario, oggi come sempre, debba incarnare il motto che San Luigi Orione ripeteva ai suoi figli e figlie delle congregazioni da lui fondate: “Fuori di sacrestia!”. O, per dirla al Papa Francesco che parla spesso di chiesa in uscita: “andare verso le periferie, non solo quelle geografiche, ma anche quelle esistenziali” e “Siate pastori con l’odore delle pecore addosso”. Don Valeriano Giacomelli MCI Romania