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Naufragio a Lampedusa: card. Montenegro benedice le salme

8 Ottobre 2019 - Lampedusa – E’ stato il Card. Francesco Montenegro, Arcivescovo di Agrigento, a  benedire le salme delle donne migranti recuperate dopo il naufragio di domenica notte al largo di Lampedusa. Nella notte solo quattro delle tredici donne vittime del naufragio sono state riconosciute. Tra queste  quello di una ragazzina di 12 anni, la più piccola delle vittime recuperate. A identificarla sarebbe stata una zia con cui viaggiava. Nella sala adibita a camera ardente sono stati portati solo i superstiti che nel naufragio hanno perso un familiare. Intanto, questa mattina, sono riprese le ricerche della ventina di persone che mancano ancora all’appello tra cui 4 bambini. La più piccola avrebbe otto mesi.

Centro Astalli: “salvare vite umane torni ad essere priorità”

7 Ottobre 2019 - Roma - Il Centro Astalli esprime “profondo cordoglio e dolore” per le vittime dell’ultimo naufragio avvenuto davanti alle coste di Lampedusa.  Almeno 9 i morti, oltre 20 i dispersi, tra loro 8 sono bambini. Solo pochi giorni fa “ricordavamo le vittime di una delle più grandi tragedie del mare. Oggi ancora una volta piangiamo la morte di innocenti”, sottolinea il Centro Astalli in una nota evidenziando che “l’urgenza umanitaria che si consuma ogni giorno nel Mediterraneo - di fatto derubricata a effetto collaterale di politiche di contenimento dei flussi - necessita di azioni che tutelino ogni donna, uomo, bambino migrante. Salvare vite umane torni ad essere priorità. Assicurare il diritto d’asilo oggi vuol dire: permettere a migranti forzati di arrivare in Europa senza rischiare la morte affidandosi a trafficanti e criminali attraverso vie legali di accesso; garantire operazioni di soccorso in mare per coloro che rischiano la vita in un naufragio; tornare ad applicare le convenzioni internazionali ratificate, e nei rapporti di politica estera anteporre sempre il rispetto dei diritti umani a qualunque altra valutazione”. Per il presidente del Centro Astalli, p. Camillo Ripamonti “il sangue di questi innocenti grida, non possiamo più rimanere indifferenti, perché la nostra indifferenza ormai si è fatta complice”. Da qui l’auspicio che “il Governo italiano e quello europeo mettano mano con urgenza al tema dei salvataggi in mare ridefinendo i termini di nuove missioni”.

Centro Astalli: fare memoria “è atto dovuto”

3 Ottobre 2019 - Roma - "Fare memoria è atto dovuto". A sei anni dal terribile naufragio, avvenuto nella notte del 3 ottobre davanti alle coste di Lampedusa in cui persero la vita 368 migranti, "fare memoria e mantenere vivo il ricordo di quel tragico giorno e dei tanti altri che ne sono seguiti è atto dovuto", ricorda oggi il Centro Astalli sottolineando che da allora oltre 18mila persone sono morte in mare nel tentativo di raggiungere l’Europa per chiedere asilo. "Un numero impressionante di bambini, donne e uomini, relegati troppo spesso all’oblio della nostra indifferenza", si legge in una nota diffusa pochi minuti fa:  neanche più un morto nel Mediterraneo: fu questo l’appello rivolto alle istituzioni nazionali ed europee. Oggi, come sei anni fa," torniamo a chiedere di fermare l’ecatombe di migranti in mare. Sia priorità mettere in atto vie legali per garantire accesso alla protezione e sconfiggere così il traffico di esseri umani. Sia priorità il salvataggio in mare delle persone, come previsto da convenzioni internazionali e diritti umani, troppo spesso calpestati con norme demagogiche contro la solidarietà. Siano priorità politiche strutturali e di lungo periodo che permettano di preparare i territori ad un’accoglienza diffusa di richiedenti asilo e rifugiati. Sia priorità - conclude il Centro Astalli - contro ogni semplificazione, affrontare il tema della migrazione nelle sue diverse componenti con responsabilità e lucidità, non strumentalizzandolo o banalizzandolo, eliminando i discorsi di odio, razzismo e xenofobia". (R.I.)

Migranti: oggi ricorre il sesto anniversario della tragedia di Lampedusa

3 Ottobre 2019 - Lampedusa - Sono passati sei anni da quella che è stata considerata una delle più gravi stragi di migranti del Mediterraneo: era il 3 ottobre 2013 quando una nave partita dalla Libia si rovescia a 800 metri dall’Isola dei Conigli, a Lampedusa. L’imbarcazione ha a bordo tra 520 e 550 persone. Nonostante i tentativi di aggrapparsi a pezzi di relitto, 368 persone muoiono affogate. I superstiti saranno 155, ma qualcuno sostiene che ci siano anche una ventina di dispersi.  

Mons. Lorefice a Lampedusa per “ricordare i fratelli migranti

25 Settembre 2019 - Lampedusa -  “Il Figlio di Maria e di Giuseppe, la prima famiglia di profughi dell’era cristiana, dice oggi alla comunità civile e cristiana di Lampedusa: “Sii porto di approdo; sii porto salvo”. “Perché attorno a Maria, con questo titolo, Porto Salvo, ti sei da sempre ritrovata e continui a ritrovarti”. “Sii porto di salvati e porto di salvezza soprattutto per chi è destinatario della predilezione di Dio: i suoi figli affamati, assetati, nudi, perseguitati, forestieri, ammalati, carcerati. A noi cristiani, il Signore, rivestendoci della sua Luce, continua a dire: “Voi siete la luce del mondo, il sale della terra”. Rinnova la sua chiamata: “venite vi farò pescatori di uomini”. Lo ha detto l’arcivescovo di Palermo, Mons. Corrado Lorefice, nel corso dell’omelia pronunciata a Lampedusa, durante la concelebrazione Eucaristica, presieduta nella Parrocchia di San Gerlando per i festeggiamenti in onore della patrona dell’isola delle Pelagie. Mons. Lorefice, per l’occasione, ha utilizzato il pastorale realizzato con il legno dei barconi, che ha usato Papa Francesco, nel suo primo viaggio l’8 luglio 2013. A sovrastare l’abside della chiesa parrocchiale, la Croce “Milagro” donata all’isola dallo stesso Pontefice, realizzata con i remi dei barconi dei migranti. Nella sua riflessione l’arcivescovo ha poi aggiunto: “Il Figlio di Dio che oggi dice a questa nostra santa assemblea, a questa nostra comunità cristiana che porta il nome di Gesù, Cristo: “Alzati! Rivestiti di luce” (Is 60,1). La luce di Cristo dilata il tuo cuore. Il nostro cuore. La luce di Dio, accolta, dilata il cuore. “L’abbondanza del mare si riversa su di te” (Is 60, 5), come ha annunziato il profeta Isaia. Il Figlio di Maria che dice a questa nostra umanità: “Non fuggire. Non chiuderti. Non voltare le spalle. Non alzare i muri. Chi viene dal mare è “la ricchezza delle genti” (Is 60, 5). È ricchezza perché – ha continuato – arrivano figli d’uomo e dunque figli di Dio. Figli amati da Dio. Destinati alla luce e alla vita da Dio. Le genti che arrivano dal mare sono portatori di ricchezza. Sul loro volto è la ricchezza del volto di persona, sono corpi umani, storie, sentimenti, portano attese, hanno sentimenti, desideri, ricercano felicità, libertà, pienezza di vita”. Mons. Lorefice si è recato anche presso il cimitero, accompagnato dai parroci don Carmelo La Magra e don Fabio Maiorana insieme a Paola La Rosa del Forum Lampedusa Solidale, dove si è fermato in religioso silenzio davanti alle tombe delle persone morte nel Canale di Sicilia durante le traversate per sfuggire alle guerre, alla fame e alle torture subite.

Lampedusa: una lanterna e nuovi sit in davanti alla parrocchia per “un porto sicuro per la nave Open Arms”

8 Agosto 2019 - Lampedusa - “La storia dell’isola in cui viviamo ci spinge oggi ad accendere una lanterna che possa indicare la rotta, mettendo in luce il diritto di queste persone a un trattamento e a un futuro dignitoso. A fianco delle persone a bordo di Open Arms e nel rispetto della Costituzione italiana ci impegniamo a tenere accesa questa fiamma ogni notte fin quando tutte non saranno fatte scendere a terra in un porto sicuro”. Da ieri sera don Carmelo La Magra, parroco di Lampedusa, insieme al Forum Lampedusa solidale, hanno iniziato un nuovo sit in notturno sul sagrato della parrocchia di San Gerlando, per chiedere di concedere un porto sicuro alla nave di Open Arms, che dal 1° agosto vaga in acque internazionali con a bordo 121 naufraghi. “Le persone sono state salvate dall’Ong spagnola in due distinte operazioni effettuate nel Mediterraneo – ricorda il parroco di Lampedusa – . Tra loro diversi bambini, compresi due gemelli di appena nove mesi, minori non accompagnati, donne e uomini fuggiti dai lager libici, vittime di violenze indicibili. L’intera Europa sembra aver loro voltato le spalle, negando finora un approdo sicuro in violazione delle leggi e delle convenzioni internazionali. È Lampedusa il porto sicuro più vicino”. Don La Magra ricorda che il nome di dell’isola deriva probabilmente dal latino “lampas” ossia fiaccola, “a testimonianza dell’antico uso degli abitanti di segnalare con dei fuochi la giusta rotta ai naviganti. Ed è la Madonna di Porto Salvo la santa protettrice di questo scoglio battuto dai venti ma al tempo stesso storico luogo di salvezza per i naufraghi”.  

Albissola: Messa in comunione col Papa per i migranti morti in mare

8 Luglio 2019 - Albissola - In comunione con Papa Francesco, la Caritas di Savona-Noli, la Migrantes diocesana, la Fondazione ComunitàServizi onlus e la parrocchia N.S. della Concordia in Albissola Marina, propongono una preghiera in suffragio per tutti i migranti morti in mare, con la celebrazione della Messa presieduta da don Adolfo Macchioli, questa sera alle 18.30 nel giardino di Casa Rossello, via Italia 51 Albissola Marina. Nel sesto anniversario della sua visita a Lampedusa, Francesco ha celebrato nella Basilica vaticana con 250 persone tra migranti, rifugiati e quanti si sono impegnati per salvare la loro vita, ricordando tutti i morti nel mar Mediterraneo nel tentativo di attraversarlo (https://migrantesonline.it/2019/07/08/papa-francesco-gli-ultimi-gridano-al-signore-chiedendo-si-essere-liberati-dai-mali-che-li-affliggono/).

Mediterranea: nave militare maltese prenderà i 54 migranti salvati

5 Luglio 2019 - Lampedusa - «A seguito di contatti tra i governi maltese e italiano, è stato deciso che Malta trasferirà 55 migranti, che sono stati salvati in mare al largo della Tunisia e che sono a bordo della nave Alex, a bordo di una nave delle forze armate di Malta e saranno accolti a Malta. D'altra parte, l'Italia prenderà 55 migranti da Malta”. Lo annuncia oggi il governo maltese in un comunicato relativo alla nave dell'ong italiana Mediterranea. «Questo accordo non pregiudica la situazione in cui questa operazione ha avuto luogo e in cui Malta non ha alcuna responsabilità legale, ma fa parte di un'iniziativa che promuove uno spirito europeo di cooperazione e buona volontàtra Malta e l'Italia». (avvenire.it)

Sea Watch davanti al porto di Lampedusa

27 Giugno 2019 - Lampedusa - Sfida della Sea Watch che entra in acque italiane e fa rotta verso Lampedusa. La comandante della nave della ong ha annunciato l’intenzione di fare rotta verso Lampedusa viste le condizioni dei migranti a bordo, dunque “non per provocazione ma per necessità”.  La motovedetta della Finanza partita da Lampedusa ha intimato l’alt alla Sea Watch a circa 12 miglia dalla costa. L’imbarcazione dell’Ong non si è fermata e sta continuando a navigare. La Sea Watch è ora davanti al porto di Lampedusa. Sul molo sono schierati i carabinieri.

Parroco Lampedusa: “aprire i porti e gli aeroporti alle persone”

17 Giugno 2019 - Lampedusa - “Benvenuti nel porto salvo di Lampedusa”: così, con un post sui social, don Carmelo La Magra, parroco di San Gerlando, l’unica parrocchia di Lampedusa, ha voluto dare un saluto alle dieci persone autorizzate a sbarcare dalla Sea-Watch3, da martedì scorso al largo delle acque territoriali italiane con 43 persone a bordo. In atto un divieto firmato dal ministro dell’Interno Matteo Salvini. Ma a Lampedusa “gli sbarchi non si sono mai bloccati. Ora è solamente ripresa l’attenzione mediatica”, precisa in una intervista al Sir don La Magra. Continuano infatti, sotto silenzio, gli “sbarchi fantasma” di piccole imbarcazioni, di solito gommoni o barche di legno, che riescono ad arrivare da sole a ridosso delle acque italiane e poi vengono scortati fino a terra dalla guardia costiera o dalla guardia di finanza. Si parla di centinaia di persone. “Sembra di essere tornati a prima del 2013, prima dell’operazione Mare Nostrum e della presenza delle navi delle Ong – racconta il parroco -. È terribilmente pericoloso. Chi arriva viene identificato al centro e poi entro due o tre giorni trasferito in Sicilia”. I volontari incontrano i migranti “allo sbarco, per strada, in parrocchia, uno dei primi luoghi che visitano per trovare un punto di ristoro o contattare le famiglie. Ci chiedono un posto dove ripararsi dal freddo o dal caldo, la possibilità di andare al bagno, a volte abiti”. In questo periodo sono in maggioranza africani sub-sahariani, libici, egiziani e tunisini. “Allo sbarco li accogliamo con un gesto di accoglienza umana e di benvenuto: le coperte termiche, un thé caldo, l’acqua”. “Lampedusa è un posto in cui i diritti o sono per tutti o non sono per nessuno”, sottolinea don La Magra: “Vivendo qui ho compreso profondamente che non ha senso dire ‘prima gli italiani’ o ‘prima i migranti’. Ognuno deve cercare di far rispettare i propri diritti”. Sulla chiusura dei porti il parroco di Lampedusa ha le idee chiare: “Aprire i porti alle persone, che li portino le Ong o le navi militari. Ma soprattutto aprire gli aeroporti, consentendo cioè alle persone di venire in modo legale per non metterle in condizione di pericolo in mare. Se vogliamo davvero combattere i trafficanti e salvare la vita delle persone allora apriamo gli aeroporti”.