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Commissaria Diritti umani Consiglio Europa: i paesi europei devono modificare le politiche migratorie che mettono in pericolo i rifugiati e i migranti che attraversano il Mediterraneo

9 Marzo 2021 -

Bruxelles - «I paesi europei non stanno proteggendo i rifugiati e i migranti che cercano di raggiungere l’Europa attraversando il Mediterraneo. L’arretramento nella protezione della vita e dei diritti dei rifugiati e dei migranti si aggrava e causa ogni anno migliaia di morti che potrebbero essere evitate». Lo ha detto oggi Dunja Mijatović, Commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa, pubblicando un rapporto intitolato “Una richiesta di soccorso per i diritti umani. Le crescenti lacune nella protezione dei migranti nel Mediterraneo”. Il rapporto stila un bilancio dell’attuazione, da parte degli Stati membri, della Raccomandazione 2019 della Commissaria, relativa al soccorso dei migranti in mare. Fornisce inoltre una serie di misure concrete che gli Stati europei devono prendere con urgenza per adottare un approccio rispettoso dei diritti umani di fronte agli attraversamenti del Mediterraneo. Il rapporto illustra gli sviluppi avvenuti da luglio 2019 a dicembre 2020 in cinque aree principali: operazioni di ricerca e salvataggio efficaci; sbarco sicuro e rapido delle persone soccorse; cooperazione con le organizzazioni non governative; cooperazione con paesi terzi; rotte sicure e legali. Si concentra su questi aspetti principalmente per quanto riguarda la rotta del Mediterraneo centrale. Tuttavia, molte delle azioni richieste descritte nel documento si applicano anche a tutte le altre principali rotte migratorie del Mediterraneo e alla rotta dell’Atlantico, tra l’Africa occidentale e la Spagna. Questo rapporto sottolinea che, nonostante alcuni progressi limitati, la situazione dei diritti umani nel Mediterraneo rimane "deplorevole. I naufragi continuano a verificarsi in modo allarmante, con oltre 2.400 morti registrate nel periodo considerato, un numero che potrebbe essere ben al di sotto di quello reale".

Cosenza: i tre Rapporti Migrantes al centro della riflessione sull’enciclica “Fratelli Tutti” promossa dalla Università della Terza Età

9 Marzo 2021 - Cosenza - Si parlerà dei "tre volti" della migrazione nel corso promosso a Cosenza dall'Università della Terza Età. "Fratelli tutti: i tre volti dell'immigrazione" è, infatti, il tema che sarà trattato - giovedì 11 marzo alle 16,30 e trasmesso da Te A57 - da Pino Fabiano, direttore regionale Migrantes per la Calabria. Durante la conferenza Fabiano parlerà dei tre Rapporti che ogni anno la Fondazione Migrantes pubblica per far conoscere il mondo della mobilità umana: il Rapporto Immigrazione, curato insieme alla Caritas Italiana, il Rapporto Italiani nel Mondo e il rapporto sul Diritto d'Asilo.  

 

L’immigrazione non è ancora emancipazione per le donne

8 Marzo 2021 - Roma - Nel 1977 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite propose ad ogni Paese, nel rispetto delle proprie tradizioni, di istituire la "United Nations Day for Women's Rights and International Peace". Molte nazioni adottarono l’8 marzo in quanto già in diversi paesi si celebrava in questa data. La Giornata Internazionale dei Diritti della Donna, viene associata alla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne istituita nel 1999 che si ricorda ogni anno il 25 novembre. Dietro queste due date ci sono anni e anni di manifestazioni, di battaglie, di documenti scritti, ma purtroppo ancora in molti luoghi del pianeta le donne fanno fatica a farsi riconoscere i propri diritti, e anche nelle cosiddette società emancipate poche sono le donne che si trovano ai posti di comando. Il dibattito sulla parità di genere è uno degli obiettivi della comunità internazionale messo nella Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Un programma di azione per le persone, il pianeta e la prosperità, sottoscritto nel 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU. L’Obiettivo 5 dell’Agenda cita ‘Raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze”. Problemi che, in alcuni casi, sono ancora più sostanziali nelle donne immigrate come si può leggere nel prossimo numero del mensile della Fondazione Migrantes, "Migranti Press". “L’immigrazione non è ancora emancipazione per le donne” è il titolo dell'articolo a firma di Laura Zanfrini, docente all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.  Il diritto all’istruzione per tutte le bambine, il contrasto alla violenza di genere, la promozione femminile nel sistema politico ed economico, questi alcuni punti riportati. Facendo riferimento all’attenzione sottolineata da alcuni anni dai “migration studies” in cui a livello internazionale si individuano due tratti distintivi dell’emigrazione femminile: il peso che le donne hanno nei flussi migratori, oggi sono quasi quanti gli uomini; e quanto le donne emigrate hanno spesso da un punto di vista economico valenza positiva, perché le principali produttrici di reddito non solo per le proprie famiglie ma per le economie dei Paesi da dove provengono. Un excursus sulla migrazione per ricongiungimento familiare, la preziosa presenza di alcune immigrate nelle famiglie italiane come le badanti, principalmente dell’Est Europa, la non presenza nel mondo del lavoro per le donne mogli- madri e non impegnate fuori delle mura domestiche, perché provenienti da determinate culture.  Il concettò di parità di genere non si può raggiungere se i Paesi ospitanti non offrono migliori opportunità anche alle donne immigrate.  

Viminale: da inizio anno sbarcate 5.306 persone migranti sulle coste italiane

2 Marzo 2021 - Roma - Sono 5.306 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane da inizio anno. Di questi 745 sono di nazionalità tunisina (14%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Costa d’Avorio (597, 11%), Guinea (461, 9%), Bangladesh (364, 7%), Eritrea (239, 4%), Algeria (230, 4%), Egitto (200, 4%), Sudan (194, 4%), Mali (165, 3%), Camerun (142, 3%) a cui si aggiungono 1.969 persone (37%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione. Il dato è stato diffuso dal ministero degli Interni, considerati gli sbarchi rilevati entro le 8 di questa mattina. Fino ad oggi sono stati 493 i minori stranieri non accompagnati ad aver raggiunto il nostro Paese via mare. Il dato è aggiornato a ieri, 1° marzo.

Fondazione ISMU: in Italia gli stranieri sono circa 6 milioni

24 Febbraio 2021 - Milano - La Fondazione ISMU stima che al 1° gennaio 2020 gli stranieri presenti in Italia siano 5.923.000 su una popolazione di 59.641.488 residenti (poco meno di uno straniero ogni 10 abitanti). Tra i presenti, i residenti sono circa 5 milioni (l’85%), i regolari non iscritti in anagrafe sono 366mila, mentre gli irregolari sono poco più di mezzo milione (517mila, -8,0%, rispetto alla stessa data del 2019). Rispetto alla stessa data del 2019, il numero di stranieri presenti è sostanzialmente invariato con un calo pari a -0,7%. Nel 2020, l'anno segnato dallo scoppio della pandemia Covid-19, si registra un aumento degli sbarchi (34mila), dopo due anni di diminuzione (23mila nel 2018 e 11mila nel 2019). Calano invece le richieste d’asilo che nel 2020 sono state 28mila (contro le 43.783 del 2019). Nonostante la ripresa degli sbarchi, il fenomeno migratorio nel nostro paese «mostra - spiegano i ricercatori dell'Ismu - i segnali di una fase di relativa stagnazione. Tale tendenza potrà verosimilmente accentuarsi anche a seguito della crisi economica che il post-pandemia porterà con sé, rallentando gli arrivi e incentivando la mobilità degli stranieri e naturalizzati verso altri paesi». In prospettiva - si legge nel rapporto - «una riduzione della consistenza numerica è attesa anche per quanto riguarda la componente irregolare, su cui agiranno sia gli effetti della sanatoria intervenuta nel corso di quest'anno, sia l'eventuale riduzione della forza trainante di un mercato del lavoro che quasi certamente faticherà a recuperare le posizioni, già non brillanti, dell'epoca pre-Covid». Sono questi alcuni dei principali dati del XXVI Rapporto sulle migrazioni 2020, elaborato da Ismu presentato ieri in modalità online. Alla presentazione sono intervenuti Mariella Enoc, Presidente Ismu, Giovanni Fosti, Presidente di Fondazione Cariplo; Patrick Doelle, Rappresentanza in Italia della Commissione europea; Vincenzo Cesareo, Segretario Generale Fondazione Ismu, ; Livia Ortensi, Responsabile Settore Statistica di Fondazione Ismu,  Laura Zanfrini, Responsabile Settore Economia e Lavoro di Fondazione Ismu, Paola Barretta ricercatrice dell'Osservatorio di Pavia; Giovanni Giulio Valtolina, Responsabile Settore Famiglia e Minori e Religioni di Ismu e Venanzio Postiglione, Vicedirettore del "Corriere della Sera".

Dall’accogliere all’essere accolti: un incontro della diocesi di Roma

22 Febbraio 2021 - Roma - «La comunità cristiana è chiamata a un ruolo generativo nella fede, nell’esperienza umana più piena e ciò significa favorire tutti quei processi che sono nella logica dell’accoglienza e dell’integrazione». Sono queste le parole dell’arcivescovo Gianpiero Palmieri, vicegerente della diocesi di Roma, chiamato a tirare le fila dell’incontro su “Integrazione: un viaggio di andata e ritorno. Dall’accogliere all’essere accolti in un processo di inserimento nella società che si abita”, trasmesso sabato 20 febbraio sulla piattaforma Zoom e promosso dal Centro per la cooperazione missionaria tra le Chiese, dall’Ufficio Migrantes e dalla Caritas diocesana nell’ambito del ciclo di formazione missionaria. «In questa prospettiva – ha concluso l’arcivescovo – è realmente padre e madre chi favorisce il movimento, il protagonismo di ciascuno e chi cerca di cogliere l’altro come una enorme risorsa per tutti». “Accogliere” è il verbo che ha ispirato l’intervento del primo relatore dell’incontro, padre Fabio Baggio, sottosegretario della Sezione Migranti e rifugiati del dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, la cui riflessione si è dipanata da alcuni brani dell’enciclica “Fratelli tutti”. «Sono tre i momenti che Papa Francesco riconosce parte dell’accoglienza: superare la chiusura in sé stessi; prestare attenzione, ovvero riconoscere che l’altro c’è e non è invisibile; infine, aprire la propria cerchia», ha commentato padre Baggio, sottolineando i verbi caratteristici di un atteggiamento autenticamente accogliente. «Accogliere significa ascoltare, incontrare chi non conosciamo e bussa alla nostra porta – ha proseguito -. Ma significa anche aprirsi alle periferie a noi ignote per trovare una dimensione di reciproca appartenenza». Un’apertura che acquista senso solo se non comporta la rinuncia al valore profondo della propria identità, la base grazie alla quale «possiamo accogliere l’altro e offrirgli qualcosa di prezioso». Ancora, accogliere significa anche «rispettare e fare il bene, perché l’amore verso il prossimo non aspetta mai qualcosa in cambio». È un cammino, quello dell’accoglienza, che richiede inoltre tanta responsabilità e preparazione: «Coloro che disegnano i programmi di catechesi e pastorale giovanile devono fare in modo che tutti questi elementi diventino una costante del loro percorso». Un’analisi sulla costruzione sociale dell’immigrazione è stata invece condotta dal sociologo Maurizio Ambrosini, docente all’Università degli Studi di Milano. «Gli immigrati sono persone che stanno sotto una doppia alterità: sono stranieri ma anche poveri. È un termine che contiene sempre un implicito significato svalutativo e minaccioso – ha spiegato -. Non è infatti l’alterità in sé ma è l’alterità delle periferie esistenziali e sociali che turba le società riceventi e fa nascere la domanda di integrazione». Dopo aver passato in rassegna le drammatiche differenze tra la rappresentazione corrente dell’immigrazione e la sua evidenza statistica, il sociologo ha sottolineato i limiti di un sistema di politiche migratorie selettive e ambiziose in cui conta solo «il potere dei passaporti, dei portafogli e delle professioni». Come dunque costruire in questo scenario una integrazione autentica, libera da pregiudizi e atteggiamenti latenti? Bisogna puntare, secondo Ambrosini, «sul riconoscimento dei bisogni degli immigrati; sulla scoperta delle loro risorse; sulla promozione di relazioni paritarie in cui gli immigrati siano trattati da responsabili; infine, su un aiuto emancipante che renda libere le persone. Così – ha concluso – scopriremo i ritorni di una società più coesa e plurale». (RomaSette) ​    

Draghi: sfida il negoziato sul nuovo Patto per le migrazioni e l’asilo

17 Febbraio 2021 - 17 Febbraio 2021 - Roma – Una sfida del nuovo Governo sarà «il negoziato sul nuovo Patto per le migrazioni e l’asilo, nel quale perseguiremo un deciso rafforzamento dell’equilibrio tra responsabilità dei Paesi di primo ingresso e solidarietà effettiva». Lo ha detto questa mattina il Presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi, nel discorso sulla fiducia al Senato. Per Draghi «cruciale sarà anche la costruzione di una politica europea dei rimpatri dei non aventi diritto alla protezione internazionale, accanto al pieno rispetto dei diritti dei rifugiati».  

CEI: la paura non deve infatti farci rinchiudere in noi stessi

27 Gennaio 2021 - Roma - L’impegno a "sanare le ferite chiama in causa tutti, come cristiani e cittadini, e stimola un’assunzione di responsabilità comune". Lo scrivono oggi i vescovi italiani nel comunicato finale dei lavori del Consiglio Permanente della CEI che si è svolto ieri.  Come Pastori – è stato ripetuto dai membri del Consiglio Permanente – "non possiamo chiudere gli occhi di fronte alle molteplici povertà come quella dei migranti che, "nell’indifferenza e nel silenzio continuano ad arrivare sulle nostre coste o sono bloccati sulla frontiera balcanica, al gelo e in condizioni disumane. La paura - scrivono i presuli, non deve infatti farci rinchiudere in noi stessi né impedirci di tendere la mano al prossimo, se si vuole costruire una società più equa e più solidale.  

Viminale: da inizio anno sbarcate 425 persone sulle nostre coste

25 Gennaio 2021 - Roma - Sono 425 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane da inizio anno. Dei 425 migranti sbarcati in Italia nel 2021, 217 sono di nazionalità eritrea (51%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Tunisia (61, 14%), Afghanistan (50, 12%), Etiopia (17, 4%), Egitto (13, 3%), Marocco (7, 2%), Sudan (4, 1%), Algeria (3, 1%), Bangladesh (3, 1%), Turchia (2, 0,5%) a cui si aggiungono 48 persone (11%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione. Fino ad oggi sono stati 66 i minori stranieri non accompagnati ad aver raggiunto il nostro Paese via mare. Il dato è aggiornato a oggi, 25 gennaio.    

Nazioni Unite: la pandemia ha ridotto le migrazioni

18 Gennaio 2021 - Roma - La pandemia di Covid-19 ha fatto ridurre le migrazioni di quasi il 30%, con circa due milioni di migranti in meno tra il 2019 e il 2020. Lo riferisce un rapporto delle Nazioni Unite. Il numero di migranti che vivono al di fuori del loro Paese di origine ha raggiunto i 281 milioni di persone nel 2020, rispetto ai 173 milioni del 2000 e ai 221 milioni del 2010. Secondo il rapporto «Migrazione internazionale 2020» della Divisione Popolazione del Dipartimento di Affari economici e sociali delle Nazioni Unite, due terzi dei migranti registrati vivono in soli 20 Paesi, con gli Stati Uniti in cima alla lista (51 milioni di migranti internazionali nel 2020). Seguono Germania (16 milioni), Arabia Saudita (13 milioni), Russia (12 milioni) e Regno Unito (9 milioni). L’India è in cima alla lista dei Paesi con le più grandi diaspore nel 2020, con 18 milioni di persone provenienti dall’India che vivono al di fuori del loro Paese di nascita. Presenze massicce di migranti si registrano anche in Messico e Russia (11 milioni ciascuno), Cina (10 milioni) e Siria (8 milioni). Nel 2020, il maggior numero di migranti internazionali risiedeva in Europa, con un totale di 87 milioni, con il Nord Africa e l’Asia occidentale con quasi 50 milioni ciascuno. Sempre l’anno scorso, quasi la metà dei migranti internazionali risiedeva nella regione di provenienza, con l’Europa che rappresentava la quota maggiore di migrazione intraregionale. Il 70% dei migranti nati in Europa vive in un Paese europeo diverso da quello di nascita.