Tag: Immigrazione e Rifugiati

Oxfam: “migliaia di minori e neo-maggiorenni in Europa”

11 Giugno 2021 - Roma - Anche se i flussi si sono ridotti negli ultimi anni, ad oggi sono 6.633 i minori non accompagnati accolti in Italia, e Paesi come la Francia, ne contano più di 30.000. Si tratta di ragazzi che spesso hanno alle spalle esperienze terribili. Basti pensare alla rotta balcanica e al confine orientale italiano, dove molti minorenni soli sono stati respinti dalle polizie di frontiera e costretti a un viaggio a ritroso verso la Bosnia. A quanto avviene sulle isole greche, dove centinaia di minori senza famiglia sono bloccati da mesi in campi profughi senza accesso a servizi e istruzione. E alla situazione delle nostre coste, dove negli ultimi 5 mesi sono sbarcati oltre 2.600 ragazzi soli. È l’allarme lanciato ieri da Oxfam, Greek council for refugees, Dutch council for refugees, Acli Francia in un nuovo rapporto che denuncia i rischi che comporta compiere 18 anni per i minori arrivati soli in Europa. Dal report emerge che “nessuno dei 5 Paesi presi in esame – Francia, Grecia, Paesi Bassi, Irlanda e Italia – ha adottato politiche sistemiche in grado di sostenere i giovani migranti nel loro percorso di integrazione”. Le norme prevedono che i minori rifugiati arrivati in Europa siano ospitati in strutture adeguate e affidati a tutori per tutte le questioni amministrative e legali. L’accesso a strutture di accoglienza per i neo-maggiorenni varia però da Paese a Paese: in Irlanda vengono trasferiti in alloggi per adulti caratterizzati da standard molto bassi, in Grecia possono finire in uno dei campi profughi o per strada, in Italia ci sono diverse opzioni ma anche il rischio, più che concreto, di essere messi semplicemente alla porta. Una delle difficoltà più serie per i ragazzi neomaggiorenni in Italia, riguarda l’ottenimento di un permesso di soggiorno: a 18 anni il diritto di non essere espulsi decade ed è necessario ottenere un documento che garantisca il diritto a restare. Chi ha fatto richiesta di asilo e diventa maggiorenne mentre è ancora in attesa dell’esito può trovarsi in enorme difficoltà se la domanda viene rigettata. A quel punto è preclusa la possibilità di ottenere un permesso di soggiorno per studio o lavoro, e il rischio di cadere nell’irregolarità è altissimo. Le organizzazioni lanciano perciò un appello all’Italia e all’Unione europea per “un deciso cambio di passo” verso “politiche strutturate” con “più fondi per l’integrazione”.    

Calabria: cittadinanza simbolica bimbi nati a Crotone

8 Giugno 2021 - Crotone - La città di Crotone concederà ai bambini nati a Crotone da genitori stranieri che frequentano le scuole dell'infanzia l'attestato di cittadinanza simbolica prevista dall'apposito Regolamento Comunale. Il sindaco Vincenzo Voce ha scritto ai dirigenti degli istituti scolastici chiedendo di voler segnalare, entro il 15 giugno al fine di poter prevedere la relativa cerimonia entro la conclusione dell'anno scolastico, i nominativi dei bambini nati a Crotone da genitori stranieri che frequentano le scuole cittadine. "Sono certo che coglierà con favore questo gesto di grande civiltà anche in considerazione che i bambini che frequentano le nostre scuole sono ‘cittadini crotonesi’ a tutti gli effetti" ha scritto il sindaco Voce ai dirigenti. Il Regolamento per la concessione di un attestato di cittadinanza simbolica a figli di genitori stranieri nati a Crotone fu adottato con delibera del Consiglio Comunale n. 6 del 28 marzo 2012 ed il sindaco Voce ha voluto riprendere quando previsto dallo stesso estendendo la concessione dell'attestato ai bambini che frequentano le scuole dell'infanzia: "I bambini nati a Crotone, seppur da genitori stranieri, sono figli di questa città. Prevediamo, naturalmente, di estendere nel prossimo futuro anche in considerazione della ripresa dell'anno scolastico, tale concessione anche agli alunni che frequentano le scuole elementari e medie" ha detto il sindaco.  

CEI, mons. Brambilla sul tema migrazione: non dare immagine deformata del fenomeno

25 Maggio 2021 - Roma – Durante l’Assemblea dei vescovi italiani questa mattina diversi interventi sul tema dei migranti. “Abbiamo sentito – ha detto il vescovo di Novara, mons. Franco Giulio Brambilla, vice presidente uscente della CEI per il Nord Italia durante una conferenza stampa - gli interventi accorati dei vescovi della Sicilia, la questione deve essere assunta a livello europeo”.  È importante – ha aggiunto - "un’accoglienza reale che preveda anche l’integrazione" e, riferendosi al ruolo dei media, ha chiesto di dare della questione "una immagine non deformata”. “È un problema di comunicazione decisivo”, ha detto il presule che ha voluto evidenziare “la differenza tra immigrazione reale e immigrazione percepita”. Da qui la necessità di “non dare immagini deformate” del fenomeno immigrazione. (R. Iaria)    

Carlo e l’integrazione che crea Valore: integrare persone, non migranti

5 Maggio 2021 - Roma - Ci sono persone che amano il loro lavoro e si svegliano contente, felici di poter iniziare un’altra giornata. Ci sono tanti che invece sentono il lavoro come una gabbia che li tiene prigionieri, giorno dopo giorno. Carlo apparteneva a questa seconda folta schiera. Ogni mattina si svegliava alle 5:20, faceva colazione di corsa e si dirigeva a Ciampino dove era impiegato come magazziniere. Tutti i giorni uguali. Ma del resto c'è chi sta peggio, no? Perché lamentarsi? Come per tanti, anche per Carlo cambiare vita era impensabile: eppure ogni chiacchierata con il suo amico Marco Ruopoli, presidente di Sophia Impresa Sociale, gli apriva nuove prospettive. "Ci sono molti modi in cui in una persona si accende la scintilla, la fiamma che permette di cominciare una nuova vita. Per me è stata la fiducia di Marco". Carlo incomincia a collaborare con i soci di Sophia, suoi coetanei, con grande semplicità: può dare una mano, e la da volentieri. E' portato per il lavori manuali, lo sa già, ma si scopre anche un abile oratore e un fermo "mediatore": sa mettere le persone d'accordo. Marco gli propone quindi di gestire il team artigianale creato con i giovani migranti che partecipano al progetto Creare Valore Attraverso l’Integrazione: il team ha lo scopo di far lavorare i ragazzi che stanno imparando i mestieri di idraulico, elettricista e muratore dato che la loro condizione di vulnerabilità non gli permette ancora di trovare un lavoro all'esterno. “Mi hanno detto: se non ci stavi ci scannavamo”, scherza emozionato Carlo: "la parte più bella è proprio nel rapporto con i membri della squadra". Il dialogo del resto è il marchio di fabbrica di Sophia che mette in pratica in ogni progetto. Per gestire una squadra è però necessaria anche la mano ferma, anche se “con gente che ne ha passate tante diventa difficile”. In questa ottica, il progetto Creare Valore Attraverso l'Integrazione, realizzato con il sostegno della campagna Liberi di Partire, Liberi di Restare della CEI, promuove un percorso di integrazione che, mettendo la persona al centro, rimuove gli ostacoli concreti e supera le criticità interiori di ognuno. (A.S.)  

Lamine e l’integrazione che crea valore: un percorso concreto fatto insieme. 

22 Aprile 2021 - “Perchè non vieni da me a Roma? C’è un progetto che puoi fare con me”.  Questo è il punto di svolta della storia di Lamine, giovane senegalese venuto in Italia con la speranza di un futuro migliore. Eppure i suoi sogni si erano arenati nelle difficoltà della dura realtà di un migrante nelle periferie di Napoli, fatta di lavoro in nero, sfruttamento e alloggi fatiscenti. E’ da un amico che Lamine sente parlare per la prima volta di Creare Valore, il progetto di Sophia Impresa Sociale, finanziato attraverso la campagna della CEI “Liberi di partire, liberi di restare”, che offre la possibilità ai giovani migranti in condizione di vulnerabilità di formarsi ed essere accompagnati in un percorso di integrazione professionale e crescita personale. Il giovane è titubante, ma parte lo stesso in direzione della capitale. Si fa convincere dalle parole del suo caro amico Amadou che riaccende in lui un barlume di speranza raccontandogli la sua esperienza con Sophia: il lavoro e la casa sicura trovati insieme ai tutor, l’accoglienza e l’ascolto di un team giovane che con lui ha valutato, passo dopo passo, la strada migliore per crescere. Lo spirito di accoglienza di Sophia è contagioso…  Amadou, offre un alloggio a Roma al suo connazionale ed amico che aderisce al progetto. Lamine comincia così il percorso di accompagnamento fatto di insegnamenti di lingua italiana, assistenza legale e sanitaria e corsi professionali riconosciuti a livello nazionale. Dei suoi tutor dice: “Posso chiamare Marco, Erik, Mor e Carlo - i tutor del progetto, ndr - quando voglio, sempre mi aiutano e li chiamo anche solo per dire come stai.” Ed è proprio in questo che risiede lo spirito di Sophia: la voglia di fare gruppo tra giovani che nell’ascolto e nel sostegno reciproco, si assume la responsabilità di crescere insieme. Questo è uno stile di assistenza che parte dal presupposto controintuitivo che invece di ricevere, un migrante, ha bisogno di dare. Nell’anno e mezzo di durata del progetto Lamine, come gli altri suoi compagni, ha compiuto dei passi concreti nel suo percorso di integrazione: ha preso la certificazione A2 di lingua italiana, ha ottenuto l’attestato di qualifica rilasciato dal Cefme di operatore in strutture edili e ha cominciato a lavorare in un team di lavori artigianali creato da Sophia. In poco tempo Lamine ha maturato un grande affiatamento con gli altri membri della squadra che ora considera come suoi fratelli. “Siamo una famiglia”, rivela emozionato il giovane. Lamine abita ancora con Amadou, ma la prospettiva è completamente diversa da quella di un anno e mezzo fa. Il suo percorso non è ancora giunto al termine, ma Sophia continua ad accompagnarlo e affiancarlo nelle sue scelte in vista di una sua prossima completa indipendenza ed integrazione. “La soddisfazione più grande è proprio vedere i loro progressi. Sono orgoglioso di loro, come può esserlo un fratello che guarda ai successi dell’altro” - rivela Carlo, responsabile del team di lavori artigianali. Lamine è solo uno dei tanti volti che hanno fatto parte di Creare Valore Attraverso l’Integrazione: un percorso di integrazione che valorizza la persona in quanto tale, sollevandola dai pregiudizi su di sé e sulla propria condizione e permettendole di riappropriarsi della propria libertà di scegliere. (A.C.)    

Morti in mare: da lunedì un “digiuno staffetta”

26 Marzo 2021 - Roma - Da lunedì 29 marzo partirà un "digiuno staffetta"  per richiamare l’attenzione alla tragedia dei morti in mare. Si tratta di Fame e sete di giustizia, promosso da Cantiere Comune, espressione dei missionari comboniani. Oggi, nel corso di una conferenza stampa on line, è stata presentata l’iniziativa che – ha detto p. Alex Zanotelli, nasce per «condividere quello di milioni di persone che fanno la fame, è un gesto di protesta contro un sistema profondamente ingiusto, che permette al 10 per cento della popolazione mondiale di mangiare lautamente il 90 per cento dei beni di questo pianeta». Per il religioso comboniano il Mediterraneo oggi è «diventato un mar nero, un cimitero dei volti oscuri che bussavano alla nostra porta ma che sono periti in questo mare». Migrazioni che, ha sottolineato l’arcivescovo di Agrigento, il card. Francesco Montenegro – già presidente della Fondazione Migrantes - «non rappresentano una emergenza, quanto piuttosto un fenomeno strutturale nella vita del mondo» evidenziando che sull’immigrazione «si gioca il futuro e si misura la vitalità della società e della Chiesa». Il "digiuno a staffetta" – ha quindi aggiunto il porporato - «non è ‘per’ bensì ‘con’: dobbiamo condividere la fame. I migranti vengono perchè hanno fame, vengono a  riprendersi ciò che noi paesi civili abbiamo tolto. Ma noi siamo  la civiltà, eppure non vogliamo capire che esistono le civiltà». E parlando del Mediterraneo il card. Montenegro ha evidenziato che questo mare è diventato un «cimitero liquido, ma le morti non ci toccano e quindi ci ritroviamo con una coscienza in qualche modo falsa, perché ci sentiamo buoni, ma in effetti non lo siamo. Noi degli immigrati ne abbiamo fatto una categoria e ci siamo dimenticati che sono uomini, donne e bambini, forse dovremmo ricordare che quando c'è un uomo che muore ingiustamente ne siamo un po' tutti colpevoli, ma noi abbiamo le mani pulite, perché noi, al limite, desideriamo che se ne tornino a casa loro, come se questa fosse la soluzione migliore: tornare a casa loro e tornare in quella povertà che è invivibile, tornare a casa loro e ripassare dalla Libia dove ci sono le torture, tornare a casa loro è andare incontro alla morte per molti, questa è la fotografia». E parlando, poco dopo, alla Radio Vaticana, il card. Montenegro ha sottolineato che «è facile che ci si commuova davanti ad un crocifisso di legno o di gesso, ma non siamo capaci di commuoverci davanti al Cristo vivente, alla carne sanguinante di Cristo che incontriamo. Siamo riusciti a sentirci a posto, perché quando vediamo il pane che si spezza sull'altare, noi diciamo quello è Gesù, però poi, quando uscendo, lungo le scale della chiesa, lo vediamo seduto con la mano tesa, ecco quello un poveraccio non è più il Gesù di prima, quando in effetti e quel pane e quel povero hanno la stessa identità. La nostra fede è diventata una fede facile, una fede che non si vuole sporcare, vissuta ad occhi chiusi per non essere disturbati nella preghiera, ma a furia di tenere gli occhi chiusi, non vediamo più niente e non sappiamo più che cosa presentare nella preghiera». (Raffaele Iaria)

Migrazioni: ieri incontro del Ministro Lamorgese con il Ministro maltese Camilleri.

12 Marzo 2021 -

Roma - Il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, ha ricevuto ieri al Viminale il Ministro dell’Interno della Repubblica di Malta, Byron Camilleri. Nel corso dell’incontro è stato fatto un punto di situazione sull’andamento del negoziato europeo per il nuovo Patto per l’asilo e le migrazioni, anche in vista dell’incontro di Atene della prossima settimana tra i responsabili dell’Interno di Italia, Malta, Grecia, Cipro e Spagna.

I due ministri hanno anche affrontato i principali temi bilaterali riguardanti la gestione dei flussi migratori, con una particolare attenzione - spiega una nota del Viminale -  ai recenti sviluppi politici che stanno determinando la formazione di un nuovo governo di unità nazionale in Libia.

P. Kasong spiega la zona in cui è stato ucciso l’ambasciatore italiano

24 Febbraio 2021 - Cesena - «Tutto il nostro Paese è molto dispiaciuto per quanto è accaduto ieri», dice al telefono padre Edmond Kasong, dal 2018 parroco a San Giorgio-Bagnile, nella diocesi di Cesena-Sarsina. Il sacerdote francescano (frate minore) è originario del Congo, del Kasai orientale, una zona molto lontana da dove è avvenuta l'imboscata che ha causato la morte dell’ambascioatore italiano in Congo, Luca Attanasio, del carabinieri Vittorio Iacovacci e del   loro autista congolese, Mustafa Milambo, nel nord Kivu, vicino al Rwanda e al Burundi. «La zona est, del Congo, quella di Goma, è la più esposta e la più pericolosa del Paese - aggiunge il sacerdote parlando con il settimanale della diocesi, “Corriere Cesenate” -. È la zona più sfruttata dalle multinazionali, in particolare per il coltan (materia prima fondamentale per le batterie degli smartphone e le auto elettriche, ndr). È una zona di confine e qui il Rwanda vorrebbe allargare i propri territori. In quelle province muoiono migliaia di persone ogni anno. È un territorio fuori dal controllo del governo». «Ci sono tanti interessi in gioco», conclude il sacerdote «non c'è pace in quel territorio, dove i  bambini non conoscono la scuola e la gente è sempre in fuga. Tanti stanno morendo per difendere la loro terra».  

Migrantes: Diritto d’asilo, un percorso di umanità

15 Febbraio 2021 - Roma - «Dietro a quello che si sta vivendo oggi in Bosnia, dietro agli sbarchi nel Mediterraneo, dietro ai campi dove i rifugiati vivono in un limbo senza tempo e in condizioni inaccettabili, dietro la criminalizzazione della solidarietà ci sono scelte ben precise, normative specifiche, accordi politici: la “Fortezza Europa”, come più volte è stato sintetizzato l’approccio europeo alle migrazioni. E proprio come in una fortezza, non ci si può permettere che qualcuno apra delle brecce. Ecco così le ONG indicate come scafisti, attivisti solidali denunciati come trafficanti, insieme a una narrazione politica e mediatica criminalizzante. Un insieme di azioni che hanno l’obiettivo di gettare discredito su chi in realtà fa quello che dovrebbe fare la politica». Se ne discuterà mercoledì 17 febbraio nel secondo webinar del ciclo Diritto d’asilo, un percorso di umanità insieme ad alcune realtà che provano a contrastare questo approccio. Da Open Arms, che con altre ONG è attiva nelle operazioni di ricerca e soccorso in mare e che è coinvolta in una vicenda e in un processo oggi agli “onori” delle cronache, all’ASGI, che da tempo porta avanti un lavoro di monitoraggio delle prassi illegittime sul territorio italiano come ai confini esterni e interni dell’UE, passando per Europe Must Act, un movimento europeo impegnato per un cambiamento nelle politiche migratorie. Il tema dell’incontro è “Salvataggi: umanità e diritti per fermare la criminalizzazione”. Interverranno Valentina Brinis, advocacy officer di Open Arms, Lucia Gennari dell’ASGI, Laura Martinelli, avvocata e attivista in val di Susa, Massimiliana Odorizzi di Italy Must Act ed Isla Kitching di Europe Must Act. A coordinare gli interventi, Giovanna Cavallo del Forum per cambiare l’ordine delle cose. Il webinar inizierà alle 18.00 in diretta sulle pagine Fb di Forum per cambiare l’ordine delle coseVie di Fuga ed Escapes. Il primo incontro del ciclo Diritto d’asilo, un percorso di umanità, che è promosso dalla Fondazione Migrantes oltre che dal Forum e da Escapes,  si è svolto lo scorso 20 gennaio (cliccare qui per la “differita” integrale on line e qui per le news di sintesi uscite su Vie di fuga). I webinar successivi si terranno, sempre a cadenza mensile, fino a giugno.

Viminale: 5.472 i migranti arrivati in Italia nel 2020

8 Giugno 2020 -

Roma - 5.472: questo il numero delle persone migranti sbarcate sulle coste italiane da inizio anno. Il dato è stato diffuso dal Ministero degli Interni, considerati gli sbarchi rilevati entro le 8 di questa mattina. Dei quasi 5.500 migranti sbarcati in Italia nel 2020, 1.050 sono di nazionalità bengalese (19%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Tunisia (839, 15%), Costa d’Avorio (685, 13%), Sudan (456, 8%), Algeria (372, 7%), Marocco (322, 6%), Somalia (228, 4%), Guinea (224, 4%), Mali (167, 3%), Nigeria (123, 2%) a cui si aggiungono 1.006 persone (19%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione.