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Agro Pontino: Dokita in campo per l’inclusione e contro sfruttamento e caporalato

21 Luglio 2021 - Latina - Mediatori culturali all’interno di scuole e servizi pubblici, insegnamento in classe dell’educazione alla cittadinanza globale e, nei Paesi di origine, sportelli informativi su opportunità di lavoro, rischio sfruttamento e caporalato in Italia. Sono solo alcune delle proposte contenute nel “Manifesto per l’inclusione” elaborato dalle associazioni della società civile dell’Agro Pontino per ripensare lo sviluppo di un territorio diventato negli anni sinonimo di emarginazione e sfruttamento, soprattutto ai danni di una parte significativa della comunità immigrata, circa 55mila persone, composta in maggioranza da romeni e indiani Sikh. L’iniziativa è un tassello del progetto “Get Ap! Strategie per una cittadinanza globale dell’Agro Pontino”, promosso dall’associazione Dokita assieme a una rete di organizzazioni attive sul territorio e cofinanziato dall’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo. “Get Ap!” ha puntato sulla popolazione locale e in particolare sui giovani, sulla comunità immigrata, sulle organizzazioni della società civile attive sul territorio e sulle istituzioni locali. La rete di organizzazioni capitanata da Dokita è entrata nelle scuole dell’Agro Pontino “con lo scopo di favorire la comprensione del fenomeno migratorio, dei problemi legati all’integrazione e delle opportunità di sviluppo sostenibile”, si legge in una nota. Le ragazze e i ragazzi hanno partecipato anche attivamente realizzando, col supporto di un videomaker professionista, “video racconti di storie dal territorio di buona accoglienza, integrazione, emancipazione femminile e ambientalismo”. Gli studenti, inoltre, sono stati coinvolti in un’indagine i cui risultati sono parte centrale della “ricerca azione” curata da Cespi e dalla quale emergono “le criticità del territorio: non solo esclusione sociale e sfruttamento lavorativo della comunità immigrata, ma anche discriminazione e scarsa integrazione degli studenti di origine straniera, degrado ambientale e carenza di politiche giovanili”. Il risultato è che “il 60% degli studenti vede il proprio futuro fuori dall’Agro Pontino, in un’altra città italiana, mentre un terzo progetta di emigrare in un altro Paese”. Raccogliendo i suggerimenti venuti dalla comunità scolastica è nato il “Manifesto per una scuola inclusiva e sostenibile nell’Agro Pontino”. A favore della comunità immigrata che popola l’Agro Pontino, “Get Ap!” ha messo in campo iniziative di tutela socio-legale e di sostegno all’associazionismo sul territorio. Circa mille persone hanno usufruito degli sportelli di orientamento e informazione presenti sul territorio. A suggellare questo percorso, iniziato ormai due anni fa, il Festival World Agro Pontino, in calendario dal 31 luglio al 1° agosto a Terracina.  

Una preghiera accorata per i migranti ieri in tutte le parrocchie italiane

12 Luglio 2021 - Roma – “Per tutti i migranti e, in particolare, per quanti tra loro hanno perso la vita in mare, naviganti alla ricerca di un futuro di speranza. Risplenda per loro il tuo volto, o Padre, al di là delle nostre umane appartenenze e la tua benedizione accompagni tutti in mezzo ai flutti dell’esistenza terrena verso il porto del tuo Regno. Al cuore delle loro famiglie, che non avranno mai la certezza di ciò che è successo ai loro cari, Dio sussurri parole di consolazione e conforto. Lo Spirito Santo aleggi sulle acque, affinché siano fonte di vita e non luogo di sepoltura, e illumini le menti dei governanti perché, mediante leggi giuste e solidali, il Mare Nostrum, per intercessione di san Benedetto, patrono d’Europa, sia ponte tra le sponde della terra, oceano di pace, arco di fratellanza di popoli e culture. Preghiamo”. Questa la preghiera che ieri è stata recitata in tutte le parrocchie del nostro Paese su iniziativa della Conferenza Episcopale Italiana nella giornata di festa di San Benedetto, patrono dell’Europa. La Cei, invitando alla preghiera ha voluto ricordare il dato drammatico dell’Organizzazione mondiale per le migrazioni (Oim): nei primi cinque mesi del 2021 nel Mediterraneo centrale sono morti 632 migranti (+200 per cento rispetto allo scorso anno), di cui 173 accertati e 459 dispersi. “Più di quattro al giorno a cui purtroppo occorre aggiungere le vittime degli ultimi tragici naufragi, delle altre rotte del mare, tra cui quella delle Canarie che ha avuto una tremenda escalation nell’ultimo anno, e i tanti fratelli e le tante sorelle morti lungo il deserto del Sahara, in Libia o nei Balcani”, ha scritto la Presidenza dei Vescovi italiani. “Credo che il primo aspetto importante sia che il Mare Mediterraneo sia di nuovo controllato da una grande operazione umanitaria europea come fu l'operazione Mare Nostrum degli anni dal 2015 al 2017. Un'operazione – ha detto alla Radio Vaticana il presidente della Commissione Cei per le Migrazioni e della Fondazione Migrantes, l’arcivescovo Gian Carlo Perego - che possa far diventare nostro e non dei trafficanti e non di chi respinge, un mare dove vedi appunto persone alla ricerca di sicurezza, e che chiedono di essere tutelate in un diritto fondamentale come il diritto d'asilo. Quindi un primo impegno è non solo guardare ai pochi che sono sbarcati, dall’inizio di quest’anno 22300 persone, ma guardare anche i 60 mila, quindi a tante altre persone che sono state respinte, e che tante volte sono state respinte in una realtà che sono le carceri, i campi della Libia, dove trovano spesso la morte, e subiscono violenza. Si tratta, ripeto, soprattutto di giovani, donne, ragazzi anche minorenni. Quindi credo che l'impegno dei politici sia anzitutto far diventare nostro, europeo questo mare. E poi il secondo impegno, certamente importante, è fare in modo che la riforma del diritto d'asilo, la riforma del regolamento di Dublino, porti ad un impegno di solidarietà comune di tutti i 27 paesi europei, con un'accoglienza di queste persone che sono alla ricerca di un futuro. Tanto più che, come dicono anche i dati, nei prossimi anni avremmo bisogno di persone”. Mons. Perego ha ricordato la nascita, in questi anni, di una rete “molto importante nelle nostre parrocchie e negli istituti religiosi, che ha portato mediamente all'accoglienza, ancora oggi, tra le 15 e 20 mila persone. Un’accoglienza che ha toccato anche le famiglie: quasi 1000 famiglie che hanno accolto in casa un ragazzo. Che ha portato a sollecitare una nuova legge sulla tutela dei minori non accompagnati, che sono soprattutto adolescenti fra i 15 e i 17 anni. Tante volte l'associazionismo cattolico è stato in prima linea nella sperimentazione, nei servizi, segni attraverso anche la rete della Caritas, di un volontariato cattolico molto diffuso nel nostro territorio. Gesti concreti che hanno fatto sentire vicino, prossimo, una persona che era in fuga e cercava sicurezza. Dall'altra parte è chiaro che è importante che i cattolici italiani facciano diventare il tema dell'immigrazione un tema politico, che identifica una caratteristica dell'impegno sociale dei cattolici in Italia. Già questo era stato sottolineato nelle ultime Settimane Sociali, e credo che ancora di più oggi diventa un impegno, non solo in Italia, ma un impegno per una politica europea alla quale i laici cattolici sono chiamati. Senza far venir meno la preghiera che, come diceva il cardinale Daniélou, ha sempre una dimensione sociale, perché ci ricorda il comandamento fondamentale dell’amore che va tradotto, poi, in gesti nella quotidianità, che vedono i laici impegnati in famiglia, nella scuola, nelle opere pubbliche, nelle diverse realtà”.    

Dopo il Covid, urgente voltare pagina

2 Luglio 2021 - Loreto - Ho ancora negli orecchi il commento del direttore della Società “Dante Alighieri” di Londra, una vera istituzione questa dell’insegnamento della lingua italiana all’estero. Uomo franco, cordiale, molto laico, abituato ad andare direttamente al cuore delle cose. E delle parole. "L’essenziale sono i valori che vivete, per questo la gente vi ama ancora.” Lo diceva a noi tre, missionari degli italiani all'estero, passando per caso alla parrocchia, in Brixton Road. “Non sono i riti o le cerimonie,” precisava “sono i valori oggi di cui la gente è assetata. A cui è sensibile, anche se non sembra. La gente guarda, osserva e si rivela esigente, attenta ai valori in chi ha delle responsabilità, nei leaders”. È vero, i nostri emigrati trovano alla nostra parrocchia un’accoglienza a tutte le ore, un’empatia che li fa sentire in famiglia e spesso un gesto concreto di solidarietà. Dei valori. A volte, con loro il discorso cade sulla nostra Italia, vista da fuori.... le parole allora si fanno preoccupate. Sentono che non vi trovano più quei valori che avevano conosciuto una volta. Sembrava - prima di questa pandemia - che il “fare il proprio interesse” fosse l’idolo a cui tutto oggi si sacrifica. Da qui la fragilizzazione della situazione dei giovani, del loro affannoso arrivo all’estero, della precarizzazione di tutta una società… Fare i propri interessi sembrava fosse diventato quasi un paradigma con i suoi eroi negativi. Pareva che tutto quello che si toccasse – come il re Mida per il quale tutto diventava oro – si trasformasse per noi più banalmente in merce, le persone dei clienti reali o potenziali. Tutto si compra, tutto si vende. La pubblicità in TV vi blocca in un dibattito perfino la parola in bocca, perchè ne ha la priorità.  Anche per avere un figlio in più, come una merce, si sente esclamare: “No, ci costa troppo!” I nostri grandi valori di unità, di condivisione, di solidarietà o semplicemente di fiducia e di coraggio nell’avvenire – che i nostri emigranti hanno vissuto come un vero motore nella loro avventura – sembrano essersi sciolti, come neve al sole. Sembra venuta meno la compassione per il mondo, per le tragedie dei popoli nostri vicini di casa. Il senso dell’altro. La sfida di un avvenire per tutti, da costruire a più mani. E ritornano in mente indimenticate parole di Chiara Lubich ai sindaci: “La scelta dell’impegno politico è un atto d’amore: con esso il politico risponde ad un’autentica vocazione, ad una chiamata personale. Egli vuol dare risposta ad un bisogno sociale, ad un problema della sua città, alle sofferenze del suo popolo, alle esigenze del suo tempo”. Scendere in politica da noi sembra quasi scendere in guerra. E i leaders dei capi-popolo, dai toni infuocati, sempre pronti a incendiare gli animi. O a dichiarare guerra agli uomini, che il Dio di Abramo conduce ancora oggi per mano, i migranti. Sapendo che un migrante cerca sempre, in fondo, due realtà vitali ed essenziali per ogni essere umano: il pane e la dignità. E fugge - moltissime volte tra pericoli impensabili - da una terra, dove per lui è impossibile vivere. Dovremmo, invece, aiutarlo a vivere in un mondo sconosciuto, complesso, duro a volte per lui quale è il nostro. E dovremmo semmai scendere in guerra con realtà patologiche vere, croniche, mali antichi, che corrodono l’anima stessa della nostra bella Italia e che perfino all’estero vi sanno enumerare con sorprendente lucidità! Con la logica perversa dell’esclusione, purtroppo, non si salva il mondo. Nè lo si cambia. Ma lo si stravolge, rendendolo invivibile. È ora, finalmente, dopo la stagione amara del Covid, ritornare ai nostri valori perduti, al bene comune. Sarà il cammino verso quella terra promessa da Dio, che porta il nome di solidarietà. Di fratellanza. A cominciare dagli ultimi. Vera sfida che ci attende domani, per vivere. P. Renato Zilio – Migrante Marche)    

Milano: il sorpasso delle aziende artigiane straniere

10 Giugno 2021 - Milano - Le ditte individuali straniere di due settori storici dell’artigianato milanese, come l’edilizia e le pulizie, mettono la freccia e per la prima volta nella storia superano quelle italiane. È quanto emerge dai dati presentati dall’Ufficio studi di unione artigiani di Milano e Monza Brianza. Nel settore delle pulizie, infatti, le aziende individuali straniere sono quasi due su tre (63%), mentre nel campo dell’edilizia superano di poco la metà (52%), ma sono in scia anche quelle del campo alimentare (47%) e del tessile (43%). Un po’ più staccati, invece, i falegnami non italiani, che sono il 27% del totale. In generale, una ditta su tre (31%) è guidata da stranieri. Per le fasce d’età, gli imprenditori artigiani uomini over 50 sono in maggioranza relativa con una punta del 32%. Analogamente le donne capitane d’impresa invece sono al 31% presenti nella fascia tra i 40 e i 49 anni. Nelle imprese straniere le donne titolari sono in maggioranza nel settore del tessile e dei servizi alla persona. Gli stranieri imprenditori, uomini e donne, sono mediamente più giovani degli italiani. Gli artigiani sono maggiormente presenti nell’area nord-est di Milano (con il 27%) e in misura assai limitata nel centro (6%). In provincia di Milano sono l’Adda Martesana con il Nord Ovest a ridosso della Brianza le aree che risultano a maggior vocazione artigiana mentre il Sud Est Milanese è il territorio che registra il minor numero delle imprese, solo l’8% del totale. In 10 anni le imprese guidate da imprenditori non italiani sono cresciute del 70%. In gran parte si trovano tra Milano città (46%), nell’area metropolitana (39%) e solo per il 15% in Brianza. Si tratta soprattutto di africani (41%), europei (31%), e asiatici (15%). Gli egiziani sono attivissimi nell’edilizia, pulizia e alimentari, i cinesi nel tessile, abbigliamento e nei servizi alla persona. Per quanto riguarda i numeri nel complesso, sono attive a Milano città 26.752 imprese, 42.095 nell’area metropolitana e 22.184 a Monza Brianza. «Ci sono dei numeri simbolici che segnano la storia. Questo sorpasso delle imprese straniere sul mondo delle imprese edili e della pulizia milanesi certifica un fenomeno che parte da lontano e che oggi non si ferma – commenta Marco Accornero, Segretario di Unione Artigiani Milano e Monza-Brianza –. Gli stranieri che fanno impresa qui in Italia sono forse ancora più coraggiosi perché sfidano una burocrazia a dir poco complicata anche per gli italiani che devono tornare ad amare di più i mestieri artigiani». (Avvenire)  

Olimpiadi: ventinove atleti nella squadra rifugiati

9 Giugno 2021 - Milano - Sono 29 i componenti della squadra dei rifugiati alle Olimpiadi di Tokyo. Tra gli atleti, che gareggiano in 12 sport, una medaglia d’oro a Rio 2016, che ha lasciato l’Iran. La squadra, selezionata dal Cio, è formata da atleti che sono fuggiti dai loro paesi d’origine e hanno ottenuto borse di studio per allenarsi in un nuovo paese per i Giochi. Tra di loro c’è Kimia Alizadeh, la prima donna iraniana a vincere una medaglia olimpica (bronzo nel taekwondo a18 anni). Alizadeh vive in Germania, dopo essere scappata dal regime di Teheran. I 29 atleti, in aumento rispetto ai 10 di Rio, sono originari di Afghanistan, Camerun, Congo, Repubblica del Congo, Eritrea, Iraq, Sud Sudan, Sudan, Siria, Venezuela. Gareggeranno in nuoto, atletica, badminton, boxe, canoa, ciclismo, judo, karate, tiro a segno, taekwondo, sollevamento pesi e wrestling. La squadra sarà gestita a Tokyo da funzionari del Cio e l’UNHCR, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. «Invierete un potente messaggio di solidarietà, resilienza e speranza al mondo» ha dichiarato il presidente del Cio, Bach.

Migranti e Ue Passi avanti sull’Agenzia per l’asilo

9 Giugno 2021 - Milano - I Paesi Ue del Mediterraneo, i cosiddetti Med5 (dall’Italia alla Grecia, fino a Spagna, Cipro e Malta) hanno scritto alla presidenza di turno portoghese per sbloccare lo stallo sulle trattative sul regolamento dell’Agenzia europea per l’asilo (Easo). Una mossa che il Ministro dell’Interno portoghese, Eduardo Cabrita, ha salutato come «un grande successo» spiegando che a questo punto c’è un «accordo politico di principio» sull’agenzia. La logica dell’"accordo su tutto o accordo su nulla" sarebbe stata abbandonata. Il primo passo, ha spiegato Cabrita, «è stato quello di separare il lavoro tecnico sul testo» dai negoziati politici. «Con i ministri degli Interni abbiamo avuto una discussione molto costruttiva e positiva sulla dimensione esterna ma abbiamo anche parlato del Patto sulla Migrazione e della dimensione interna. Ci sono progressi importanti nell’ambito del partenariato con i nostri vicini per quanto riguarda la limitazione delle partenze, gli investimenti nelle rotte legali e nella gestione delle frontiere» ha spiegato la commissaria Ue agli affari interni Ylva Johansson.  

Viminale-Regione Campania: protocollo per l’integrazione dei migranti

1 Giugno 2021 - Roma - Legalità, sicurezza e inclusione sociale, questi i temi del protocollo d'intesa siglato oggi, al Viminale, dal vice direttore generale del dipartimento della Pubblica Sicurezza Maria Teresa Sempreviva e dall'assessore della regione Campania alla Legalità, Sicurezza e Immigrazione Mario Morcone. L'intesa, nel recepire i contenuti della decisione della Commissione europea del 9 gennaio 2018, ha come obiettivo l'attuazione del programma operativo nazionale (PON) e complementare (POC) attraverso l'utilizzo di ulteriori risorse economiche - stanziate dal Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e dal Fondo sociale europeo (FSE) del 2014-2020 - per migliorare  il sistema di accoglienza e integrazione dei migranti, i servizi di assistenza socio-sanitaria e prevenire le forme di sfruttamento e di caporalato. Tra i punti previsti dall'intesa, il miglioramento dei percorsi di assistenza per rifugiati, richiedenti asilo e apolidi e un nuovo metodo di accoglienza come quello previsto dal progetto "One Stop Shop".  

Papa Francesco: una giornata di riflessione sulla “preoccupante” situazione del Libano

31 Maggio 2021 - Città del Vaticano – Il Libano tra le preoccupazioni di Papa Francesco. Ieri, al termine della preghiera dell’Angelus ha annunciato una giornata di riflessione sulla “preoccupante” situazione del Paese. “Il prossimo 1° luglio – ha detto - mi incontrerò in Vaticano con i principali responsabili delle Comunità cristiane presenti in Libano, per una giornata di riflessione sulla preoccupante situazione del Paese e per pregare insieme per il dono della pace e della stabilità”. Il pontefice ha affidato questa intenzione all’intercessione della Madre Dio, “tanto venerata al santuario di Harissa” ed ha chiesto di “accompagnare la preparazione di questo evento con la preghiera solidale, invocando per quell’amato Paese un futuro più sereno”. (R. Iaria)

Bachelet (Onu): “riformare con urgenza operazioni di ricerca nel Mediterraneo”

26 Maggio 2021 - Roma - “Canali di migrazione sufficientemente sicuri, accessibili e regolari”: è la richiesta dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Michelle Bachelet, che ha invitato il governo libico di unità nazionale e gli Stati membri e le istituzioni dell’Ue “a riformare con urgenza le politiche e pratiche di ricerca e salvataggio” perché quelle attuali “non danno priorità alla vita, alla sicurezza e ai diritti umani nei confronti di coloro che cercano di passare dall’Africa all’Europa”. Lo afferma in un report che invita alla salvaguardia delle vite nel Mediterraneo centrale, raccontando testimonianze drammatiche dei migranti che hanno compiuto la traversata e sono passati attraverso le carceri libiche. L’Onu esorta gli Stati membri dell’Ue a mostrare solidarietà “per garantire che i Paesi in prima linea, come Malta e Italia, non siano lasciati ad assumersi una responsabilità sproporzionata”. “Possiamo essere tutti d’accordo sul fatto che nessuno debba sentirsi costretto a mettere le proprie famiglie su barche inadatte alla navigazione o rischiare la propria vita in cerca di sicurezza e dignità – ha detto Bachelet -. Ma la risposta non può essere semplicemente impedire le partenze dalla Libia o rendere i viaggi più disperati e pericolosi”. Secondo l’Onu tra gennaio 2019 e dicembre 2020 almeno 2.239 migranti sono morti nel tentativo di attraversare il Mediterraneo centrale, passando dalla Libia fino a Malta o all’Italia. Oltre 500 persone sono morte nei primi mesi di quest’anno. (Sir)    

Un sussulto di umanità

3 Maggio 2021 - Roma - Ieri abbiamo celebrato la V domenica dopo Pasqua. Un tempo, quello pasquale, che ci invita a meditare sulla resurrezione di Cristo attraverso la testimonianza di coloro che lo hanno incontrato “risorto”. Un tempo di riflessione ma anche di lettura della storia alla luce della resurrezione. Ma non possiamo non “ascoltare” il sussurro di Gesù nel Getsemani mentre dice ai suoi discepoli “la mia anima è triste, vegliate”. Queste parole tornano alla mente oggi mentre, per l’ennesima volta, registriamo la morte di persone migranti nel Mediterraneo, l’uccisione di una giovane missionaria in Perù, Nadia De Munari e il ferimento del futuro vescovo italiano Christian Carlassare, chiamato a guidare una diocesi nel Sud Sudan. Papa Francesco ha parlato di “vergogna” ricordando il silenzio assordante dopo la morte di 130 migranti al largo della Libia. Il silenzio di una umanità distratta di fronte a drammi che si ripetono. “Sono persone, sono vite umane che hanno implorato invano aiuto, un aiuto che non è arrivato”, ha detto il Papa invitando ad “interrogarci tutti su questa ennesima tragedia” e a pregare “per questi fratelli e sorelle, e per tanti che continuano a morire in questi drammatici viaggi. Preghiamo anche per coloro che possono aiutare ma preferiscono guardare da un’altra parte”. Dolore e sdegno arrivato da più parti del mondo cattolico: “che questa ennesima tragedia – ha detto la Fondazione Migrantes - provochi in noi un sussulto di umanità e d’impegno a creare canali legali e sicuri di ingresso”. Il desiderio di stare accanto agli altri non si ferma. Sono tanti i volontari italiani nel mondo accanto ad una umanità sempre più sofferente. Volontari e missionari come la missionaria laica italiana Nadia De Munari, 50 anni, da anni in Perù per l‘Operazione Mato Grosso. È stata aggredita nel sonno e uccisa: aiutava i poveri di una baraccopoli. Ma anche il più̀ giovane vescovo del mondo, padre Christian Carlassare, 43 anni, nominato dal papa due mesi fa e che il 23 maggio prossimo sarà consacrato vescovo per poi guidare la diocesi dove per anni è stato missionario. Le sue condizioni, in questi giorni, stanno migliorando. Ma anche qui, davanti a queste notizie, il mondo si gira dall’altra parte e non sente il grido dei poveri che arrivano su una barca o i tanti che in vari paesi del mondo soffrono la carestia, la persecuzione, la guerra. E non ascoltano il grido di coloro che lottano a loro fianco per la pace e per una vita dignitosa. Ecco perché le parole di Gesù nel Getsemani non possono non ridondare nelle nostre orecchie mentre il rifiuto, anche violento, del bene che si cerca di fare lascia l’amaro in bocca. I 130 morti nel Mediterraneo, Nadia e Christian probabilmente non saranno gli ultimi a essere vittime di un mondo concentrato su sé stesso ma questo non deve invitarci a guardare dall’altra parte. Anzi deve essere un monito per dire ancora una volta che il bene prevale sempre e che occorre “vegliare” perché non prevalga il male e l’egoismo. Altrimenti il sogno di un mondo diverso per milioni di perone rimarrà “solo” un sogno mentre continueranno a morire per fame, persecuzione, guerre, ingiustizie tanti innocenti. (Raffaele Iaria)