Tag: Immigrati e profughi

Profugo ucciso in Croazia da mina antiuomo

9 Marzo 2021 - Milano - Cercavano di sfuggire alla polizia che pattugliava la foresta di Saborsko, poco dopo essersi lasciati alle spalle il confine bosniaco, in un’area dove nessun croato mette piede da anni per non rischiare di innescare una delle 20mila mine antiuomo di cui è disseminata l’area. Ma proprio uno degli ordigni ha dilaniato un pachistano e ferito una decina di altri migranti. Il gruppo aveva approfittato del rialzo delle temperature, con la neve che oramai è quasi completamente sparita, per tentare la traversata verso la Slovenia, in direzione dell’Italia. Le notizie che arrivano sono ancora incomplete. L’intervento degli sminatori per soccorrere gli stranieri coinvolti nell’esplosione non è stato semplice. Gli specialisti hanno dovuto bonificare e tracciare un percorso per raggiungere i feriti. (Su www.avvenire.it un video dell’accaduto).  

Migrantes Andria: parte il progetto APRI

5 Ottobre 2020 - Andria - Nel corso degli ultimi mesi il sistema di accoglienza italiano a favore dei migranti e rifugiati è stato fortemente modificato a seguito di vari provvedimenti legislativi riducendo soprattutto la tutela dei diritti umani e tagliando i servizi alla persona. Tutto ciò sta provocando un’influenza sfavorevole sui processi di integrazione al punto che molte realtà ecclesiali diocesane hanno deciso di promuovere il progetto “APRI” proposto dalla Caritas nazionale e finanziato dalla CEI (Conferenza Episcopale Italiana). Al fine di sviluppare nuovi processi di inclusione sociale, per garantire risposte immediate ai bisogni del territorio e assicurando un contesto protetto, che restituisca ai migranti e rifugiati, fiducia e speranza per il futuro. Infatti sabato 3 ottobre 2020 l’Ufficio Migrantes della diocesi di Andria in collaborazione con la Caritas Diocesana e con l’indicazione pastorale del Vescovo Mons. Luigi Mansi, ha dato avvio al progetto sul territorio diocesano, occasione utile per promuovere la “Giornata della Memoria e dell’Accoglienza”, istituita, in virtù della legge 45/2016, per ricordare e commemorare tutte le vittime dell’immigrazione e promuovere iniziative di sensibilizzazione e solidarietà. Con il progetto “APRI”, l’acronimo richiama i famosi quattro verbi del Papa riferiti ai migranti (Accogliere, proteggere, promuovere e integrare) e il gesto di aprire loro la porta, l’Ufficio Migrantes di Andria si impegna ad individuare un numero di sei migranti e rifugiati tra i più vulnerabili. La caratteristica del progetto è – si legge in una nota dell’ufficio diocesano Migrantes - la richiesta di affiancamento di una o più famiglie che svolga il ruolo di tutor per ogni migrante o rifugiato favorendo l’inserimento e l’integrazione nella società in cui ora vive (gite fuori porta, pranzi domenicali in famiglia, cinema, teatro, lingua italiana, sport, inserimento lavorativo, ecc..). Attraverso questa modalità di accoglienza si potrebbe dare una risposta nuova al bisogno, ma soprattutto “riaffermare con convinzione un’idea di integrazione differente. In altri termini possiamo dire che è una forma di adozione, che una famiglia dispone nei confronti di un migrante e rifugiato”. Per l’iter burocratico legale e sanitario le famiglie di adozione del migrante o rifugiato saranno supportate dall’Ufficio Migrantes che si avvallerà della collaborazione della Comunità Migrantesliberi, che offrirà nello specifico servizi professionali.

Honduras: partita ieri la prima carovana di migranti dall’inizio della pandemia

2 Ottobre 2020 - Roma - E' la seconda carovana del 2020, la prima da quando è esplosa la pandemia di Covid-19. Ieri, 1° ottobre, circa tremila honduregni sono partiti da San Pedro Sula, tradizionale punto di partenza di questo tipo di iniziative, per tentare di attraversare il Guatemala e il Messico e giungere così negli Usa. Un obiettivo già disperato in condizioni normali, che assume i contorni della temerarietà nell’attuale situazione. Come riporta il sito dell’emittente dei gesuiti honduregni Radio Progreso, i componenti della carovana, per lo più donne, bambini e giovani, hanno spiegato che in Honduras non hanno la possibilità di continuare a vivere. La pandemia ha aumentato la disoccupazione e la fame e ha messo a nudo la precarietà del sistema sanitario pubblico. Già ieri la carovana è riuscita a fare ingresso in Guatemala, attraverso la frontiera di Entre Rios, nel dipartimento di Izabal. Le persone portano i loro bambini sulle spalle, hanno un semplice zaino e un po’ d’acqua per idratarsi. “Non abbiamo soldi, siamo solo nelle mani di Dio”, ha detto all’emittente una ventenne di Villanueva, che emigra con madre e fratello. Si registra anche una vittima, un giovane caduto dall’automobile che lo trasportava. Il loro cammino sarà tutt’altro che facile. Il Governo del Messico, tramite l’Istituto nazionale per le migrazioni, mette in guardia circa le sanzioni contro gli stranieri che entrano nel Paese senza rispettare le misure sanitarie contro il Covid-19. E le Case del migrante del Guatemala, in una nota firmata dal loro coordinatore, padre Mauro Verzeletti, missionario scalabriniano e direttore della Casa di Città del Guatemala, si sono pronunciate chiedendo il rispetto del diritto umano alla migrazione, ma rammaricandosi di non poter assistere i migranti come nelle precedenti carovane, a causa delle misure imposte dalla pandemia. Le strutture potranno assicurare solo distribuzione di cibo, materiali per la biosicurezza e kit per l’igiene. (Sir)  

I racconti di chi fugge: una nuova trasmissione di Radio Vaticana

30 Settembre 2020 - Città del Vaticano – “Non mi chiamo rifugiato” è il titolo del nuovo programma di Radio Vaticana, realizzato in collaborazione con il Centro Astalli, in onda da sabato scorso   cadenza settimanale. Il programma, che significativamente è partito alla vigilia della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, intende proporre, come recita il sottotitolo, “storie di rifugiati raccontate in prima persona da chi è stato costretto a fuggire dal proprio paese”.  

Mediterranea Saving Humans: al via la campagna per raccontare le storie di chi fugge dall’inferno libico

30 Settembre 2020 - Roma - Migrants of the Mediterranean (MotM), Mediterranea Saving Humans e la sua sorella americana Saving Humans Usa annunciano la loro collaborazione a sostegno degli esseri umani coinvolti nello scenario delle migrazioni nel Mediterraneo centrale con la campagna “Persone, non numeri”. L’iniziativa nasce per valorizzare l’aspetto umano dei singoli individui che affrontano la pericolosa traversata dopo essere scappati da un Paese devastato dalla guerra e politicamente instabile, la Libia, dove da diversi anni sono stati documentati gravi abusi dei diritti umani nei confronti dei migranti. Le loro storie saranno raccontate sui social network delle rispettive associazioni. Mediterranea Saving Humans, impegnata da due anni in azioni di monitoraggio e denuncia della situazione nel Mediterraneo centrale, quando necessario soccorre le persone le cui storie sono le stesse che si possono leggere nell’archivio di Migrants of the Mediterranean. Assieme le due associazioni si impegnano per salvare la vita di persone vulnerabili e raccogliere le importanti e, allo stesso tempo, delicate storie di coloro che riescono a raggiungere le coste europee.

Centro Astalli: “fermare l’ecatombe nel Mediterraneo è dovere europeo”

28 Settembre 2020 - Roma - Il Centro Astalli esprime “profondo cordoglio” per i 200 migranti morti nel Mediterraneo “nel tentativo di fuggire dagli orrori della Libia e ottenere protezione in Europa”. “Vicini al dolore delle famiglie delle vittime, vogliamo ribadire che lasciar morire in mare uomini, donne e bambini, nell’indifferenza di governi, istituzioni e società civile è inaccettabile male del nostro tempo”, denuncia il Centro Astalli in una nota. “A pochi giorni dalla presentazione del patto sulle migrazioni della Commissione europea arriva l’ennesima tragica prova che chiudere l’Europa attraverso accordi con Paesi in guerra, respingere i migranti e concentrarsi su come trincerarsi dentro le proprie frontiere acuisce problemi, aggrava crisi umanitarie e alimenta il traffico e la morte di esseri umani”, precisa la nota. Padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, ricordando che “ieri la Chiesa cattolica ha celebrato la Giornata del Migrante e del Rifugiato 2020″, che ha avuto per tema “Come Gesù Cristo, costretti a fuggire”, sottolinea: “Siamo chiamati a considerare l’altro un fratello, da accogliere e proteggere. I migranti non sono numeri, sono persone con storie da ascoltare e conoscere. Lasciarli morire in mare senza soccorsi è abominio da fermare subito”. Per questo il Centro Astalli chiede “l’apertura di canali umanitari per chi scappa da guerre e persecuzioni e l’attivazione di quote per l’ingresso di migranti lavoratori” perché “solo queste misure sono un reale deterrente al traffico di esseri umani”; “l’attivazione immediata di operazioni europee di ricerca e soccorso in mare volte al salvataggio di migranti che rischiano di morire”; “l’impegno di governi nazionali e sovranazionali a gestire i flussi migratori nel rispetto dei diritti umani, della dignità e della vita di ogni essere umano che chiede protezione”. Infatti, “le convenzioni internazionali impongono ciò come presupposto della sussistenza stessa dell’Unione europea e della tenuta democratica degli Stati membri”.

Scalabriniani: patto Ue migrazione e asilo “è l’abbandono dei valori costitutivi dell’integrazione europea”

25 Settembre 2020 -

Roma - “Questo cosiddetto nuovo inizio è in realtà più l’abiura dei valori che hanno guidato, tra alti e bassi, settant’anni di processo d’integrazione europea che una reale ricerca di equilibrio tra responsabilità e solidarietà”. Così padre Lorenzo Prencipe, presidente della Fondazione Centro studi emigrazione di Roma, commenta il nuovo Patto europeo sull’immigrazione e l’asilo, presentato il 23 settembre scorso dalla Commissione europea. “Leggendo il testo della Commissione – afferma un comunicato diffuso questa mattina – quello che emerge chiaramente è che l’Unione europea intende chiudere sempre più le sue frontiere, limitare al massimo gli ingressi dei migranti e richiedenti asilo e incentivare con tutti i mezzi i rimpatri”. Padre Prencipe rileva come dall’inizio del 2020, secondo Eurostat, sono circa 247mila le richieste d’asilo presentate nell’Ue e sono state 676mila nel 2019. “Ciò ratifica che l’Europa è una delle aree geografiche del mondo meno investite dai flussi di persone in fuga dalle loro case (80 milioni nel 2019 secondo UNHCR)”. “Ci chiediamo con forza: quali sarebbero le politiche ‘veramente nuove’ per migranti e rifugiati?”, scrive ancora il presidente del Centro studi emigrazione. Dagli Scalabriniani, l’invito a pensare a politiche che “esigono un radicale cambiamento di approccio ai migranti e ai rifugiati, considerati e rispettati nella loro dignità umana prima di ogni altra valenza socioeconomica”. (SIR)

UNHCR: a Lesbo “9.400 richiedenti asilo spostati nel nuovo centro

25 Settembre 2020 -

Lesbo - L’Agenzia Onu per i rifugiati rivolge oggi un appello “affinché si intraprendano azioni urgenti volte a migliorare le condizioni abitative e si assicurino soluzioni rispettose della dignità dei richiedenti asilo presenti nei centri di accoglienza delle isole Egee, anche all’interno del nuovo sito di emergenza sull’isola di Lesbo”. All’indomani della serie di incendi che hanno devastato il centro di accoglienza e identificazione di Moria, sull’isola di Lesbo, costringendo circa 12.000 uomini, donne e bambini a rifugiarsi in strada, il governo greco ha mobilitato l’esercito e i partner umanitari per allestire una struttura di emergenza. “Circa 9.400 richiedenti asilo attualmente vivono all’interno di questo sito gestito dal governo – informa l’UNHCR –, allestito nel giro di pochi giorni. Diverse centinaia di persone, tra le più vulnerabili, sono state trasferite presso strutture sicure presenti sull’isola oppure sulla terraferma”. L’agenzia Onu stima che, su tutte le isole, “vi sarebbero almeno 4.000 persone, di cui quasi 2.000 a Lesbo, aventi i requisiti per essere trasferite sulla terraferma immediatamente. Il loro trasferimento rappresenterà un passo significativo verso l’obiettivo di decongestionare le strutture di accoglienza presenti sulle isole”. A proposito del Patto Ue su migrazioni e asilo presentato ieri dalla Commissione europea l’UNHCR, insieme all’OIM (Organizzazione internazionale per le migrazioni), ha rivolto giorni fa un appello all’Ue. “Per gli Stati membri – affermano – è il momento di abbandonare l’approccio emergenziale che prevede l’adozione di accordi ad hoc in materia di asilo e migrazioni in Europa per passare a uno comprensivo, coordinato e strutturato”. (SIR)

 

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Eurostat: con il lockdown calano le richieste di asilo e protezione internazionale

23 Settembre 2020 - Roma - Durante il secondo trimestre del 2020, circa 46.500 richiedenti asilo hanno presentato domanda di protezione internazionale per la prima volta negli Stati membri dell’Unione europea. Si tratta del 69% in meno rispetto al primo trimestre del 2020 (per evidenti motivi di lockdown) e del 68% in meno anche rispetto al secondo trimestre del 2019. L’ufficio europeo di statistica, Eurostat, che ha pubblicato questi dati, spiega anche che il 32% delle domande sono state presentate da cittadini di Siria (7700 richieste tra aprile e giugno 2020), Afghanistan (4200 richieste) e Venezuela (3000). Il maggior numero di richiedenti asilo alla prima domanda è stato registrato in Germania (con 14.200, il 31% di tutti i richiedenti per la prima volta negli Stati membri dell’Ue), poi in Francia (8 900, il 19%) e in Spagna (7 200, il 15%). In proporzione alla popolazione del Paese in cui è stata fatta la domanda, però, i tassi più elevati sono stati registrati a Cipro (989 richiedenti per milione di abitanti), Slovenia (441) e Grecia (376). In Ungheria e Polonia le domande sono state 2 per milione di abitanti ciascuno. A livello di media europea, i “nuovi” richiedenti asilo sono stati 104 per milione di abitanti. Queste domande si aggiungono alle 841600 richieste di asilo e protezione che alla fine di giugno 2020 erano all’esame delle autorità nazionali (-9% rispetto al giugno 2019 e marzo 2020), il numero più alto (282900 domande) in Germania, seguita da Francia (161800) e Spagna (118000).

Lesbo: firmato l’accordo per i nuovi corridoi umanitari verso l’Italia

23 Settembre 2020 - Roma - È stato firmato ieri pomeriggio al Viminale, l’accordo tra la Comunità di Sant’Egidio e lo Stato italiano per l’ingresso nel nostro paese di 300 profughi provenienti dalla Grecia, in particolare dall’isola di Lesbo, dove pochi giorni fa è scoppiato un incendio che ha reso impossibile la vita di migliaia di richiedenti asilo. Nel protocollo d’intesa, che ha come suoi pilastri l’accoglienza e l’integrazione, si legge che sarà favorito l’arrivo “in modo legale e in condizioni di sicurezza di richiedenti protezione internazionale, con particolare attenzione ai soggetti più vulnerabili per i quali risulta necessario ed urgente un percorso di inclusione e stabilizzazione sociale, culturale e linguistica”. Il progetto, che avrà la durata di 18 mesi, darà priorità al trasferimento di famiglie e alcuni minori non accompagnati. Viva soddisfazione è stata espressa dai firmatari dell’accordo che rappresenta di fatto una prima risposta italiana all’appello dell’Unione Europea per il ricollocamento dei rifugiati presenti a Lesbo e in tutta la Grecia, sottolinea una nota. “I corridoi umanitari fanno emergere il volto di un’Italia che, con altri Paesi europei, guarda al futuro rispondendo alle crisi umanitarie con senso di umanità e percorsi di integrazione – commenta il presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo -. È l’Italia fatta da cittadini che non si rassegnano alla sofferenza di chi fugge da gravi crisi umanitarie, ma vuole dare una risposta basata su accoglienza e legalità.  Il nostro Paese, ormai da tempo, ha mostrato di credere in questo modello di accoglienza che coinvolge da vicino la società civile. Per i richiedenti asilo, che vivono in condizioni drammatiche nell'isola di Lesbo, si riapre la speranza di una nuova vita in Italia e nel nostro continente”.