6 Agosto 2021 - Roma - È iniziata da pochi giorni la prima delle quattro missioni estive dei Giovani per la Pace in Bosnia, con la partenza di un gruppo di dodici ragazzi e ragazze delle Comunità di Sant’Egidio di Padova e Bologna. A Bihaç una parte del lavoro si svolge in sinergia con il JRS (Jesuit Refugee Service), con cui è attiva da alcuni mesi una proficua collaborazione.
La situazione a Bihaç è in rapido mutamento. Nella stagione estiva i giovani migranti si trattengono solo pochi giorni, pronti a ripartire per proseguire il viaggio. Sono in aumento gli arrivi delle persone dal corno d’Africa – si legge sul sit di Sant’Egidio - come Yusuf (nome di fantasia), ragazzo somalo di 17 anni arrivato in Bosnia col padre e la sorella di 16 anni, ed accampato come tanti altri in mezzo al bosco che circonda Bihaç. Racconta delle violenze e delle umiliazioni subite al confine con la Slovenia: “Ho perso tutto, l’unica cosa che mi è rimasta è la mia anima, che mi consente di rimanere felice…”.
Le condizioni igieniche dei migranti continuano ad essere estremamente critiche, con numerosi casi di scabbia sia dentro che fuori dai campi, senza contare i problemi legati alla scarsità di cibo e all’acqua, che oltre ad essere insufficiente spesso non è potabile. Il rapporto con gli abitanti del luogo è sempre più teso e non mancano esplicite manifestazioni di intolleranza nei loro confronti, come quella di chi dice: “se volete vedere uno zoo andate a Lipa”.
Stanchi, affamati, maltrattati, i migranti continuano a nascondersi in rifugi di fortuna e a non arrendersi di fronte al sogno di arrivare in Italia e in Europa, al punto di voler riprovare il “game” più volte in una settimana. Molti hanno voluto partecipare in maniera inaspettata, ma grata, ad una scuola di italiano improvvisata dai Giovani per la Pace davanti al campo di Lipa. Resiste la speranza e la voglia di amicizia: pur vivendo in condizioni misere, non mancano da parte loro gentilezza e gesti di generosità, come il desiderio di condividere il poco cibo che hanno. È commovente come, anche in situazioni critiche, il loro spirito ottimista e fiducioso trasmetta un senso di conforto; come ci ha confidato un giovane pakistano in uno dei jungle camp: “Tutti abbiamo dei sogni”.