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Migrantes Messina: momenti di preghiera per Giornata Nazionale in Memoria delle Vittime dell’Immigrazione

30 Settembre 2022 - Messina - In occasione della Giornata Nazionale in Memoria delle Vittime dell’Immigrazione, che si celebra lunedì prossimo 3 ottobre, l’Ufficio Migrantes della diocesi di Messina-Lipari-S. Lucia del Mela, in collaborazione con il Centro Culturale Islamico di Messina e tante altre realtà del mondo ecclesiale e civile, propone 3 momenti di preghiera e riflessione: per i migranti che hanno perso la vita durante il viaggio della speranza per scappare da situazioni di guerra, da persecuzione e impoverimento; per quanti sono morti perché vittime di tratta e di sfruttamento lavorativo; per quanti pesano sulla coscienza di quei Paesi che, in nome della difesa delle frontiere, hanno respinto chi arrivava in cerca di protezione. Il programma prevedeu un primo momento, ore 10.00 - Cimitero monumentale di Messina (via Catania, 120): preghiera itinerante, guidata dal Vicario foraneo di Messina centro e Messina nord, p. Marco D’arrigo, che si snoderà dalla porta centrale fino alle tombe dei migranti forzati per l’offerta dei fiori. Aprirà e segnerà il cammino la riproduzione del quadro dell’artista messinese Giuseppe Martino “La Madonna di Porto Negato”, icona del dramma dei migranti. L’opera originale, presentata a Papa Francesco da p. Felice Scalia  lo scorso 10 febbraio, e ora nella collezione d’arte Vaticana, denuncia con pietà e durezza insieme, l’urgenza di accogliere chi cerca asilo e spesso viene respinto o trova la morte in mare. Un secondo momento, ore 12.30 - Porto di Milazzo, c/o sede “Stella Maris” (via Marullo, 28): momento di preghiera, guidato da p. Carmelo Russo , delegato diocesano per l’Apostolato del mare, in ricordo delle vittime dei naufragi, e lancio in mare di una corona di fiori. Un terzo momento, ore 19.00 - Chiesa di Sant’Elia (via S. Elia, 49 - Messina): celebrazione eucaristica, animata dal Gruppo del Rinnovamento nello Spirito “Il Resto d’Israele” e presieduta dal Vescovo ausiliare mons. Cesare Di Pietro. Nella processione d’ingresso verrà portata la copia del quadro della “Madonna di Porto Negato”, donata dall’autore Giuseppe Martino, per rimanere poi esposta nella Chiesa di Sant’Elia, Rettoria per la pastorale delle migrazioni. La Giornata è stata istituita con la Legge dello Stato n. 45 del 21 marzo 2016, ricordando la data del 3 ottobre 2013, giorno in cui un'imbarcazione carica di migranti, in maggioranza eritrei, affondò a mezzo miglio dalle coste di Lampedusa. Si trattò del naufragio più grave accertato in termini di perdite di vite umane: 368 morti certi, altri venti presunti, 155 superstiti, di cui 41 bambini. Nei 3 articoli che compongono la Legge, viene evidenziato che essa è stata voluta per conservare e rinnovare la memoria di quanti hanno perso la vita nel tentativo di emigrare verso il nostro Paese per sfuggire alle guerre, alle persecuzioni e alla miseria. La Giornata è momento privilegiato per sensibilizzare l'opinione pubblica e la comunità ecclesiale alla solidarietà civile nei confronti dei migranti, al rispetto della dignità umana e del valore della vita di ciascun individuo, all'integrazione e all'accoglienza.

Migrantes Messina: iniziative per la Giornata Nazionale in memoria delle Vittime dell’immigrazione

29 Settembre 2021 - Messina - In occasione della Giornata Nazionale in Memoria delle Vittime dell’Immigrazione, che si celebra domenica prossima, 3 ottobre, l’Ufficio Migrantes della diocesi di Messina-Lipari-S. Lucia del Mela, in collaborazione con la “Stella Maris” di Milazzo e la Cappellania cattolica filippina, propone 3 momenti di preghiera e riflessione: per i migranti che hanno perso la vita durante il viaggio della speranza per scappare da situazioni di guerra, da persecuzione e impoverimento; per quanti sono morti perché vittime di tratta e di sfruttamento lavorativo; per quanti pesano sulla coscienza di quei Paesi che, in nome della difesa delle frontiere, hanno respinto chi arrivava in cerca di protezione. Il programma prevede alle 10.00 al Cimitero monumentale di Messina, una Preghiera itinerante, guidata dal direttore dell’Ufficio Migrantes, Santino Tornesi, che si snoderà dalla porta centrale fino alle tombe dei migranti forzati per l’offerta dei fiori: un secondo momento, alle ore 12.30, al Porto di Milazzo per una preghiera, guidata da p. Carmelo Russo, delegato diocesano per l’Apostolato del mare, in ricordo delle vittime dei naufragi, e lancio in mare di una corona di fiori. Il terso momento alle 17.00, nella Chiesa dell’Istituto “Collereale” a Messina con una Celebrazione eucaristica, animata dalla Cappellania cattolica filippina e presieduta dal cappellano p. Ferico Duque. La Giornata è stata istituita con la Legge dello Stato n. 45 del 21 marzo 2016, ricordando la data del 3 ottobre 2013, giorno in cui un'imbarcazione carica di migranti, in maggioranza eritrei, affondò a mezzo miglio dalle coste di Lampedusa. Si trattò del naufragio più grave accertato in termini di perdite di vite umane: 368 morti certi, altri venti presunti, 155 superstiti, di cui 41 bambini. Nei 3 articoli che compongono la Legge, viene evidenziato che essa è stata voluta per conservare e rinnovare la memoria di quanti hanno perso la vita nel tentativo di emigrare verso il nostro Paese per sfuggire alle guerre, alle persecuzioni e alla miseria. La Giornata è momento privilegiato – ricorda la Migrantes diocesana, per sensibilizzare l'opinione pubblica e la comunità ecclesiale alla solidarietà civile nei confronti dei migranti, al rispetto della dignità umana e del valore della vita di ciascun individuo, all'integrazione e all'accoglienza”.  

Giornata Vittime Immigrazione: ieri la celebrazione a Lampedusa

4 Ottobre 2020 -

Lampedusa - "Mai più!". Sette anni dopo l’isola ricorda i 368 morti in uno dei più disastrosi naufragi del Mediterraneo e promuove in Europa la Giornata della memoria e dell’accoglienza.  Sette anni fa avvenne il naufragio dopo il quale l’Europa decise: «Mai più!». Invece di stragi e naufragi ce ne sono stati ancora tanti, troppi.

Il 3 ottobre 2013, a poche centinaia di metri da Lampedusa, naufragava un barcone con a bordo 500 migranti, 368 dei quali perdevano la vita. In loro memoria (e degli altri 18.000 che sono morti tentando di attraversare il Mediterraneo negli ultimi 7 anni) ieri, dopo un momento di preghiera interreligiosa davanti alla Porta d’Europa cui ha assistito una piccola folla, il sindaco dell’isola Totò Martello ha lanciato una corona di fiori in mare nel punto esatto della sciagura. Il Comune di Lampedusa e Linosa è anche capofila del progetto europeo 'Snapshots fromthe Borders', che coinvolge 35 partner di 13 Paesi Ue (comprese 19 città e isole di confine) e punta a far dichiarare il 3 ottobre Giornata europea della memoria e dell’accoglienza. "Il 3 ottobre non è un giorno come tutti gli altri" recita infatti il titolo di un video diffuso per ricordare ciò che avvenne in quell’alba tragica. 

Don De Robertis: compiere gesti di vicinanza

3 Ottobre 2020 - “Purtroppo questa catena di morte non si è interrotta, fino a trasformare il mare nostrum in un grande cimitero, come in un’altra occasione ha detto ancora papa Francesco. Fino alla settimana scorsa, in cui ci sono stati altri cinque naufragi e più di 200 vittime. E senza che tutto questo faccia più notizia, senza che susciti anche solo un moto di pietà o di indignazione”. Lo ha detto questo pomeriggio il direttore generale della Fondazione Migrantes, don Gianni De Robertis, introducendo a Bari la presentazione del volume “Marenostro”. Naufaghi senza volto” di Salvatore Maurizio Moscara. Come far sì che il pensiero di queste morti ci torni continuamente come una spina nel cuore che porta sofferenza? Infatti – dice don De Robertis - esse sono la conseguenza del sonno delle nostre coscienze e dell’indurirsi del nostro cuore”. Il sacerdote, citando la parabola del Buon Samaritano chiede di compiere un gesto di vicinanza. Si tratta dunque di arrivare a riconoscere il volto, il nome, la storia dell’altro, come fa Maurizio Moscara. Di farci vicini e di aiutare altri a farsi vicini fino a rendersi conto della ricchezza umana e religiosa di queste persone, una ricchezza che non vorremmo mai perdere”. Oggi – ha sottolineato il direttore della Fondazione Migrantes – “la vera differenza è fra coloro che guardano e giudicano da lontano e quelli che scelgono di guardare da vicino. Cambia tutto ….”.  

Giornata morti Immigrazione: Campagna “Io accolgo,“introdurre vie legali e sicure, riformare Regolamento Dublino”

3 Ottobre 2020 - Roma - “Chiediamo al governo e al parlamento di intervenire nella discussione sul Patto europeo su migrazioni e asilo per ribaltare la logica di chiusura ed esternalizzazione, introducendo vie legali e sicure di accesso per lavoro e per ricerca di protezione, promuovendo un programma europeo di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo e una riforma del Regolamento Dublino coerente con le indicazioni emerse dall’Europarlamento nella scorsa legislatura”. Si chiude con questo appello la nota diffusa  dalla campagna “Io accolgo” nella  Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione istituita per ricordare quanto successo il 3 ottobre 2013 quando un’imbarcazione carica di migranti affondò a mezzo miglio dalle coste di Lampedusa causando la morte accertata di 368 persone. “Quella del Mediterraneo – viene ricordato – continua ad essere la rotta più pericolosa del mondo, con migliaia di persone vittime della frontiera marittima, soprattutto dopo la soppressione delle missioni di salvataggio e recupero come Mare nostrum e la guerra dichiarata alle Ong, colpevoli solo di fare il loro dovere: salvare vite umane”. “Il governo italiano – che ha confermato i vergognosi accordi con la Libia – annuncia che lunedì prossimo il Consiglio dei ministri varerà un nuovo decreto che segnerà il superamento dei decreti Salvini”, prosegue la nota di “Io accolgo”, secondo cui “il testo del provvedimento presenta luci e ombre”. “Ci auguriamo che possa essere migliorato, accogliendo le proposte che anche la Campagna Io Accolgo ha presentato, riconoscendo diritti, tutele e una accoglienza degna di questo nome agli stranieri che raggiungono il nostro Paese”.

Ricordiamoci per davvero e interamente del 3 ottobre

3 Ottobre 2020 -

Roma - È il caso ad ancorare un evento a una data, come la pallina cade nella casella numerata della roulette. Così nella storia di una comunità o di un singolo individuo, quel determinato giorno conserva per sempre l’impronta di ciò che vi è successo e diventa la chiave che ne riapre la memoria. E degli innumerevoli avvenimenti che si sono accalcati nel tempo su ogni giorno dell’anno, per uno che riemerge un altro cade nell’oblio a seconda del momento, perché come ci ha mostrato bene Italo Svevo il presente vince sempre sul passato e lo reinventa in base alle proprie necessità. Sempre per caso capita poi che una sovrapposizione di eventi conferisca a una certa data una singolare valenza simbolica, e il 3 ottobre è di certo una di queste.

La notte fra il 2 e il 3 ottobre del 1935 l’Italia fascista muoveva alla conquista dell’Etiopia. Dovrebbe essere una pagina di storia nota a tutti, ma non è scontato sia così, data la colpevole rimozione attuata sul nostro colonialismo e gli striminziti paragrafi che gli dedicano i manuali di scuola. Basterà ricordare che nei sette mesi del conflitto un esercito dotato di mitragliatrici e cannoni, aerei e blindati, oltre alle armi chimiche di cui fece massiccio uso, si scontrò con quello tribale del Negus che in larga parte disponeva solo di lance e frecce. La schiacciante superiorità numerica e tecnologica avrebbe fatto sì che le battaglie combattute per raggiungereAddis Abeba si trasformassero in autentici massacri, e va sottolineato come nei primi e più sanguinosi assalti venissero lanciati gli Ascari, truppe coloniali reclutate in Eritrea. I piedi scalzi, il fez rosso, sottili ed eleganti accanto a leoni e cammelli come li ritraevano i manifesti liberty, i francobolli e le carte dei cioccolatini dell’epoca, sarebbero stati sacrificati in 5.000, a fronte dei 2.000 caduti italiani, per non dire delle vittime etiopiche quantificate in centinaia di migliaia. E si trattava solo di un primo acconto del costo che il popolo eritreo avrebbe pagato in seguito. Come sappiamo infatti, crollato in poche settimane con l’offensiva inglese del 1941 l’impero di cartapesta voluto dal Duce, l’Eritrea sarebbe divenuta Protettorato britannico, quindi regione autonoma federata ma poi annessa all’Etiopia, e solo con tre decenni di sanguinosa guerra avrebbe raggiunto nel 1993 l’indipendenza.

Mi trovavo allora là per condurre una ricerca e potei toccare con mano l’entusiasmo che regnava per le strade di Asmara, Keren e Massaua. Un intero popolo in festa spingeva al potere i capi dell’esercito che lo avevano guidato alla vittoria. Ma come purtroppo è successo tante volte nelle aree più povere del pianeta, l’auspicato avvento della democrazia non è mai avvenuto e gli acclamati leader si sono trasformati in tiranni. Il presidente Afewerki, incapace di risollevare un’economia ridotta al collasso da mezzo secolo di continue guerre, ha scelto di mantenere uno stato di belligeranza con lo storico nemico etiopico.Il Paese è rimasto militarizzato, con uomini e donne a tutt’oggi tenuti a forza per otto o dieci anni nell’esercito in condizioni disumane, con città soggette a brutali rastrellamenti, senza alcuna speranza di lavoro, libertà o cambiamento. Per questo i giovani scappano, cercano di passare il confine e di raggiungere attraverso un infernale viaggio le coste della Libia, da dove tentare la traversata del Mediterraneo.Siamo così a un’altra notte fra il 2 e il 3 ottobre, questa volta del 2013, al barcone carico di ragazzi quasi tutti eritrei, disperati al punto da incendiare una coperta per segnalare la propria posizione, cosicché il precario natante prende fuoco e si rovescia al largo di Lampedusa. Le 368 vittime ne hanno fatto una delle più immani stragi di migranti fra le tante a cui assistiamo da anni, con uno stillicidio che ha trasformato in un cimitero subacqueo il Canale di Sicilia.

Fin troppo facile, se non pleonastico, evidenziare il rapporto fra le due date in questione. E farlo proprio oggi, mentre a Lampedusa, ancora una volta, con fedeltà, c’è chi ricorda quella strage in mare, a poche bracciate dalla nostra costa. E a chi fosse pronto a contestare i troppo diretti parallelismi, o reputi ingiustificato il senso di colpa dell’Italia e dell’intero Occidente verso i Paesi poveri, basterebbe ricordare il milione di morti in cui gli storici quantificano la presenza coloniale italiana in Africa, che in Eritrea è durata oltre mezzo secolo. Oppure mostrare le immagini degli ascari eritrei morti impugnando il tricolore con lo stemma sabaudo, accanto a quella delle centinaia di loro discendenti chiusi nelle bare messe in fila nell’hangar dell’aeroporto di Lampedusa, parimenti vittime ignare e innocenti di miseria, violenze e conflitti mossi da interessi altrui. (Alessandro Tamburini - Avvenire)

Giornata Vittime Immigrazione: le iniziative della giornata

3 Ottobre 2020 - Roma - Oggi si celebra La Giornata nazionale delle Memoria delle vittime dell’Immigrazione. La data del 3 ottobre ricorda il naufragio al largo dell’isola perdono del 2013 nel quale persero la vita 368 persone. Dal 2016 questa data è stata scelta come giorno della Memoria di tutte le vittime dell’immigrazione e per promuovere iniziative di sensibilizzazione e solidarietà. Secondo alcuni dati da quel 3 ottobre ad oggi sono stati 17.900 i migranti e rifugiati morti o dispersi nel mar Mediterraneo. Fino alla settimana scorsa in cui ci sono stati altri naufragi e più di 200 vittime, dice il direttore generale della Fondazione Migrantes, don Gianni De Robertis: "e senza che tutto questo faccia più notizia, senza che susciti anche solo un moto di pietà e di indignazione". Tutta la vicenda della mobilità umana è legata profondamente anche alle parole che usiamo, ha detto il direttore del quotidiano "Avvenire", Marco Tarquinio: "le parole dei trattati, ad esempio, che pesano enormemente o quelle della politica dove negli ultimi anni sono state usate parole sbagliate, c’è stata la progressiva 'riclandestinazione' del fenomeno migratorio". Per Tarquinio c'è poi il "tipo di linguaggio che è stato usato per raccontare quelli che scappavano come gli invasori di casa nostra o i ragazzotti che venivano a fare le vacanze in Italia" spiegando anche l’importanza di una certa stampa per "combattere con quello che si è incistato nella testa della gente: una favola triste ma radicata in profondità". La piazza principale per le iniziative è quella di Lampedusa promossa dal Comitato 3 ottobre nella campagna “Siamo tutti sulla stessa barca”. Qui cittadini dell’Isola, giovani, studenti marceranno verso la Porta d'Europa, il monumento alla memoria dei migranti morti in mare. Su luogo del naufragio di sette anni fa verrà poi deposta una corona di fiori alla presenza delle istituzioni. Altre iniziative a Roma in piazza Santi Apostoli, Milano in piazza dei mercanti e ancora Palermo Padova, Brescia , Catania, etc. A Caltanissetta  al cimitero Angeli una celebrazione commemorativa su iniziativa dell'Ufficio Migrantes. Una cerimonia nel rispetto delle misure di distanziamento sociale e l'obbligo dell'utilizzo della mascherina, così come previsto dalla norme di sicurezza anti covid. A Bari la presentazione del volume "Mare Nistro. Naufraghi senza volto" di Salvatore Maurizio Moscara alla quale parteciperà anche il direttore generale della Fondazione Migrantes, don De Robertis.  

Migrantes Caltanissetta: per Giornata Vittime dell’Immigrazione una celebrazione al cimitero della città

3 Ottobre 2020 - Caltanissetta - Nella Giornata nazionale delle vittime per l’immigrazione oggi questa mattina al cimitero Angeli di Caltanissetta è prevista una celebrazione commemorativa. L’iniziativa è dell’ufficio Migrantes di Caltanissetta in collaborazione del Comune, della Caritas diocesana e dell'associazione Figli in Cielo. A Caltanissetta, il cimitero Angeli ospita due sezioni che accolgono le sepolture di donne e uomini vittime del naufragio.

R.I.

 

Giornata memoria vittime dell’immigrazione: dov’è tuo fratello?

3 Ottobre 2020 -

Si celebra oggi la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione, istituita nel 2016, nel giorno di quel terribile naufragio del 3 ottobre 2013, nel quale persero la vita 368 persone, a pochi metri dall’Italia. Nello stesso anno, l’8 luglio, Francesco, all’inizio del suo pontificato, dedicò il suo primo viaggio da Papa, a Lampedusa per celebrare la Messa di suffragio per le vittime del mare. Nell’omelia di quel giorno risuonò nella piccola isola del Mediterraneo, porta d’Europa, la domanda del libro di Genesi che Dio rivolge a Caino,"Dov’è tuo fratello?".

Mi pare una significativa coincidenza che oggi in questa Giornata nazionale in cui si fa memoria delle vittime dell’immigrazione, il Papa ad Assisi firmi la sua terza enciclica dal titolo, Fratelli tutti, che verrà pubblicata domani, 4 ottobre. A Lampedusa papa Francesco ci ricordava che Adamo, dopo il peccato, perde il suo posto nella creazione e questo ingenera una serie di errori fino all’uccisione del proprio fratello.

L’ uomo vuole essere come Dio, vuole prendere il suo posto, è accecato dal potere e questo lo porta a spezzare anche quelle relazioni di fraternità che si trova a vivere e a guardare con sospetto l’altro che diventando nemico non è più fratello. In questa lunga catena di sangue si inseriscono anche tutte quelle morti di donne, bambini e uomini nei viaggi delle migrazioni, che in quasi 80 milioni di casi non sono scelti, ma forzati (come ci ricorda l’ultimo rapporto dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati). "Il Signore ci chiederà conto di tutti i migranti caduti nei viaggi della speranza. Sono stati vittime della cultura dello scarto", ricordava proprio papa Francesco il 23 agosto scorso all’Angelus.

Dov’è tuo fratello? Dove sono coloro che non solo non siamo capaci di chiamare fratelli, ma sono per tanti di noi migranti o stranieri, nella migliore delle ipotesi, irregolari o clandestini il più delle volte, perché non hanno diritto di cittadinanza, senza nome, senza volto, numeri vuoti, eccedenze di vite di scarto. In un mondo in cui la globalizzazione ci fa vicini, ma non ci rende fratelli, in cui è forte il rischio della globalizzazione dell’indifferenza, l’antidoto alla dimenticanza e al disinteresse verso uomini e donne in cerca di salvezza è il cammino della fratellanza. La cura della relazione con Dio, con gli uomini e le donne del nostro tempo e con il creato ci porta a sanare un mondo malato.

Fratelli tutti, nessuno escluso. Fratelli di tutte le fedi, forti della convinzione che i veri insegnamenti delle religioni invitano a restare ancorati ai valori della pace; a sostenere i valori della reciproca conoscenza, della fratellanza umana e della convivenza comune come ci viene ricordato nel Documento sulla Fratellanza umana firmato nel 2019 ad Abu Dhabi da papa Francesco e dal grande imam di al-Azhar. La giornata della Memoria e dell’Accoglienza del 3 ottobre sia monito e invito a non dimenticare dov’è mio fratello,perché siamo tutti fratelli e sorelle. (Camillo Ripamonti - Avvenire)