8 Marzo 2023 - Roma - Essere migrante è una condizione che pone di fronte a difficoltà, pericoli, fragilità. Ancor di più per le migranti donne. Le Suore Missionarie Scalabriniane hanno lavorato negli ultimi anni per far crescere i progetti che sostengono le donne migranti e i loro percorsi di autonomia. "Ad oggi, stiamo sostenendo 13 organizzazioni della Congregazione delle Suore Missionarie Scalabriniane", ricorda Gaia Mormina, segretaria generale della Fondazione Scalabriniana: "il lavoro della Fondazione si svolge in 10 Paesi del mondo con 22 progetti di cooperazione e sviluppo. Ogni anno siamo accanto a oltre 63.000 migranti e rifugiati, di cui la grande maggioranza è costituita da donne sole o con bambini piccoli". In questo 8 marzo - aggiunge - "vogliamo essere vicine alle donne migranti con disabilità fisica in Honduras, che saltano sui treni cercando di superare il confine; siamo con le madri venezuelane con i loro bambini neonati in fuga dalla povertà verso il Brasile; accogliamo le donne latinoamericane vittime di violenza e i loro figli a Tijuana in Messico; proteggiamo le bambine schiave in Mozambico e le donne vittime di tratta ospitate a Johannesburg in Sudafrica; supportiamo le comunità di donne lavoratrici vittime di caporalato nei campi di cotone nella Repubblica Dominicana e in Costa Rica. E siamo al fianco delle donne in situazioni di fragilità e dei loro piccoli anche a Roma, con il progetto di accoglienza Chaire Gynai per donne rifugiate anche con bambini. Ovunque ci sia una donna migrante coraggiosa cerchiamo di esserci per darle forza e portare speranza".
Per la festa della donna le Scalabriniane rivolgono il loro pensiero e le loro preghiere a tutte le donne del mondo: è "un augurio nel segno della speranza".
Tag: Giornata internazionale della donna
Giornata internazionale della donna: Scalabriniane, migranti e rifugiate risorse per le comunità
8 Marzo 2022 -
Roma - Ottanta donne hanno sognato un futuro migliore e hanno ottenuto la possibilità di realizzarlo. Tante sono le migranti, rifugiate e vittime di tratta in condizioni di semiautonomia che sono state ospiti in questi anni di Chaire Gynai, un progetto realizzato a Roma dalle Suore Missionarie Scalabriniane in coordinamento con diverse istituzioni ecclesiali, civili e Congregazioni religiose. Dal 2018 le Suore Scalabriniane hanno dato vita a una rete che permette alle persone di poter avere un programma personalizzato di integrazione. «I progetti sono tutti differenti, calati sulla singola donna – spiega Raffaella Bencivenga, psicologa che coordina il percorso educativo insieme a Sr. Maria del Rosario Bolaños, direttrice di Chaire Gynai – Fondamentale è l’accompagnamento e l’orientamento delle donne. Molte di loro, in questo modo, hanno ottenuto contratti a tempo indeterminato, sono diventate libere professioniste, hanno rafforzato la loro identità e la loro famiglia». «In questo momento in cui il mondo è sconquassato da drammi globali, l’esperienza di Chaire Gynai dimostra che le donne migranti e rifugiate sono una grande risorsa per la comunità, perché con il loro coraggio intraprendono percorsi per la ricostruzione della loro vita e dei loro figli», commenta Sr Janete Ferreira, Animatrice Generale dell’Apostolato delle Scalabriniane.
L’immigrazione non è ancora emancipazione per le donne
8 Marzo 2021 - Roma - Nel 1977 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite propose ad ogni Paese, nel rispetto delle proprie tradizioni, di istituire la "United Nations Day for Women's Rights and International Peace". Molte nazioni adottarono l’8 marzo in quanto già in diversi paesi si celebrava in questa data. La Giornata Internazionale dei Diritti della Donna, viene associata alla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne istituita nel 1999 che si ricorda ogni anno il 25 novembre. Dietro queste due date ci sono anni e anni di manifestazioni, di battaglie, di documenti scritti, ma purtroppo ancora in molti luoghi del pianeta le donne fanno fatica a farsi riconoscere i propri diritti, e anche nelle cosiddette società emancipate poche sono le donne che si trovano ai posti di comando. Il dibattito sulla parità di genere è uno degli obiettivi della comunità internazionale messo nella Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Un programma di azione per le persone, il pianeta e la prosperità, sottoscritto nel 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU.
L’Obiettivo 5 dell’Agenda cita ‘Raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze”. Problemi che, in alcuni casi, sono ancora più sostanziali nelle donne immigrate come si può leggere nel prossimo numero del mensile della Fondazione Migrantes, "Migranti Press". “L’immigrazione non è ancora emancipazione per le donne” è il titolo dell'articolo a firma di Laura Zanfrini, docente all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Il diritto all’istruzione per tutte le bambine, il contrasto alla violenza di genere, la promozione femminile nel sistema politico ed economico, questi alcuni punti riportati. Facendo riferimento all’attenzione sottolineata da alcuni anni dai “migration studies” in cui a livello internazionale si individuano due tratti distintivi dell’emigrazione femminile: il peso che le donne hanno nei flussi migratori, oggi sono quasi quanti gli uomini; e quanto le donne emigrate hanno spesso da un punto di vista economico valenza positiva, perché le principali produttrici di reddito non solo per le proprie famiglie ma per le economie dei Paesi da dove provengono. Un excursus sulla migrazione per ricongiungimento familiare, la preziosa presenza di alcune immigrate nelle famiglie italiane come le badanti, principalmente dell’Est Europa, la non presenza nel mondo del lavoro per le donne mogli- madri e non impegnate fuori delle mura domestiche, perché provenienti da determinate culture. Il concettò di parità di genere non si può raggiungere se i Paesi ospitanti non offrono migliori opportunità anche alle donne immigrate.
Scalabriniane nella Giornata internazionale della donna: Covid non faccia chiudere gli occhi sulle violenze e sugli abusi
8 Marzo 2021 - Roma - «Il Covid non può far chiudere gli occhi davanti a una crisi economica e sociale senza precedenti e a un traffico di esseri umani che continua a contraddistinguere i Paesi più poveri del mondo. Più di una donna migrante su due è vittima di abusi psicologici e fisici, quasi quattro su dieci sono state colpite da torture. Sono questi numeri che devono far capire come l’aiuto alle donne che si trovano in situazioni che le rendono vulnerabili, in Italia, come nel resto del mondo, sia una delle priorità da seguire. Anche durante questo periodo di pandemia». A dirlo è suor Neusa de Fatima Mariano, superiora generale delle Suore missionarie Scalabriniane in occasione della Giornata internazionale della donna che si celebra oggi, 8 marzo. “Questi numeri testimoniano che nell’agenda dei decisori politici non può esserci solo la gestione dell’emergenza coronavirus, pur se prioritaria e importante – ha aggiunto – Le donne hanno un ruolo fondamentale nella famiglia, nello sviluppo dei figli, della voglia di riscatto e crescita che deve contraddistinguere questo momento storico. Grazie alle intenzioni del Santo Padre abbiamo creato case di accoglienza ‘a tempo’, come quelle aperte a Roma del progetto ‘Chaire Gynai’, dove diamo modo a persone in condizioni di fragilità e semi-autonome di potersi integrare e vivere una nuova vita tutta a colori. Se da una parte la rete sociale vuole accogliere, integrare, proteggere e promuovere, dall’altra è opportuno che gli Stati di tutto il mondo decidano una linea chiara nella lotta contro la tratta, il traffico e la violenza contro le donne. Proteggerle vuol dire proteggere la vita, sempre, perché un mondo senza le donne sarebbe sterile, perché loro sanno guardare ogni cosa con occhi materni che vedono oltre e sono capaci di fare nascere la solidarietà e la fraternità universale dal di dentro dello stesso dramma dell’emigrazione, in vista di cieli nuovi e una terra nuova! Grazie a tutte le donne che si dedicano per difendere la vita e la dignità della condizione femminile, rese vulnerabili dallo sfruttamento e dall'ingiustizia».