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Festival della migrazione: domani focus su seconde generazioni e sul mondo del lavoro

24 Novembre 2022 -

Modena - Nell’ambito del Festival della migrazione, domani, venerdì 25 novembre,  in programma la terza giornata di incontri e presentazioni. Si parte alle ore 9 presso l’aula Q del dipartimento di giurisprudenza dell’Università di Modena con l’appuntamento ‘Giovani e di seconda generazione”: altri sguardi sulle migrazioni’, nell’ambito del progetto Far Fomo ‘Le seconde generazioni: un approccio interdisciplinare tra forme di discriminazione e pratiche di inclusione’ e in collaborazione con l’Osservatorio migranti, Crid dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Gianfrancesco Zanetti, direttore Crid Unimore, presiede e coordina l’incontro e a fare da apripista ci sarà Thomas Casadei, responsabile scientifico del progetto Far. Interverranno come relatori Basma Aissa, educatrice presso Domus Assistenza società cooperativa sociale di Bagnolo in Piano; Gianluca De Angelis e Fabjola Kodra di Ires, Istituto di ricerca economico-sociale dell’Emilia-Romagna e, infine Leonardo Perini e Benedetta Rossi dell’Osservatorio migranti – Crid di Unimore.

Durante il pomeriggio, alla Sala Loria di Carpi il Festival si fa in due. Alle 15.30 in programma l’evento ‘Migranti alla frontiera del lavoro’ moderato da Elisabetta Soglio, giornalista del Corriere della sera e redattrice dell’inserto Buone Notizie, e introdotto da Edoardo Patriarca, membro del comitato scientifico del Festival, e Alberto Bellelli, sindaco di Carpi. I relatori di questa prima parte sono Laura Zanfrini, professoressa ordinaria presso la facoltà di Scienze politiche e sociali, Giorgio Benincasa (Cgil), Claudio Mattiello (Cisl) e Alberto Zanetti (Uil), quali rappresentati dei sindacati italiani. Il secondo incontro, ‘Il lavoro rende libere?’, è programmato per le 17.30, moderato dal cronista Marcello Marchesini e introdotto da Tamara Calzolari, Assessore ai Servizi Sociali di Carpi. I relatori saranno l’avvocatessa Danaida Delaj, che presenterà il suo ‘Donne e caporalato’, e Marco Omizzolo che parlerà della sua opera ‘Libere per tutte. Il coraggio di lottare per sé e per gli altri’. Persone con percorsi diversi, ma con in comune il tema affrontato: le donne. Chiude il pomeriggio carpigiano Sara Manzoli, autrice di ‘Mi devi credere! Cantiere di socioanalisi narrativa svolto con un gruppo di badanti’. L’evento è realizzato in collaborazione con Udi, Cif, Vivere Donna e associazione Papa Giovanni XXIII Mirandola sarà la sede dell’ultimo incontro della giornata di Festival. Alle ore 21 presso la Sala della comunità, Giulia Bassoli e Ebrima Kuyateh presentano ‘Io e i miei piedi nudi. Storia di un viaggio’, a cura della Migrantes Interdiocesana Carpi e Modena e edito dalla Tau Editrice. Il Festival della Migrazione è promosso da Fondazione Migrantes, da Porta Aperta come capofila di una cinquantina di organizzazioni, dall’Università di Modena e Reggio Emilia e il Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e Vulnerabilità, con il patrocinio e il sostegno di Regione Emilia-Romagna, Acri, comuni di Modena, Carpi, Spilamberto, Fiorano, Formigine, Maranello, Soliera e Nonantola, inoltre del patrocinio di Università di Ferrara, Università di Camerino, Università di Perugia, Università Cattolica del Sacro Cuore, Università per gli Stranieri di Siena, gode inoltre del sostegno di Fondazione di Modena, Csv Terre Estensi e di Fondazione Collegio San Carlo e del contributo di Bper Banca, Coop Alleanza 3.0, Menù e Neon King.

Festival della Migrazione, Mons. Felicolo: promuovere la convivialità delle differenze

24 Novembre 2022 - Modena – “Allargare la cittadinanza è una scelta che indica allargare la partecipazione, la responsabilità sociale e la partecipazione dei cittadini immigrati, considerando la cittadinanza come ‘dono’, primo segno di accoglienza di una vita che nasce, luogo di tutela dei diritti, come luogo di riconoscimento, come compito”. Lo ha detto questa mattina a Modena il direttore generale della Fondazione Migrantes, mons. Pierpaolo Felicolo, intervenendo alla seconda giornata del Festival della Migrazione. Per mons. Felicolo nelle città “non solo possono e debbono convivere lingue plurime, ma anche cittadinanza in un Paese, anzi lo rafforzano. In questo senso, la cittadinanza è un passaggio fondamentale nella direzione che porta ad una società partecipativa, interculturale, ove la diversità, le diverse culture religioni, non devono semplicemente tollerarsi, ma, nel dialogo, convivere in un processo di integrazione che sia di arricchimento reciproco, pur nel rispetto delle peculiarità tipiche delle proprie identità d’origine”. Il modello è quello – ha concluso il direttore generale – della “convivialità delle differenze” in cui le “nuove generazioni sono chiamate ad avere il ruolo di protagoniste. La qualità non solo della democrazia, ma anche nella comunione ecclesiale si misura anche nella qualità delle cittadinanza, come luogo di crescita del bene comune – da una parte – e delle fraternità”.  

Migrantes: al Festival della Migrazione il progetto “Diffusamente”

24 Novembre 2022 -

Modena - Rilanciare con forza la questione della cittadinanza. È l'obiettivo della settima edizione del Festival della Migrazione in corso fino a sabato a Modena, Carpi e Ferrara. Dal 2002 ad oggi in Italia 1.400.000 persone hanno ottenuto la cittadinanza dopo 10 anni dalla permanenza, secondo la legge, in realtà dopo 12/14 anni di permanenza per i tempi ministeriali. Ma al di là delle italiche lungaggini, ancora decine di migliaia di figli di migranti, nati e cresciuti in Italia sono rimasti ancora esclusi da questo diritto-dovere. Lo ha ricordato ieri l'arcivescovo di Ferrara-Comacchio, mons. Giancarlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes nella prima giornata del festival organizzato dalla Migrantes, dall’Associazione Porta Aperta di Modena, dal Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e vulnerabilità di Unimore incentrato sul tema “Accoglienza, cittadinanza, nuove opportunità, come fratelli”.

Per mons. Perego, in un Paese che non parla più di riforma della cittadinanza, non bisogna invece chiudere gli occhi. «La mobilità crescente e diffusa chiede non di limitare, ma di estendere la cittadinanza». E ancora sottolinea come «il Festival della migrazione di Modena, Carpi e Ferrara anche quest’anno è un laboratorio importante per superare ritardi ideologici, pregiudizi e paure intorno ai migranti e finalmente governare un fenomeno che segnerà il nostro futuro». Ieri sera primo incontro con la presentazione dei progetti di accoglienza di 1.100 rifugiati ucraini in nove mesi del 2022. Gli ucraini hanno avuto un permesso di protezione temporanea molto importante perché ha consentito loro di lavorare. Ma il sistema di accoglienza italiano sarebbe stato più debole senza l'accoglienza diffusa realizzata dal Terzo settore, da cittadini italiani e ucraini residenti in Italia. In questo quadro si è inserito il progetto “Diffusamente" realizzato con 100.000 euro di finanziamento delle fondazioni bancarie di Acri in 18 diocesi. Dei 1.100 ucraini, 481 erano minori e 42 con disabilità gravi. A Torino, ad esempio, grazie al progetto promosso da Acri e Migrantes sono stati accolti 11 nuclei familiari attraverso le reti ecclesiali. A Bologna la diocesi ha accolto 247 persone e alcune parrocchie hanno offerto ospitalità presso le proprie strutture. Alla fine dell’estate, quando numerosi profughi sono rientrati in patria, è continuato in vari casi a il sostegno con i supporti tecnologici per la Dad dei figli in età scolare e con beni di prima necessità.

«Questa guerra è tragica per lo sradicamento delle persone - concorda don Marco Semehen, rettore della Basilica di Santa Sofia a Roma e direttore Migrantes per l'Esarcato degli Ucraini - e il suo prolungarsi porta sul tavolo grandi problemi. Siamo grati al popolo italiano per quanto ha fatto e alla Cei. Anzitutto grazie a loro abbiamo spedito 130 tir di aiuti, tappando la prima emergenza. E abbiamo accolto bambini feriti e persone fragili. Abbiamo imparato molto da voi. Il nostro secondo impegno è stata l'accoglienza. Abbiamo dovuto affrontare anche brutte situazioni di sfruttamento lavorativo e sessuale, ma siamo riusciti ad affrontarli. Oggi le difficoltà continuano per i più deboli, come le madri sole con figli piccoli, molti bambini non sono ancora andati a scuola e serve supporto psicologico». Una rete pronta a riattivarsi subito se ci fosse una nuova emergenza con altre ondate di profughi.

Stamane apertura ufficiale del Festival alle 9 nell’Aula magna del Dipartimento di Giurisprudenza di Modena, con l’introduzione del portavoce Edoardo Patriarca, i saluti istituzionali e la prima sessione dedicata al diritto alla cittadinanza. (P.L.)

Festival della migrazione: l’apertura oggi con i progetti dell’accoglienza degli ucraini

23 Novembre 2022 - Modena - Al via oggi pomeriggio, mercoledì 23 novembre, la settima edizione del Festival della migrazione con quattro giorni di incontri, presentazioni di libri, laboratori e tanto altro tra Modena, Carpi e Ferrara per ascoltare testimonianze e punti di vista diversi sul tema. Si parte alle 18.30 presso la Sala centro servizi per il volontariato di Modena con la presentazione dei progetti di accoglienza Acri – Migrantes, con l’introduzione di Alberto Caldana, membro del comitato scientifico del Festival. Dopo i saluti di Mons. Gian Carlo Perego, presidente Fondazione Migrantes, e Paolo Cavicchioli, presidente di Fondazione di Modena, seguiranno gli interventi del direttore generale Acri Giorgio Righetti e del membro del consiglio di amministrazione di Fondazione Migrantes Sergio Durando. Seguiranno le testimonianze di don Marco Jaroslav Semehen, rettore della Basilica S. Sofia Roma e direttore Migrantes Esarcato Apostolico degli Ucraini in Italia, di don Roberto Montecchi, per la Caritas di Pavullo nel Frignano e di Eugenio Garavini, presidente di Ekonvoi che gestisce un emporio sociale a Vignola. Sempre alle 18.30 presso La Tenda a Modena, in programma ‘Siamo tuttə tigelle. Volti e storie di una città che cambia’, con la conduzione di Laura Muzzarelli, attivista del collettivo Black lives matter Modena, e Sonny Olumati, attivista, coreografo, ballerino, scrittore e inviato. L’incontro consiste nella presentazione di progetti sull’intercultura e in un dibattito aperto e costruttivo sulle esperienze delle giovani generazioni. Si inizia con ‘Spazi Giovanili Free of Rumors, l’insieme delle attività realizzate a Modena nell’ambito del programma Modena Città Interculturale: performance teatrale ‘Tu sais que achnawwa l’amore?’ a cura di Officine Windsor Park; un viaggio nel mix culturale delle nuove generazioni; laboratorio di sviluppo podcast ‘Il Cubo’, realizzato dai ragazzi del Centro giovanile ‘Happen’: immigrazione, identità, intercultura. Verranno inoltre proiettati alcuni estratti di ‘GenerAzione’, il docufilm a cura di Leonardo Zapparoli: nove giovani modenesi, con storie geo culturali diverse, raccontano sé stessi e le nuove generazioni italiane. Nell’ambito del collettivo Black lives matter Modena, che sviluppa progetti per aumentare la consapevolezza su temi legati ai diritti, la cittadinanza e la discriminazione intersezionale, ci sarà la visione di estratti del video dell’evento ‘Voci dal buio, dibattito sul femminismo nero’, realizzato entro il Festival GenerAzione 2022. Conclude l’appuntamento la tavola rotonda su identità, inclusione, intercultura. Il Festival della Migrazione è promosso da Fondazione Migrantes, da Porta Aperta come capofila di una cinquantina di organizzazioni, dall’Università di Modena e Reggio Emilia e il Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e Vulnerabilità, con il patrocinio e il sostegno di Regione Emilia-Romagna, Acri, comuni di Modena, Carpi, Spilamberto, Fiorano, Formigine, Maranello, Soliera e Nonantola, inoltre del patrocinio di Università di Ferrara, Università di Camerino, Università di Perugia, Università Cattolica del Sacro Cuore, Università per gli Stranieri di Siena, gode inoltre del sostegno di Fondazione di Modena, Csv Terre Estensi e di Fondazione Collegio San Carlo e del contributo di Bper Banca, Coop Alleanza 3.0, Menù e Neon King.

Festival della migrazione, Mons. Perego: da cittadini a fratelli per un futuro insieme

23 Novembre 2022 - Ferrara - La storia dei processi di democratizzazione delle società politiche occidentali coincide con la storia della progressiva affermazione dei diritti di cittadinanza, attraverso un duplice movimento: l’aumento del numero e del tipo di diritti riconosciuti e garantiti ai cittadini; la progressiva estensione della classe dei cittadini, di coloro cioè che hanno titolo a godere di tali diritti. In un processo di democratizzazione, pertanto, una mobilità crescente e diffusa chiede non di limitare, ma di estendere la cittadinanza. Papa Francesco ha scritto che “Per quanti sono arrivati già da tempo e sono inseriti nel tessuto sociale, il ritardo della cittadinanza prepara il terreno alle ostilità e alla discordia e sottrae le conquiste e i diritti religiosi e civili di alcuni cittadini discriminandoli” (F.T. 131). Dal 2002 ad oggi in Italia 1.400.000 persone hanno ottenuto la cittadinanza dopo 10 anni dalla permanenza, secondo la legge, in realtà dopo 12/14 anni di permanenza per i tempi ministeriali. Ma ancora decine di migliaia di figli di migranti, nati e cresciuti in Italia sono rimasti ancora esclusi da questo diritto-dovere della cittadinanza. Il Festival della migrazione 2022 riparte dalla cittadinanza con un incontro-dibattito all’Università di Ferrara, coniugandola con nuove opportunità nel percorso di incontro tra persone con storie, culture, religioni diverse che riguardano anzitutto il lavoro, che chiede il superamento della precarietà, la lotta al caporalato, l’incontro tra domanda e offerta di lavoro; la scuola, con un investimento  nell’insegnamento interculturale, nel riconoscimento di competenze maturate all’estero, nell’internazionalizzazione dei percorsi; la protezione internazionale, con uno sguardo all’esperienza di accoglienza degli Ucraini che ha visto finalmente da subito un permesso di soggiorno – la protezione temporanea -, l’impegno sussidiario di Stato, protezione civile e mondo ecclesiale e del Terzo settore, per dare accoglienza e sicurezza a chi, soprattutto donne e bambini, era in fuga da una guerra assurda. Il Festival della migrazione di Modena, Carpi e Ferrara - che inizia oggi -  anche quest’anno è un laboratorio importante per superare ritardi ideologici, pregiudizi e paure intorno ai migranti e finalmente governare un fenomeno che segnerà il nostro futuro. (Mons. Gian Carlo Perego - Presidente Fondazione Migrantes)

Accoglienza, cittadinanza, nuove opportunità: come fratelli: parte la settima edizione del Festival della Migrazione

21 Novembre 2022 - Roma -“Accoglienza, cittadinanza, nuove opportunità: come fratelli” è il titolo della settima edizione del Festival della Migrazione, la rassegna promossa dalla Fondazione Migrantes della CEI, dall’Associazione Porta Aperta di Modena, dal Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e vulnerabilità di UNIMORE, per riflettere in modo approfondito e non ideologico su un fenomeno complesso come le migrazioni. Mons. Gian Carlo Perego, presidente di Fondazione Migrantes, inquadra il tema: “La storia dei processi di democratizzazione delle società politiche occidentali coincide con la storia della progressiva affermazione dei diritti di cittadinanza, attraverso un duplice movimento: l’aumento del numero e del tipo di diritti riconosciuti e garantiti ai cittadini; la crescente estensione della classe dei cittadini, di coloro cioè che hanno titolo a godere di tali diritti. In un processo di democratizzazione, pertanto, una mobilità crescente e diffusa chiede non di limitare, ma di estendere la cittadinanza”. E ancora sottolinea come “il Festival della migrazione di Modena, Carpi e Ferrara anche quest’anno è un laboratorio importante per superare ritardi ideologici, pregiudizi e paure intorno ai migranti e finalmente governare un fenomeno che segnerà il nostro futuro”. Quattro giorni di incontri, presentazioni di libri, laboratori e tanto altro per ascoltare voci e punti di vista diversi sul tema. Si comincia domani, mercoledì 23 novembre alle 18.30, dalla sala del Centro Servizi per il Volontariato di Modena, dove verranno presentati i progetti di accoglienza ACRI – Migrantes. Giovedì 24 novembre l’apertura ufficiale del Festival sarà alle 9 nell’aula magna del dipartimento di Giurisprudenza di Modena, con l’introduzione del Portavoce del Festival, Edoardo Patriarca, i saluti istituzionali e la prima sessione dedicata al diritto alla cittadinanza, con gli interventi, tra gli altri, del professor Maurizio Ambrosini, di Sergio Durando del Festival dell’Accoglienza di Torino e Omar Neffati, portavoce di Italiani senza cittadinanza. Nel pomeriggio il Festival si fa in due: dalle 15 nell’aula magna di Giurisprudenza di Modena una sessione dedicata alla sfida delle politiche culturali, dal Network Europeo del Consiglio d’Europa alla costruzione dal basso delle politiche urbane di cittadinanza, mentre alle 16.30 nell’aula magna di Giurisprudenza dell’Università di Ferrara, con lo stesso mons. Perego e con altri protagonisti, il confronto verterà su “Giovani&cittadini”. In serata spazio al giornalista Jacopo Storni, che alle 21 presenterà nella parrocchia di Gesù Redentore a Modena il suo libro “Fratelli. Viaggio al termine dell’Africa”.   Venerdì 25 novembre ancora i giovani al centro del dibattito al dipartimento di Giurisprudenza di Modena: nell’ambito del Progetto FAR “Le ‘seconde generazioni’: un approccio interdisciplinare tra forme di discriminazione e pratiche di inclusione” condotto dal CRID Unimore, in collaborazione con l’Osservatorio Migranti, il focus sarà centrato su “Giovani e di seconda generazione: altri sguardi sulle migrazioni”. Nel pomeriggio il Festival si sposterà a Carpi, dove in Sala Loria si svolgerà l’incontro su “Migranti alla frontiera del lavoro” con i sindacati e varie testimonianze, a seguire la riflessione sul lavoro verrà declinata al femminile nell’incontro “Il lavoro rende libere?”. Serata a Mirandola, dove la Sala della Comunità farà da cornice alla presentazione del libro di Giulia Bassoli e Ebrima Kuyateh “Io ed i miei piedi nudi – Storia di un viaggio”, a cura della Migrantes Interdiocesana Carpi e Modena-Nonantola. Ricco anche il programma di sabato 26 novembre, ultimo giorno di Festival. Si comincia alla mattina da Palazzo Europa, con il dialogo tra mons. Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola, Vescovo di Carpi e Vice Presidente della CEI, e Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, sulle parole di Papa Francesco in merito ad accoglienza e pace. A seguire testimonianze della Pastorale Migrantes dell’Emilia Romagna e interdiocesana Carpi e Modena-Nonantola. Alle 12.30 torna il pranzo dei popoli all’Osteria del Tempo Perso, nel pomeriggio la sessione “Come migrare responsabilmente?” vedrà gli interventi del Console generale della Colombia Carlos Alfredo Carretero Socha e del Console generale della Repubblica Dominicana Nelson Francuisco Carela Luna, e una testimonianza della campionessa olimpica di tiro con l’arco Natalia Valeeva. Chiusura con un ‘salotto’ sul palcoscenico del Teatro San Carlo dove si confronteranno l’imprenditrice Angela Haisha Adamou, l’avvocato Abdelhakim Bouchraa e la mediatrice culturale Olena Kim, e un’intervista con il pubblico protagonista e a rispondere il fumettista e graphic-journalist Takoua Ben Mohamed. Il Festival della Migrazione è promosso da Fondazione Migrantes, da Porta Aperta come capofila di una cinquantina di organizzazioni, dall’Università di Modena e Reggio Emilia e il Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e Vulnerabilità, con il patrocinio e il sostegno di Regione Emilia-Romagna, Acri, comuni di Modena, Carpi, Spilamberto, Fiorano, Formigine, Maranello, Soliera e Nonantola, inoltre del patrocinio di Università di Ferrara, Università di Camerino, Università di Perugia, Università Cattolica del Sacro Cuore, Università per gli Stranieri di Siena, gode inoltre del sostegno di Fondazione di Modena, Csv Terre Estensi e di Fondazione Collegio San Carlo e del contributo di Bper Banca, Coop Alleanza 3.0, Menù e Neon King.      

Mons. Perego: il festival delle Migrazioni “vetrina di dialogo e incontro”

6 Novembre 2021 -

Modena - Il festival della Migrazione vuole essere una "vetrina in cui il mondo ecclesiale e sociale cercano di presentare l’esperienza dell’incontro coi migranti e una cultura che si crea in questo incontro, che vuole rigenerare relazioni e rigenerare la città". Lo ha detto oggi mons. Gian Carlo Perego, presidente della Commissione Cei per le Migrazioni e della Fondazione Migrantes intervenuto ad una sessione del festival della Migrazione che si conclude oggi a Modena, promosso fra gli altri, dall'organismo pastorale della Cei. Questo appuntamento - ha aggiunto - vuole “ripensare insieme l’incontro con l’altro, per una politica che non si fermi all’identificazione dell’altro ma cerca di conoscerlo per costruire un viaggio insieme per una città rigenerata. C’è bisogno di incontri come questo per far crescere la cultura dell’accoglienza nella città". Il migrante è per "antonomasia un giovane: uno studente, lavoratore, un figlio di un ricongiungimento familiare. Sono gli 862mila studenti delle nostre scuole, gli 80mila studenti universitari. Questo mondo non può rimanere ai margini della città ma esserne protagonista", ha concluso mons. Perego parlando poi del ruolo delle religioni nel dialogo e nell'accoglienza. “La cittadinanza - ha detto -  entro la vita della Chiesa, è innanzitutto una benedizione come ci dice Papa Francesco in ‘Fratelli tutti’. Il migrante è una benedizione, un dono da accogliere con una preghiera di riconoscenza per quello che di nuovo e buono genererà”. “Quando arriva un altro fedele è un regalo con il quale costruire una storia di fede, in quanto attraverso lui riconosciamo che la chiesa è ‘una Santa, Cattolica, Apostolica’, universale, senza confini. La sua chiesa è anche la nostra chiesa” ha detto il presidente di Migrantes. “Gli immigrati portano una storia di fede – ha aggiunto mons. Perego – un cammino, un linguaggio, una spiritualità che sono differenti ma che rientrano in un’unità di chiesa cattolica. Il volto del migrante è quello di un fedele di un’altra esperienza religiosa: si pensi agli ortodossi, i più numerosi (oltre 1 milione su 5 milioni di migranti). Ma possiamo incontrare anche persone di chiese riformate, come gli evangelici o anche di altre esperienze religiose come i musulmani, cui ancora non è stata riconosciuta la possibilità di avere un luogo di culto, la moschea, in un luogo sociale ma solo in periferia, negando così un loro diritto fondamentale. E poi ancora possiamo incontrare buddisti, induisti”. “Questo dono delle migrazioni interpella la chiesa, non solo sotto l’aspetto delle comunità, ma anche per il cammino ecumenico, interreligioso, e di evangelizzazione. Sotto questo aspetto – ha concluso – sono quattro i verbi da coniugare, propri dello stile pastorale migratorio: accogliere, tutelare, promuovere, integrare”. (Raffaele Iaria)

R.Iaria).

Mons. Castellucci in dialogo coi giovani delle seconde generazioni al Festival della Migrazione

6 Novembre 2021 -

Modena - Un dialogo fecondo e stimolante con i giovani delle seconde generazioni della consulta per l’immigrazione di Carpi. Mons. Erio Castellucci, vice presidente della Cei, arcivescovo di Modena e vescovo di Carpi, ha partecipato al Festival della Migrazione ‘Cittadini tutti’ confrontandosi con i giovani figli di migranti e col sindaco di Carpi, Alberto Bellelli. “Le religioni devono ascoltare le seconde generazioni, devono ascoltare i giovani. Non pensiamo a come parlare ai giovani, ma come ascoltarli – ha esordito Castellucci -. Il ruolo delle religioni? Ricordare che in ciascuno c’è l’impronta di Dio”. Il vescovo ha ricordato che papa Francesco in più occasioni ha invitato a evitare le categorie per arrivare a considerare tutti prima di tutto persone e che il tema dell’identità è un problema soprattutto per chi ha una identità debole: “Spesso associamo questa parola a difesa, salvaguardia, a qualcosa che protegge contro qualcuno. Ma l’identità o è dialogica e aperta, o diventa settarismo e chiusura. Chi ha una consapevolezza matura della propria identità è sereno nei confronti di quella degli altri, sono quelli che incerti e timorosi che erigono muri”. Le religioni sono state richiamate dai giovani come opportunità di dialogo e confronto: “Il luogo del dialogo interreligioso è la casa, la scuola, l’ospedale, il carcere, il campo sportivo… Il dialogo non ha a che fare con delle idee, ma con volti e storie. Non c’è solo chi erige argini e si chiude, ma anche chi annega tutto nel relativismo e produce indifferenza. Il ponte per superare questi due opposti è trovare dentro la propria identità motivi di apprezzamento dell’altro. Una identità religiosa matura trova le ragioni per apprezzare quanto di bello e di vero c’è dovunque. Dobbiamo passare dalla tolleranza all’accoglienza”. Mons. Castellucci ha anche messo al centro la situazione libica: “Due settimane fa ho parlato con David, un giovane che si trova a Tripoli nella zona custodita dall’Onu insieme a circa 3mila persone. Sono bloccati e circondati dalle milizie libiche. Il tema della cultura del respingimento è abbastanza trasversale alla politica. Una delle poche voci che denuncia le alleanze con la cosiddetta guardia costiera libica è quella del Papa. Il consenso arriva a prevalere sui principi fondamentali. La politica è agire sulle cause, troppe volte, anche nella Chiesa, ci impastiamo nella burocrazia e ci dimentichiamo che dell’accoglienza delle persone in difficoltà”.

Il sindaco di Carpi, Alberto Bellelli, ha confermato l’impegno personale per lo ius culturae (“Va fatto senza dubbio”) e ha confermato la necessità di superare la polarizzazione tra fondamentalismo e relativismo anche attraverso gesti e iniziative concrete. “Ambisco a società etiche, né chiuse né basate su valori generici. La nostra guida è la Costituzione”.

Scuola: in arrivo le nuove linee guida del Ministero per l’integrazione nella scuola degli studenti stranieri

5 Novembre 2021 -

Modena - Saranno presto disponibili le nuove linee guida sull’integrazione degli alunni stranieri con un aggiornamento di quelle datate 2014. La notizia è stata resa nota dai dirigenti del Ministero dell’Istruzione nel corso del seminario ‘Costruttori di ponti – Di generazione in generazione’ al Festival della Migrazione di Modena in corso fino a domani. Il Ministro Patrizio Bianchi ha dettato chiaramente la linea: “Il concetto di integrazione prevede che cambiamo tutti e due, non solo uno dei due. La nostra idea è che si è cittadini perchè lo era il mio babbo, o per una procedura burocratica: invece si è cittadini se accettiamo valori comuni e allora dobbiamo trovare i valori comuni di un Paese, di una nazione, di una comunità. E per trovare questi valori abbiamo una guida che non invecchia mai, la nostra Costituzione. Questa dice che i diritti individuali nel nostro Paese si devono sposare col dovere della solidarietà. Dobbiamo ribadire i valori fondanti della nostra Repubblica e qui si innesta il diritto di cittadinanza e questo non riguarda solo chi giunge da fuori, ma anche quelle che sono dentro: tutti dobbiamo chiederci se siamo a pieno titolo cittadini di questo Paese, se condividiamo gli stessi valori”. Maurizio Certini, direttore del centro studi Giorgio La Pira e membro della Consulta Nazionale per le Migrazioni della Fondazione Migrantes, ha ricordato l’importanza dello scambio interculturale e intergenerazionale: “Oggi comprendiamo che i muri non servono, servono ponti di unità e di dialogo. Il mondo o si unisce o perisce”. Albertina Soliani, presidente della Fondazione Cervi, ha fissato l’obiettivo: “La coesione, l’essere comunità, vogliamo continuare a lavorare per questo. La scuola e la società cosa stanno diventando e cosa pensano delle migrazioni? La scuola è competente sulle dinamiche culturali e sull’integrazione? Forse devono cambiare alcuni parametri culturali, la scuola deve essere competente e pensare a una nuova educazione civica. Noi abbiamo ragazzi aperti al mondo, che studiano e che viaggiano e a cui dobbiamo dare risposte”. Tra gli ospiti del seminario alcune esperienze delle seconde generazioni. Il rapper italo egiziano Amir Issaa, ad esempio, ha spiegato: “Durante l'infanzia e l'adolescenza mia madre mi ha fatto cambiare nome in ‘Massimo’ per rendere le cose più facili agli altri, e intorno al nome italiano in contrasto a quello straniero si costruisce un'identità. Noi italiani di seconda generazione abbiamo tutti storie diverse, quello che dico ai ragazzi è di non vergognarsi della propria identità. Quando vado all’estero, ad esempio a New York dove mi reco spesso per lavoro, tutti mi considerano un artista italiano: purtroppo in Italia c’è una legge che non è ancora adeguata". Marwa Mahmoud, del centro culturale Mondinsieme, ha confermato: “Tanti ragazze e ragazzi si sentono e sono italiani senza aver riconosciuto questo diritto: non dobbiamo dimenticare che essere o meno cittadini fa molta differenza. La scuola è il luogo privilegiato per coltivare la costruzione continua di ponti, è il luogo dove si crea il senso di appartenenza e cittadinanza”. E’ intervenuta anche Yiyun Zhang, una madre di origine cinese: "Durante la pandemia molti problemi hanno colpito l'istruzione, sia per quanto riguarda i bambini stranieri che gli italiani. Tutto questo ha aumentato il peso sulle famiglie e sui bambini", mentre Saadia Parveen ha ricordato che “i migranti di seconda generazione si confrontano con una realtà diversa da quella dei propri genitori e perciò manca loro una guida nelle difficoltà". Simohamed Kaabour ha chiosato: "È importante indagare il rapporto generazionale per evitare conflittualità. Da una parte ci sono i genitori immigrati, dall'altra i figli che crescono in un nuovo Paese".

Certini: “occorrono buoni maestri

4 Novembre 2021 -
Modena - “Oggi, sebbene assistiamo drammaticamente all’innalzamento di tanti muri, credendo così di proteggere la nostra integrità, comprendiamo anche che i muri non servono, ma che servono i Ponti. In un mondo che può trovare la propria sicurezza solo nel cammino faticoso dell’unità e del dialogo tra tanti, in un mondo che o si unisce o perisce”. Lo ha detto Maurizio Certini, Membro della Consulta Nazionale per le Migrazioni della Fondazione Migrantes, che oggi ha portato il saluto della Fondazione  alla tavola inaugurale della VI edizione del Festival della Migrazione, “Cittadini tutti” che si è aperto oggi a Modena (fino a sabato). L’intervento di Certini, che ricopre anche la carica di direttore del Centro Internazionale Studenti “Giorgio La Pira” di Firenze, si è inserito all’interno del seminario “Costruttori di ponti: Di generazione in generazione”. Si tratta, ha aggiunto, di “una idea che ci sollecita come scuola che interagisce vantaggiosamente con la società civile, che collabora con il territorio di cui è parte, e che ci spinge a riflettere per elaborare visioni nuove di fronte al mutamento costante della società; oggi una società sempre più oggettivamente multiculturale che vuole costruire ponti relazionali”. “Non muri ma ponti”: a fare di questa metafora il suo “cavallo di battaglia” (battaglia di pace), ha ricordato Certini, fu proprio Giorgio La Pira, proclamato venerabile da Papa Francesco. “Questa stessa idea – ha proseguito – è a fondamento della nostra Carta Costituzionale: il dialogo tra diversi per una meta comune fu la forza dei nostri Costituenti che seppero darci nuovi strumenti di democrazia, di cura di cultura e di saperi. Ed ecco ancora l’educazione e la scuola come diritto di tutti entrare in gioco da protagonista. Occorre conoscere, occorre studiare la realtà e la storia, capire l’interdipendenza in tutti i campi, occorrono buoni maestri, che sappiano credere nel proprio lavoro, e che sappiano interrogarsi di fronte alle cose nuove. Perché la capacità nel costruire Ponti relazionali – ha concluso Certini – non si improvvisa, come non si improvvisa la capacità di dialogare. Occorre farne esperienza, occorre, oltre alla capacità di vedere e di comprendere le tante crisi, il gusto di scoprire e sostenere i fenomeni positivi che abbiamo intorno e che portano il mondo verso la costruzione di ponti”.