Tag: Festival della Migrazione

Festival della migrazione: “Abbiamo dato voce al paese reale”

27 Novembre 2022 - Modena - “Siamo stati noi in una ‘bolla’ in questi giorni o è la politica che è in una ‘bolla’, rinserrata in sé stessa e lontana dal Paese reale? Abbiamo dato voce ai nuovi italiani, troppe volte non ancora cittadini, con le loro storie e testimonianze, e abbiamo ribadito con forza, con voci autorevoli, che l’accoglienza e l’inclusione rappresentano un vantaggio per tutti. E che quello della migrazione non è un tema di destra o di sinistra, ma di umanità”. Edoardo Patriarca fa il punto al termine della settima edizione del Festival della Migrazione che in Emilia (tra Modena, Ferrara e Carpi) ha proposto 16 sessioni seguite anche a distanza attraverso la rete, una mostra interattiva ‘In fuga dalla Siria’ visitata da oltre duemila tra studenti e gruppi, incontri nelle scuole superiori del territorio. Un modo per confrontarsi in profondità e andare oltre i pregiudizi e gli stereotipi, di ascoltare soprattutto i più giovani, gli italiani senza cittadinanza, che interpellano con forza la politica e la società. Protagonisti soggetti e rappresentanti di realtà differenti: vescovi e giornalisti, seconde generazioni e professori universitari, creativi e rappresentanti di soggetti impegnati in prima linea, fino a comunità di vari paesi del globo. Tra gli interventi - nei vari appuntamenti tra Modena, Carpi e Ferrara – l’arcivescovo di Modena Notantola e Vescovo di Carpi, mons. Erio Castellucci, vice presidente della Cei, l’arcivescovo di Ferrara Comacchio, mons. Gian Carlo Perego, presidente della Commissione Cei per le Migrazioni e della Fondazione Migrantes e il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio. Conclude Patriarca, Portavoce del Festival: “Abbiamo fatto politica riproponendo la nostra agenda su cui chiediamo un confronto alle forze parlamentari, e dando spazio alla realtà. I giovani ci hanno chiesto una ecologia delle parole: inclusione piuttosto che integrazione, lavoratori e lavoratrici e non ‘forza lavoro’, irregolari e non clandestini, mobilità umana piuttosto che migrazioni, nuove generazioni italiane e non solo seconde generazioni, non ‘carico residuale’ ma persone che vanno curate e assistite. L’agenda che abbiamo redatto ormai da qualche tempo è a disposizione di tutti, per confrontarci e cercare soluzioni e non slogan”. Il Festival della Migrazione è promosso da Fondazione Migrantes, da Porta Aperta come capofila di una cinquantina di organizzazioni, dall’Università di Modena e Reggio Emilia e il Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e Vulnerabilità, con il patrocinio e il sostegno di Regione Emilia-Romagna, Acri, comuni di Modena, Carpi, Spilamberto, Fiorano, Formigine, Maranello, Soliera e Nonantola, inoltre del patrocinio di Università di Ferrara, Università di Camerino, Università di Perugia, Università Cattolica del Sacro Cuore, Università per gli Stranieri di Siena, gode inoltre del sostegno di Fondazione di Modena, Csv Terre Estensi e di Fondazione Collegio San Carlo e del contributo di Bper Banca, Coop Alleanza 3.0, Menù e Neon King. (R.I.)

  Roma, 27 novembre 2022

Festival della migrazione, mons. Castellucci: “Le persone in pericolo di vita non vanno respinte”

26 Novembre 2022 -

Modena - “Le persone che sono in pericolo di vita non vanno respinte, si tratta di valori che riguardano l’umano. La fraternità, anche per i non cristiani, deve diventare un nuovo stile nei rapporti interpersonali”. Lo ha detto mons. Erio Castellucci, vice presidente della Cei, arcivescovo di Modena-Nonantola e vescovo di Carpi, intervenendo al Festival della Migrazione che si è chiuso oggi a Modena aggiungendo che "esiste un intreccio oggettivo tra le varie crisi: la crisi economica influisce su migrazioni, così come quella ambientale, quella bellica sull’economia… e così via. Dobbiamo affrontare questo intreccio con un altro intreccio, che si chiama fraternità, oppure non ne usciamo. Mentre libertà ed eguaglianza sono codificate, la fraternità sembra solo affidata al buon cuore. Non è così: oggi tanti, anche non credenti, invocano una fraternità che abbia una valenza di tipo pratico”. Per mons. Castellucci il  concetto di fratello e sorella è "molto laico e indica un legame forte e tra pari, che spesso si trasferisce anche ai popoli. Ci sono regole umanitarie già dall’Antico Testamento, ma ci sono muri che sempre si ripetono e vanno sempre superati. Oggi è sempre più chiaro che o si va sulla via della fraternità o si va sulla strada di Caino, del sangue tra fratelli. Non ci sono molte alternative”. Parlando delle parole del Papa sulla pace, il presule ha concluso: “La pace è frutto della giustizia, ma c’è una pace che Gesù non ha portato, che è quella causata dall’indifferenza: è la pace di chi dice di lasciarlo in pace, di chi pratica l’ingiustizia. Non si può avvallare ogni comportamento per tenere la pace. L’idea del Papa è di provare a fermare questa catena di guerra e vendetta, per evitare una finta pace e la Chiesa vuole educare alla vera pace, alla giustizia, alla fraternità, alla gratuità”.

Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, ha aggiunto: “Il mondo ci viene in casa e non capiamo il motivo perché non lo guardiamo più. Cosa è il confine? In Ucraina viene attraversato in armi, nel Mediterraneo si arriva a voler trasformare l’acqua del mare in un muro. Nella guerra come nel respingimento, solidifichiamo nella mente l’idea che si sta bene per conto nostro che è stridente in un mondo che si fa sempre più integrato. Papa Francesco ci racconta, insieme a tanti altri, che un mondo diverso è possibile”. Tarquinio ha concluso: “Vi è una tragedia immensa in quello che è diventato il cimitero liquido più grande del mondo e gli umanitari, le Ong, salvano vite tra il 10 e il 15% di chi arriva: lo dico chiaramente, non ci sono prove che gli operatori umanitari siano, per dirla con una espressione davvero infelice, tassisti del mare”.

Il Festival della Migrazione è promosso da Fondazione Migrantes, da Porta Aperta come capofila di una cinquantina di organizzazioni, dall’Università di Modena e Reggio Emilia e il Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e Vulnerabilità, con il patrocinio e il sostegno di Regione Emilia-Romagna, Acri, comuni di Modena, Carpi, Spilamberto, Fiorano, Formigine, Maranello, Soliera e Nonantola, inoltre del patrocinio di Università di Ferrara, Università di Camerino, Università di Perugia, Università Cattolica del Sacro Cuore, Università per gli Stranieri di Siena, gode inoltre del sostegno di Fondazione di Modena, Csv Terre Estensi e di Fondazione Collegio San Carlo e del contributo di Bper Banca, Coop Alleanza 3.0, Menù e Neon King.

Festival della migrazione: mons. Castellucci sulle parole di papa Francesco

25 Novembre 2022 -

Modena - Domani, sabato 26 novembre si conclude l’edizione 2022 del Festival della migrazione. Incontri ed eventi si susseguiranno nell’arco dell’intera giornata in due luoghi simbolo della città di Modena.

Si parte alle 9.30 presso Palazzo Europa con ‘Le parole di Francesco, le parole dell’accoglienza’ introdotto da Teresa Marzocchi, membro del comitato scientifico del Festival. Gli interventi sono affidati a Mons. Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola e vescovo di Carpi, e a Marco Tarquinio, direttore di Avvenire. Alle 11 in programma ‘Per una pastorale Migrantes’, le testimonianze di Pastorale Migrantes, a cura di Migrantes regionale Emilia Romagna e della Migrante Interdiocesana Carpi e Modena, moderate da Mons. Juan Andrés Caniato, direttore Migrantes Diocesana Bologna. Nel pomeriggio, sempre a Palazzo Europa alle 14.30 l’incontro ‘Come migrare responsabilmente?’ a cura di Tefa Colombia e Migrantes Interdiocesana Carpi e Modena introdotto da Irma Romero, portavoce di Tefa Colombia, e moderato dall’attivista Rossella Giulia Caci. Ad intervenire saranno Carlos Alfredo Carretero Socha, console generale della Colombia, e Nelson Francisco Carela Luna, console generale della Repubblica Dominicana. A portare la propria testimonianza, inoltre, sarà Natalia Valeeva, campionessa olimpica moldava naturalizzata italiana.

Gli ultimi due appuntamenti del Festival saranno presso il San Carlo. Alle 17 sul palcoscenico del teatro l’incontro ‘Dialoghiamo’, mediato da due speaker di Radio FSC-Unimore, che si occuperà anche della chiusura. Ad intervenire durante il salotto saranno l’imprenditrice Angela Haisha Adamou, l’avvocato ed ex vicepresidente nazionale dei giovani musulmani d’Italia Abdelhakim Bouchraa e, infine, la mediatrice culturale Olena Kim.

Chiude il Festival alle ore 18 ‘Per alzata di mano’, un’intervista dove sarà il pubblico a diventare il protagonista. Ospite il fumettista e graphic journalist Takoua Ben Mohamed.

L’ultima giornata di Festival è l’occasione per conoscere una cultura diversa da quella italiana anche attraverso il cibo. Sabato 26 novembre alle 12.30 ci sarà il ‘Pranzo dei popoli’ presso l’Osteria del tempo perso, Polisportiva Modena Est in Viale dell’Indipendenza.

Il Festival della Migrazione è promosso da Fondazione Migrantes, da Porta Aperta come capofila di una cinquantina di organizzazioni, dall’Università di Modena e Reggio Emilia e il Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e Vulnerabilità, con il patrocinio e il sostegno di Regione Emilia-Romagna, Acri, comuni di Modena, Carpi, Spilamberto, Fiorano, Formigine, Maranello, Soliera e Nonantola, inoltre del patrocinio di Università di Ferrara, Università di Camerino, Università di Perugia, Università Cattolica del Sacro Cuore, Università per gli Stranieri di Siena, gode inoltre del sostegno di Fondazione di Modena, Csv Terre Estensi e di Fondazione Collegio San Carlo e del contributo di Bper Banca, Coop Alleanza 3.0, Menù e Neon King.

Festival della migrazione: la cittadinanza negata a chi ‘non ha altro Paese se non l’Italia”

25 Novembre 2022 -

Modena - “Non siamo braccia, siamo persone. Non ho altro Paese se non l’Italia, non ho altra casa se non l’Italia. Vorrei dire alle persone che sono discriminate nei posti di lavoro, a scuola, ovunque che non sono sbagliati, che sbaglia chi li attacca. Chi nasce in Italia è italiano. Noi italiani senza cittadinanza potremmo essere un valore aggiunto per questo Paese e invece veniamo visti come un problema”. Quasi un manifesto le parole di Omar Neffati, portavoce di ‘Italiani senza cittadinanza’ intervenuto al Festival della Migrazione. E la cittadinanza è stata al centro delle iniziative della kermesse emiliana.

“Questi sono temi che non hanno colore politico e non devono essere strumentalizzati – suggerisce Alessandra Camporota, Prefetto di Modena all’apertura dei lavori -. Il nostro è un territorio di accoglienza. L’asilo è un diritto, così come la cittadinanza va riformulata, la nostra società si è rinnovata. Questi temi mi sono cari nella vita professionale e mi hanno vista impegnata anche a livello personale”. Tra gli altri interventi anche quelli del Sindaco di Modena, Gian Carlo Muzzarelli (“La comunità esiste solo se ci stiamo tutti, dobbiamo riconoscerla e ricostruirla. Il festival è un’occasione importante per trovare risposte a un argomento serio, e non dobbiamo nemmeno dimenticare la nostra storia e il nostro presente di migranti. Cittadinanza significa diritti ma soprattutto doveri”) e Paolo Cavicchioli, Presidente della Fondazione di Modena che ha ricordato i progetti di accoglienza degli ucraini, che hanno visto le fondazioni di origine bancaria in prima fila. Francesca Maletti, consigliera regionale, è intervenuta delegata dal Presidente Bonaccini: “Il mondo sta cambiando, abbiamo una guerra in Europa, è cambiato il Governo. Occorrono scelte di comunità, ma la comunità è pronta per accogliere? E’ necessario discutere e parlare di questi temi per sensibilizzare tutti”.

“Studiare, informare, formare – i tre verbi sono di mons. Pierpaolo Felicolo, direttore di Fondazione Migrantes – questa è l’essenza del Festival. La cittadinanza è un passaggio fondamentale: non fermiamoci alla tolleranza, ma puntiamo su convivenza e arricchimento, su una convivialità delle differenze in cui le seconde generazioni sono chiamate ad avere ruolo di protagoniste”.

Il finale è per Hasti Naddafi, studentessa e mediatrice di origini iraniane: “C’è una gerarchizzazione delle persone con background migratorio. Se sei iraniana o meglio persiana va bene, se sei italiana di origine marocchina va male. Mi sono resa conto di essere una privilegiata non solo perché sono riuscita a ottenere la cittadinanza, ma anche per la mia origine. In generale c’è una mancanza di tutela per le seconde generazioni”.

Il Festival della Migrazione è promosso da Fondazione Migrantes, da Porta Aperta come capofila di una cinquantina di organizzazioni, dall’Università di Modena e Reggio Emilia e il Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e Vulnerabilità, con il patrocinio e il sostegno di Regione Emilia-Romagna, Acri, comuni di Modena, Carpi, Spilamberto, Fiorano, Formigine, Maranello, Soliera e Nonantola, inoltre del patrocinio di Università di Ferrara, Università di Camerino, Università di Perugia, Università Cattolica del Sacro Cuore, Università per gli Stranieri di Siena, gode inoltre del sostegno di Fondazione di Modena, Csv Terre Estensi e di Fondazione Collegio San Carlo e del contributo di Bper Banca, Coop Alleanza 3.0, Menù e Neon King.

Festival della Migrazione, Mons. Perego: cittadinanza e democrazia in Italia. Osservazioni sulla riforma della legge della cittadinanza

24 Novembre 2022 - Ferrara - La storia dei processi di democratizzazione delle società politiche occidentali coincide con la storia della progressiva affermazione dei diritti di cittadinanza, attraverso un duplice movimento: l’aumento del numero e del tipo di diritti riconosciuti e garantiti ai cittadini; la progressiva estensione della classe dei cittadini, di coloro cioè che hanno titolo a godere di tali diritti. In un processo di democratizzazione, pertanto, una mobilità crescente e diffusa chiede non di limitare, ma di estendere la cittadinanza. Per quanti sono arrivati già da tempo e sono inseriti nel tessuto sociale, è importante applicare il concetto di “cittadinanza”, che «si basa sull’eguaglianza dei diritti e dei doveri sotto la cui ombra tutti godono della giustizia – scrive Papa Francesco. Per questo è necessario impegnarsi per stabilire nelle nostre società il concetto della piena cittadinanza e rinunciare all’uso discriminatorio del termine minoranze, che porta con sé i semi del sentirsi isolati e dell’inferiorità; esso prepara il terreno alle ostilità e alla discordia e sottrae le conquiste e i diritti religiosi e civili di alcuni cittadini discriminandoli» (Fratelli tutti, 131).  
  1. Per un nuovo alfabeto: risemantizzare la cittadinanza
Parlare di cittadinanza oggi, anche in relazione al fenomeno dell’immigrazione, significa anzitutto procedere a una sorta di “risemantizzazione” del termine cittadinanza dentro una prospettiva storica cristiana, libera da condizionamenti mediatici e ideologici. Una risemantizzazione che rilegge la cittadinanza a partire da tre luoghi, tre appartenenze. Una prima appartenenza è quella locale, data da una comunità coesa per lingua, tradizione, stili di vita. Una seconda appartenenza è quella nazionale ed europea, diremmo nata dalla modernità, dove contano alcune regole, alcune istituzioni comuni di riferimento. E la terza appartenenza è quella mondiale , quella dell’uomo planetario (Balducci), della fraternità (Ratzinger), che fa valere soprattutto la dignità e l’umanità comune tra i diversi popoli, dentro un processo complesso di dialogo, accordo, scambio dove contano sempre più Organismi internazionali (ONU), che tendono a un “ordine internazionale” (Gonella). Una risemantizzazione del termine cittadinanza che è fondata sulla dinamica uno-molti, locale e globale che intesse e struttura anche la realtà della Chiesa che, anche in questo, si mostra coerente con la storia sociale dell’umanità. Forse è venuto anche il tempo di pensare una nuova prospettiva della cittadinanza: non rendere le persone più “uguali”, ma organizzare il pluralismo e le differenze tra quanti condividono non una comune discendenza, ma una comunità di destino. Da qui l’ipotesi di una cittadinanza multiculturale: riconoscere, proteggere e attribuire diritti “speciali” a tutela dell’identità culturale come bene costitutivo della dignità umana. Si presenta così alla riflessione la questione dei diritti etnici, ossia di diritti riconosciuti non in capo al singolo individuo, ma al gruppo al quale appartiene (o sceglie di appartenere). Il fallimento del progetto di inclusione basato sul principio di uguaglianza formale e sostanziale ha creato l’etnicità reattiva, con le nuove forme di nazionalismo o di difesa.  
  1. Magistero città e cittadinanza
  La cittadinanza è un tema che ha visto approfondimenti nel corso di vari eventi ecclesiali in Italia - dal Convegno di Verona (2006) alla Settimana sociale dei cattolici italiani a Reggio Calabria (2010) - e significativi apporti nel documento CEI dopo Il Convegno ecclesiale di Verona[1], nel documento preparatorio (nn.25-26) e conclusivo (n.15) della Settimana sociale di Reggio Calabria[2] e fino ad arrivare a diventare una scelta di progettazione educative negli Orientamenti pastorali “Educare alla vita buona del Vangelo “, al n. 54. La scelta, meglio, “la necessità” di educare alla cittadinanza viene sottolineata dagli Orientamenti a motivo di “ una forte tendenza individualistica” che permea la società, che limita l’azione e la dimensione sociale come semplicemente funzionale a degli interessi personali. E’ la perdita del “bene comune”,  dell’ “insieme” come fine dell’agire sociale, ma anche la perdita dell’ “interesse”, della “passione sociale” come molla dell’azione sociale.  
  1. La situazione in Italia
Dal 2002 ad oggi in Italia 1.400.000 hanno ottenuto la cittadinanza dopo 10 anni dalla permanenza, secondo la legge, in realtà dopo 12/14 anni di permanenza per i tempi ministeriali. Nell’ultimo anno 100.000 immigrati sono diventati cittadini italiani. Questi elementi segnalano il passaggio nella storia dell’immigrazione straniera in Italia a una fase in cui il fenomeno assume una maggiore maturità. Si tratta, però, di una cittadinanza ritardata, che a sua volta ha ritardato la partecipazione attiva alla vita del nostro Paese. La riforma della legge della cittadinanza è fondamentale per un Paese a forte immigrazioni negli anni scorsi, quale è stata l’Italia, passando da una legge incentrata sullo jus sanguinis – la legge è la n. 91 del 5 febbraio 1992 - che guarda soprattutto al rientro dei nostri emigranti, a una legge basata sullo jus soli o sullo jus culturae. La legge attualmente in vigore vede un provvedimento legato al requisito formale degli anni di residenza legale in Italia (dieci anni per un cittadino non comunitario, cinque per l’apolide o il rifugiato e quattro per i cittadini di uno Stato dell’Unione europea), è lento nel procedere – due anni - adottato sulla base di valutazioni ampiamente discrezionali quali la condotta tenuta dall’interessato, il livello di integrazione nel tessuto sociale, la posizione reddituale e l’assolvimento dei correlati obblighi fiscali. Tra l’altro, è un fatto singolare che l’Italia, con la legge del 1992, ha aumentato e non ridotto gli anni di residenza richiesti, passando da 5 a 10 per i non comunitari, rispetto alla disciplina previgente, risalente al 1912. I tempi di residenza legale richiesti nei Paesi europei per la naturalizzazione variano: in Gran Bretagna, Olanda, Belgio, Svezia, Finlandia, Francia, si chiedono 5 anni, in Danimarca 7, in Germania 8. I dieci anni stabiliti dalla legislazione italiana e spagnola costituiscono il limite massimo previsto dalla Convenzione Europea sulla Cittadinanza del 1997. La proposta di cui si discute in Italia da almeno 15 anni ha avuto il suo avvio con la proposta di legge popolare sotto il titolo ‘L’Italia sono anch’io’, una campagna sostenuta dal mondo associativo laico e cattolico nel 2011, con la raccolta di 200.000 firme. La proposta legge prevedeva la residenza a chi è nato in Italia da un genitore legalmente residente da almeno 5 anni, oppure è nato o è arrivato prima del compimento di 12 anni nel nostro Paese e vi abbia compiuto con successo un ciclo scolastico di 5 anni. L’opposizione a questa legge, della quale si discute da 15 anni e che fu approvata dalla Camera il 13 ottobre 2015 e poi è arenata in Senato nel 2017, si spiega infatti solo con il razzismo. Infatti, l’anno successivo, nel 2018, la legge del 3 dicembre – nota come Decreto sicurezza - , raddoppiava da due a quattro anni i tempi massimi di attesa di risposta dalla presentazione della domanda, aumentava il contributo da versare allo Stato per avviare la procedura (da 200 a 250 euro) e prevede la possibilità di revocare la cittadinanza a seguito della condanna definitiva per alcuni reati, inclusi quelli di ordine politico. Nel dicembre del 2020, con le modifiche del Decreto sicurezza di Salvini, si ritorna semplicemente a due anni di attesa rispetto ai quattro, ma nulla di più. La proposta stata ripresa alla Camera, con il cosidetto jus scholae, nel giugno di quest’anno 2022, arenandosi ancora una volta per lo scioglimento delle Camere.  La proposta prevedeva il riconoscimento della cittadinanza italiana per i giovani con background migratorio nati in Italia o arrivati prima del compimento dei 12 anni che risiedano legalmente e che abbiano frequentato regolarmente almeno 5 anni di studio nel nostro Paese, in uno o più cicli scolastici. Inoltre, se i 5 anni considerati includono la frequenza della scuola primaria, allora viene richiesto anche il superamento del ciclo di studi con esito positivo come elemento fondamentale per il riconoscimento della cittadinanza; il riconoscimento da parte del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, di concerto con il Ministero dell’Istruzione, dei requisiti essenziali che i percorsi di istruzione e formazione professionale devono possedere per essere considerati titoli idonei per l’acquisto della cittadinanza; la presentazione su base volontaria della domanda di cittadinanza prima del compimento del diciottesimo compleanno, da parte di almeno un genitore legalmente residente in Italia o chi esercita la capacità genitoriale, all’ufficiale dello stato civile del Comune di residenza. In caso di mancanza di questa dichiarazione di volontà, l’interessato acquista la cittadinanza se ne fa richiesta all’ufficiale dello stato civile entro due anni dal raggiungimento della maggiore età; gli ufficiali di anagrafe sono tenuti a comunicare ai residenti di cittadinanza straniera, nei sei mesi precedenti il compimento del diciottesimo anno di età, la possibilità di acquisire il diritto di cittadinanza. L’inadempimento di tale obbligo di informazione sospende i termini di decadenza per la dichiarazione di elezione della cittadinanza. Gli ottocentomila ragazzi e giovani che potrebbero beneficiarne non sono immigrati, ma sono nati o cresciuti in Italia; sicché si spiega solo con l’intolleranza per la loro identità etnica la volontà di negare loro la cittadinanza, con l’effetto di trasformare il loro senso di appartenenza al nostro Paese in un assurdo disconoscimento e perciò in rancore anti-italiano: negare  la cittadinanza  ci rende tutti più insicuri, meno tutelati. La proposta andava oltre la semplice contrapposizione di jus soli e jus sanguinis prevedendo anche uno jus culturae o uno jus scholae.  
  1. Educare alla cittadinanza attiva
E’ chiaro che non si tratta solo di cambiare una legge sulla cittadinanza, ma anche accompagnare a una cittadinanza attiva oggi molto debole. E’ questa cittadinanza attiva la vera sfida per far rinascer le città, che poggia sull’esercizio del diritto di voto non solo alle elezioni amministrative, nazionali o europee, ma anche nel sindacato, negli organi di partecipazione scolastica, nel volontariato. Conclusione Forse dobbiamo interrogarci se non sia il caso di rivedere una legge che ritarda la cittadinanza, ritardando la partecipazione attiva di molte persone alla vita sociale, culturale e politica del nostro Paese. Forse dobbiamo ragionare se l’estensione della cittadinanza ai bambini e ragazzi figli di immigrati che completano un ciclo di studi (jus culturae) non sia una semplice concessione, ma il riconoscimento di un percorso di integrazione che rinnova le nostre città. La cittadinanza è lo strumento per riconoscere che la città cambia e per rinnovarla.  Allargare la cittadinanza è una scelta che indica allargare la partecipazione, la responsabilità sociale e la partecipazione dei cittadini immigrati, considerando la cittadinanza come “dono”, primo segno di accoglienza di una vita che nasce, luogo di tutela dei diritti, come luogo di riconoscimento, come compito. Nelle nostre città non solo possono e debbono convivere lingue plurime, ma anche cittadinanze plurime, che non relativizzano il senso e il valore della lingua e della cittadinanza in un paese, anzi la rafforzano. In questo senso, la cittadinanza è un passaggio fondamentale nella direzione che porta ad una società partecipativa, interculturale, ove la diversità, le diverse culture e religioni, non devono semplicemente tollerarsi, ma, nel dialogo, convivere in un processo d’integrazione che sia di arricchimento reciproco, pur nel rispetto delle peculiarità tipiche delle proprie identità d’origine. Alimentare paure, stereotipi e chiusure su una cittadinanza che si allarga significa indebolire la città, escludere dalla città. (mons. Gian Carlo Perego - Presidente della Fondazione Migrantes)   Ps. E' l'intervento del Presidente della Fondazione Migrantes, mons. Gian Carlo Perego, all'incontro "Giovani e cittadini" promosso a Ferrara nell'ambito del festival della Migrazione. [1] CEI, Rigenerati per una speranza viva" (1 Pt 1,3): testimoni del grande "si" di Dio all'Uomo, Bologna, EDB, 2007. [2] COMITATO SCIENTIFICO E ORGANIZZATORE DELLE SETTIMANE SOCIALI, Un cammino di discernimento verso la 46° Settimana sociale, 17 aprile 2009; ID. Cattolici nell’Italia di oggi. Un’agenda di speranza per il Paese, 1 maggio 2010; ID. Un cammino che continua…dopo Reggio Calabria, Bologna, EDB, 2011.

Festival della migrazione: domani focus su seconde generazioni e sul mondo del lavoro

24 Novembre 2022 -

Modena - Nell’ambito del Festival della migrazione, domani, venerdì 25 novembre,  in programma la terza giornata di incontri e presentazioni. Si parte alle ore 9 presso l’aula Q del dipartimento di giurisprudenza dell’Università di Modena con l’appuntamento ‘Giovani e di seconda generazione”: altri sguardi sulle migrazioni’, nell’ambito del progetto Far Fomo ‘Le seconde generazioni: un approccio interdisciplinare tra forme di discriminazione e pratiche di inclusione’ e in collaborazione con l’Osservatorio migranti, Crid dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Gianfrancesco Zanetti, direttore Crid Unimore, presiede e coordina l’incontro e a fare da apripista ci sarà Thomas Casadei, responsabile scientifico del progetto Far. Interverranno come relatori Basma Aissa, educatrice presso Domus Assistenza società cooperativa sociale di Bagnolo in Piano; Gianluca De Angelis e Fabjola Kodra di Ires, Istituto di ricerca economico-sociale dell’Emilia-Romagna e, infine Leonardo Perini e Benedetta Rossi dell’Osservatorio migranti – Crid di Unimore.

Durante il pomeriggio, alla Sala Loria di Carpi il Festival si fa in due. Alle 15.30 in programma l’evento ‘Migranti alla frontiera del lavoro’ moderato da Elisabetta Soglio, giornalista del Corriere della sera e redattrice dell’inserto Buone Notizie, e introdotto da Edoardo Patriarca, membro del comitato scientifico del Festival, e Alberto Bellelli, sindaco di Carpi. I relatori di questa prima parte sono Laura Zanfrini, professoressa ordinaria presso la facoltà di Scienze politiche e sociali, Giorgio Benincasa (Cgil), Claudio Mattiello (Cisl) e Alberto Zanetti (Uil), quali rappresentati dei sindacati italiani. Il secondo incontro, ‘Il lavoro rende libere?’, è programmato per le 17.30, moderato dal cronista Marcello Marchesini e introdotto da Tamara Calzolari, Assessore ai Servizi Sociali di Carpi. I relatori saranno l’avvocatessa Danaida Delaj, che presenterà il suo ‘Donne e caporalato’, e Marco Omizzolo che parlerà della sua opera ‘Libere per tutte. Il coraggio di lottare per sé e per gli altri’. Persone con percorsi diversi, ma con in comune il tema affrontato: le donne. Chiude il pomeriggio carpigiano Sara Manzoli, autrice di ‘Mi devi credere! Cantiere di socioanalisi narrativa svolto con un gruppo di badanti’. L’evento è realizzato in collaborazione con Udi, Cif, Vivere Donna e associazione Papa Giovanni XXIII Mirandola sarà la sede dell’ultimo incontro della giornata di Festival. Alle ore 21 presso la Sala della comunità, Giulia Bassoli e Ebrima Kuyateh presentano ‘Io e i miei piedi nudi. Storia di un viaggio’, a cura della Migrantes Interdiocesana Carpi e Modena e edito dalla Tau Editrice. Il Festival della Migrazione è promosso da Fondazione Migrantes, da Porta Aperta come capofila di una cinquantina di organizzazioni, dall’Università di Modena e Reggio Emilia e il Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e Vulnerabilità, con il patrocinio e il sostegno di Regione Emilia-Romagna, Acri, comuni di Modena, Carpi, Spilamberto, Fiorano, Formigine, Maranello, Soliera e Nonantola, inoltre del patrocinio di Università di Ferrara, Università di Camerino, Università di Perugia, Università Cattolica del Sacro Cuore, Università per gli Stranieri di Siena, gode inoltre del sostegno di Fondazione di Modena, Csv Terre Estensi e di Fondazione Collegio San Carlo e del contributo di Bper Banca, Coop Alleanza 3.0, Menù e Neon King.

Festival della Migrazione, Mons. Felicolo: promuovere la convivialità delle differenze

24 Novembre 2022 - Modena – “Allargare la cittadinanza è una scelta che indica allargare la partecipazione, la responsabilità sociale e la partecipazione dei cittadini immigrati, considerando la cittadinanza come ‘dono’, primo segno di accoglienza di una vita che nasce, luogo di tutela dei diritti, come luogo di riconoscimento, come compito”. Lo ha detto questa mattina a Modena il direttore generale della Fondazione Migrantes, mons. Pierpaolo Felicolo, intervenendo alla seconda giornata del Festival della Migrazione. Per mons. Felicolo nelle città “non solo possono e debbono convivere lingue plurime, ma anche cittadinanza in un Paese, anzi lo rafforzano. In questo senso, la cittadinanza è un passaggio fondamentale nella direzione che porta ad una società partecipativa, interculturale, ove la diversità, le diverse culture religioni, non devono semplicemente tollerarsi, ma, nel dialogo, convivere in un processo di integrazione che sia di arricchimento reciproco, pur nel rispetto delle peculiarità tipiche delle proprie identità d’origine”. Il modello è quello – ha concluso il direttore generale – della “convivialità delle differenze” in cui le “nuove generazioni sono chiamate ad avere il ruolo di protagoniste. La qualità non solo della democrazia, ma anche nella comunione ecclesiale si misura anche nella qualità delle cittadinanza, come luogo di crescita del bene comune – da una parte – e delle fraternità”.  

Migrantes: al Festival della Migrazione il progetto “Diffusamente”

24 Novembre 2022 -

Modena - Rilanciare con forza la questione della cittadinanza. È l'obiettivo della settima edizione del Festival della Migrazione in corso fino a sabato a Modena, Carpi e Ferrara. Dal 2002 ad oggi in Italia 1.400.000 persone hanno ottenuto la cittadinanza dopo 10 anni dalla permanenza, secondo la legge, in realtà dopo 12/14 anni di permanenza per i tempi ministeriali. Ma al di là delle italiche lungaggini, ancora decine di migliaia di figli di migranti, nati e cresciuti in Italia sono rimasti ancora esclusi da questo diritto-dovere. Lo ha ricordato ieri l'arcivescovo di Ferrara-Comacchio, mons. Giancarlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes nella prima giornata del festival organizzato dalla Migrantes, dall’Associazione Porta Aperta di Modena, dal Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e vulnerabilità di Unimore incentrato sul tema “Accoglienza, cittadinanza, nuove opportunità, come fratelli”.

Per mons. Perego, in un Paese che non parla più di riforma della cittadinanza, non bisogna invece chiudere gli occhi. «La mobilità crescente e diffusa chiede non di limitare, ma di estendere la cittadinanza». E ancora sottolinea come «il Festival della migrazione di Modena, Carpi e Ferrara anche quest’anno è un laboratorio importante per superare ritardi ideologici, pregiudizi e paure intorno ai migranti e finalmente governare un fenomeno che segnerà il nostro futuro». Ieri sera primo incontro con la presentazione dei progetti di accoglienza di 1.100 rifugiati ucraini in nove mesi del 2022. Gli ucraini hanno avuto un permesso di protezione temporanea molto importante perché ha consentito loro di lavorare. Ma il sistema di accoglienza italiano sarebbe stato più debole senza l'accoglienza diffusa realizzata dal Terzo settore, da cittadini italiani e ucraini residenti in Italia. In questo quadro si è inserito il progetto “Diffusamente" realizzato con 100.000 euro di finanziamento delle fondazioni bancarie di Acri in 18 diocesi. Dei 1.100 ucraini, 481 erano minori e 42 con disabilità gravi. A Torino, ad esempio, grazie al progetto promosso da Acri e Migrantes sono stati accolti 11 nuclei familiari attraverso le reti ecclesiali. A Bologna la diocesi ha accolto 247 persone e alcune parrocchie hanno offerto ospitalità presso le proprie strutture. Alla fine dell’estate, quando numerosi profughi sono rientrati in patria, è continuato in vari casi a il sostegno con i supporti tecnologici per la Dad dei figli in età scolare e con beni di prima necessità.

«Questa guerra è tragica per lo sradicamento delle persone - concorda don Marco Semehen, rettore della Basilica di Santa Sofia a Roma e direttore Migrantes per l'Esarcato degli Ucraini - e il suo prolungarsi porta sul tavolo grandi problemi. Siamo grati al popolo italiano per quanto ha fatto e alla Cei. Anzitutto grazie a loro abbiamo spedito 130 tir di aiuti, tappando la prima emergenza. E abbiamo accolto bambini feriti e persone fragili. Abbiamo imparato molto da voi. Il nostro secondo impegno è stata l'accoglienza. Abbiamo dovuto affrontare anche brutte situazioni di sfruttamento lavorativo e sessuale, ma siamo riusciti ad affrontarli. Oggi le difficoltà continuano per i più deboli, come le madri sole con figli piccoli, molti bambini non sono ancora andati a scuola e serve supporto psicologico». Una rete pronta a riattivarsi subito se ci fosse una nuova emergenza con altre ondate di profughi.

Stamane apertura ufficiale del Festival alle 9 nell’Aula magna del Dipartimento di Giurisprudenza di Modena, con l’introduzione del portavoce Edoardo Patriarca, i saluti istituzionali e la prima sessione dedicata al diritto alla cittadinanza. (P.L.)

Festival della migrazione: l’apertura oggi con i progetti dell’accoglienza degli ucraini

23 Novembre 2022 - Modena - Al via oggi pomeriggio, mercoledì 23 novembre, la settima edizione del Festival della migrazione con quattro giorni di incontri, presentazioni di libri, laboratori e tanto altro tra Modena, Carpi e Ferrara per ascoltare testimonianze e punti di vista diversi sul tema. Si parte alle 18.30 presso la Sala centro servizi per il volontariato di Modena con la presentazione dei progetti di accoglienza Acri – Migrantes, con l’introduzione di Alberto Caldana, membro del comitato scientifico del Festival. Dopo i saluti di Mons. Gian Carlo Perego, presidente Fondazione Migrantes, e Paolo Cavicchioli, presidente di Fondazione di Modena, seguiranno gli interventi del direttore generale Acri Giorgio Righetti e del membro del consiglio di amministrazione di Fondazione Migrantes Sergio Durando. Seguiranno le testimonianze di don Marco Jaroslav Semehen, rettore della Basilica S. Sofia Roma e direttore Migrantes Esarcato Apostolico degli Ucraini in Italia, di don Roberto Montecchi, per la Caritas di Pavullo nel Frignano e di Eugenio Garavini, presidente di Ekonvoi che gestisce un emporio sociale a Vignola. Sempre alle 18.30 presso La Tenda a Modena, in programma ‘Siamo tuttə tigelle. Volti e storie di una città che cambia’, con la conduzione di Laura Muzzarelli, attivista del collettivo Black lives matter Modena, e Sonny Olumati, attivista, coreografo, ballerino, scrittore e inviato. L’incontro consiste nella presentazione di progetti sull’intercultura e in un dibattito aperto e costruttivo sulle esperienze delle giovani generazioni. Si inizia con ‘Spazi Giovanili Free of Rumors, l’insieme delle attività realizzate a Modena nell’ambito del programma Modena Città Interculturale: performance teatrale ‘Tu sais que achnawwa l’amore?’ a cura di Officine Windsor Park; un viaggio nel mix culturale delle nuove generazioni; laboratorio di sviluppo podcast ‘Il Cubo’, realizzato dai ragazzi del Centro giovanile ‘Happen’: immigrazione, identità, intercultura. Verranno inoltre proiettati alcuni estratti di ‘GenerAzione’, il docufilm a cura di Leonardo Zapparoli: nove giovani modenesi, con storie geo culturali diverse, raccontano sé stessi e le nuove generazioni italiane. Nell’ambito del collettivo Black lives matter Modena, che sviluppa progetti per aumentare la consapevolezza su temi legati ai diritti, la cittadinanza e la discriminazione intersezionale, ci sarà la visione di estratti del video dell’evento ‘Voci dal buio, dibattito sul femminismo nero’, realizzato entro il Festival GenerAzione 2022. Conclude l’appuntamento la tavola rotonda su identità, inclusione, intercultura. Il Festival della Migrazione è promosso da Fondazione Migrantes, da Porta Aperta come capofila di una cinquantina di organizzazioni, dall’Università di Modena e Reggio Emilia e il Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e Vulnerabilità, con il patrocinio e il sostegno di Regione Emilia-Romagna, Acri, comuni di Modena, Carpi, Spilamberto, Fiorano, Formigine, Maranello, Soliera e Nonantola, inoltre del patrocinio di Università di Ferrara, Università di Camerino, Università di Perugia, Università Cattolica del Sacro Cuore, Università per gli Stranieri di Siena, gode inoltre del sostegno di Fondazione di Modena, Csv Terre Estensi e di Fondazione Collegio San Carlo e del contributo di Bper Banca, Coop Alleanza 3.0, Menù e Neon King.

Festival della migrazione, Mons. Perego: da cittadini a fratelli per un futuro insieme

23 Novembre 2022 - Ferrara - La storia dei processi di democratizzazione delle società politiche occidentali coincide con la storia della progressiva affermazione dei diritti di cittadinanza, attraverso un duplice movimento: l’aumento del numero e del tipo di diritti riconosciuti e garantiti ai cittadini; la progressiva estensione della classe dei cittadini, di coloro cioè che hanno titolo a godere di tali diritti. In un processo di democratizzazione, pertanto, una mobilità crescente e diffusa chiede non di limitare, ma di estendere la cittadinanza. Papa Francesco ha scritto che “Per quanti sono arrivati già da tempo e sono inseriti nel tessuto sociale, il ritardo della cittadinanza prepara il terreno alle ostilità e alla discordia e sottrae le conquiste e i diritti religiosi e civili di alcuni cittadini discriminandoli” (F.T. 131). Dal 2002 ad oggi in Italia 1.400.000 persone hanno ottenuto la cittadinanza dopo 10 anni dalla permanenza, secondo la legge, in realtà dopo 12/14 anni di permanenza per i tempi ministeriali. Ma ancora decine di migliaia di figli di migranti, nati e cresciuti in Italia sono rimasti ancora esclusi da questo diritto-dovere della cittadinanza. Il Festival della migrazione 2022 riparte dalla cittadinanza con un incontro-dibattito all’Università di Ferrara, coniugandola con nuove opportunità nel percorso di incontro tra persone con storie, culture, religioni diverse che riguardano anzitutto il lavoro, che chiede il superamento della precarietà, la lotta al caporalato, l’incontro tra domanda e offerta di lavoro; la scuola, con un investimento  nell’insegnamento interculturale, nel riconoscimento di competenze maturate all’estero, nell’internazionalizzazione dei percorsi; la protezione internazionale, con uno sguardo all’esperienza di accoglienza degli Ucraini che ha visto finalmente da subito un permesso di soggiorno – la protezione temporanea -, l’impegno sussidiario di Stato, protezione civile e mondo ecclesiale e del Terzo settore, per dare accoglienza e sicurezza a chi, soprattutto donne e bambini, era in fuga da una guerra assurda. Il Festival della migrazione di Modena, Carpi e Ferrara - che inizia oggi -  anche quest’anno è un laboratorio importante per superare ritardi ideologici, pregiudizi e paure intorno ai migranti e finalmente governare un fenomeno che segnerà il nostro futuro. (Mons. Gian Carlo Perego - Presidente Fondazione Migrantes)