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Migrantes Roma: torna la Festa dei Popoli

23 Maggio 2022 -
Roma - All’inizio era un momento di incontro conviviale tra i religiosi stranieri della Capitale, nella parrocchia del Santissimo Redentore a Val Melaina. Poi è cresciuta tanto da arrivare a piazza San Giovanni in Laterano, con il giardino davanti alla basilica pieno di stand e bandiere. Il prossimo fine settimana, dopo due anni di sospensione a causa della pandemia, torna la Festa dei Popoli e cambia di nuovo volto, trasformandosi in un evento diffuso in tutta la città, dislocato nelle diverse prefetture in cui è suddiviso il territorio diocesano. Ma il cuore e gli obiettivi di questa manifestazione, organizzata dall’Ufficio Migrantes della diocesi di Roma, rimangono gli stessi: «Favorire la conoscenza tra i fedeli sul territorio e l’incontro tra sacerdoti e cappellani», come sottolinea il vescovo Benoni Ambarus, delegato diocesano per la Carità e per i Migranti. Lo ribadisce anche il direttore dell’Ufficio Migrantes, monsignor Pierpaolo Felicolo: «Riprendiamo dopo due anni e ribadiamo il concetto che sta dietro a questa Festa, cioè promuovere la preghiera e l’incontro rispettando la ricchezza della diversità. Fedeli al messaggio di Papa Francesco di quest’anno, vogliamo costruire il futuro con i migranti e con i rifugiati, nei luoghi dove vivono, insieme».
Sabato 28 e domenica 29 maggio, dunque, in tantissime parrocchie romane verranno celebrate Messe con le comunità etniche, con canti e preghiere in diverse lingue, a cui spesso seguiranno momenti di condivisione, con musica e degustazione di piatti tipici. Il cardinale vicario Angelo De Donatis celebrerà a Santa Maria Regina Pacis a Ostia Lido sabato alle 19, mentre il vescovo Ambarus sarà lo stesso giorno a Santa Emerenziana alle 18.30 e domenica 29 al Santissimo Redentore alle 11.30. Nella parrocchia dei Santi XII Apostoli la celebrazione per la Festa dei Popoli sarà presieduta dal vescovo Daniele Libanori, il 29 alle 18.30; il vescovo Guerino Di Tora celebrerà a Sant’Atanasio sabato alle 18.30; mentre il vescovo Dario Gervasi a Nostra Signora di Lourdes a Tor Marancia, sempre il 28 alle 18.30. Ancora, sabato alle 18, nel Santuario della Madonna del Divino Amore presiederà la Messa il cardinale Enrico Feroci; a Sant’Antonio da Padova, il 28 alle 18.30, ci sarà invece il vicario generale dei Padri Rogazionisti, padre José Maria Ezpeleta.
«A Roma, su quasi seicentomila stranieri, circa la metà sono cristiani – riprende monsignor Ambarus, originario della Romania –. È una città cosmopolita, e prenderne consapevolezza come Chiesa di Roma significa rafforzare la nostra vocazione universale». Questo è il senso del tema scelto per la Festa dei Popoli 2022, “Uniti nella stessa fede”. «La struttura del contesto sociale ed ecclesiale in cui viviamo, particolarmente accentuata nella nostra città – riflette don Pietro Guerini, vicedirettore dell’Ufficio Migrantes diocesano –, è profondamente multiculturale in ragione della compresenza di etnie, di tradizioni e forme culturali differenti. Vivere l’unità, in nome della fede comune, è compito specifico della Chiesa all’interno di questo contesto». Celebrare la Messa con le comunità etniche in tante parrocchie diocesane vuole dire «vivere un momento prezioso, fondato sull’ascolto reciproco e comunitario – aggiunge –, per rendere grazie e lodare il Signore per la varietà delle persone e delle culture che arricchiscono la nostra Chiesa, con spirito marcatamente sinodale».
A Roma sono circa 120 le comunità etniche con i centri pastorali sparsi sul territorio diocesano, con una quarantina di preti responsabili a cui si associano preti studenti per celebrazioni sul territorio e per aiuto concreto nella catechesi e nell’accompagnamento spirituale. I più numerosi sono i filippini, che contano circa 43mila fedeli e sono presenti in più di 60 comunità nella diocesi; seguono i latinoamericani, con 12 centri nazionali. Ci sono poi comunità meno numerose ma molto attive e vivaci, come quella Ucraina, che negli ultimi mesi si è data da fare per l’accoglienza dei profughi e per mandare aiuti a chi è rimasto nel Paese.

Aversa: Festa dei Popoli, la diocesi accoglie e premia le scuole

17 Maggio 2022 - Aversa - Venerdì prossimo, 20 Maggio 2022, la diocesi accoglierà i dirigenti scolastici e i docenti referenti dei vari istituti scolastici per la cerimonia di consegna dell’attestato di partecipazione alla XI Edizione di Festa dei Popoli Aversa. “Vogliamo vivere con le scuole un momento di gioia e di confronto, ma soprattutto di ringraziamento per essere stati nostri compagni di viaggio anche in questo difficile anno, ancora fortemente segnato dalla pandemia”, annunciano le professoresse Lina Ingannato  e Mariolina Ferraro, referenti per il “Percorso Scuola” dell’iniziativa diocesana che, sin dal lontano 2011, è diventata un evento-guida sui temi dell’accoglienza, dell’integrazione e della promozione multiculturale. “Esserci fa la differenza – proseguono le due docenti – e tutti insieme abbiamo dato un segnale di unità e di speranza, quella speranza che non può venir meno soprattutto nei momenti di difficoltà che abbiamo vissuto e che stiamo ancora affrontando. ” La cerimonia in programma venerdì prossimo si svolgerà presso la Sala Guitmondo del Seminario Vescovile di Aversa e vedrà la partecipazione del vescovo di Aversa, S.E. Mons.  Angelo Spinillo, e del Vescovo Ausiliare di Pozzuoli, S.E. Mons. Carlo Villano. Nell’occasione verranno presentati i video relativi ai due laboratori inseriti quest’anno nel “Percorso Scuola”: “Pace in tutte le lingue” e “Gocce di memoria”. Le attività della “Festa dei Popoli 2022” avevano preso il via il 9 dicembre 2021 con la Preghiera Interconfessionale nella Chiesa Cattedrale e si concluderanno domenica 29 maggio ad Aversa, in Piazza Municipio, con un evento all’insegna della musica e dell’aggregazione multiculturale.  

Aversa: sabato festa dei Popoli, serata di poesia contro la guerra  

23 Marzo 2022 - Aversa - "Verso un 'noi' sempre più grande": il tema scelto da papa Francesco per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2021 diventa anche il titolo di un evento organizzato dalla diocesi di Aversa, nell’ambito del cammino della “Festa dei Popoli”, giunto quest’anno alla undicesima edizione. L’appuntamento, previsto per sabato 26 Marzo 2022 alle 18, vedrà come protagonista la “poesia nei luoghi di conflitto”. “Sarà un piccolo ma significativo momento che ci aiuterà a riflettere sul dramma della guerra che si sta consumando in Ucraina, nel cuore dell’Europa, come in altre parti del mondo”, commenta don Giuseppe Esposito, direttore dell’ufficio diocesano per l’Ecumenismo. “La lettura delle poesie sarà affidata ai bambini della comunità greco-cattolica che insiste nella nostra diocesi e ad altri fratelli stranieri, che da anni sono attivi nel campo della solidarietà e del volontariato. Si tratta di persone che provengono da paesi ancora oggi martoriati da conflitti devastanti ma troppo spesso dimenticati, proprio perché geograficamente lontani dal nostro continente europeo”. Per l’occasione i testi contro ogni guerra sono stati selezionati dalla "Casa della Poesia", un progetto virtuoso nato a Baronissi nel 1996 che da anni organizza rassegne e grandi festival di poesia, letteratura e creatività in genere. Oltre a don Giuseppe Esposito, saranno presenti don Carmine Schiavone, direttore della Caritas diocesana; don Evaristo Rutino, direttore dell’ufficio diocesano Migrantes; padre Ihor Horishnyy della Chiesa Greco-Cattolica di Rito Bizantino; Sergio Iagulli e Giancarlo Cavallo della "Casa della Poesia". L’evento vedrà inoltre la partecipazione degli alunni del III Circolo Didattico "A. Stefanile" di Aversa e di alcune donne e bambini ucraini, “che sono giunti nelle ultime settimane nel nostro territorio, trovando diverse famiglie disposte ad accoglierli con grande spirito di solidarietà cristiana e umana”. La diocesi ricorda che il tema “Verso un noi sempre più grande” è stato riproposto  anche come filo conduttore della XI Edizione della Festa dei Popoli, evento che si snoda in molteplici tappe nel corso dell'anno pastorale e che vivrà il suo momento culminante durante il mese di maggio. Proprio in preparazione alla “Festa dei Popoli”, la cui giornata finale sarà ospitata quest’anno nella forania di Giugliano, lunedì prossimo 28 marzo alle ore 20, presso la Parrocchia S. Massimiliano Kolbe, si svolgerà una serata di riflessione sul tema "Accoglienza, integrazione e fraternità per una grammatica della pace".  

Migrantes Reggio Calabria-Bova: la festa dei Popoli con mons. Morrone

13 Gennaio 2022 - Reggio Calabria - A Reggio Calabria, la solennità dell’Epifania di quest’anno ho offerto l’occasione alle comunità etniche di ritrovarsi, in cattedrale, attorno al nuovo arcivescovo, mons. Fortunato Morrone. Nonostante la recrudescenza della pandemia, la gioia di vivere la comunione delle diversità è stata la motivazione di fondo per celebrare l’“Epifania di Gesù, incontro dei Popoli”, come recitava la locandina che invitava all’evento. Con il vescovo e un buon numero di sacerdoti della diocesi, in duomo c’erano gruppi di Filippini, Ucraini, Rumeni, Georgiani e Polacchi, con rappresentanti del Congo, del Senegal, dello Sri Lanka, del Kenya e della Tanzania. È stata anche un’opportunità per commemorare un grande vescovo, Giovanni Battista Scalabrini, che 25 anni fa papa Giovanni Paolo II ha proclamato Beato, definendolo “Padre dei migranti”. Il direttore dell’Ufficio diocesano “Migrantes”, p. Gabriele Bentoglio, ha presentato le comunità etniche all’Arcivescovo citando l’omelia dell’Epifania del 2016 pronunciata da papa Francesco e spiegando che: “oggi, in questa cattedrale, noi facciamo di nuovo esperienza della realtà di cui ha parlato il Santo Padre: Gesù si manifesta ancora come potenza che unisce, che distrugge i muri che dividono e ci aiuta a guardare agli elementi che arricchiscono le nostre diversità etniche, linguistiche, culturali e persino religiose”. L’arcivescovo, da parte sua, ha ripreso e approfondito il tema dell’unità, che si colora e arricchisce con i molteplici elementi che formano il patrimonio di ogni singola persona e di ogni comunità. Al termine della celebrazione, per indirizzare un saluto all’arcivescovo, hanno preso la parola un rappresentante della comunità Filippina, uno della Chiesa Rumena Ortodossa e uno della comunità Islamica. Il Beato Scalabrini era "presente" alla celebrazione, non solo nel poster che campeggiava sul presbiterio della cattedrale, ma soprattutto quando sono di nuovo risuonate le parole che egli aveva rivolto alla sua diocesi di Piacenza nell’omelia della notte di Natale del 1887, quando disse: “Venite, o popoli della terra, cantate ai piedi di Gesù bambino il cantico della gioia, l’inno della gloria. (…) Ascoltiamo gli Angeli, che ci annunciano ancora nella sua nascita un mistero di pace (…): pace sulla terra alle nazioni, ai popoli, pace all’oriente, dove ancora c’è guerra; pace all’occidente, che spaventosamente si getta nell’abisso; pace ai genitori, ai figli, (…) pace agli uomini tutti di buona volontà”.  

Festa dei Popoli: a Palermo anche un messaggio alla Chiesa locale

7 Gennaio 2022 - Palermo - Sono state 11 le lingue che si sono ascoltate durante la Celebrazione della Messa dei Popoli che su iniziativa dell'Ufficio Migrantes diocesano  l’arcivescovo di Palermo, mons. Corrado Lorefice, ha presieduto nella Chiesa Cattedrale nella solennità dell’Epifania del Signore: i rappresentanti delle comunità straniere cristiane di Palermo – ghanesi, filippini, nigeriani, tamil, cingalesi, mauriziani e polacchi – hanno infatti rinnovato, attraverso la celebrazione e una lettera indirizzata all’arcivescovo, la volontà di vivere in armonia nello stesso territorio accogliendo la Pace offerta da Gesù che è il Dio-con-noi. «Incamminiamoci anche noi verso Betlemme – ha esortato l’arcivescovo di Palermo nella sua omelia – riconosciamo che il Neonato di Maria, annunziato dagli angeli, riconosciuto dai pastori, è il Dio dei piccoli e dei puri di cuore. In quel bambino c’è il Dio di ogni lontano, di ogni ricercatore capace di seguire il moto della luce interiore, della luce gentile, di quanti anelano al Sommo bene, a conoscere il vero volto di Dio, di quanti sono capaci di intraprendere da ogni provenienza geografica ed esistenziale cammini e percorsi interiori, dei desideranti la vera gioia, la convivialità umana e la pace. Questo minuscolo cucciolo d’uomo venga oggi riconosciuto anche da noi da questa assemblea multietnica radunata dai quattro angoli della terra come il Messia di Dio Sommo e Misericordioso, Amico ed Amante di ogni uomo e di ogni donna, Padre Magnanime e Paziente, l’Umile Accogliente, che tutti avvolge e riunisce nel suo abbraccio trasfigurante. Con i magi anche noi guardiamo nella stessa direzione, fissiamo il cielo, insieme, attenti, scrutiamo con stupore ogni segno e ogni volto, così da riconoscere, adorare, e accogliere il Bambino che Dio ci ha donato per parlare definitivamente a noi come amici, per suggellare definitivamente la sua alleanza di pace con l’intera famiglia umana. Riconosciamolo insieme, dopo averlo cercato e trovato, perché vengano altri ad adorarlo, tutti. Aiutiamo altri a cercarlo e ad adorarlo. Aiutiamo altri a proteggere i loro sogni umani più veri e più belli da tutti gli Erodi della storia». «Nessuno continui a depistarci, nessuno a manipolarci – ha proseguito con forza Mons. Corrado Lorefice – nessuno ci privi della “gioia grandissima” a cui ci chiama la Parola fattasi carme a Betlemme. Nessun ricercatore di potere, orgoglioso nel cuore, idolatra del denaro, nessun politicante di mestiere corrotto e colluso, predatore di bambini e di donne, di disabili e di anziani, nessun imprenditore di devastanti allucinogeni, illusore e manipolatore delle nuove generazioni; nessun oppressore e respingitore di poveri e di stranieri; nessun calpestatore dei senza voce e senza volto e dei diritti umani; nessun guerrafondaio e commerciante di armi; nessun sfruttatore dei paesi più poveri; nessun affiliato a famiglie e a organizzazioni mafiose, nessun usurpatore e traditore del nome santo e del cuore mite di Dio. Sulla via di Dio che si rivela nella potente piccolezza e nella irresistibile mitezza del Bambino Gesù, ritorniamo nelle nostre abitazioni, nelle nostre case, nei nostri paesi, al nostro quotidiano, ai nostri impegni e condividiamo con ogni uomo e donna di buona volontà Colui che tutti attende per rendere divina la nostra vita, per ricolmarla di luce e di pace.  Per radunarci nella convivialità fraterna dell’unica casa comune impreziosita dalla meravigliosa ricchezza di ogni lingua e cultura. Raggiungiamo tutti con la certezza che ci viene da Betlemme visitata oggi dai magi che tutti gli uomini e le donne nostri compagni di viaggio sono chiamati “a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo”». Alle parole di mons. Lorefice hanno fatto seguito quelle pronunziate, a nome di tutte le comunità presenti nella Chiesa Cattedrale, dalla filippina Yolanda Cayanan:  «Carissimo Padre, la saluto a nome di tutti gli immigrati nella Diocesi da lei guidata, siamo circa 25.000 (pari al 4% della popolazione), provenienti da ben 132 Paesi. Di questi, il 56% siamo cristiani e tra essi 2.240 persone siamo cattolici. Io sono filippina, a Palermo i filippini siamo circa 1.800. Sono arrivata a Palermo per motivi economici perché nel mio paese c’è molta povertà e disparità di reddito. Pur avendo una laurea, qui a Palermo, ho accettato di svolgere un lavoro di colf per poter vivere ed aiutare la mia famiglia. Aiutare la famiglia è un forte valore che fa parte della nostra cultura filippina. Anch’io come molti immigrati ho conosciuto ingiustizie e difficoltà perché i migranti, ancora, siamo guardati con occhi diversi. È difficile vedere il volto di Gesù anche nel volto di un immigrato. La mia chiesa madre, dove sono stata battezzata, mi ha formata alla fede cristiana cattolica che continuo a vivere qui in questa Chiesa di Palermo che mi ha accolta, facendomi sentire a casa; questa fede, che ho portato nella mia valigia, mi guida e mi dà speranza. La nostra presenza è ancora oggetto di marginalità nella società e spesso anche nella Chiesa viviamo questo sentirci ai margini. Vorremmo avere una presenza maggiore di cappellani etnici e desidereremmo che la nostra presenza nelle parrocchie fosse maggiormente valorizzata, considerandoci collaboratori di Gesù nella nuova evangelizzazione. È un’esperienza, questa, che io ed altri immigrati viviamo all’interno della famiglia di Arcobaleno di popoli. Noi filippini da poco abbiamo celebrato i 500 anni della nostra evangelizzazione. Purtroppo, però, ci sono ancora molti che abbandonano le fede cattolica a causa delle sette religiose provenienti anche dalle Filippine; queste sette religiose fanno molti adepti. Molto spesso ci sentiamo come pecore senza pastore! I migranti non siamo, né ci sentiamo inferiori agli altri cristiani, nati in questa Chiesa. Siamo tutti alla sequela dell’Unico Cristo Signore, suoi discepoli ed apostoli, pertanto chiediamo di essere trattati come protagonisti del cammino di questa Chiesa dove viviamo da parecchi anni, specialmente nelle strutture collegiali e nell’inserimento in esse. Quello che ci sta a cuore è che il Regno di Dio si estenda anche su questo lembo di terra. Carissimo Padre, La ringraziamo per tutte quelle volte che ha difeso e si è fatto voce di chi non ha voce, insieme al nostro caro Papa Francesco, in particolare per il mondo della mobilità umana. Maria, la Mamma Celeste che tanto amiamo, continui ad accompagnarci in questo cammino per divenire, sempre più, un solo popolo di Dio, una sola famiglia umana. Eccellenza carissima, ancora grazie per quello che fa e farà per tutti e per noi migranti. Conti su noi ad occhi chiusi. Dio la benedica e Maria, Madre della Chiesa, la custodisca nel suo ministero di pastore e guida della Chiesa Palermitana». « Il nostro ritrovarci in Cattedrale per celebrare l’Epifania – dicono Mario Affronti e padre Sergio Natoli dell’Ufficio diocesano Migrantes – vuole essere una preghiera che si innalza a Dio con la voce di tutti i popoli presenti nella nostra città, perché quanti sono costretti a fuggire dalla loro patria, dai Paesi asiatici, africani e dell’America latina a causa di piccole e grandi guerre, a causa delle discriminazioni economiche e degli effetti devastanti del clima, possano avere una casa, un lavoro e la possibilità di vivere un’esistenza dignitosa e pacifica. Interessarci dei migranti è interessarci di noi stessi perché viviamo tutti sulla medesima terra, siamo parte della medesima “famiglia umana”. Papa Francesco ci ricorda che “I fedeli cattolici sono chiamati a impegnarsi, ciascuno a partire dalla comunità in cui vive, affinché la Chiesa diventi sempre più inclusiva”. La presenza dei migranti e dei rifugiati nella nostra terra è un invito a recuperare alcune dimensioni essenziali della nostra esistenza cristiana e della nostra umanità senza contrapporre i migranti agli italiani. Non è in gioco solo la causa dei migranti; non è solo di loro che si tratta, ma di tutti noi, del presente e del futuro della famiglia umana». Secondo gli ultimi dati ufficiali disponibili (31.12.2020, fonte: sito Comune di Palermo), a Palermo risiedono 25.445 stranieri (pari al 4% della popolazione), provenienti da ben 132 Paesi diversi, anche se i primi cinque Paesi (Bangladesh, Sri Lanka, Romania, Ghana e Filippine), da soli, coprono quasi i due terzi del totale degli stranieri. La comunità più numerosa è quella del Bangladesh, con 5.341 residenti, pari al 21% del totale degli stranieri. Al numero complessivo di stranieri residenti l’ufficio Migrantes somma  stima una percentuale del 10% relativa a tutti coloro che sono privi del permesso di soggiorno.

Festa dei Popoli a Rimini: dal canto dei filippini al coro dei congolesi: la sinfonia delle diversità

7 Gennaio 2022 -

Rimini - Decine di bandiere colorate sventolano festose, ma non siamo allo stadio, tra i tifosi della squadra del cuore. Gli “spalti” sono quelli della Cattedrale di Rimini, il “fischio d’inizio” è la processione della Messa dei popoli, la tradizionale liturgia che ogni anno, da 27 stagioni, la diocesi di Rimini propone in occasione della festa dell’Epifania. L’animazione è a cura delle comunità di immigrati cattolici presenti sul territorio riminese. È un momento molto sentito dai cattolici immigrati, posti al centro della liturgia, con le loro espressioni di preghiere, di canti, di gesti. Molti sono vestiti in abiti tradizionali. Le comunità di immigrati con la loro partecipazione esprimono la loro appartenenza alla chiesa di Rimini senza perdere identità e tradizioni. La Messa è stata preparata da Caritas e Migrantes diocesana, insieme a diverse comunità di stranieri residenti a Rimini, con momenti vissuti in ben tredici lingue. Per dare il massimo valore cattolico alla festa, sono stati invitati a concelebrare tutti i sacerdoti di origine straniera residenti a Rimini, anche di rito bizantino come padre Cristian (Chiesa greco-cattolica rumena) e don Viktor (Chiesa grecocattolica ucraina), che hanno concelebrato con il vescovo Francesco Lambiasi. Anche le intenzioni di preghiera sono state recitate negli idiomi di vari Paesi, persino in aramaico (dalla comunità etiope). Durante la processione offertoriale rappresentanti in costumi tipici tradizionali del Perù, Cina, Filippine, Ucraina hanno portato all’altare alimenti e oggetti tipici. Un canto in tagalog (filippino) è stato eseguito dalle suore della congregazione delle Sorelle dell’Immacolata di Miramare, un altro dal coro cinese della comunità di Montetauro mentre a intonare il Santo ci hanno pensato la comunità congolese e zairese.

«La Messa dei popoli – commenta don Mathieu Malick Faye, direttore diocesano della Migrantes – è una bella occasione per esprimere la festa e la fede, ciascuno nella propria cultura. Ma questi nostri fratelli arrivati da lontano ci ricordano anche il dramma di tanti immigrati, costretti a fuggire dal loro paese in cerca di pace, di lavoro e di una vita dignitosa ». «I Magi sono la primizia degli uomini di tutti i popoli che incontrano Cristo e lo seguono come Dio e Signore – ha detto il vescovo Lambiasi – l’amore verso lo straniero e verso il povero non è solo una esigenza sociale o etica o morale, ma è la riproduzione del modo di agire di Dio». (Paolo Guiducci - Avvenire) 

Festa dei popoli, Vicenza: un aiuto (anche) a vincere la paura dello straniero

7 Gennaio 2022 - Vicenza - «Perché non puoi parlare con Dio nella tua lingua quotidiana?». Detto fatto. Così quest’anno le preghiere per la Messa dell’Epifania in Cattedrale a Vicenza, sono state tradotte anche nelle lingue native dell’Africa. L’idea è di padre Sergio Durigon, nuovo delegato vescovile per l’Ufficio Migrantes della diocesi di Vicenza, che con l’Eucaristia del 6 gennaio celebra anche la Festa dei popoli. «Sono nato in Brasile – spiega padre Sérgio, 56 anni, scalabriniano –. Lì ho fatto il Seminario. A Roma ho studiato teologia. Una decina d’anni in Sudafrica, poi in varie diocesi italiane. Culture, lingue, migrazioni sono elementi che mi appartengono, per storia familiare, vocazione e scelte di vita». Quest’anno la festa ha avuto ancora il sapore amaro della pandemia. Ieri mattina la Messa, presieduta dal vescovo Beniamino Pizziol, pur animata da canti e suoni, era molto meno affollata. Anche perché mancavano le comunità ortodosse. «Poiché a Vicenza sono stati unificati i calendari – continua Durigon – una parte degli ortodossi che celebrano anch’essi l’Epifania il 6 gennaio ha preferito festeggiare in separata sede. Non dimentichiamo, poi, che alcune comunità, come i filippini, si sono molto ridotte, perché tanti hanno preferito migrare in cerca di fortuna altrove». «Quotidianamente ci arrivano notizie di migranti infreddoliti nei recinti della rotta balcanica, o picchiati dai miliziani al confine tra Bielorussia, Polonia e Lituania, torturati nei centri di detenzione in Libia, bersaglio dei fucili spianati a Ceuta e Melilla. Papa Francesco parla di “Verso un noi sempre più grande” e individua nell’abbattimento dei muri uno degli strumenti per la salvezza umana». Ma anche nel Vicentino, nonostante la presenza di immigrati sia quasi trentennale, la costruzione di ponti è ancora difficoltosa. «La celebrazione del 6 gennaio non può essere isolata dal contesto, dev’essere parte della vita del territorio. Molte persone continuano ad avere paura dello straniero. Ed è una paura dettata dalla mancanza di conoscenza. D’altra parte, le prime generazioni di migranti vivono di ricordi, di tipo affettivo, religioso, gastronomico, ornamentale. La reciprocità, la relazione di mutuo riconoscimento è realtà ancora di là da venire», ha concluso padre Durigon. (Romina Gobbo – Avvenire)

Migrantes: in molte diocesi la festa dei Popoli

6 Gennaio 2022 - Roma – Oggi sono tante le celebrazioni eucaristiche presiedute dai vescovi nelle nostre diocesi in occasione della solennità dell’Epifania. La solennità è l’occasione per celebrare la Festa dei Popoli e richiamare l’attenzione sul tema dell’accoglienza. Dal Nord al Sud del nostro Paese nelle chiese cattedrali musiche, preghiere  e canti nelle diverse lingue delle comunità etniche presenti. Momenti di festa promosse soprattutto dagli uffici Migrantes diocesani. Da Bologna a Napoli, da Palermo a Reggio Emilia, da Vicenza a Torino nella giornata si celebra la manifestazione di Gesù a tutti i popoli della terra: tanti popoli che diventano un popolo solo, “il popolo di Dio”.  Il nostro sito www.migrantesonline.it negli ultimi giorni ne ha dato notizia. Partiamo da Bologna dove oggi pomeriggio il cardinale Matteo Zuppi presiederà la “Messa dei popoli” . “La Messa della solennità dell’Epifania – spiega mons.  Andrea Caniato, direttore dell’Ufficio diocesano Migrantes – si caratterizza per la partecipazione delle comunità degli immigrati cattolici presenti nella nostra diocesi, con la ricchezza delle loro lingue e delle loro espressioni culturali”. Undici le lingue usate per la celebrazione dell’Epifania a Palermo presieduta dall’arcivescovo mons. Corrado Lorefice. “Apriamo il 2022 con la speranza che questo virus venga debellato dalla medicina e dalla nostra adesione responsabile alle indicazioni di chi ci governa”, spiega la Migrantes di Palermo: “noi cristiani aggiungiamo anche la preghiera che nutre la certezza che niente è impossibile a Dio”. Questa mattina anche la Cattedrale di Vicenza è tornata ad animarsi di colori, suoni e canti di ogni parte del mondo grazie alla Festa dei popoli organizzata dall’Ufficio diocesano Migrantes. La Messa presieduta dal vescovo Beniamino Pizziol ha visto la presenza di migranti cattolici residenti nel territorio della diocesi, che hanno animato la celebrazione con canti e preghiere propri dei diversi Paesi di origine. “La Festa dei Popoli di quest’anno – spiega padre Sérgio Durigon, responsabile Migrantes Vicenza – assume significati particolari. L’Epifania celebra i magi che incontrano Gesù e ricorda i migranti cattolici che fanno parte della chiesa vicentina e contribuiscono a renderla più bella e universale. I centri per i migranti, accompagnati dai loro cappellani sono una testimonianza delle tante buone pratiche di reale accoglienza che il nostro territorio continua a vivere”. “Ascoltiamo – aggiunge ancora Migrantes –  notizie che ci parlano di migranti infreddoliti nei recinti della rotta balcanica o fra campi minati e miliziani che picchiano al confine tra Bielorussia, Polonia e Lituania; sono nei campi dell’isola di Lesbo, nei centri di detenzione in Libia o in mano a trafficanti; sono bersaglio dei fucili spianati a Ceuta e Melilla o nelle ‘giungle’ di Calais. Noi crediamo che nell’incontro con la diversità degli stranieri, dei migranti, dei rifugiati, e nel dialogo interculturale che ne può scaturire ci è data l’opportunità di crescere come Chiesa, di arricchirci mutuamente. In effetti, dovunque si trovi, ogni battezzato è a pieno diritto membro della comunità ecclesiale locale, membro dell’unica Chiesa, abitante nell’unica casa, componente dell’unica famiglia. La nostra preghiera oggi si fa comunione con i migranti che sono esposti a pericoli gravissimi, e quanti perdono la vita alle nostre frontiere, a quanti hanno tentato di attraversare il Mediterraneo cercando una terra di benessere e trovandovi, invece, una tomba”. La festa dei Popoli è da “non confondersi con la Festa delle Genti, che nella Chiesa ambrosiana si celebra in occasione della Pentecoste”, spiega la diocesi di Milano dove questa mattina si è celebrato un solenne pontificale presieduto dall’arcivescovo mons. Mario Delpini. A Mantova, nel pomeriggio di oggi, in cattedrale, la celebrazione, presieduta dal vescovo, mons. Marco Busca, dopo la sospensione imposta dalla pandemia lo scorso anno. L’appuntamento è molto sentito dalle comunità: nella diocesi di lombarda si celebra ormai da molti anni e la partecipazione è sempre stata “entusiastica e significativa”. Celebrazione dell’Epifania nella Cattedrale di Treviso, presiduta dal vescovo, mons. Michele Tomasi animata dai rappresentanti delle comunità cattoliche di migranti presenti in diocesi. E’ ancora una volta un’occasione – spiegano in diocesi – per permettere allo Spirito Santo di “fare comunione nella diversità, armonizzando le differenze senza mai imporre una uniformità che spersonalizza”. Questa mattina celebrazione delle Festa dei Popoli anche in Cattedrale a Reggio Emilia con il vescovo di Reggio Emilia-Guastalla, mons. Massimo Camisasca, presiede la Messa nella solennità dell’Epifania del Signore. Ad animare la liturgia, su iniziativa dell’ufficio Migrantes, le comunità etniche presenti in diocesi. A Torino ad ospitare la Festa dei Popoli con l’arcivescovo mons. Cesare Nosiglia, la Chiesa del Santo Volto su iniziativa della Migrantes diocesana. Nell’omelia ancora una volta l’invito del presule all’accoglienza e a “passare dall’affermazione dei principi di fratellanza e solidarietà a compiere gesti e fatti concreti di accoglienza”. A Rimini sarà il vescovo mons. Francesco Lambiasi, a presiedere , nel pomeriggio nella  Basilica Cattedrale la Messa dei Popoli, animata dalle comunità di immigrati cattolici di ogni nazione presenti sul territorio riminese. Anche a Napoli l’arcivescovo, mons. Mimmo Battaglia, ha presieduto una celebrazione eucaristica in cattedrale in occasione della “Festa dei popoli” con le rappresentanze delle comunità etniche cattoliche di Napoli. Anche ad Alba celebrazione con il vescovo Marco Brunetti. Nella diocesi di Forlì-Bertinoro celebrazione domenica 9 gennaio, alle ore 10,00, nel Duomo di Forlì alla presenza delle Comunità cattoliche straniere della diocesi presieduta dal vescovo, mons. Livio Corazza e concelebrata dai cappellani e sacerdoti stranieri e sarà animata dai canti delle diverse Comunità migranti presenti in diocesi. La presenza in Cattedrale delle varie genti insieme ai fedeli della Città vuole – spiega il direttore Migrantes Walter Neri –  essere testimonianza di comunione, vicinanza, consapevolezza che siamo tutti discepoli dello stesso Signore. Al termine della S. Messa mons. Corazza distribuirà ai rappresentanti delle Comunità, come segno di presenza e ricordo della giornata, una pergamena con la preghiera del Papa dedicata a S.Giuseppe per chiedere la sua protezione su “coloro che fuggono a causa della guerra, dell’odio, della fame” perché li sostenga e possano trovare accoglienza e solidarietà. (Raffaele Iaria)  

Mons. Nosiglia: “passare dall’affermazione dei principi di fratellanza e solidarietà a compiere gesti e fatti concreti di accoglienza”

6 Gennaio 2022 -
Torino - "Il divino bambino di Betlemme è nato per tutti, nessuno escluso, e l’episodio dei Magi lo conferma con tutta la sua carica di novità sconvolgente". Lo ha detto questa mattina l'arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia celebrando, nella Chiesa del santo Volto, la Festa dei Popoli promossa dall'Ufficio Migrantes nella solennità dell'Epifania del Signore.  Il Vangelo dice che quando i Magi annunciano che è nato il Messia tutta la città di Gerusalemme si turba e in particolare Erode: "È proprio questa la novità che sconvolge e turba Erode e i religiosi di quel tempo e continua a inquietare i potenti di sempre. Sembra assurdo ma è così: sono i poveri che spaventano, per cui vanno aiutati ma a restare poveri, altrimenti se alzano la testa e diventano attivi protagonisti del loro futuro, cambiano la storia del mondo, perchè - ha detto mons. Nosiglia - dalla loro parte si schiera Dio stesso che si fa uno di loro  e  che abbatte i potenti dai troni ed esalta gli umili. Questa è la sfida che interpella anche la nostra città  e invita a lasciarci provocare dalla presenza e dalle richieste espresse o inespresse, ma sempre reali e concrete, dei poveri, degli immigrati, dei senza  dimora, dei lavoratori e le loro famiglie che  soffrono per l’abbandono in cui sono costretti  e rischiano  di perdere il posto di lavoro come i miei amici del ex Embraco". Non bisogna dimenticare - ha quindi aggiunto mons. Nosiglia - che i Magi sono di altri Paesi e anche di religione diversa rispetto a quella del popolo di Israele. A noi oggi capita - ha detto l'arcivescovo di Torino - che "tante persone  bisognose di accoglienza e di solidarietà ci interroghino con la loro presenza, e le loro necessità: Voi che dite di credere in Cristo difensore degli ultimi, sapete indicarci la strada che ci permette di riconoscerlo ed incontrarlo qui e ora nella vostre comunità e nella città? Se la nostra risposta resta estranea ai loro bisogni esistenziali, spirituali ed umani, facciamo come Erode, i sacerdoti e gli scribi, non ci interessiamo delle loro richieste e pensiamo solo a noi stessi. Se invece comprendiamo che la loro provocazione ci stimola ad uscire dalle nostre paure, dal nostro perbenismo e paternalismo, dal nostro dare buoni consigli senza impegnarci in prima persona a farci carico di assumere le loro necessità, allora  il nostro agire diventerà forza di cambiamento anche per la nostra realtà sociale e la renderà più sicura, e concreta" . Torino è "certamente una delle città  più aperte alla accoglienza e integrazione e per questo molti sono gli immigrati e rifugiati che cercano di venire tra noi, anche se la fatica  per riconoscerli come cittadini a tutti gli effetti, soggetti  di uguali diritti e doveri, è ancora grande", ha detto ancora il presule spiegando che "siamo stati un popolo, e in parte lo stiamo ridiventando in questo periodo, di emigranti in tutte le nazioni del mondo e conosciamo bene i pregiudizi e rifiuti di cui sono stati oggetto tanti nostri connazionali, per cui  dovremmo aver imparato a operare perché oggi nel nostro Paese nessuno soffra le stesse situazioni. È un compito di tutte le componenti della popolazione". Da qui l'invito "a passare dalla  pur lodevole  affermazione dei principi di fratellanza e solidarietà a compiere gesti e fatti concreti di accoglienza e di  difesa e promozione dei diritti umani  e civili di immigrati e rifugiati. Apriamo inoltre  le nostre chiese e strutture  alle comunità etniche che necessitano di luoghi di incontro  e  di formazione alla fede e alla vita cristiana". E ancora le istituzioni "che pur impegnandosi  su diversi fronti rischiano di apparire sorde e con risorse sempre più scarse  rispetto ai problemi che loro si presentano. Il loro compito è anche quello di  far sì che gli immigrati possano contribuire  a promuovere la democrazia nel nostro Paese, una comunità  più solidale  e   aperta all’incontro e alla loro valorizzazione sia nel mondo del lavoro che nella partecipazione alla vita civile.." E poi "il  volontariato, che è molto attivo e presente ma spesso chiuso dentro il suo specifico servizio o ambito di intervento e poco collaborativo difronte ad altre iniziative non proprie. Solo l’unità e la sinergia di un lavoro fatto insieme  permetterà di affrontare  con qualche speranza di soluzione i problemi e le attese delle persone e famiglie. Dei mass-media,  che dovrebbero assumersi il compito di educare la gente allo spirito di accoglienza fraterna e  alla comunione  non accentuando una visione troppo  negativa o problematica di fronte  al fenomeno immigratorio". La città nel suo complesso: "occorre sradicare l’individualismo dai cuori e favorire la mutua conoscenza  e relazioni interpersonali e familiari improntate al rispetto e collaborazione, promuovere un’azione di insieme  dei vari organismi cittadini, coinvolgere  le persone   ascoltando e aiutando a inserirsi nel tessuto della società, condividendo la nostra lingua, la cittadinanza in particolare ai minori nati nel nostro Paese, le leggi e i valori,  per offrire così  il loro contributo al suo progresso morale e civile". Occorre - ha concluso l'arcivescovo di Torino - vedere  in ogni  immigrato o rifugiato "non un problema ma una risorsa anche economica e sociale  oltre che  un fratello e una sorella da rispettare e amare come ogni altra persona del nostro Paese. Occorre dunque passare dalla cultura dello scarto a quella dell’incontro". In questo giorno dell’Epifania mons. Nosiglia ha salutato e rivolto un augurio "ai fratelli e sorelle delle comunità di immigrati cattolici  e cristiani che vivono e lavorano tra noi .Per i nostri fratelli e sorelle ortodossi in particolare, oggi è una grande festa, come è per noi cattolici latini, il Natale. Voglia Cristo Signore e la madre di Dio Maria Santissima accogliere le loro preghiere e far risplendere su di essi, le loro famiglie e comunità la luce del suo volto. Anche ai credenti di altre religioni rivolgo il mio saluto e invoco  Dio Santo, giusto e misericordioso perché ci aiuti a promuovere il dialogo interreligioso, la conoscenza e il rispetto delle reciproche tradizioni, la collaborazione per costruire una società, più giusta e pacifica per tutti, dove ogni persona possa trovare accoglienza, integrazione e amore". (Raffaele Iaria)

Migrantes Alba: con l’Epifania un’occasione per educarci all’accoglienza

6 Gennaio 2022 - Alba - Nella solennità dell’Epifania siamo chiamati a celebrare con tutta la Chiesa anche la Festa dei popoli. Proposta in diocesi, come già in passato, dalla Migrantes albese, viene quest’anno coordinata con la Caritas e l’Ufficio missionario. Si tratta di un evento atteso da molti fratelli stranieri, di area cattolica e non; senz’altro può essere una forte opportunità di rinnovata conoscenza reciproca, di dialogo e di apertura comune verso nuove mete positive, concrete e possibili. Tutti dovremmo sentirci stimolati a raccogliere e a trasmettere quei valori alti di accoglienza e di fraternità ai quali ancora in questi giorni ci ha richiamato insistentemente papa Francesco. «Quei fratelli e quelle sorelle che hanno visto violenza e povertà» e che hanno «occhi solcati da troppe lacrime», devono poter trovare accoglienza e vero ascolto da parte di ciascuno, particolarmente in giorni speciali nei quali – pandemia permettendo – ci si augura di poter cominciare a vivere in modo più positivo e più costruttivo il 2022! Il tema su cui siamo chiamati a riflettere si muove sul binario tracciato qualche mese fa dalla Giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2021, con questo titolo: “Per un noi sempre più grande”. Si tratta di un tema che farà da filtro a quanto avverrà in duomo la mattina di giovedì 6 gennaio, quando fratelli immigrati da vari Paesi del mondo dovranno sperimentare che si può essere “nel nome di Gesù” veri fratelli tra fratelli, con tutto ciò che ne consegue. In pratica, alle 10.30 del 6 gennaio, in cattedrale, gli scout albesi introdurranno la Messa, celebrata da monsignor Marco Brunetti, con una rievocazione storico-religiosa dei santi Magi che da lontano vengono per adorare Gesù, il Verbo incarnato.   Gli stessi scout porteranno anche la Luce di Betlemme che arderà ai piedi dell’altare a simboleggiare la luce della fede e dell’amore portate da Cristo per la salvezza del mondo intero. Coloro che partecipano saranno aiutati a riflettere attraverso canti, testimonianze, intenzioni di preghiera e profili simbolici. A questo punto una richiesta a te che leggi: impègnati a invitare personalmente uno o più fratelli stranieri. Anzi, fai il possibile per accompagnarli a pregare insieme con te il giorno dell’Epifania. Tutto questo avrà un grande significato e darà un senso concreto alla preghiera di quel giorno. A fine funzione verrà lasciato a tutti un piccolo ricordo. Il Signore benedica e ricompensi tutti i collaboratori. (don Paolo Rocca, direttore Migrantes Alba)