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Migrantes: 131 mila le partenze per espatrio nell’ultimo anno

27 Ottobre 2020 - Roma - Da gennaio a dicembre 2019 si sono iscritti all’AIRE 257.812 cittadini italiani (erano poco più di 242 mila l’anno prima) di cui il 50,8% per espatrio, il 35,5% per nascita, il 6,7% per reiscrizione da irreperibilità, il 3,6% per acquisizione di cittadinanza, lo 0,7% per trasferimento dall’AIRE di altro comune e, infine, il 2,7% per altri motivi. Il dato oggi nel rapporto Italiani nel Mondo presentato dalla Fondazione Migrantes. In valore assoluto, quindi, nel corso del 2019 hanno registrato la loro residenza fuori dei confini nazionali, per solo espatrio, 130.936 connazionali (+2.353 persone rispetto all’anno precedente). Il 55,3% (72.424 in valore assoluto) sono maschi, il 64,5% (84.392) celibi o nubili e il 30% circa (39.506) coniugati/e. Si tratta di partenze più maschili che femminili al contrario di quanto visto per la comunità generale degli iscritti all’AIRE dove la differenza di genere si sta sempre più assottigliando e di persone che, nella stragrande maggioranza dei casi, partono non unite in matrimonio poiché soprattutto giovani (il 40,9% ha tra i 18 e il 34 anni), ma anche giovani-adulti (il 23,9% ha tra i 35 e i 49 anni). D’altra parte, però, i minori sono il 20,3% (26.557) e di questi l’11,9% ha meno di 10 anni: continuano, quindi, le partenze anche dei nuclei familiari con figli al seguito. Diminuisce il protagonismo degli anziani (il 4,8% del totale ha dai 65 anni in su), ma non quello dei migranti maturi (il 10,1% ha tra i 50 e i 64 anni). Rispetto all’anno precedente riscontriamo una crescita generale del +1,8% che diventa il 5,5% dal 2017. In soli 4 anni le peculiarità di chi parte dall’Italia sono completamente cambiate più volte. Se dal 2017 al 2018 è stato riscontrato un certo protagonismo degli anziani, nell’arco degli ultimi quattro anni si rileva una crescita nelle partenze di minori dai 10 ai 14 anni (+11,6%) e di adolescenti dai 15 ai 17 anni (+5,4%), ai quali si uniscono i giovani (+9,3% dai 18 ai 34 anni) e gli adulti maturi (+9,2% dai 50 ai 64 anni). L’ultimo anno rispecchia la tendenza complessiva: l’Italia sta continuando a perdere le sue forze più giovani e vitali, capacità e competenze che vengono messe a disposizione di paesi altri che non solo li valorizzano appena li intercettano, ma ne usufruiscono negli anni migliori, quando cioè creatività e voglia di emergere sono ai livelli più alti per freschezza, genuinità e spirito di competizione. Il 72,9% dei quasi 131 mila iscritti all’AIRE da gennaio a dicembre 2019 si è iscritto in Europa e il 20,5% in America (di questi, il 14,3% in quella meridionale). Sono 186 le destinazioni scelte da chi ha deciso di risiedere all’estero nell’ultimo anno. Tra le prime 20 mete vi sono nazioni di quattro continenti diversi, ma ben 14 sono paesi europei. In quarta posizione troviamo il Brasile che insieme all’Argentina (8° posto) e agli Stati Uniti (7° posto) rappresentano il continente americano che si completa dell’Oceania con l’Australia (9° posto), dell’Asia (Emirati Arabi, 19° posto) e dell’Africa (Tunisia, 23° posto). Nelle prime posizioni si fanno notare paesi di “storica” presenza migratoria italiana. Al primo posto, ormai da diversi anni, vi è il Regno Unito (quasi 25 mila iscrizioni, il 19,0% del totale) per il quale vale sia il discorso di effettive nuove iscrizioni sia quello di emersioni di connazionali da tempo presenti sul territorio inglese e che, in virtù della Brexit, hanno deciso di regolarizzare ufficialmente la loro presenza complice il complesso e confusionario processo di transizione rispetto ai diritti, ai doveri, al riconoscimento o meno di chi nel Regno Unito già risiedeva e lavorava da tempo. A seguire la Germania (19.253, il 14,7%) e la Francia (14.196, il 10,8%), nazioni che continuano ad attirare italiani soprattutto legati a tradizioni migratorie di ricerca di lavori generici da una parte – si pensi a tutto il mondo della ristorazione e dell’edilizia – e specialistici dall’altra, legati al mondo accademico, al settore sanitario o a quello ingegneristico di area internazionale. Va considerato, inoltre, il mondo creativo e artistico italiano che trova terreno fertile in nazioni come la Francia e la Germania e, in particolare, in città come Parigi e Berlino. La Lombardia continua ad essere oggi la regione principale per numero di partenze totali ma non si può parlare di aumento percentuale delle stesse (-3,8% nell’ultimo anno). Il discorso opposto vale, invece, per il Molise (+18,1%), la Campania (+13,9%), la Calabria (+13,6%) e il Veneto (+13,3%). È necessario porre in evidenza un altro elemento: il dato della Sardegna (-14,6%) e, unitamente, anche quello della Sicilia (-0,3%), dell’Abruzzo (1,5%) e della Basilicata (3,4%) si spiega considerando la circolarità del protagonismo regionale. Vi sono regioni, cioè, che oggi hanno raggiunto un grado talmente alto di desertificazione e polverizzazione sociale da non riuscire più a dare linfa neppure alla mobilità nonostante le partenze in valore assoluto – ed è il caso della Sicilia in particolare – le pongano al terzo posto tra tutte le regioni di Italia per numero di partenze. In generale, quindi, le regioni del Nord sono le più rappresentate, ma nel dettaglio viene naturale chiedersi quanti pur partendo oggi dalla Lombardia o dal Veneto sono, in realtà, figli di una prima migrazione per studio, lavoro o trasferimento della famiglia dal Sud al Nord Italia.  

“L’influenza italiana sullo sviluppo, sulla cultura e lo sport nello Stato del Minas Gerais”: un convegno da domani in diretta streaming

5 Ottobre 2020 - Roma - Il X Seminario sull’ Emigrazione Italiana nel Minas Gerais si svolgerà in diretta streaming dal 6 al 10 ottobre 2020. L’ evento è promosso da “Ponte entre Culturas” e dal “Consiglio Generale degli Italiani all’Estero – CGIE” in partenariato con le Università Federali di Minas Gerais (UFMG) e di Juiz de Fora (UFJF) e con il patrocinio del Consolato d’ Itália in Belo Horizonte. Tra il 1875 e il 1960 – spiega una nota - quasi due milioni di italiani emigrarono in Brasile e quelli che vi rimasero - cioè circa un milione - costituirono la base per l'inizio della crescita demografica della componente italiana del popolo brasiliano. Minas Gerais è stata la terza area a ricevere immigrati italiani, dopo gli stati di São Paulo e Rio Grande do Sul: i dati esistenti suggeriscono che la popolazione di discendenti italiani in tutto il Minas Gerais è di circa due milioni. C'è anche una più recente immigrazione italiana, legata all'arrivo della FIAT negli anni '70, a cui si aggiunge una nuova ondata migratoria, iniziata negli anni 2000 e intensificatasi con la crisi globale del 2008. Nonostante l’importanza di questo fenomeno, gli studi sull’emigrazione italiana nello stato del Minas Gerais sono sempre stati molto scarsi. Per colmare questa lacuna nel 2005 è nato il progetto del Seminario sull’Emigrazione italiana nel Minas Gerais che si prefigge di incentivare la ricerca e divulgare i diversi aspetti e contributi dati dagli emigrati italiani allo sviluppo di questo Stato, in ambito culturale, socioeconomico e politico. Il seminario ha anche l’obiettivo di promuovere il dialogo tra Minas Gerais e l'Italia in diversi ambiti e, per questo motivo, il programma ha sempre dato spazio a temi contemporanei con la partecipazione di esperti italiani e brasiliani. L'evento è multidisciplinare, pubblico e gratuito previa iscrizione. Quest’anno si svolgerà on line in streaming su youtube. Il programma prevede tre sessioni con la presentazione di lavori di ricerca, conclusi o in corso, riguardanti il tema dell'influenza italiana nello Stato del Minas Gerais  su tre assi tematici: lo sviluppo economico e sociale regionale; la formazione culturale e identitaria nelle sue manifestazioni materiali e immateriali e la nascita, l'organizzazione e la diffusione dello sport. Le sessioni di apertura e di chiusura saranno dedicate a temi contemporanei come lo sviluppo sostenibile e il made in Italy, e ai rapporti bilaterali in ambito socioeconomico e culturale, con la partecipazione di rappresentanti istituzionali, ricercatori ed esperti italiani e brasiliani. Per info www.ponteentreculturas.com.br/seminario2020  

Italiani all’estero: parte l’Osservatorio delle Radici Italiane

1 Giugno 2020 -

Roma - Da anni attiva sul tema dell’emigrazione, della mobilità e delle ricadute che queste hanno sul territorio l’Associazione AsSud ha istituito il Centro Studi e Ricerche sul tema “Osservatorio permanente delle Radici Italiane” (ORI), in modo da coordinare e dare maggiore impulso alle varie azioni che in questi anni l’Associazione ha promosso, sostenuto, diretto, in collaborazione con Istituzioni, Università, Case Editrici, Scuole, e tutti gli attori territoriali e le comunità locali. L’Osservatorio svolge le funzioni di monitorare in modo permanente tutto ciò che attiene alle radici, all’identità ai valori italiani, tanto sul piano teorico che empirico, sia per il passato che per il presente, dentro e fuori i confini nazionali. Tra le iniziative di questo periodo una ricerca dal titolo “Scoprirsi Italiani: i viaggi delle radici in Italia”.

 

Svimez: nasce osservatorio su cittadinanza, emigrazione e investimenti sociali

18 Dicembre 2019 - Roma - L’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno (Svimez) ha siglato un protocollo di partenariato con Sapienza-Irpps e l’Università Federico II di Napoli che porterà alla nascita di “Laboratorio Mezzogiorno: cittadinanza, emigrazione e investimenti sociali”, un osservatorio di analisi a sostegno delle policy e dei programmi che riguardano la dimensione sociale degli interventi in favore delle Regioni meridionali. “In particolare – spiega una nota –, l’osservatorio si muoverà su alcune direttrici: analizzare le disuguaglianze territoriali nell’accesso ai servizi sociali e alle opportunità occupazionali, con particolare attenzione ai soggetti e alle aree più fragili; analizzare l’impatto dell’emigrazione all’interno e all’estero con particolare riferimento alla situazione nelle aree di partenza; valutare l’impatto degli investimenti sociali per il rafforzamento della coesione sociale e della crescita e, infine valutare l’impatto della transizione ecologica nel paese, con una particolare attenzione al Mezzogiorno”. L’obiettivo, prosegue la nota, “è quello di contribuire allo sviluppo della conoscenza sulle tematiche dei diritti di cittadinanza, della coesione, degli investimenti sociali, della transizione ecologica, coniugando azioni di ricerca e analisi dei dati ricerca, con studi di campo che permettano di vedere meglio alcuni fenomeni”.  

Piacenza: sabato l’inaugurazione del Museo dell’Emigrazione

25 Novembre 2019 - Piacenza – Sarà inaugurato sabato 30 novembre a Piacenza il “Museo Emigrazione Scalabrini”. Alla presentazione delle sale sono previsti gli interventi di  p. Gianni Borin, Vicario generale della Congregazione dei Missionari Scalabriniani, il vescovo di Piacenza-Bobbio, Mons. Gianni Ambrosio, Patrizia Barbieri, sindaco di Piacenza,  Massimo Toscani, Presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano, don Giovanni De Robertis, Direttore generale della Fondazione Migrantes della CEI, Manuel Ferrari, Direttore dell’Ufficio Beni culturali della diocesi, Elena Pedrazzini, Direttrice di Twin Studio Milano e p. Lorenzo Prencipe, Direttore del Centro studi emigrazione Roma, moderati da padre Gaetano Parolin. A Piacenza esiste già un museo “Sì, un museo piccolo, dedicato alle cose personali” del fondatore degli scalabrinaini, il vescovo Giovanni Battista Scalabrini, dice p. Parolin in una intervista pubblicata dal settimanale diocesano “Il Nuovo Giornale”: “Quello nuovo invece è un museo che inserisce Scalabrini in un contesto sociale”. L’anno scorso Capitolo della Congregazione è  stato presentato e approvato il progetto: “avevo chiesto all’architetto Ferrari di prepararlo e poi lo ha seguito in prima persona affidandosi per la elaborazione delle immagini, dei filmati, al Twin Studio di Milano. Per la parte economica invece sono arrivati contributi dell’8 per mille tramite la Fondazione Migrantes e dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano”, spiega il religioso aggiungendo che con questa iniziativa “vorremmo fa capire che quanto successo ai nostri italiani a partire dalla fine dell’Ottocento, sta succedendo oggi a tante altre persone. Come gli Scalabriniani hanno tentato in tutti i modi di difendere la dignità, la vita degli italiani vorremmo che anche oggi ci fosse una risposta solidale per le nuove migrazioni. La nostra intenzione è di rivolgerci soprattutto a gruppi scolastici e parrocchiali e far seguire alla visita un momento di approfondimento per riflettere subito su quanto appreso. Il Museo Emigrazione Scalabrini, dopo l’inaugurazione del 30 novembre e fino al 15 marzo 2020, sarà visitabile solo il sabato e la domenica dalle 15 alle 18; dal 16 marzo 2020 apertura anche dal lunedì al venerdì – solo su prenotazione - dalle 9.30 alle 12.30.

Mons. Marciante: “raggiungiamo con la luce della nostra preghiera e della nostra fede i nostri fratelli immigrati”

7 Agosto 2019 - Cefalù - “Noi tutti, stasera, come discepoli del Cristo Trasfigurato, vogliamo con la nostra preghiera stare accanto a quei nostri fratelli che hanno urgente bisogno di incontrare il volto luminoso del Cristo, di ricevere la Luce di Dio, la Sua gloria, e la Sua Speranza. Il nostro ricordo vada al prossimo più prossimo che abita a pochi passi da noi, ma che arriva da quelle aree del mondo tanto diverse dalle nostre. Tanto povere, abitate solo dal buio della disperazione, dal grido di guerre sanguinose, di morti anche innocenti”. Lo ha detto ieri sera, sul sagrato della Cattedrale di Cefalù, il vescovo mons. Giuseppe Marciante nel discorso alla cittadinanza, al termine della solenne festa del Santissimo Salvatore. “Raggiungiamo con la luce della nostra preghiera e della nostra fede i nostri fratelli immigrati. Penso – ha detto mons. Marciante - a quelli che risiedono al centro di accoglienza di Piano Zucchi: li ho incontrati giorni fa. La compostezza dei loro gesti, di ogni loro movimento mi ha consegnato il disagio della gratitudine. Li ho osservati. Dai loro occhi traspariva tristezza, dolore. Erano occhi velati da paure mai raccontate, portavano le cicatrici di affetti spezzati. In quel centro è come se fossi stato ‘arrostito’ dalla grazia di Dio.  Anche loro sono umani; hanno bisogno di progetti di Speranza. Non lasciamoci travolgere dall’odio, dal populismo e dalla paura dell’altro uomo. La luce del Cristo trasfigurato faccia nascere o rafforzi in noi la mentalità dell’accoglienza, dell’integrazione, ci spinga a un forte rinnovamento interiore che ci allontani dal vedere nel fratello immigrato un peso da portare, ma a considerarlo una risorsa”. Il vescovo cita alcuni dati relativi alla scuola dove sono iscritti oltre 850.000 minori provenienti da 160 diversi paesi del mondo:  “siamo di fronte a una fonte di ricchezza inesauribile e spesso ancora inesplorata. Se la confrontiamo ad un’altra cifra, quella della diminuzione degli studenti italiani in Sicilia, pari a 11.000 unità l’anno.  Ciò significa che ogni anno muore un paese. Impegniamoci a essere una Chiesa che decide di stare in piedi che impara a capire come gli "scarti" diventino pietra angolare”. Il presule invita poi a non dimenticare “i nostri giovani con le valigie che lasciano la nostra terra per inseguire con tenacia e coraggio i loro sogni che spesso si trovano sulle cime impervie di un Tabor lontano diverse migliaia di chilometri dalla nostra splendida isola”. Anche qui alcuni dati: lo scorso anno oltre 128.000 connazionali hanno lasciato l’Italia; di questi, più di 24.000 erano minori, definiti “minori con la valigia”. Le cifre sono “talvolta impietose”: quasi il 17% di questi minori ha meno di 14 anni: “non si tratta di un fenomeno transitorio. Chiediamo luce al Cristo trasfigurato per capire meglio il futuro e le profonde e radicali trasformazioni della geo-politica mondiale che ci toccano anche da vicino, coinvolgendo i nostri centri abitati. Tanti nostri connazionali e conterranei sbarcano a Londra, Berlino, Amsterdam, Parigi, New York, Sidney e perfino a Shangai”.  Un numero sempre crescente di Italiani continua a raggiungere la Spagna: “si è stanchi di retribuzioni dimezzate, di lavoro sommerso non tutelato, di precari ancora non ancora stabilizzati dai nostri enti pubblici come la Regione e i nostri Comuni, di un paese che non riesce ancora a premiare il merito, di una burocrazia asfissiante, di una situazione perennemente stagnante. Talvolta ci si trova obbligati a una scelta atroce: o ci si accontenta di essere schiavi o si è costretti a partire. Siamo vicini a questo flusso inarrestabile, a questa emorragia di ristoratori, pizzaioli, camerieri, medici, commercialisti, muratori, insegnanti, giovani universitari e persino minori che sono costretti a imbarcarsi per un viaggio di sola andata, spesso senza ritorno”.