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Capitani reggenti San Marino in visita a Sant’Egidio: “collaborazione per i corridoi umanitari”

27 Maggio 2021 - Roma - I Capitani Reggenti della Repubblica di San Marino, Giancarlo Venturini e Marco Nicolini, assieme al Segretario di Stato per gli Affari Esteri Luca Beccari, hanno visitato oggi Sant’Egidio, dove hanno incontrato il fondatore Andrea Riccardi, il presidente Marco Impagliazzo, una delegazione della Comunità e alcuni rifugiati provenienti dalla Siria e dall’Africa accolti in Italia grazie ai corridoi umanitari. Durante la visita è stata riaffermata la volontà di lavorare insieme concretamente per l’accoglienza e l’integrazione di migranti e rifugiati, favorendo le vie legali e sicure. Le massime autorità di San Marino hanno illustrato il contenuto della legge “Disposizioni in materia di accoglienza di minori stranieri non accompagnati”, approvata lo scorso 30 aprile con procedura d’urgenza e all’unanimità da parte del Consiglio Grande e Generale. Per rendere operativa tale legge, il governo di San Marino e la Comunità di Sant’Egidio hanno sottoscritto un memorandum, che consentirà nei prossimi mesi l’arrivo di alcuni minori stranieri non accompagnati attraverso i corridoi umanitari. Durante la firma dell’accordo, il Segretario di Stato Luca Beccari ha affermato la volontà di San Marino di “fare la sua parte per rispondere alla grande sfida del fenomeno migratorio in uno spirito di solidarietà”. Sottolineando l’amicizia pluriennale che lega la Comunità di Sant’Egidio alla Repubblica di San Marino, Andrea Riccardi ha osservato come “San Marino ha saputo guardare lontano con interesse e lungimiranza, assumendosi la responsabilità di affrontare problemi complessi”.    

Da Lesbo a Milano: una famiglia arrivata con i Corridoi Umanitari

19 Maggio 2021 - Milano - "New Life": così ha commentato, emozionata, una ragazza della famiglia afghana arrivata l'altro ieri sera a Milano, con i corridoi umanitari, dall’isola greca di Lesbo. Fa parte del gruppo di quaranta profughi, appartenenti a nove nazionalità, atterrati a Fiumicino e che hanno raggiunto le ospitalità in casa in diverse regioni italiane secondo il modello, ormai sperimentato, dei corridoi umanitari, che dal febbraio 2016 fino ad oggi hanno permesso di giungere in sicurezza, al riparo dai trafficanti di esseri umani, oltre 3.500 persone in Italia, Francia, Belgio e Andorra. La famiglia, ospitata ora in un appartamento della zona sud di Milano, è di etnia hazara, composta da una madre con tre figli, era bloccata nell'isola greca di Lesbo da due anni. Nei primi racconti, emerge il ricordo delle fiamme dell'incendio del campo profughi e la fatica mentale nel resistere a una situazione in cui tutto appare bloccato e senza speranza. Ora, finalmente, il sogno di una nuova vita e del ritorno a scuola per i ragazzi, fa sapere la Comunità di Sant'Egidio di Milano. L’obiettivo dei corridoi umanitari da Lesbo è quello di risolvere la situazione di una parte dei profughi (famiglie con bambini, persone vulnerabili e minori non accompagnati) presenti nell’isola greca ormai da tempo, in attesa di una collocazione, con condizioni di vita rese ancora più difficili in questi ultimi mesi per gli effetti della pandemia. L’accoglienza diffusa rappresenta un elemento decisivo di un progetto, totalmente autofinanziato, che sta favorendo l’inserimento dei profughi arrivati nel tessuto civile e sociale del Paese, nel circuito scolastico per i minori e in quello lavorativo per gli adulti, con grande beneficio per la società.  

Da Lesbo a Fiumicino con i corridoi umanitari

17 Maggio 2021 - Roma - Sono arrivati a Fiumicino, questa mattina, con i corridoi umanitari, quaranta profughi dall’isola greca di Lesbo. Appartenenti a nove nazionalità (tra cui l’Afghanistan e alcuni paesi africani) andranno a vivere in diverse regioni italiane secondo il modello, ormai sperimentato, dei corridoi umanitari, che dal febbraio 2016 fino ad oggi hanno permesso di giungere in sicurezza, al riparo dai trafficanti di esseri umani, oltre 3.500 persone in Italia, Francia, Belgio e Andorra. Quest’ultimo arrivo - previsto all’interno di un protocollo firmato dalla Comunità di Sant’Egidio e il ministero dell’Interno - è stato realizzato anche grazie alla collaborazione delle autorità greche e al sostegno della Commissione Europea. L’obiettivo è quello di risolvere la situazione di una parte dei profughi (famiglie con bambini, persone vulnerabili e minori non accompagnati) presenti nell’isola greca ormai da tempo, in attesa di una collocazione, con condizioni di vita rese ancora più difficili in questi ultimi mesi per gli effetti della pandemia. Tutti con storie dolorose alle spalle, in fuga da paesi dove sono in corso guerre, violenze o situazioni insostenibili, le famiglie dei quaranta nuovi arrivati – tra cui 13 minori - potranno finalmente guardare al futuro con speranza grazie ad un progetto che è frutto di preziose sinergie della società civile e autofinanziato.  

Sant’Egidio: firmato in Francia un nuovo accordo per l’ingresso di 300 rifugiati con i corridoi umanitari

13 Aprile 2021 - Roma - È stato firmato a Parigi, dai Ministri dell’Interno e degli Esteri, insieme ai responsabili della Comunità di Sant’Egidio e delle Semaines Sociales de France, il rinnovo del protocollo per il progetto dei Corridoi umanitari. L’accordo stabilisce le condizioni di identificazione, accoglienza e integrazione in Francia nei prossimi due anni di 300 rifugiati attualmente in Libano, provenienti dall'Iraq e dalla Siria, con priorità a persone e famiglie vulnerabili. Questo secondo protocollo segue il primo, firmato nel 2017, che ha già permesso, con gli stessi criteri, l'ingresso in Francia di 504 persone. Avviati in Italia nel febbraio 2016, i Corridoi umanitari hanno già accolto in Europa (in Italia, Francia, Belgio e Andorra) oltre 3.500 rifugiati in fuga da Siria, Iraq, Libia, Etiopia e Lesbo, ai quali è stato garantito un percorso sicuro (in aereo) insieme ad un programma di integrazione. Le storie di coloro che sono già arrivati dimostrano - spiega la Comunità di Sant'Egidio in una nota - che è possibile non solo salvare chi rischia di cadere nelle mani dei trafficanti di esseri umani, ma anche avviare percorsi di integrazione. Soprattutto in questo tempo di pandemia, pieno di difficoltà di ogni tipo – basta pensare alla situazione di alcuni Paesi di prima accoglienza, come lo stesso Libano - è importante non lasciare soli tanti profughi che attendono, con le loro famiglie, una risposta di solidarietà. I Corridoi umanitari hanno visto crescere in cinque anni la generosità di molti cittadini che, con il loro impegno volontario e gratuito dimostrano che è possibile costruire un'Europa coerente con i suoi ideali di umanesimo e di solidarietà.  

Lesbo: firmato l’accordo per i nuovi corridoi umanitari verso l’Italia

23 Settembre 2020 - Roma - È stato firmato ieri pomeriggio al Viminale, l’accordo tra la Comunità di Sant’Egidio e lo Stato italiano per l’ingresso nel nostro paese di 300 profughi provenienti dalla Grecia, in particolare dall’isola di Lesbo, dove pochi giorni fa è scoppiato un incendio che ha reso impossibile la vita di migliaia di richiedenti asilo. Nel protocollo d’intesa, che ha come suoi pilastri l’accoglienza e l’integrazione, si legge che sarà favorito l’arrivo “in modo legale e in condizioni di sicurezza di richiedenti protezione internazionale, con particolare attenzione ai soggetti più vulnerabili per i quali risulta necessario ed urgente un percorso di inclusione e stabilizzazione sociale, culturale e linguistica”. Il progetto, che avrà la durata di 18 mesi, darà priorità al trasferimento di famiglie e alcuni minori non accompagnati. Viva soddisfazione è stata espressa dai firmatari dell’accordo che rappresenta di fatto una prima risposta italiana all’appello dell’Unione Europea per il ricollocamento dei rifugiati presenti a Lesbo e in tutta la Grecia, sottolinea una nota. “I corridoi umanitari fanno emergere il volto di un’Italia che, con altri Paesi europei, guarda al futuro rispondendo alle crisi umanitarie con senso di umanità e percorsi di integrazione – commenta il presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo -. È l’Italia fatta da cittadini che non si rassegnano alla sofferenza di chi fugge da gravi crisi umanitarie, ma vuole dare una risposta basata su accoglienza e legalità.  Il nostro Paese, ormai da tempo, ha mostrato di credere in questo modello di accoglienza che coinvolge da vicino la società civile. Per i richiedenti asilo, che vivono in condizioni drammatiche nell'isola di Lesbo, si riapre la speranza di una nuova vita in Italia e nel nostro continente”.

Migranti: domani corridoi umanitari da Lesbo per lockdown

15 Luglio 2020 - Roma - Dopo aver vissuto lunghi mesi di attesa, dovuti alla crisi da coronavirus, giunge in Italia l’ultimo gruppo di profughi che Papa Francesco ha voluto portare in salvezza attraverso l’Elemosineria Apostolica e la Comunità di Sant’Egidio. Si tratta di 10 rifugiati, che si aggiungono ai 57 già venuti in Italia, con diversi viaggi, il primo effettuato il 16 aprile 2016 nello stesso aereo con cui il Papa è tornato a Roma dalla sua storica visita a Lesbo. I profughi, che appartengono a quattro nuclei famigliari, non erano riusciti a partire nel dicembre scorso per motivi contingenti e, successivamente, erano rimasti bloccati dalla pandemia. Il primo corridoio umanitario dopo il lockdown è stato reso possibile grazie ad una preziosa sinergia tra le autorità italiane e greche, in particolare tra il Viminale nella persona del Capo Dipartimento Michele di Bari e il ministero dell’Immigrazione e Asilo greco. Ad accogliere i nuovi 10 profughi saranno anche i rifugiati giunti con i precedenti corridoi umanitari da Lesbo che, dopo la conferenza stampa, pranzeranno con loro nei locali della mensa dei poveri della Comunità di Sant’Egidio insieme ai volontari che si occupano dell’ospitalità e dell’integrazione. Con il sistema dei corridoi umanitari sono giunti finora in Europa oltre 3 mila profughi dal Medio Oriente e dall’Africa.

Don Buonaiuto: subito corridoi umanitari in Libia

13 Luglio 2020 -

 Roma - L’altra sera in una strada della prostituzione del Centro Italia una ragazza nigeriana, al quinto mese di gravidanza, mi ha descritto l’orrore della sua prigionia in Libia, e lo stupro subito e della 'madame' incaricata di indirizzarla al mercimonio. Gli ho chiesto chi l’avesse messa incinta e mi ha risposto: 'i cattivi in Libia', mostrandomi la schiena piagata dalle frustate. In tanti anni sulle strade della tratta ho visto che i 'cattivi' non si trovano soltanto aldilà del mare, ma anche tra coloro che lasciano mano libera ai trafficanti senza arrivare mai a una politica internazionale che tolga alle organizzazioni criminali un formidabile strumento di sfruttamento e di arricchimento. Persino nelle guerre più cruente e nei momenti nei quali sembrava smarrito ogni senso di umanità, la salvaguardia dello straniero, maggiormente esposto e fragile è stata sempre riconosciuta e garantita. Una regola non scritta ma ovunque osservata fin dall’antichità, attribuisce all’ostaggio, al fuggitivo uno status di persona che scappa da morte certa e perciò merita tutela e misericordia. La storia ci insegna che, durante qualsiasi conflitto, negoziare e aprire vie di salvezza per fasce di popolazione particolarmente oppresse è l’unica soluzione praticabile per scongiurare stragi di innocenti. Come è possibile che nel terzo millennio non si comprenda che l’accorgimento più vantaggioso è quello di non far esplodere situazioni potenzialmente fuori controllo? Tra i tanti riferimenti concreti, guerre dimenticate e sofferenze ignorate, il pensiero va alla vicina e martoriata Libia, dove in tempi anche recenti hanno ben funzionato i 'corridoi umanitari', nati da un’iniziativa ecumenica dei cristiani italiani in collaborazione e in coordinamento con i ministeri degli Esteri e dell’Interno. Grazie a essi si è permesso di lasciare il Paese a donne, bambini, famiglie e ammalati senza dover sottostare alla violenza e alla cupidigia dei mercanti di carne umana. Incredibilmente, quando alla cronica instabilità di quell’area geografica si è aggiunto l’allarme coronavirus, si è smesso di percorrere il sentiero di vita che solo può opporsi alla civiltà della morte. Tanto più inconcepibile è questa perdurante sottovalutazione di una pratica virtuosa e salvifica che in un momento di emergenza sanitaria è, in realtà, ancora più necessaria. Non sarebbe più semplice regolare le partenze verificando le situazioni di bisogno e senza trascurare i dati epidemiologici dell’allerta Covid? Una famiglia che affronta mesi di migrazione coatta non può subire la pena supplementare di trovare un muro di indifferenza e ostilità proprio in quell’Europa che a parole si proclama paladina dei diritti universali e delle libertà inviolabili.

A tutta la classe dirigente vorrei ricordare l’immagine straziante del neonato emerso senza vita dal Mediterraneo con indosso una tenera tutina colorata. Le nostre mani gronderanno sangue innocente finché non saranno ripristinate vie legali e sicure per consentire di varcare le soglie dell’Occidente a coloro che sono dolorosamente costretti a sradicarsi dalla propria terra. Ogni giorno che perdiamo in sterili polemiche muoiono indigenti a causa della nostra accidia. Non c’è più tempo da perdere, 'corridoi umanitari' subito oppure dovremo renderne conto a Dio e alla storia. (Aldo Buonaiuto - Sacerdote, Comunità Papa Giovanni XXIII - Lettera al quotidiano "Avvenire)

Fcei: “subito corridoi umanitari per i profughi bloccati tra Grecia e Turchia”

26 Maggio 2020 - Roma - Corridoi umanitari per i profughi bloccati nelle isole greche. “Si mettano subito in salvo almeno i minori, come chiedono decine di voci della società civile e della politica”. A chiederlo è la Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (Fcei) che oggi lancia un appello alla “coscienza dell’Europa”. “Quello che accade ai confini dell’Europa, in Grecia e Turchia, sfida la coscienza morale e giuridica dell’Europa e spinge la società europea e quindi anche le Chiese a un nuovo grande impegno nei confronti di profughi ogni giorno più vulnerabili”, dichiara Luca Maria Negro, presidente della Fcei. “Per questo, come protestanti e come cittadini europei, rivolgiamo un pressante appello alle istituzioni nazionali e sovranazionali perché elaborino un piano d’intervento che consenta almeno ai soggetti più vulnerabili oggi concentrati in Grecia di ricollocarsi in altri Paesi europei. L’Italia deve fare per la Grecia meglio e più di quello che l’Europa ha fatto per l’Italia e per questo, forti dell’esperienza dei corridoi umanitari già realizzati dal Libano dal 2016, come Chiese protestanti ci mettiamo a disposizione per partecipare a piani di accoglienza straordinaria coordinati dal Governo”. Secondo la Fcei – da anni impegnata insieme alla Tavola Valdese e alla Comunità di Sant’Egidio a promuovere e sostenere corridoi umanitari dal Libano in collaborazione con i ministeri dell’Interno e degli Esteri italiani – “l’urgenza di un intervento a favore dei profughi nelle isole greche non deve escludere un’azione per superare gli accordi con la Turchia che, come attestano anche fonti istituzionali, non garantiscono il rispetto dei diritti umani e costringono migliaia di profughi in una trappola che non consente loro né di andare avanti né di tornare indietro”. Infine, “occorre contenere al più presto gli effetti negativi dei Decreti sicurezza, superandoli con misure realistiche e costituzionalmente fondate che aprano vie di accesso in Italia sicure regolari, controllate e sostenibili. L’imminente rinnovo del protocollo che ha reso possibile la sperimentazione dei Corridoi umanitari verso l’Italia sia l’occasione per rilanciare anche in Europa questa buona pratica”.

Corridoi umanitari sospesi via libera all’arrivo in Italia di una famiglia siriana

25 Febbraio 2020 - Niamey - Il coronavirus restringe e sospende per qualche tempo anche i corridoi umanitari della CEI per portare in Italia 66 rifugiati dal Niger. L’unica eccezione è stata fatta per una famiglia siriana composta da padre, madre e 4 figli piccoli. Alla madre di 33 anni, come riferisce oggi l’inviato del quotidiano “Avvenire” Paolo Lambruschi, 33 anni, è stato diagnosticato un tumore in fase avanzata e che solo in Italia è possibile effettuare l’operazione e prestarle le cure che possono salvarle la vita. Ogni giorno perso può compromettere la speranza. Ieri mattina, dopo che il Viminale ha comunicato alla Caritas italiana e all’UNHCR (le due organizzazioni che con la collaborazione dell’Ong Gandhi Charity hanno selezionato i 66 beneficiari, provenienti perlopiù dai lager libici) la decisione del governo di sospendere il corridoio per l’emergenza sanitaria in corso, è scattata la corsa contro il tempo per assicurare la partenza almeno ai siriani. I sei si trovavano in Egitto e poi in Arabia Saudita, presso la ditta dove era impiegato il capofamiglia, e da lì sono stati spostati in Niger. All’insorgere dei problemi della donna hanno chiesto aiuto all’Onu. Alessandra Morelli, capo missione UNHCR in Niger, e il responsabile immigrazione della Caritas Oliviero Forti hanno subito fatto sapere al Viminale quali rischi correva la donna restando in un Paese non in grado di curarla. Il caso ha colpito funzionari e ministro Lamorgese, che hanno dato il via libera. La famiglia da oggi sarà presa in carico dalla Caritas diocesana di Manfredonia. Non è stato invece possibile – scrive “Avvenire - ottenere altri lasciapassare. Ai 60 in procinto di partire per l’Italia e fermati in extremis, perlopiù sudanesi fuggiti dal conflitto del Darfur, è stato comunicato che si tratta solo di un rinvio a quando l’epidemia sarà finita. Sono in tutto 16 famiglie destinate a venire accolte fino all’estate nella struttura di Rocca di Papa, alle porte di Roma, gestita dalla fondazione Auxilium.  

CEI: in arrivo 67 persone dal Niger con corridoi umanitari

21 Febbraio 2020 - Roma – Arriveranno con corridoi umanitari, martedì 25 febbraio, 67 profughi dal Campo di transito in Niger gestito dall’UNHCR, che accoglie persone evacuate dai centri di detenzione libici. Il loro ingresso in Italia è reso possibile dal Protocollo di intesa tra lo Stato italiano e la Conferenza Episcopale Italiana che agisce tramite Caritas Italiana e Fondazione Migrantes. La CEI, grazie a questi protocolli e ai fondi dell’8x1000 ha organizzato negli ultimi anni - in particolare tramite la Caritas Italiana e col sostegno delle comunità locali - corridoi umanitari, reinsediamenti ed evacuazioni umanitarie da Medio Oriente e Africa. È stato possibile in tal modo – si legge in una nota della CEI - offrire vie di accesso ordinate e sicure ai paesi europei a migliaia di richiedenti asilo in condizioni di vulnerabilità, individuati nei campi profughi di Etiopia, Sudan, Giordania e oggi per la prima volta anche dal Niger. Si tratta questa volta per lo più di persone di nazionalità sudanese, alcune sono del Camerun, del Togo e c’è una famiglia di siriani con problemi di salute. Tutte hanno “sperimentato le dure condizioni dei centri in Libia”. Alle ore 14.00, all'aeroporto di Fiumicino, è prevista l’accoglienza ai profughi in arrivo e una conferenza stampa con la partecipazione di Mons. Stefano Russo, Segretario Generale della CEI; Alessandra Morelli, Rappresentante UNHCR in Niger; Oliviero Forti, Resp. Pol. migratorie e protezione internazionale di Caritas Italiana e rappresentanti del Ministero dell’Interno e del Ministero degli Affari Esteri e Cooperazione internazionale.