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Cei, diffuso il sussidio per la celebrazione della Domenica della Parola

12 Gennaio 2023 -
Roma - Una serie di proposte per la preghiera e la meditazione sul tema: Parola di Dio e missione. La offre il sussidio Cei, diffuso oggi, per la celebrazione della Domenica della Parola, che ricorre il 22 gennaio. “La Chiesa in ascolto è la Chiesa missionaria: proiettata verso il mondo, desiderosa di crescere nella fede, interessata a ogni uomo e donna, attenta soprattutto a quanti abitano loro malgrado le periferie esistenziali – scrive nella prefazione il Segretario generale della Cei, mons. Giuseppe Baturi -. L’ascolto della Parola di Dio educa il cuore ad entrare in relazione profonda con le persone e con gli eventi della storia: Dio parla ancora attraverso le Scritture e la vita concreta. È questa la strada che le nostre Chiese intendono percorrere insieme, nella fedeltà al Vangelo e nel servizio ai fratelli”. Il sussidio vede la collaborazione stretta tra vari uffici della Cei. Anzi, proprio il tema della missione ha consentito quest’anno la partecipazione per la prima volta dell’Ufficio nazionale per la Cooperazione missionaria tra le Chiese, insieme con gli ormai tradizionali Ufficio Catechistico nazionale, Ufficio Liturgico nazionale, Ufficio nazionale per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso e Ufficio nazionale per i Beni Culturali rcclesiastici e l’Edilizia di Culto. I testi, i commenti e le immagini sono stati scelti con cura in base alle competenze di ciascun Ufficio per favorire la preghiera e la riflessione. “La Parola che il Padre ha rivolto all’umanità nel Figlio risuona ancora: possa questo strumento favorire nelle comunità e nelle famiglie quell’esercizio interiore di ascolto, da cui ha origine non solo la fede, ma anche la speranza e la carità”, conclude Baturi.

Cei: messaggio in occasione della morte del Papa emerito Benedetto XVI

31 Dicembre 2022 - Roma - Pubblichiamo di seguito il Messaggio della Presidenza della CEI per la morte del Papa emerito Benedetto XVI. Nel testo vengono riportate anche alcune indicazioni liturgiche. La Chiesa in Italia esprime profondo cordoglio per la morte del Papa emerito Benedetto XVI. Ritornano le parole della “declaratio” del 10 febbraio 2013, quando rinunciò al ministero petrino: «Per quanto mi riguarda, anche in futuro, vorrò servire di tutto cuore, con una vita dedicata alla preghiera, la Santa Chiesa di Dio». Anche nel momento della debolezza umana, ha dimostrato la forza che viene dalla fede in Cristo (2Cor 12,10) e l’importanza di una relazione profonda che nasce dalla preghiera nello Spirito (Gd 20). In queste ore risuona nel cuore di ciascuno di noi il suo invito a «sentire la gioia di essere cristiano, perché Dio ci ama e attende che anche noi lo amiamo». La sua vita fondata sull’amore è stata un riflesso della sua relazione con Dio e, nell’ultimo tratto della sua esistenza, ha reso visibile questa relazione con il Signore, custodendo il silenzio. Ringraziamo il Signore per il dono della sua vita e del suo servizio alla Chiesa: testimonianza esemplare di quella ricerca incessante del volto del Signore (Sal 27,8), che oggi può finalmente contemplare faccia a faccia (1Cor 13,12). La Chiesa in Italia, in particolare, gli è riconoscente per l’impulso dato alla nuova evangelizzazione: ricordiamo l’esortazione, rivolta in occasione del Convegno Ecclesiale Nazionale di Verona, a portare «con rinnovato slancio a questa amata Nazione, e in ogni angolo della terra, la gioiosa testimonianza di Gesù risorto, speranza dell’Italia e del mondo». In questo momento, facciamo nostra la sua preghiera alla Vergine di Loreto, a cui affidiamo la sua anima: «Proteggi il nostro Paese, perché rimanga un Paese credente; perché la fede ci doni l’amore e la speranza che ci indica la strada dall’oggi verso il domani. Tu, Madre buona, soccorrici nella vita e nell’ora della morte». Invitiamo le comunità locali a riunirsi in preghiera e a celebrare la messa in suffragio del Papa emerito Benedetto XVI. È opportuno utilizzare uno dei formulari proposti dal Messale Romano per le Messe dei defunti «Per il Papa» (pp. 976-977). Nei testi si dovrà aggiungere la dicitura «il Papa emerito Benedetto XVI». Precisiamo, inoltre, che nella colletta dello schema B e nell’orazione sulle offerte dello schema A si dovrà dire «il tuo servo, il Papa emerito Benedetto XVI».

La Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana

Cei: “dare non la morte ma la vita”

16 Novembre 2022 -

Roma - “Dare non la morte ma la vita, generare e servire sempre la vita”. È l’invito dei vescovi italiani, nel Messaggio per la prossima Giornata per la vita, in programma il 3 febbraio prossimo sul tema: “La morte non è mai una soluzione. ‘Dio ha creato tutte le cose perché esistano; le creature del mondo sono portatrici di salvezza, in esse non c’è veleno di morte’ (Sap 1,14)”. Un imperativo, questo, che secondo la Cei “ci mostra come sia possibile coglierne il senso e il valore anche quando la sperimentiamo fragile, minacciata e faticosa”: “Ci aiuta ad accogliere la drammatica prepotenza della malattia e il lento venire della morte, schiudendo il mistero dell’origine e della fine. Ci insegna a condividere le stagioni difficili della sofferenza, della malattia devastante, delle gravidanze che mettono a soqquadro progetti ed equilibri… offrendo relazioni intrise di amore, rispetto, vicinanza, dialogo e servizio. Ci guida a lasciarsi sfidare dalla voglia di vivere dei bambini, dei disabili, degli anziani, dei malati, dei migranti e di tanti uomini e donne che chiedono soprattutto rispetto, dignità e accoglienza. Ci esorta a educare le nuove generazioni alla gratitudine per la vita ricevuta e all’impegno di custodirla con cura, in sé e negli altri”. Di qui l’omaggio ai “tanti uomini e le donne, credenti di tutte le fedi e non credenti, che affrontano i problemi producendo vita, a volte pagando duramente di persona il loro impegno. A queste persone e alle tante organizzazioni schierate su diversi fronti a difesa della vita va la nostra riconoscenza e il nostro incoraggiamento”.

Cei: domani sessione straordinaria del Consiglio Permanente

15 Novembre 2022 -
Roma - Domani, mercoledì 16 novembre, dalle ore 9.30, si svolgerà a Roma, presso la sede di Circonvallazione Aurelia 50, una sessione straordinaria del Consiglio Episcopale Permanente che avrà al centro il Cammino sinodale, entrato nel vivo del secondo anno dedicato all’ascolto.
Le Diocesi italiane sono impegnate a sviluppare la “fase narrativa” secondo le indicazioni contenute nel documento “I cantieri di Betania” e nel Vademecum ad esso correlato. Durante i lavori sarà condiviso un aggiornamento sul percorso e sulle iniziative in atto.
Il Consiglio Permanente provvederà poi ad alcune nomine, tra cui quelle dei membri del Comitato nazionale del Cammino sinodale.

Card. Zuppi, “in Europa varie forme d’odio e razzismo manipolate da imprenditori dell’allarme sociale”

13 Ottobre 2022 -
Roma - “In Europa vediamo crescere varie forme d’odio e di razzismo, manipolate da imprenditori dell’allarme sociale e del rancore, a puri fini politici”. A denunciarlo è il card. Matteo Zuppi, arcivescovo  di Bologna e presidente della Cei, nella “lectio magistralis” tenuta ieri sera  a Roma in occasione del conferimento del dottorato “honoris causa” in Studi politici, nell’Aula magna del Rettorato dell’Università “Sapienza” di Roma. “Ho parlato prima delle recenti elezioni di ‘piccolo interesse’ che talvolta anima i responsabili politici”, ha ricordato il cardinale, secondo il quale i temi della guerra e della pace “sono oggi rilanciati dal dramma del grande conflitto tra Russia e Ucraina che ci coinvolge tutti”. “Soprattutto ora che si parla di rischio nucleare, credo che sia urgente una riflessione sul valore della pace che unisca Africa ed Europa”, ha spiegato il porporato esortando a “dare il giusto valore alla ricerca permanente della pace sia come soluzione di un conflitto che come riconciliazione e convivenza”. “Esiste un diritto umano alla pace che Africa ed Europa possono costruire assieme”, ha affermato: “la guerra è stata troppo banalizzata come fatto naturale, triste compagna della storia umana e della politica. La guerra è ridiventata popolare mentre si spegneva l’eco del grande sogno di pace nato nei lager e nei gulag, cresciuto nel calderone della grande guerra mondiale e sopravvissuto anche alla guerra fredda e al muro. Dobbiamo riaffermare quel sogno che non può essere solo autoreferenziale per sé, ve lo posso testimoniare come mediatore per la pace in Mozambico e altrove: dimenticando di lavorare per la pace attorno a sé, l’Europa scopre con orrore di averla sprecata. Cosa c’è di più significativo di lavorare assieme, africani e europei, per riaffermare e ricostruire le basi umanistiche di quel sogno affinché divenga realtà? È quasi inutile parlare di democrazia e di sviluppo se prima non c’è la pace, sia come cessazione del conflitto che come riconciliazione e apprendimento del vivere assieme”.

Mons. Baturi: “integrare all’interno di una logica di comunione” per “un futuro solidale e inclusivo”

7 Ottobre 2022 -
Roma - “Non si tratta solo di accogliere, la presenza dei migranti è una grande opportunità. Abbiamo bisogno di nuove energie. Ogni civiltà si costruisce nell’incontro con persone portatrici di culture diverse, di visioni diverse da integrare all’interno di una logica di comunione”. Lo ha detto mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Conferenza episcopale italiana, a margine della presentazione del Rapporto Immigrazione, redatto da Caritas Italiana e Fondazione Migrantes. “Vogliamo costruire con tutti coloro che sono qui presenti un futuro che sia inclusivo e solidale”. Soffermandosi sull’“elemento di paura”, che a volte si cela dietro il dibattito sul fenomeno migratorio, l’arcivescovo ha ribadito che “va superato dentro un atteggiamento non solo di comprensione ma di opportunità”. “Pensiamo cosa significhi una civiltà che si integra nell’incontro con le altre culture e nell’esperienza di Chiesa – ha aggiunto -. Dobbiamo comprendere che la capacità nostra di creare un futuro nuovo, capace di resistere alle intemperie delle emergenze, implica l’inclusione, l’incontro con quanti spostandosi portano un pezzo di mondo con sé”. Secondo mons. Baturi, questo fatto “anche per noi Chiesa è decisivo”. “Si tratta di comprendere come dentro le Chiese particolari è contenuta una universalità che magari prima non era percepita”. Guardando al futuro, l’auspicio del segretario generale della Cei è che “si possano sviluppare ragionamenti che, superata la paura, possano invece tracciare un percorso di incontro e di costruzione di un futuro migliore”. “Non semplicemente accogliere, non semplicemente integrare, ma costruire assieme”.

Card. Zuppi: flussi migratori, bisogno di più solidarietà europea

28 Settembre 2022 - Roma - "L’Europa è una straordinaria possibilità. Abbiamo bisogno di più Europa, di un’Europa che funzioni di più. Per esempio per ciò che riguarda i flussi immigratori. L’Europa qui non ha funzionato, ha lasciato sola l’Italia in questo campo e perciò c’è bisogno di più solidarietà europea". Lo ha detto il card. matteo Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana in una intervista pubblicata oggi dal quotidiano "Avvenire" .

Dopo il voto, il cardinale Zuppi ad Avvenire: ora servono tante idee e poca ideologia

28 Settembre 2022 -
Roma - Cardinale Matteo Zuppi, dopo il voto esultano i vincitori, ma c’è anche chi ha detto che - visto il risultato elettorale - il 25 settembre è stato un brutto giorno per l’Italia. Qual è il suo pensiero al riguardo? «Quando gli italiani scelgono il loro futuro non è mai un brutto giorno. È sempre l’esercizio della democrazia. E noi dobbiamo credere alla forza e alla bellezza della democrazia e ascoltare le domande che questo voto contiene, in un momento così importante per tutti». È pronta la risposta dell’arcivescovo di Bologna e presidente della Cei. Senza esitazioni. Intorno c’è la "sua" Trastevere. Qui il porporato è stato prima viceparroco e poi parroco per quasi trent’anni. E qui dà appuntamento ad Avvenire, per la prima intervista dopo le elezioni. Il clima è informale, come è nel suo stile, seduto al tavolino di un caffè, mentre la gente del quartiere passa, lo riconosce e lo saluta: "Bentornato, don Matteo. È sempre un piacere vederti qui". Ma il dialogo è a 360 gradi, su tutti i temi dell’attualità. Dunque, eminenza, nessun allarmismo preventivo, pare di comprendere...Gli italiani hanno esercitato il loro diritto e il loro dovere. Quindi ci si interroghi su che cosa l’espressione del voto chiede - ed è una domanda che dobbiamo farci tutti, anche la Chiesa - e si guardi con responsabilità al nostro futuro, come del resto è scritto nella nota pubblicata oggi (ieri per chi legge, ndr). Servono tante idee e poca ideologia. Nella nota si afferma tra l’altro che la Chiesa «continuerà a indicare, con severità se occorre, il bene comune e non l’interesse personale, la difesa dei diritti inviolabili della persona e della comunità». Ma certe posizioni della coalizione vincitrice non sempre sono in linea con la Dottrina sociale. Come si immagina il dialogo con queste forze politiche? Come sempre. Sarà un dialogo che avrà sempre al centro la bellissima Dottrina sociale della Chiesa, che ha tanto da dire oggi nelle sfide cui dobbiamo far fronte. E ciò significa la difesa della persona, la difesa dei diritti individuali e dei diritti della comunità, come è scritto nella nota. Lei conosce personalmente Giorgia Meloni? Sì, la conosco. E che cosa si sente di dire alla presidente di Fdi che potrebbe diventare il primo premier donna d’Italia? Che ha una grande responsabilità e tante attese. E che deve dare - come chiunque sia chiamato a rivestire quel ruolo - dignità alla politica e quindi saper affrontare nella maniera più alta le grandi sfide che ci attendono, nella difesa dell’interesse nazionale ed europeo, che è poi la vera domanda dell’elettorato. Forse anche l’astensionismo, sintomo di un disagio che non può essere archiviato con superficialità e che deve invece essere ascoltato, alla fine è una richiesta, sia pure in negativo, di una politica che torni a essere attraente e sappia trovare le risposte. È un momento difficile, ma anche straordinariamente importante per mantenere le radici del nostro Paese, della Costituzione, e per guardare avanti con una visione non piccola e miope, ma lungimirante. A proposito di Costituzione, lei che alla Carta fondamentale ha dedicato un libro, che cosa pensa dell’ipotesi di cambiarla, come è scritto nel programma della nuova maggioranza parlamentare? Sappiamo che ci sono i meccanismi per cambiare la lettera della Costituzione. Ma ciò che non dobbiamo cambiare è lo spirito e la visione che animarono i padri costituenti, spirito alto di grande idealità e di grande convergenza comune, nato dall’esperienza della mancanza di libertà del fascismo e degli anni terribili della guerra. Ma in uno scenario politico in cui, in fin dei conti, tutte le forze politiche sono minoranza (anche quelle che per effetto della legge elettorale sono maggioranza in Parlamento), che cosa può unire gli italiani? Le sfide. Come disse il premier Draghi al Meeting di Rimini, l’Italia è stata grande quando non si è pensata da sola. Abbiamo l’Europa, con i suoi limiti ma anche con la straordinaria eredità che rappresenta. Dunque dobbiamo cercare di radicarci sempre più in Europa e guardare con responsabilità al nostro futuro. Prima del voto, si è parlato molto di un’agenda Draghi per affrontare i problemi più urgenti del Paese. Nella nota post elettorale lei, a nome dei vescovi, li ha elencati. Possiamo dunque parlare di un’agenda della Chiesa italiana? No, ma la Chiesa fa sue le sofferenze e le aspirazioni della popolazione. E non soltanto dei nostri fedeli. Cerchiamo di avere sempre un orizzonte largo. La vera agenda è questa. E l’altra agenda è l’amore politico. La Fratelli tutti di papa Francesco contiene una visione alta, che il documento consegna a tutti e anche alla politica italiana. L’amore politico ci libera dalla distorsione delle ideologie e ci restituisce il valore più nobile che è quello di cercare ciò che unisce e di risolvere quello che divide. All’estero i primi commenti ai risultati elettorali non sono stati entusiastici. Il rapporto con l’Ue e la politica estera saranno fra i banchi di prova del prossimo governo? Di questo come di ogni governo. L’Italia ha un dovere che viene dalla geografia. È la radice dell’Europa e del Mediterraneo. E quindi non può non avere una politica europea e mediterranea. L’Europa inoltre è una straordinaria possibilità. Abbiamo bisogno di più Europa, di un’Europa che funzioni di più. Per esempio per ciò che riguarda i flussi immigratori. L’Europa qui non ha funzionato, ha lasciato sola l’Italia in questo campo e perciò c’è bisogno di più solidarietà europea. E per la guerra in Ucraina quale deve essere il ruolo del nostro Paese, dato il nostro inserimento nella Nato? La nostra è la storia di un Paese che ha saputo essere cerniera tra i diversi mondi. Non dobbiamo dimenticare questo ruolo. E questo richiede tanta identità italiana e anche tanta capacità di dialogo. È il ruolo naturale dell’Italia e dell’Ue, ma credo che per la pace tutti dobbiamo fare molto di più. La guerra è un abominio e non dobbiamo mai abituarci all’intossicazione di odio da cui è prodotta e che produce. Non dobbiamo aspettare l’atomica per muoverci. Ecco perché dicevo che serve un’Europa più forte, anche con aspetti come il fisco, la politica estera comune e un esercito europeo. La rappresentanza dei cattolici in Parlamento sembra essersi ulteriormente assottigliata. Dopo la fine del partito unico, questa presenza è avviata verso l’irrilevanza? Spero proprio di no. Soprattutto il vero banco di prova saranno i problemi del Paese, da affrontare con quel surplus di consapevolezza e di amore che viene dalla Dottrina sociale della Chiesa. E poi c’è anche il ruolo del Terzo settore, per tradurre in cultura politica, quindi in visione e capacità di comprendere i problemi, la vicinanza al prossimo. Certamente dobbiamo fare di più. Ma i vescovi hanno una loro strategia al riguardo o tutto è demandato all’iniziativa dei laici? Certamente è demandato all’iniziativa dei laici. Ma i vescovi, insieme ai laici (questo fa parte anche del cammino sinodale in atto), cercheranno di capire le domande e di tradurre in cultura e in scelte concrete la grande solidarietà laica cristiana, che è uno dei tesori maggiori della nostra realtà, per combattere il grande e pericoloso virus dell’individualismo. Lei è reduce dal Congresso Eucaristico di Matera, dove ha detto che si è pregato anche per il bene del Paese. Che cosa ha da offrire una "Chiesa eucaristica", secondo la definizione del Papa, al futuro dell’Italia? Tanta speranza e tanta attenzione ai più fragili. La fragilità che diventa forza come abbiamo constatato durante il Covid, quando abbiamo capito che non possiamo salvarci da soli, ma che abbiamo bisogno della vera forza che è l’amore. Anche in politica. Questo vale anche per il rapporto tra maggioranza e opposizione? Anche. La dialettica sia severa e forte, ma esca dalle derive ideologiche che paralizzano, che complicano inutilmente le cose semplici e che risultano anche incomprensibili alla gente, generando l’astensionismo. L’appello dei vescovi è a evitare queste dinamiche deleterie e a essere tutti protagonisti del futuro. Non ci si può accontentare di risolvere i problemi della pancia, ma bisogna saper guardare oltre, perché senza questo sguardo non si risolvono neanche i problemi della pancia. Lei a Matera ha ringraziato il Papa per la sua presenza e l’ha definita «una grazia». Eppure, per alcuni, quasi dieci anni di pontificato non sarebbero bastati alla Chiesa italiana per trovare una sintonia piena con il Pontefice. Come risponde? La sintonia è profonda. Il Papa riesce ad arrivare a tantissime persone, tocca il cuore, riscalda, fa sentire amati, fa sentire la Chiesa vicina alla gente, una Chiesa che ti ascolta, che si appassiona al tuo problema. Il Papa ha una grande visione pastorale e annuncia nella lingua e con le categorie di oggi le verità di sempre. Oltre tutto ci aiuta a capire che il sociale e lo spirituale sono intimamente uniti. E guai a dividerli. Il Congresso ha segnato una tappa del cammino sinodale. Che tipo di tappa è stata? Fondamentale. Perché il cammino sinodale vuol dire andare dietro a Gesù. Siamo sinodali non perché troviamo i meccanismi e le formule rappresentative. Siamo sinodali se siamo dietro a Gesù. La prima sinodalità è ascoltare e seguire il suo invito. E in questo modo troveremo anche le risposte necessarie e attese dai preti, dalle comunità e dai laici per affrontare e risolvere i problemi che oggettivamente aspettano una risposta. Se invece pieghiamo il cammino sinodale all’esame dei problemi interni, esso rischia di diventare sterile. Fra i problemi, molto si è parlato nei mesi scorsi della questione degli abusi. A che punto è il lavoro degli organismi preposti alla protezione dei minori? Stiamo continuando con rigore la lotta contro gli abusi. E saremo attenti a rispettare gli impegni presi. Ma in definitiva, qual è lo stato di salute della Chiesa italiana? Una Chiesa ancora viva, con tanta riserva di gratuità, con ancora tanta voglia di comunità. Non dobbiamo perdere questa opportunità del Sinodo, che giunge a sessant’anni dal Concilio. Dobbiamo rivivere, come disse Benedetto XVI al cinquantesimo anniversario, quella sobria ebbrezza del Vaticano II, soprattutto costruendo comunità. (Mimmo Muolo)
Il cardinale Zuppi, presidente della CeiFoto Ansa

Cei: eletti siano al servizio di tutti, specie degli ultimi

27 Settembre 2022 -
Roma - Pubblichiamo il testo della dichiarazione del Cardinale Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI, dopo le elezioni politiche di domenica 25 settembre 2022:
“L’Italia ha bisogno dell’impegno di ciascuno, di responsabilità e di partecipazione”. Nell’appello del Consiglio Episcopale Permanente, diffuso alla vigilia delle elezioni, abbiamo sottolineato quanto sia importante essere partecipi del futuro del Paese. Purtroppo, dobbiamo registrare con preoccupazione il crescente astensionismo, che ha caratterizzato questa tornata elettorale, raggiungendo livelli mai visti in passato. È il sintomo di un disagio che non può essere archiviato con superficialità e che deve invece essere ascoltato. Per questo, rinnoviamo con ancora maggiore convinzione l’invito a “essere protagonisti del futuro”, nella consapevolezza che sia necessario ricostruire un tessuto di relazioni umane, di cui anche la politica non può fare a meno. Agli eletti chiediamo di svolgere il loro mandato come “un’alta responsabilità”, al servizio di tutti, a cominciare dai più deboli e meno garantiti. Come abbiamo ricordato nell’appello, “l’agenda dei problemi del nostro Paese è fitta: le povertà in aumento costante e preoccupante, l’inverno demografico, la protezione degli anziani, i divari tra i territori, la transizione ecologica e la crisi energetica, la difesa dei posti di lavoro, soprattutto per i giovani, l’accoglienza, la tutela, la promozione e l’integrazione dei migranti, il superamento delle lungaggini burocratiche, le riforme dell’espressione democratica dello Stato e della legge elettorale”. Sono alcune delle sfide che il Paese è chiamato ad affrontare fin da subito. Senza dimenticare che la guerra in corso e le sue pesanti conseguenze richiedono un impegno di tutti e in piena sintonia con l’Europa. La Chiesa, come già ribadito, “continuerà a indicare, con severità se occorre, il bene comune e non l’interesse personale, la difesa dei diritti inviolabili della persona e della comunità”. Da parte sua, nel rispetto delle dinamiche democratiche e nella distinzione dei ruoli, non farà mancare il proprio contributo per la promozione di una società più giusta e inclusiva.

Festa San Francesco: Cei e francescani lanciano iniziativa per defunti Covid

26 Settembre 2022 - Assisi - Il 4 ottobre, festa di San Francesco, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a nome di tutti gli italiani accenderà ad Assisi la Lampada votiva dei comuni d’Italia. Un gesto per ringraziare coloro che hanno aiutato a superare la pandemia e per ricordare chi è venuto a mancare a causa del Covid. Proprio per questo i frati di Assisi e la CEI hanno deciso di lanciare l’iniziativa online "Prega per il mio caro” dove sarà possibile, tramite il sito 4ottobre.sanfrancesco.org, lasciare il nome del proprio defunto per Covid per affidarlo a san Francesco. Il 4 ottobre, infatti, i frati deporranno davanti alla tomba del Santo i nomi ricevuti. Un’iniziativa fortemente voluta dal Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il card. Matteo Zuppi, che ha sottolineato come «troppe persone si sono congedate da noi, a causa del Covid, in qualche maniera nell’anonimato. Eppure, si trattava di persone in carne e ossa: padri, madri, figli, fratelli e sorelle nostri che, tutti insieme, desideriamo affidare al cuore e alla cura dell'Onnipotente buon Signore che Francesco tanto ha amato e che ci ha fatto conoscere con la sua vita e la sua testimonianza. Ho affidato pertanto ai frati della Basilica di San Francesco d’Assisi il compito di raccogliere i nomi dei defunti e di contattare coloro che desiderano ricordare un proprio caro per questa speciale commemorazione. Sarà un modo concreto - ha dichiarato il porporato  - per raggiungere nella fede e nella vicinanza dell’amicizia tutti coloro che oggi ancora soffrono per non aver potuto dare l’ultimo saluto ai familiari e alle persone care». «Abbiamo subito colto come una missione la richiesta del cardinale Zuppi – ha dichiarato fra Marco Moroni, Custode del Sacro Convento di Assisi – e ci siamo messi all’opera per attivare questa raccolta online dei nomi dei defunti di Covid, affinché vengano personalmente affidati al Signore per la preghiera e l’intercessione di San Francesco. Il suo abbraccio e quello di tutti noi, fratelli e sorelle, e di tutti gli italiani, possano raggiungere nel Signore coloro che sono stati così duramente colpiti in questo tempo difficile. Un unico abbraccio di fraternità, preghiera e solidarietà. Il 4 ottobre – ha concluso fra Marco – al termine della prima messa del mattino, come comunità francescana, deporremo i biglietti con i nomi di tutte le persone decedute, davanti alla tomba di san Francesco».