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Card. Montenegro: i migranti sono persone non numeri

25 Maggio 2020 - Agrigento - “Non possiamo scegliere, siamo obbligati ad accogliere ed amare. In gioco è la credibilità della nostra fede. Se siamo credenti il Vangelo non ci lascia spazi, ma ci schiera”. Lo dice a Vatican News l’ arcivescovo di Agrigento, il card. Francesco Montenegro all'indomani dell'arrivo sulle coste siciliane di almeno 70 persone. “Davanti ad un uomo che soffre non posso dire che domani cercherò di aiutarlo, altrimenti anche come credenti usciamo sconfitti. Ci siamo lasciati abbindolare dal politico che dice di cercare il bene della propria nazione, ma non so come lo si possa cercare chiudendola”, sottolinea. Per il porporato, che è stato anche presidente di Caritas Italiana e della Fondazione Migrantes, si continua a “fingere” che tutto questo sia un'emergenza: “ci fa comodo. Il gioco è pericoloso perché l'emergenza è l'acqua che ti do se hai sete, l'accoglienza è aiutarti a vivere. Preferisco dissetarti, ma non mi interessa se continuerai a vivere o no”. In questo periodo, spiega il card. Montenegro, “il mare è calmo, queste persone continueranno ad arrivare”: è importante ripetere come “per i cristiani sia essenziale ricordare che queste persone sono esseri umani, non numeri”.

Card. Montenegro: “non si può accettare che in queste magnifiche acque siano morti 60.000 migranti”

7 Febbraio 2020 - Lampedusa - “Non si può accettare che in queste magnifiche acque desiderate dai turisti siano morti 60.000 migranti, facendolo diventare cimitero liquido”. È il monito dell’arcivescovo di Agrigento, Card. Francesco Montenegro, lanciato da Lampedusa dove si è celebrata la prima tappa del pellegrinaggio dell’immagine della Madonna di Loreto, promosso nell’ambito del Giubileo lauretano indetto per ricordare i 100 anni dalla proclamazione di Maria patrona dell’Aeronautica militare. “Essere cristiani – ha detto il cardinale durante l’omelia della Messa concelebrata con i cappellani militari di tutta la Sicilia – è acquisire lo stile del Maestro Gesù, avere cioè la sua stessa attenzione per i poveri, gli ammalati, gli esclusi e la sua capacità di stare accanto agli ultimi perché scoprano di essere i primi davanti a Dio. Questo compito riguarda tutti i battezzati, anche voi che portate una divisa che vi fa onore e che onorate col vostro servizio; tutti siamo chiamati dal Risorto a portare, là dove operiamo, la notizia della possibilità di una buona vita”. “Gesù – ha aggiunto l’arcivescovo di Agrigento – ci chiede di annunciare, testimoniare, farci vicini agli altri; essere cristiani non è avere addosso il bollino blu della fede, ma è mettersi in gioco, avere il coraggio di andare controcorrente, pur sapendo che lo stile di vita proposto dal Vangelo non sempre e non da tutti è accettato. Non si tratta di essere dei superman o dei ‘Mastro Lindo’ – ha precisato – ma di raccontare con i gesti più che con le parole, che l’amore si è fatto carne e può riempire di significato ogni vita umana. Vivere da cristiani per noi non è un dovere ma, come ci ha ricordato Papa Francesco, è una gioia. Se il Vangelo è gioia, vivere e portare il Vangelo è fonte di gioia”. Per far ciò, ha rimarcato il card. Montenegro, “non può essere sufficiente una fede da supermercato, da prendi tre e paghi due, light, a basse calorie, inodore, incolore, insapore, né liscia o gassata ma frizzante naturale. Quella che fa sentire le bollicine nel naso. Una fede senza bollicine può essere tutto ma non è fede. La fede è sale, fuoco, è credere che l’impossibile può essere possibile”. “Voi potete comprenderlo meglio di tanti altri – ha affermato rivolgendosi agli aviatori presenti – perché non vi accontentate di guardare il cielo, ma ci andate. Non siete campioni da video giochi, ma uomini che sanno osare e sfidare. Voi siete abituati a volare alto. Che nella vita quotidiana sappiate essere gli uomini dell’oltre, dell’alto, capaci di credere e far credere che al di sopra delle nuvole il sole continua a brillare. Siate campioni nella vita, così come dimostrate di esserlo quando guidate i vostri aerei”.

Card. Montenegro: “l’Europa ancora incapace” di affrontare il tema immigrazione

9 Ottobre 2019 - Lampedusa  - “L’Europa sta dimostrando che ancora non è in grado di affrontare questo problema. Oppure, non voglio essere cattivo, forse non vuole essere in grado. Perché affrontare questi problemi vuol dire perdere popolarità e allora noi, pur di restare a galla, preferiamo che gli altri affondino: una Europa che non è capace di accogliere, che da anni discute dicendo che le cose cambieranno. Sì, le cose cambieranno: i numeri dei morti cambia ma le cose restano”. Lo ha detto l’arcivescovo di Agrigento, il card. Francesco Montenegro ieri appena giunto a Lampedusa, per “un pellegrinaggio nei confronti di questi fratelli che mi appartengono”, prima di recarsi nell’Oasi della fraternità per un momento di raccoglimento e di preghiera di fronte alle 13 bare delle donne vittime del naufragio avvenuto al largo di Lampedusa, nella notte tra domenica e lunedì. (naufragio lampedusa ) Poi i corpi recuperati dovrebbero essere tumulati nei cimiteri dei comuni dell’Agrigentino. “Si ripetono – ha aggiunto il card. Montenegro – gli stessi sentimenti e le stesse emozioni di sempre: meraviglia, perché gli altri si meravigliano perché succedono questi fatti. E indignazione, perché questi fatti succedono. Ed è strano che continuiamo a contare i morti e la storia continua a essere quella che è. Tante parole, ma le parole non riescono ancora a cambiare la vita. Ora sarà una rincorsa sulla responsabilità di chi è colpevole, perché sono morti”. E poi l’arcivescovo ha aggiunto: “Ognuno di noi ha un po’ di colpe”.  

Naufragio a Lampedusa: card. Montenegro benedice le salme

8 Ottobre 2019 - Lampedusa – E’ stato il Card. Francesco Montenegro, Arcivescovo di Agrigento, a  benedire le salme delle donne migranti recuperate dopo il naufragio di domenica notte al largo di Lampedusa. Nella notte solo quattro delle tredici donne vittime del naufragio sono state riconosciute. Tra queste  quello di una ragazzina di 12 anni, la più piccola delle vittime recuperate. A identificarla sarebbe stata una zia con cui viaggiava. Nella sala adibita a camera ardente sono stati portati solo i superstiti che nel naufragio hanno perso un familiare. Intanto, questa mattina, sono riprese le ricerche della ventina di persone che mancano ancora all’appello tra cui 4 bambini. La più piccola avrebbe otto mesi.