Tag: ACNUR

Ucraina: Acnur, da febbraio 8 milioni di profughi

7 Luglio 2022 - Roma - Sono più di 8,79 milioni le persone che hanno lasciato l’Ucraina dal 24 febbraio, quando è iniziata l’aggressione militare russa. Lo ha dichiarato l’Acnur, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite che si occupa di rifugiati. Un flusso continuo di civili in fuga dal conflitto. Ieri, intervenendo alla Camera, il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ha detto che sono 12.550 i profughi provenienti dall’Ucraina accolti nei Cas, i Centri di accoglienza straordinaria, e 1.095 quelli ospitati nella rete Sai, il Sistema di accoglienza e integrazione. I Cas attivi sul territorio dall’inizio dell’emergenza sono aumentati di 986 strutture, con la realizzazione di 7.905 posti in più.    

L’appello dell’ACNUR: “Dopo 9 anni di guerra il mondo non dimentichi Idlib”

13 Marzo 2020 - Milano - Quando la crisi in Siria è ormai entrata nel suo decimo anno, il popolo siriano continua a essere vittima di una tragedia immane. A denunciare l'immutata gravità della situazione è l'ACNUR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati. “Da quando il conflitto è iniziato nel marzo 2011, uno ogni due uomini, donne o bambini sono stati costretti, spesso più di una volta, alla fuga. Oggi, quella siriana è la popolazione rifugiata di dimensioni più vaste su scala mondiale”. Nonostante la maggior parte dei rifugiati presenti nei Paesi limitrofi viva al di sotto della soglia di povertà, i siriani fuggiti “fanno tutto il possibile per guadagnarsi da vivere e investire in un futuro per sé e per le proprie famiglie: i rifugiati conservano la speranza di far ritorno a casa, ma si impegnano per contribuire alle economie dei Paesi che li accolgono con generosità”. Nella Siria nordoccidentale, da dicembre 2019 gli scontri hanno causato la fuga di almeno un milione di persone, attualmente in condizioni disperate”. Molte delle aree che ospitano campi profughi, allestiti con tende, sono da tempo sotto la neve. “Gli ultimi nove anni - afferma l'ACNUR - hanno rappresentato anche una storia di eccezionale solidarietà. I governi e le popolazioni di Turchia, Libano, Giordania, Iraq, Egitto, nonché di alcuni Paesi al di fuori della regione, hanno assicurato ai siriani protezione e sicurezza aprendo loro scuole, ospedali, e le proprie case. Grazie ai generosi contributi di governi donatori, del settore privato e dei singoli cittadini, gli aiuti hanno potuto essere intensificati. A quella che era cominciata come una risposta umanitaria si è aggiunto l’impegno di attori chiave per lo sviluppo, come la Banca Mondiale, che assicura sostegno strutturato a governi e istituzioni dei Paesi di accoglienza, rafforzando le capacità di resilienza delle comunità di accoglienza e dei rifugiati”. Dal 2012 a oggi, oltre 14 miliardi di dollari hanno finanziato il Piano regionale di risposta alla crisi di rifugiati e per la resilienza (Refugee Response and Resilience Plan/3RP), implementato da una coalizione di oltre 200 partner e coordinato dall'Acnur e daUndp. Numerosi altri interventi sono stati assicurati mediante accordi di cooperazione bilaterale e altri meccanismi multilaterali. “La crisi entra ormai nel suo decimo anno e desidero esortare tutta la comunità internazionale a non dimenticare coloro che continuano a restare sfollati all’interno della Siria - dichiara Filippo Grandi, Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati - e quanti sono stati costretti a fuggire oltre confine. È nostro dovere riconoscere e sostenere la generosità mostrata dai Paesi limitrofi, essendosi trattato di uno dei più grandi gesti di solidarietà degli ultimi decenni. Tuttavia, dobbiamo continuare a garantire il nostro sostegno. Sono necessari sforzi ulteriori”. In questi nove anni, afferma l'ACNUR, “la sfida maggiore è stata quella di riuscire a mantenere ed espandere il sostegno a tutta la regione”. A fronte di una richiesta di 5,4 miliardi di dollari, “il Piano 3RP per il 2019 è stato finanziato per il 58 per cento. Il divario tra esigenze reali e risorse disponibili si allarga inarrestabilmente. La carenza di aiuti e l’accesso limitato a servizi sanitari e istruzione generano un aumento dei costi giornalieri e rischiano di spingere le famiglie rifugiate in un’irreversibile spirale di vulnerabilità. Per la disperazione, alcuni rifugiati sono costretti a ritirare i propri figli da scuola per farli lavorare. Altri riducono il numero di pasti. Altri ancora si danno alla prostituzione, contraggono matrimoni precoci, cadono vittime di lavoro minorile”. Sostegno è inoltre necessario per quanti desiderino usufruire del diritto di fare ritorno a casa. Il Global Compact sui Rifugiati, approvato dalle Nazioni Unite nel dicembre 2018, offre a governi e settore privato un modello per l’approccio di tutta la società alle crisi di rifugiati, mediante l’attuazione di una risposta più efficiente e un’equa condivisione di responsabilità. Le vite dei rifugiati siriani e delle comunità che li accolgono dipendono da tali misure.