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Acli Bologna: report sulle colf

15 Gennaio 2020 - Bologna - Nei giorni scorsi le Acli di Bologna hanno presentato un report basato sui dati del Servizio Colf offerto dal proprio Patronato, che contrattualizza 3.000 delle quasi 11.000 badanti della Città metropolitana. I dati hanno messo in luce come i lavoratori siano al 94% donne. Per il 42% provengono dall’Europa dell’Est e, a seguire, dalle Filippine (18%), dal resto del continente asiatico (14%) e dal Sud America (12%). «Dai dati emerge come il panorama delle badanti a Bologna stia notevolmente cambiando – ha osservato Filippo Diaco, Presidente provinciale, che ha messo in luce in particolare come l’età media delle badanti stesse si sia molto alzata –. Dieci anni fa avevano dai 40 ai 55 anni, oggi hanno dai 55 ai 70 anni: facciamo contratti per badanti di 70 anni che curano ottantenni». Questo implica notevoli conseguenze sul panorama del welfare locale, «perché sempre più spesso queste assistenti domiciliari hanno bisogno di welfare per se stesse, dalle invalidità civili alla pensione, per le più fortunate. Ma molte di loro non hanno contributi sufficienti e questo avrà ricadute pesanti sul loro benessere, appena non saranno più in grado di lavorare». C’è, poi, secondo Diaco «il problema della formazione professionale»: non ci sono corsi specifici per questa professionalità. «Le Acli da tre anni organizzano corsi ad hoc con geriatri, psicologi, infermieri, ma non dovrebbe essere una iniziativa della singola Associazione». Diaco ha concluso con un invito a chi governerà nel prossimo quinquennio la Regione Emilia Romagna: «chiediamo un contributo economico, nell’ambito della legge per i caregivers, per le famiglie che assumono badanti. Ad oggi è previsto solo un modesto sgravio fiscale sui contributi Inps, ma una badante convivente full time costa circa 1.200 euro al mese, più le sostituzioni della domenica, dei giorni e delle ore di riposo giornaliere: un salasso. Se uno decide di usufruire di ricoveri in case di cura e riposo sussistono aiuti. Perché non per i datori di lavoro domestico? – chiede Diaco».  (Chiara Pazzaglia, Bologna7)