16 Dicembre 2022 – Reggio Calabria – Domenica scorsa, a Reggio Calabria, si è ripetuto l’appuntamento annuale con il “Natale multietnico”. Sospesa negli ultimi due anni, a causa della pandemia, quest’anno le comunità etniche immigrate presenti a Reggio Calabria e nel territorio della città metropolitana non hanno voluto rinunciare alla tradizionale manifestazione, che li raccoglie nella parrocchia Santi Filippo e Giacomo in Sant’Agostino, gestita dai missionari Scalabriniani. È sempre un evento carico di emozioni perché mette insieme, come in una grande sinfonia, tanti idiomi diversi, che danno voce alle forme tradizionali dei paesi d’origine di celebrare la solennità del Natale.
Quest’anno è stata anche l’occasione per festeggiare la recente canonizzazione di San Giovanni Battista Scalabrini, con la partecipazione dell’arcivescovo, mons. Fortunato Morrone.
Tema dell’incontro era il proclama lanciato da san Paolo alla comunità degli Efesini: “Gesù è la nostra pace!”. Ispirandosi a questa verità di fede, Mons. Morrone ha sottolineato la centralità di Gesù Cristo, che però non elimina le diversità, ma le valorizza in vista di creare un’arricchente unità. In effetti, le differenti peculiarità di patrimonio culturale e religioso, invece di produrre tensioni e conflitti tra i singoli e tra le comunità, possono favorire lo scambio e il progresso di tutti, compresi i popoli e le famiglie.
Durante la serata si sono avvicendati i canti tipici natalizi di diversi Paesi del mondo, intonati attorno al presepio, in un’atmosfera di Chiesa e di fraternità. Tutti coloro che erano presenti, infatti, hanno contribuito a creare un’atmosfera carica di tenerezza e di prossimità. Vestiti con costumi tradizionali, sono intervenuti gruppi provenienti da Italia, Romania, Polonia, Filippine, Congo e Ucraina, con rappresentanti della comunità cattolica e di quella ortodossa.
Alla fine di ogni esibizione tutti i gruppi, nell’idioma tipico di ogni nazione, hanno rivolto ai presenti un caloroso augurio per un Natale di pace e serenità. Non poteva mancare il canto “Tu scendi dalle stelle”, che tutti hanno cantato in coro davanti alla grotta di Betlemme.
I volti, i canti e le storie di tanti immigrati hanno commosso l’Arcivescovo, che si è intrattenuto a lungo con una mamma Ucraina che, tra le file della sua comunità, portava la foto del figlio soldato, che attualmente risulta disperso sul fronte di guerra che sta insanguinando l’Ucraina.
Ancor più toccante, però, è stata la preghiera del “Padre nostro”, che tutti hanno innalzato a Dio nella propria lingua, invocando il dono della pace soprattutto per le zone del mondo che oggi sono maggiormente colpite da conflitti bellici: l’Ucraina, la Repubblica Centrafricana, la Repubblica Democratica del Congo, il Myanmar, il Sud Sudan, la Siria, l’Afghanistan, lo Yemen e tutte quelle aree che fanno pensare che stiamo vivendo una terza guerra mondiale “a pezzi”, come più volte ha detto Papa Francesco. (p. Gabriele Bentoglio)