29 Luglio 2021 – Dopo il segno della distribuzione di cibo in abbondanza, Gesù si era ritirato in un luogo solitario per fuggire dalla folla che voleva farlo re. Appena lo ritrovano a Cafarnao, Egli spiega il motivo della sua fuga denunciando il fraintendimento del segno e più in generale dei suoi segni: “voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati”. Come a dire: voi volete farmi re non perché siete disponibili a credere alla mia persona e alle mie parole, ma perché cercate dei vantaggi immediati.
Le folle e, forse anche i discepoli, si sono fermati alla superficie del segno senza scorgerne l’autentico significato. Gesù li esorta a cercare un altro pane, a non guardare solo e prima di tutto ai bisogni materiali: “datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà”.
Ma i giudei fanno enorme fatica ad accogliere Gesù. Vogliono nuovi segni! Eppure, solo il giorno prima avevano mangiato a sazietà! Non gli è bastato!
Il cibo è uno dei temi ricorrenti della Scrittura. Dio lo dà sempre in abbondanza. Che poi l’uomo sappia distribuirlo, questa è un’altra faccenda. Fin dalla creazione propone all’uomo una dieta che prevede la coesistenza del nutrimento per vivere e di un albero, quell’albero, da non toccare: non un limite ma una protezione per l’uomo. Quella pianta è il segno che la Vita della Creatura in relazione con Dio è eterna, anche quando l’esistenza nutrita dal cibo materiale finirà.
Gesù risveglia questa fame e, in modo perentorio, si presenta come QUEL segno: “io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!”.
Lui non è il pane che sfama per un giorno soltanto, sfama per sempre, addirittura conduce alla vita eterna. Accogliere il suo messaggio e la sua persona, non rende più facile la vita, ma la salva.
Abbiamo questa fame, ci interessa questo cibo?
- Gaetano SARACINO