11 Maggio 2021 – Roma – “Il fatto che durante questo fine settimana abbiamo assistito a nuovi arrivi attraverso il Mediterraneo centrale è un’ulteriore dimostrazione di quanto sia necessario il Patto europeo sulla migrazione e l’asilo. L’Europa ha bisogno di un meccanismo prevedibile per affrontare queste questioni. È vero, sono arrivate diverse imbarcazioni; ma si tratta di numeri gestibili”. Lo ha affermato l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, Filippo Grandi, nel corso di una conferenza stampa congiunta con il commissario europeo per gli Affari interni, Ylva Johansson, che si è svolta ieri sera. “Con un meccanismo razionale e concordato, noi riteniamo che la situazione sarebbe gestibile – ha detto -. Anche se, come sempre all’inizio dell’estate, ci sono più arrivi, abbiamo bisogno di un meccanismo più prevedibile e efficiente guidato dagli Stati per salvare le persone in mare, perché nelle ultime settimane abbiamo anche avuto molte perdite di vite umane. Abbiamo bisogno, ovviamente, di un meccanismo prevedibile per lo sbarco e il trasferimento. Abbiamo bisogno di fermare i respingimenti che stanno avvenendo lungo tutta la frontiera esterna dell’Unione europea e abbiamo bisogno di un meccanismo per indagare su questi respingimenti quando essi si verificano”. Grandi chiede anche “un meccanismo che trovi un punto di equilibrio tra procedure di arrivo adeguate e solidarietà attraverso la ricollocazione”, ricordando che il 90 per cento dei rifugiati, richiedenti asilo e le altre persone sotto la protezione dell’UNHCR non vivono in Paesi ricchi ma sono accolti in Africa, in Medio Oriente, in Asia. Serve anche “un buon meccanismo efficiente ed equo, basato sui diritti, di rimpatrio di coloro che non sono riconosciuti come rifugiati”, “l’ampliamento del reinsediamento, ossia l’accoglienza da parte degli Stati europei di rifugiati da altri Paesi di asilo – come per esempio il Libano, la Turchia, il Kenya, il Pakistan e così via”, come pure “aiutare i Paesi che ospitano un gran numero di rifugiati, o i Paesi di transito, come i Paesi dell’Africa, per esempio, a gestire meglio questi movimenti, in modo che si possa evitare che le persone affrontino nuovamente viaggi pericolosi”. (P.C. – Sir)