6 Maggio 2021 – Roma – Nel decennio precedente alla pandemia, grazie al rilascio di permessi per motivi familiari, di studio o attività lavorativa almeno 1,5 milioni di persone sono state accolte come rifugiati da 35 Paesi Oecd/Ocse e dal Brasile. È quanto rivela un nuovo rapporto intitolato “Safe pathways for refugees II”, realizzato dall’Unhcr, Agenzia Onu per i rifugiati, insieme all’Oecd/Ocse, Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, prendendo in esame le ammissioni di persone in fuga da 7 Paesi: Afghanistan, Eritrea, Iran, Iraq, Somalia, Siria e Venezuela, avvenute dal 2010 al 2019. Degli 1,5 milioni di permessi per motivi non umanitari rilasciati nell’arco del decennio in esame, 156.000 sono stati concessi nel solo 2019. “Siamo incoraggiati dagli enormi sforzi profusi da numerosi Stati per l’ammissione di rifugiati mediante questi canali complementari e sicuri. Canali che hanno consentito di riunire famiglie costrette a fuggire e hanno dato ai rifugiati l’opportunità di mettere a frutto il proprio talento, le proprie capacità e competenze”, ha dichiarato Gillian Triggs, assistente Alto Commissario Unhcr per la protezione. I dati relativi al 2020 non sono ancora stati elaborati, tuttavia le due organizzazioni prevedono un calo significativo del numero di ammissioni per effetto della chiusura delle frontiere e delle restrizioni ai movimenti di persone imposte in relazione alla pandemia di Covid-19. “Dobbiamo impedire che il Covid-19 vanifichi gli eccezionali progressi compiuti in relazione all’ampliamento dei canali di ingesso sicuri – ha affermato Triggs -. Sebbene non sostituiscano i reinsediamenti e le ammissioni per motivi umanitari, che offrono forme di protezione legale più solide e a lungo termine, essi rappresentano comunque meccanismi di ammissione sicuri, capaci di salvare vite umane e di cui molti rifugiati possono beneficiare”. L’Unhcr lancia perciò un appello “affinché un maggior numero di Paesi si impegni a reinsediare i rifugiati, incrementare la disponibilità di canali sicuri e ridurre gli ostacoli posti alle ammissioni”. Numerosi rifugiati, impossibilitati a ricongiungersi ai propri famigliari tramite canali sicuri e regolari, spesso ricorrono a viaggi pericolosi, via terra o via mare, per varcare le frontiere internazionali. Da ricordare che i Paesi in via di sviluppo accolgono l’85% dei 26 milioni di rifugiati presenti nel mondo.