1 Aprile 2021 – Diversi racconti che proclameremo nella veglia, nel giorno e alla sera di Pasqua, ci prestano gli occhi sullo stesso evento.
Il mattino del primo giorno della settimana, gli occhi di Maria di Màgdala e l’altra Maria, quasi escono dalle orbite dallo stupore, dalla sorpresa, ma sono tutti sulla pietra tolta dal sepolcro, ma non vanno oltre: non arrivano ancora a Gesù risorto e vivo.
Gli occhi di Pietro non possiedono nemmeno lo stupore emotivo dello sguardo delle donne, sono occhi delusi, indagatori, occhi che osservano, che rimangono fissi su ciò che è morto e non può essere diversamente. Lo sguardo di Pietro è lo sguardo di colui che processa la realtà, non la capisce, non riesce a concepirla insieme a tutto il resto. Pietro ha ancora gli occhi sulla croce, sul sangue, sui chiodi. È lo sguardo di colui che ha l’anima e la mente su ciò che è stato tolto e non su ciò che è stato donato. Pietro vede un sepolcro vuoto, depredato del corpo del Maestro.
Gli occhi di Giovanni guardano e vedono, vedono e conoscono, riconoscono e credono, credono e amano. Lo sguardo di Giovanni nel sepolcro vuoto vede la morte, la morte depredata del suo trofeo più illustre: un corpo! E crede.
È Risorto!
Lo sguardo di Giovanni non vede ciò che manca ma ciò che è dato. Lui e tutta la Chiesa possono finalmente sperimentare per la prima volta cosa significhi credere veramente in Gesù. Non una fede mentale, religiosa, associativa che non entra nelle vene della vita, dei pensieri, delle emozioni e delle scelte, figlia di un momento che stabilisce le cose anche con una certa logica: assurda ma logica.
La fede vera ed efficace non è scoprire che Gesù è Risorto, ma credere sempre in Gesù Risorto, fidarsi di lui. Fidarsi di lui e della sua Parola sempre e comunque al di sopra di tutto e di tutti. Se credere in Gesù non corrisponde a fidarsi e affidarsi completamente e sempre a Lui, questo credere non è fede.
Per questo la Resurrezione è un dono continuo per tutti. E cambia la vita di tutti!
Buona Pasqua! (p. Gaetano Saracino)