23 Febbraio 2021 – Roma – Luca Attanasio, ambasciatore d’Italia in Congo «era una persona perbene; era una grande persona. Nel ruolo di diplomatico era molto riservato e molto prudente. La sua presenza in Congo, ha fatto acquistare all’Italia una diffusa importanza». È testimonianza dell’avvocato Joseph Nzimbala, ex studente internazionale accolto dal Centro Studenti Internazionale di Firenze raccolta dal direttore Maurizio Certini per www.migrantesonline.it. Attanasio – dice l’ex studente – «come persona era sempre vicino alla gente. Era molto sensibile alla sofferenza dei poveri, al dolore di coloro che sono gli ultimi. L’ho visto tante volte togliersi la giacca e andare ad aiutare i bambini di strada. Parlava loro con gentilezza, con pazienza, dava loro il cibo. Con la moglie Zakia, sosteneva molto i bambini. Ho visto Luca pagare di tasca propria le rate scolastiche ai figli di chi non aveva possibilità». Nzimbala ricorda che l’ambasciatore – ucciso ieri insieme al carabiniere italiano Vittorio Iacovacci e al loro autista congolese, Mustafa Milambo, «è venuto due volte a trovarci nella foresta, per visitare le scuole che con progetti e aiuti di amici italiani siamo riusciti a costruire. Anche lui aiutava queste scuole. Ed era molto, molto attento alle fatiche delle donne che vanno a cercare l’acqua lontano dal villaggio, e alle sofferenze dei bambini costretti a bere acqua sporca». Come ambasciatore «faceva di tutto per rappresentare al meglio l’Italia, e andava ovunque per prendersi cura degli italiani. L’ho visto a più di 700 chilometri dalla capitale. Sempre attento a non rischiare e a non far rischiare altri inutilmente, era venuto nel Bas Congo per l’inaugurazione di una piattaforma, costruita con un appalto vinto da una società italiana. Era lì per incoraggiare i lavoratori italiani, per non farli sentire soli. Era lì per dire che l’Italia era presente e che sosteneva i suoi imprenditori. Era lì per dire a tutto il Congo che l’Italia era attenta al Paese, interessata allo sviluppo economico della Regione, che desiderava collaborare con il proprio lavoro e con la propria tecnologia». E vedendo che l’ambasciatore italiano era così presente nel sostenere i suoi concittadini, «la gente, in prevalenza contadini, ha rispetto e ama questi italiani». Luca Attanasio era «un vero diplomatico e una grande persona che sapeva promuovere gli interessi dell’Italia e degli italiani, amando i congolesi come suoi familiari”, aggiunge l’ex studente internazionale: «è andato a morire, insieme al caro Vittorio Iacovacci, vittima di un attacco veramente ignobile, triste, disumano, da parte di un gruppo armato di ribelli. Era andato in quella zona del Kivu portando alla gente ancora una volta il nome dell’Italia. Luca è morto assassinato, è morto sacrificato, è morto come un martire per il bene dell’Italia e dei congolesi. Ecco, un ambasciatore che in ufficio sapeva indossare bene la sua giacca, e che sapeva anche mettere le scarpe giuste per scendere nel campo e sporcarsi per conoscere da vicino le cose, condividere, sostenere, aiutare tutti». La testimonianza integrale nel prossimo numero di “Migranti Press”, (R. Iaria)