27 Agosto 2020 – Nella tendenza innata a resistere a Dio, l’uomo deforma la Sua immagine e si rifiuta di lasciare che Dio sia come vuole essere. Il suo Dio è troppo piccolo, troppo fragile e troppo limitato, mentre il Dio di Gesù Cristo è tutt’altro e Gesù, nel vangelo odierno, si affretta a percorrere la via che porta a Gerusalemme per svelarcelo.
Anche per Pietro l’idea di sofferenza e l’idea di Messia sono incompatibili fra loro: “Dio non voglia Signore, questo non ti accadrà mai”, replica all’annuncio di Gesù sulla sua Passione.
È lo stesso Pietro che domenica scorsa aveva rivelato chi era Gesù? Si.
Da dove provengono allora queste spinte opposte? La vicenda di Geremia nella prima lettura ci aiuta a capire che dentro l’uomo c’è un combattimento: Dio ha donato a Geremia uno spirito profetico straordinario e meraviglioso per annunciare cose ‘scomode’ ma allo stesso tempo affiora in lui anche la voglia di proteggersi, salvaguardarsi, premunirsi, non farsi male. Alla fine prevale la seduzione iniziale, la chiamata di Dio, per la forza che viene da Dio.
Anche Pietro ha dentro di sé la voglia di scappare e una spinta ad obbedire. La sintesi tra queste spinte gliela dà Gesù nel “vade retro” che non è un allontanamento ma un ‘rimetterlo in fila’ dietro di Lui per fargli fare il viaggio che spiega quella meta: “se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la propria croce e mi segua”.
Il combattimento va superato con altro: dire no a qualcosa per fare posto a qualcos’altro. C’è in me una vita che è la mia ed è piccola. Dio me ne vuole dare un’altra che è più grande: da figlio di Dio. Non più figlio di Giona ma figlio di Dio.
Il salto avviene nella vita che nasce dalla Pasqua: l’uomo che si difende lascia il posto ad uno che abbraccia la croce di Cristo e sceglie di perdere la vita per quel Signore che trasforma la morte in vita.
Il problema non è ‘perdere’ ma ‘trovare’. La vita passa comunque; si può sprecare e si può investire. La spreco se nel tentativo di tenere tutto per me non lascio spazio all’offerta di me stesso; la investo se metto in me stesso la forza che viene dalla Vita stessa.
Quella forgiata nella Pasqua, vera e propria migrazione verso una vita nuova.
p. Gaetano Saracino