22 Febbraio 2020 –
Roma – Da Bari per guardare all’intera area del Mediterraneo e dell’Africa e lanciare un messaggio per costruire ponti e non muri. Da mercoledì cinquantotto vescovi delle Chiese dei Paesi che si affacciano sul Mare Nostrum sono qui a Bari per un evento che il presidente della Cei, il card. Gualtiero Bassetti,ha definito “una sorta di Sinodo sul Mediterraneo”. E domani, domenica 23 febbraio, l’attesa visita di Papa Francesco – al quale sarà consegnato un testo frutto del dialogo e del confronto delle giornate di Bari – che concluderà l’incontro sul tema “Mediterraneo, frontiera di pace”. Quel Mediterraneo che Giorgio La Pire, il sindaco santo come veniva chiamato a Firenze, paragonava al grande lago di Tiberiade. E proprio La Pira – come ha detto il card. Bassetti – ha ispirato questo incontro che invita ancora una volta ad interrogarsi sul ruolo del Mare nostrum nella società odierna e “recuperare le radici culturali che hanno lo hanno innervato”: ne nasce “la responsabilità di uno sguardo profetico”, che aiuti a leggere questa opportunità di confronto e condivisione come “un piccolo segno dei tempi”, per “osare la pace e fondarla sul diritto, la giustizia sociale, la riconciliazione, la salvaguardia del creato”.
E’ un sogno? Lo dirà la cronaca ma non si può vivere senza sogno e senza speranza mentre i problemi nel Mediterraneo si avvitano su se stessi. La civiltà mediterranea non è un’isola che sprofonda, diceva La Pira perché alla base ha tre pilastri come Gerusalemme, Atene e Roma. Ma per reggersi ha bisogno di costruttori di pace. “Se il Mediterraneo è il concentrato, o meglio la cartina di tornasole dei problemi del mondo, non possiamo far finta di non vedere quello che accade. E neppure possiamo scivolare nella rassegnazione”, ha detto il Card. Bassetti spiegando che la guerra, in più punti, è l’esito di “scelte miopi e interessate”.
Ecco allora essere “ponte” tra culture diverse per un mondo nuovo e, come recita il titolo del convegno, “frontiera di pace”. (Raffaele Iaria)