17 Settembre 2019 – Roma – “L’atteggiamento verso i migranti è la cartina al tornasole che ci dice la qualità della nostra vita comune e delle nostre società”. Ne è convinto don Gianni De Robertis, direttore della Fondazione Migrantes, per il quale “non è un caso che, negli ultimi anni, abbiamo assistito ad una crescente indifferenza e ostilità verso la sorte di queste persone con un aumento della solitudine e dell’isolamento, della conflittualità e della violenza”.
“Abituarci a voltare lo sguardo dall’altra parte quando vediamo persone che rischiano la vita vuol dire voltare lo sguardo anche ai nostri vicini e congiunti”, osserva don De Robertis, in un’intervista pubblicata sul sito della Campagna Cei “Liberi di partire, liberi di restare”.
Secondo il direttore della Fondazione Migrantes, poi, “lasciare fuori i migranti, che sono l’emblema dell’esclusione o le persone fragili e in difficoltà, significa escludere Cristo”. Nel ripetere che “è un’illusione pensare che la chiusura dei porti risolva la questione delle migrazioni” e che “chi è in pericolo di vita va prima di tutto salvato”, don De Robertis ricorda che “la vera sfida è saper coniugare l’accogliere con il proteggere, il promuovere e l’integrare”.
“La questione – spiega – non è tanto relativa all’accoglienza, ma a cosa accade delle persone che arrivano sulle nostre coste. Il vero problema in Italia è la presenza di almeno 600 mila persone senza titolo di soggiorno, che entro il prossimo anno si prevede diventino 700 mila a causa degli ultimi decreti e dell’annullamento della protezione umanitaria, che vivono ai margini delle nostre città e sono facilmente preda dello sfruttamento e della criminalità”.