Corridoi umanitari: le testimonianze

18 Marzo 2023 – Città del Vaticano – «Vengo dall’inferno della Libia»: con la voce rotta dalla commozione Meskerem, eritrea rifugiata in Italia grazie ai Corridoi umanitari, si è presentata a Papa Francesco,
che ha potuto ascoltare il suo grido di dolore grazie alla immediata traduzione di una giovane interprete. Poi, accompagnata dal marito e dalla figlia, gli ha consegnato alcuni fogli sui quali è riassunta la sua storia di dolore: dalla fuga dalla propria patria insieme con la sorella, poi dispersa, alla drammatica esperienza nei lager libici durata circa dieci anni. Lì, nei campi di prigionia chiamati Ghem ghem bari (“prima del mare”) è stata vittima di sfruttamento e violenze, ma vi ha anche conosciuto e sposato il suo Suleiman e dato alla luce la bambina che oggi, in completo di jeans, sorrideva felice accanto a papa Francesco. Dopo di lei Anna, originaria di Aleppo, ha raccontato la sua fuga dalla guerra in Siria nel 2016. Col marito si è rifugiata in Libano fino al 2020, quando l’esplosione nel porto di Beirut li ha lasciati un’altra volta senza casa. «Ci siamo messi a cercare. Abbiamo sentito parlare dei corridoi umanitari, ci sembrava un sogno: la possibilità di vivere in pace, tranquillità, lavorare e impegnarci nella società, la possibilità per Pamela», la loro figlia, «di vivere una vita “normale”». Oltre alle storie di chi è stato accolto, tra i cinquemila presenti nell’Aula Paolo VI hanno portato la loro testimonianza anche quanti hanno offerto ospitalità aprendo le porte di casa. Come Mattia, venuto da Castelfidardo, nelle Marche. Su iniziativa del suocero, nel 2018, accolsero una famiglia siriana fuggita dalle bombe e dalla distruzione di Homs.